Riccardo Inge: “Fulmicotone”, una dedica a cuor leggero | Intervista
Riccardo Inge forse è solo un ingegnere, forse solo un cantautore, ma di certo è entrambi.
Ama la musica, e ogni giorno coltiva questa passione grazie alla quale è riuscito a suonare ovunque: dalle spiagge siciliane ai teatri milanesi, con varie soste in diversi club.
Le sue canzoni trasudano della sua anima analitica, contaminata dai Social Network con i quali ha un rapporto di amore-odio, ma anche delle fatiche di tutti i giorni che si mescolano alla fantasia e alla capacità di sognare.
E’ uscito il video ufficiale di Fulmicotone, il suo nuovo brano con il quale Riccardo Inge si confida a cuor leggero: chiede scusa per i suoi errori e ricorda alcuni momenti romantici, lasciando all’ascoltatore la sensazione agrodolce di quello che poteva essere e invece non è stato.
Per lui è importante dare sempre il massimo e non smettere mai di lottare. Noi, dopo aver apprezzato la sua musica, vogliamo farli un grande in bocca al lupo per il futuro.
INTERVISTANDO RICCARDO INGE
È più facile capire un musicista o un ingegnere?
Credo forse un musicista. Ci sono degli stereotipi abbastanza comuni per cui dal musicista ci si aspetta che possa avere un carattere estroso. Un artista, come spesso si dice. Si potrebbe, quindi, essere più predisposti ad accettare e capire dei comportamenti anche fuori dagli schemi.
Dall’ingegnere no. L’ingegnere è quello razionale, quadrato, anche noioso. Per questo se esci da questi limiti finisci che la gente pensa che tu sia strano. Un po’ come capita a me.
Le persone per anni hanno spesso voluto vedere solo la mia parte da ingegnere, senza capire che quella era solo la punta di un iceberg, in realtà costituito principalmente da musica.
Fulmicotone che sensazione lascia addosso?
Quella sensazione agrodolce di un qualcosa che poteva essere e non è stato. Si tratta di una canzone piena di ricordi belli e di pensieri positivi che, purtroppo, rimangono sovrastati dai sensi di colpa.
Si può voler bene a una persona anche se si sceglie di non starci insieme? Secondo me sì.
Quando si fanno degli errori come si fa a farsi perdonare?
Scrivendoci una canzone! A parte le battute non lo so e non l’ho ancora imparato.
Chi sogna non deve aver paura di… come finiresti questa frase?
Non deve aver paura di vivere. Ammiro chi si fa il mazzo per tramutare in qualcosa di concreto una propria passione o un desiderio nascosto. Io credo nel lavoro e nel metterci tutto quello che si ha dentro se si crede in qualcosa. Penso sia la presunzione più bella che si possa avere. A volte non è sufficiente lavorare sodo, ma l’unico modo per scoprirlo e provarci sempre a costo di rimanerci male.
Chi vorresti vedere in Finale di Champions?
Il mio Milan! Magari ci ritornasse.
Spesso si usa la citazione “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile, sempre”. Credo che ognuno di noi viva ogni giorno le sue “Finali di Champions”. Bisogna avere rispetto. Grandi o piccole che siano, la speranza è potersela giocare sempre.
Ci vuole coraggio per scrivere una canzone impegnata come Due ragazzi e Due ragazze?
Più che coraggio, direi serenità. Non l’ho scritta perché ‘dovevo parlare di quell’argomento’ o perché condizionato da qualcosa. Mi sono semplicemente chiesto: perché dobbiamo romperci le palle a vicenda quando si parla di amore? Abbiamo così tanti problemi nella vita e così tanto bisogno di amore che ben venga ogni sua forma, colore o credo, anche se differente da quello che viviamo nella nostra vita privata.
Hai collaborato con Cranio Randagio, qual è il ricordo che ti rimane di lui?
Un grande talento che sarebbe diventato a breve tra i più influenti artisti nella scena rap nazionale. Già era tra i più forti, sia dal punto di vista musicale che dal punto di vista di immagine: non è un caso che dopo i soli provini di X-Factor era riuscito a colpire tantissime persone.
Il ricordo più grande che mi rimane è la canzone che abbiamo condiviso assieme “Cosa resterà di noi” su cui ha scritto delle barre spaziali che ancora oggi mi mettono i brividi. Ogni volta che suono questa canzone dal vivo è un’occasione per ricordarlo e per continuare a tenere viva la memoria.
Cosa tieni dentro le Tasche?
Tanti sassolini (che ormai sono diventati macigni) che vorrei un giorno levarmi di dosso. La musica è un viaggio bellissimo, ma tante volte ti chiedi chi te lo fa fare. Perché fintanto che sei un emergente sono più le sberle che prendi che le volte che riesci a schivarle e guardare avanti senza farti frenare.
Le persone peggiori, poi, (e questo vale in tutti gli ambiti lavorativi e non), sono quelle che credi ti stiano aiutando e invece ti mollano all’ improvviso mentre ti tengono la mano. Non so cosa sia peggio tra il dolore nel cadere per terra e la perdita di tempo e di energie per provare a rialzarsi ogni volta.
Che rapporto hai con i social network e questo nuovo mondo digitale?
Ho una forma di amore/odio. Mi affascina la possibilità di usare tutti gli strumenti digitali per comunicare, anche se ancora oggi non sono un fenomeno, anzi. Purtroppo la situazione si è esasperata ed è tutto diventato una corsa al like, allo streaming, al follower, perdendo di vista il punto fondamentale: la musica.
Ne ho parlato in diverse canzoni negli ultimi tempi; più per una riflessione personale che per un attacco moralizzatore. Infatti, sono spesso il primo a ricadere in molti dei vizi e degli errori che condizionano la nostre vite totalmente dipendenti dai social.
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