Buebos: Sperimentale. Sensibile. Sincero. | Intervista
Deja VooDoo, uscito il 10 Aprile, è l’ep con cui ha esordito Buebos rappando in italiano dopo alcuni singoli in lingua inglese. I nuovi brani non perdono l’attitudine chill mischiata con testi sinceri e intriganti, influenzati da sonorità trap soul. I dettagli e le particolarità di questo progetto, sono risultate qualcosa di diverso e di nuovo, attirando così la nostra attenzione.
L’ep è composto da quattro brani che raccontano amore, amicizia, sogni e speranza di un giovane che vuole manifestare le proprie idee e capacità artistiche.
Sognolucido è il brano più recente ed è stato registrato durante le prime due settimane di quarantena per ricercare nella musica un luogo sicuro e lanciare un messaggio di speranza
INTERVISTANDO BUEBOS
Chi è Buebos e perché si chiama così?
Sono nato Bergamo, il 4 Aprile del ‘99.
Fin da piccolissimo i miei mi facevano ascoltare Manu Chao, Cesaria Evora, Buena Vista Social Club, tutti questi ritmi mi portavano a non stare mai fermo. Ballavo, cantavo e mi muovevo tutto il giorno. A sei anni iniziai dunque a studiare danza e musica più seriamente, diventò una passione, una parte fondamentale della mia quotidianità e della mia vita.
Quanti si ricordano di Habbo? Quel social network dove creavi il tuo piccolo avatar e vagavi per varie stanze? Lo usavo per importunare i più grandi della mia scuola elementare, che insultandomi attivavano questo correttore che sostituiva “Bobbo” alle parolacce, tanto che cominciarono a chiamarmi così, Bobbo. Che diventò poi “Bobo” per comodità da più grande.
Un giorno, avevo 13 anni, un amico mi chiamò “Buebos” mentre scherzavamo storpiandoci i soprannomi, mi fermai, lo guardai e dissi “Eccolo!”
Da quel giorno tutti iniziarono a chiamarmi così.
Buebos è tante cose, tante esperienze e influenze diverse, sempre in evoluzione e in cerca di qualcosa di emozionante, di nuovo e unico.
Che rapporto hai con Ndrskillz? Possiamo considerarvi un collettivo?
Lo conobbi ad un pool party a inizio estate 2018. Entrambi eravamo in un periodo molto particolare pieno di cambiamenti. Parlando quel giorno mi disse: “Sto per finire i lavori del mio nuovo studio, farò un’inaugurazione a breve, voglio che tu ci sia.” Alla fine gli scrissi qualche giorno dopo e mi invitò da lui in studio. Dopo qualche ora avevamo già un brano praticamente finito e un sacco di idee in mente. Da li in poi abbiamo passato intere notti, intere settimane a creare e fare musica insieme.
Siamo fratelli, collaboratori, amici, sicuramente un team, una family.
Il tuo flow che atmosfere evoca?
Sto sperimentando molto, non voglio auto etichettarmi in una precisa vibe.
Se dovessi usare tre parole per descrivere il momento in cui sono ora direi: Sperimentale, Sensibile e Sincero.
Hai girato un cortometraggio per sensibilizzare sul tema del razzismo. Secondo te in Italia sta nascendo una nuova generazione di artisti che sta portando avanti questa battaglia?
Assolutamente si. Credo che ora più che mai sia il momento di far sentire la voce di una nuova generazione, che sarà di esempio per le prossime. Non avendo avuto degli esempi di questo tipo in Italia, è responsabilità nostra creare una strada per chi ci sarà dopo.
La nostra generazione può portare in Italia quello che portò la generazione di Jimi Hendrix, Prince, Muhammad Ali, Nelson Mandela negli Stati Uniti. Una luce sulle nuove generazioni di ragazzi italiani con origini diverse, con passioni diverse, con pensieri e ideali diversi da quelli che si sono visti e sentiti fino ad ora.
Vivienne è la canzone che mi hai incuriosito maggiormente, che storia racconta?
Vivienne.. Non è solo una storia vera di un giorno di San Valentino a Londra, è anche un modo per omaggiare una delle mie più grandi ispirazioni artistiche, politiche e stilistiche, Vivienne Westwood. Tornando a Febbraio 2016, ero con la mia ragazza di allora in Inghilterra per un evento di danza a cui avrebbe partecipato. Qualche giorno prima, San Valentino, mi alzai alle 6 per evitare l’ora di punta, salito sul taxi mi feci lasciare da Victoria’s Secret su Oxford Street. Dopo aver preso il regalo dovevo incontrare il mio taxi vicino a Davies Street, dove c’è questo bellissimo store e showroom di Vivienne.
Ci entrai.. Da li si accese la scintilla. All’inizio del brano infatti c’è un discorso di Vivienne Westwood che esprime perfettamente l’energia del brano.
Grazie alla musica stai vivendo un Sognolucido?
Non potevate dirlo meglio ahah! Sognolucido è il brano più recente, lo abbiamo creato quando la quarantena era iniziata già da qualche settimana. In questo periodo, la solitudine ha creato qualcosa di speranzoso e positivo in me, oltre che aumentato il mio mondo dei sogni. Volevo dare il feeling a chi lo ascolta di volare via in qualsiasi luogo, nonostante non potesse fisicamente muoversi.
Novecentododici parla di amicizia e amore, se fossi obbligato a scegliere a cosa non rinunceresti mai?
Le mie amicizie sono fondate da un certo tipo di amore, come il mio amore da un certo tipo di amicizia e conoscenza. Non vorrei mai scegliere, il vero amore e la vera amicizia sono sempre presenti quando concrete. Non potrei mai scegliere..
C’è una rapper donna con cui ti piacerebbe fare un feat?
Mi è capitato spesso di voler collaborare con artisti che poi incontrandoli in studio non si è creata la giusta fiamma per creare qualcosa. Vi dirò dunque le tre ragazze con la quale andrei assolutamente in studio. Maryam, Madame e Lahasna.
Pensando al mondo della trap, è più difficile aver qualcosa da dire o farlo nel modo giusto?
Se penso al mondo della trap come lifestyle è più difficile trovare il modo giusto di dire le cose. Perché semplicemente la trap è il genere che elimina la ricerca di essere unici (soprattutto in Italia) e la competitività positiva di dire “io mi differenzio.” Ci sono dei discorsi pre impostati che ogni “trapper” riusa in mille modi diversi. Poi come ogni genere di musica c’è chi la vive davvero e chi la fa una volta al mese in studio.
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