Quando fin da bambino ascolti e sei capace di suonare musica, questa diventa indispensabile come un organo: il cantautore abbruzzese, classe 1979, Ruben Coco sa bene di cosa stiamo parlando. All’età di soli 10 anni, infatti, intraprende gli studi di pianoforte classico per poi affacciarsi al mondo del canto jazz, incuriosito da uno stile che pochi riescono ad apprezzare nella sua autentica forma.
Il 2016 è l’anno dell’uscita del suo primo album Acustica, a cui segue nel 2017 l’uscita di E invece io che il regista del video, Francesco Ciavaglioni, ha definito come “il planare sugli stereotipi del nostro tempo”, ma anche del singolo Non sei più con me.
Il 2020 è, invece, per Ruben l’anno del singolo Io e te, pubblicato su tutte le piattaforme digitali la vigilia di Ferragosto: il brano, attraverso le immagini di oggetti non aventi apparentemente nulla in comune, è metafora dell’attrazione tra due essere diversi ma complementari.
Siamo davvero come i poli di due calamite?
Sia Bach che Liszt sono stati portatori di meraviglia ed innovazione. Seppur distanti nel tempo sono uniti da un’ unica missione: elevare l’uomo. Sono indeciso su chi sia il mio preferito ma se dovessi proprio scelgiere farei una cosa a tre!
Il jazz, per alcuni, è uno stile un pò “indigesto”: forse perchè non lo si comprende a pieno. È come una lingua straniera: difficile da tradurre e per questo poco apprezzabile nella sua forma. L’unico modo per conoscerlo è quello di immergersi quotidianamente in questo stile e riemergere con maggiore consapevolezza. Solo allora potrò affermare che “non mi piace”.
Registrammo quel disco in un solo giorno. Riempimmo la stanza di microfoni, il nastro partì ed iniziammo a suonare. Ogni take doveva essere perfetta perché commetere un piccolo errore implicava il dover riavvolgere il nastro e ricominciare da capo. Dopo alcune ore di registrazione, decidemmo di “perdonare” qualche nostra imperfezione ed andare comunque avanti. Come avete anticipato voi, il mondo sta diventando sempre più digitale e, per alcuni versi, molto più irreale: con “Acustica” ho deciso di riportare un po’ di realtà su nastro, con tutti i suoi perdonabili “errori”.
La paura mi ha portato spesso a rifugiarmi nella finzione. Non vedere, non sentire e non percepire il reale ci protegge, ma allo stesso tempo allontana da quello che siamo veramente: comuni mortali che fuggono costantemente da ogni forma di dolore. Sviscerarlo, mi ha fatto letteralmente “vomitare” questo brano nella mia cantina in piena notte. Adesso lascio la finzione a chi ha tempo da dedicarle!
La fine di qualcosa è quasi sempre l’inizio di qualcos’altro. Forse ciò che temiamo di più è questo: ci si sente spogli di un ruolo che non si ha più e in quei casi può fare solo molto freddo.
In altri, invece, ci accorgiamo che quel ruolo non ci apparteneva più, di conseguenza spogliarsi da tutto elimina un peso che non riuscivamo a portarci dietro. Quindi tra lo smarrimento, la disperazione e la solitudine, si respira anche libertà (come percepito dall’espressione di Lino alla fine del video).
Questa è una legge che, nonostante la sua notorietà, a volte traballa anche negli ambienti più accademici. Più che di attrazione, parlerei di un’insolita forma di invidia. Nel bene o nel male si è attratti dalla diversità, da quello che noi non siamo. Ciò deriva dalla volontà di farsi trasportare in una situazione che potrebbe nascere solo con quella persona. A volte si viene attratti dalla libertà, dalla trasgressione, dalla sensibilità delle persone, soprattutto quando quelle caratteristiche non ci appartengono. Siamo solo degli opportunisti che vogliono vivere esperienze diverse per poi rifugiarsi nella propria comfort zone. Ovviamente questa mia teoria può essere oggetto di critiche!
Prendere la minestra con la forchetta significa che la minestra si fredda e non si mangia più. Questo però è il più chiaro esempio di come si possano complicare le cose nel caso in cui si usino gli strumenti sbagliati. Perché ostinarsi ad utilizzare una forchetta quando c’è un bel cucchiaio che ci aspetta? Noi umani, però, non vogliamo tutto sia “apparecchiato”: la voglia di sfidare noi stessi è più forte! Non so se sia narcisismo o altro, però il forzare un rapporto e far finta di credere che le enormi differenze siano in realtà un valore aggiunto non porta ad un buon risultato. Nel caso in cui due persone completamente diverse vadano d’accordo su tutto, probabilmente una delle due prende le decisioni per entrambi.
Quando ti chiedono il cioccolato, devi dargli il cioccolato e quando ti chiedono il limone devi dargli quello: non è servilismo o sottomissione ma semplice comprensione. Se poi quei gusti sono terminati, gli dai un po’ di stracciatella che piace a tutti!
Sì, sto preparando dei provini dai quali usciranno nuove canzoni. La collaborazione con Dario Giacovelli, bassista e producer, è ormai una costante nel mio progetto. Ho intenzione però di spostare un pò l’asse del mio stile. Appena saprò qualcosa di certo, sarete i primi a saperlo!!
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