Nicholas Merzi: “Sorridere pensando al passato non è sbagliato” | Intervista

Nicholas Merzi: “Sorridere pensando al passato non è sbagliato” | Intervista

Nicholas Merzi può essere ormai considerato una vecchia conoscenza per noi di Indie Italia Magazine: negli ultimi anni abbiamo avuto il piacere di scambiare più volte quattro chiacchiere e le risposte del cantautore emiliano sono sempre state davvero interessanti. Così dopo “Guarda io su Facebook non ci vado mai” e “Capodanno a Marghera“, adesso è il turno del nuovo singolo “Canzone Malinconica”, ennesimo estratto dall‘album Metti le scarpe al tuo cane.

Per l’occasione il brano, che era già uscito, è accompagnato da un videoclip ufficiale e su Spotify si può trovare una versione acustica appena rilasciata, insieme al restyling della copertina. Abbiamo intervistato Nicholas Merzi per saperne di più su “Canzone Malinconica”.

Intervistando Nicholas Merzi

Come mai hai scelto di pubblicare “Canzone malinconica” anche nella sua versione chitarra e voce?

Ciao! Questa è un’ottima domanda. Sono sempre stato incuriosito dalla storia delle canzoni, divoro le biografie degli artisti e ho appena finito di leggere “L’estate di Sgt. Pepper” di George Martin su come è nato il disco capolavoro dei Beatles. Ma senza andare così indietro nel tempo, mi è piaciuto molto il disco di Cremonini in cui risuona le sue canzoni soltanto piano e voce, cioè come probabilmente sono nate. Ascoltare una canzone così come è stata concepita ti dà modo di andarci dentro, di capirla meglio, di notare particolari che magari avevi perso, “distratto” dalla complessità dell’arrangiamento e della produzione, o semplicemente di vederla com’era appena nata.
Quindi, il fatto di riproporre Canzone Malinconica in versione chitarra e voce, è un po’ come riportarla al suo stato iniziale, per godersi meglio le parole, la melodia, le immagini. Magari è una cosa che piacerà solo a me ma, in fondo, la canzone è mia.

Il video di “Canzone Malinconica” si basa molto sui dettagli agrodolci, ricordi di una storia finita. Ma da cosa deriva questo attaccamento alle piccole differenze che già avevi espresso visivamente con “Non sei mai”?

Credo che una storia finita possa portare molto nella tua vita. Al di là del dolore, che poi diventa delusione, o rancore, credo che col passare del tempo, si possa riuscire a portare con sé solo il bello di quello che è stato, pur andando avanti. Una storia finita non va cancellata, una persona che non ami più o che non ti ama più non va rimossa. È e sarà sempre parte di te. E prima lo accetti, prima riuscirai ad andare avanti e ad essere felice di nuovo.
“Penso ancora alla mia ex” usato per finire una storia è una scusa bella e buona. Per forza che ci pensi. Soprattutto se sei stato felice. Ci sei tu dentro a quella storia. È come dire “non possiamo più vederci perché penso ancora a mia nonna” (con tutto il rispetto per la ex, e tutto il rispetto per la nonna). E sorridere pensando al passato, alle piccole cose, ai dettagli, non è sbagliato. Quello che è sbagliato è diventarne schiavo e non andare avanti.
Pensa che è stata proprio Eleonora, che qualche mese fa è diventata mia moglie (qui puoi mettere le emoticon coi cuori a iosa), a dirmi che “Canzone Malinconica” era un brano da pubblicare assolutamente.

Le foto stampate, nell’era del digitale…ti senti un po’ retrò, parlando in generale della tua persona e della musica che scrivi?

Premetto che ho il primo pelo bianco nella barba, quindi io retrò LO SONO e in questa cosa ci sguazzo 🙂
Però scusa, quando ritrovi un giocattolo che usavi da bambino come ti senti? Ecco per me le foto stampate sono così.

Che progetti hai per il futuro? Dopo la pubblicazione di un album intero con rispettivi singoli, senti il bisogno di “staccare” oppure hai già nuove idee in cantiere?

Direi di no. Sono stato fermo abbastanza. Ho scritto tantissime cose in questo periodo di quarantena e vorrei non aspettare troppo a pubblicarle. L’8 maggio, pochi giorni dopo la fine del lockdown, chiaramente in sicurezza, ero già in studio a registrare la batteria di due canzoni nuove. Perché, per rimanere a tema retrò, le mie canzoni sono tutte suonate da strumenti veri… Lo so, lo so… sono un nostalgico.

Per un musicista cresciuto sui palchi cosa significa non poter portare la propria voce davanti ad un pubblico in questo momento? Senti che possa essere un momento positivo di riflessione o soltanto un brutto ricordo da cancellare al più presto?

Sarebbe bello credere negli esseri umani come Mengoni e dirti che questo periodo ci ha sicuramente fatto riflettere sull’importanza di cose come i rapporti umani, le amicizie, l’ambiente, la famiglia, e su quante cose siano superflue nel nostro modo di vivere…magari… ma ti ricordo che ho scritto una canzone che si chiama “Disillusion Song”…
Per quanto riguarda la musica, penso che il senso dell’arte sia la condivisione. Nel caso della musica poi si tratta di condivisione fisica. Il concerto in streaming, le dirette, possono essere un tappabuchi per qualche tempo e certo, in mancanza d’altro, sono state una manna. Ma suonare di fronte a qualcuno, che siano mille persone o tre vecchi e un barista è sempre qualcosa di nuovo ed è qualcosa di insostituibile. Non vedo l’ora di ricominciare!

Ma alla fine, siete rimasti amici con il “fratello che non rideva mai” oppure anche quello va nel cassetto dei ricordi?

Cassetto dei ricordi (Lo volevi il lieto fine eh?)

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