“Polvere da sparo” è la canzone che non avrei mai voluto scrivere. Il 28 marzo 2019 è venuto a mancare il mio papà. E questa canzone è il prodotto di tutte le riflessioni che ancora oggi mi accompagnano e mi aiutano nella medicazione quotidiana di questa ferita. Credevo di non essere allʼaltezza del dolore che provo, invece poi ho trovato le parole o forse loro hanno trovato me.”
Gaudiano con queste parole descrive “Polvere da sparo”, brano che è stato selezionato tra i finalisti di Sanremo Giovani e potrebbe permettergli di salire sul grande palco dell’Ariston, se riuscirà a superare anche l’ultimo tassello, messo in calendario il 17 dicembre:
Il brano colpisce come un pugno in faccia, gettandoci addosso emozioni forti e crude.
Gaudiano ha saputo così reagire al dramma della realtà modellando un fatto tragico e doloroso, fino a trasformarlo in arte.
Ci vuole sicuramente coraggio per mettersi a nudo davanti l’ascoltatore, mettendo dentro la propria musica gli eventi vissuti con tutte le ferite o insegnamenti che gli sono rimasti addosso, senza bisogno di fingere o di raccontare, come spettatori interessanti, quello che fortunatamente o meno capita agli altri.
Ho scelto il mio cognome per identificarmi in un concetto di legame familiare molto forte, quasi come se fosse un patronimico, considerando che la mia produzione ha preso forma dall’evento traumatico della perdita di mio padre, mi sembrava giusto che il mio nome d’arte suggerisse l’idea di un’eredità.
Sarebbe difficile se avessi paura di piangere, fortunatamente è una forma di vergogna che ho superato. Credo fortemente nel valore terapeutico della condivisione delle proprie esperienze più dolorose, è l’unico modo per accorgersi di non essere soli.
Sono felicissimo che la mia canzone sia stata scelta, avrei detestato l’idea di gettarla nell’oceano dei singoli che escono ogni settimana. Meritava un’attenzione particolare affinché potessi cantarla per tutti quelli che vivono o hanno vissuto la mia stessa storia. L’idea che qualcuno possa riconoscersi nelle mie parole mi emoziona davvero.
L’arte non è altro che la realtà con una luce addosso.
Che ci si può fingere vivi.
Beh per la prima volta mi sento a casa fuori da casa mia, e direi che questo ti cambia la vita. Forse mi sento un po’ più adulto e il fatto che sia avvenuto sulla soglia dei Trenta forse non è un caso.
Milano mi completa, mi fa sentire parte di un flusso continuo, di un’azione, di uno spostamento. A Milano sembra che non sappia più guidare, ho scritto le due canzoni del mio esordio e ho vissuto un lockdown.
A Milano sono diventato Gaudiano mentre a Foggia sono solamente Luca, che comunque va bene così.
Assolutamente si.
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