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Gianluca Todisco: “Brute” è l’elogio all’unicità del diverso | Intervista

Gianluca Todisco è un artista indipendente, cresciuto tra l’Italia e gli Stati Uniti, laureato in Moda e Spettacolo ed influenzato tanto dal sound quanto dalla moda internazionale. Le creazioni che Gianluca Todisco indossa nei suoi videoclip sono realizzate dall’artista stesso, dimostrando la sua propensione ad uno stile che spazia a 360° nel mercato globale.

A novembre 2020 Gianluca Todisco pubblica il suo nuovo singolo, Brute. La canzone affronta a muso duro ogni tipo di razzismo, discriminazione e bullismo nei confronti delle differenze tra ognuno di noi: dall’aspetto fisico che porta ai disturbi alimentari, al colore della propria pelle, al proprio orientamento sessuale. Il music video è realizzato in collaborazione con il videomaker Luca Marincione X Marincione Ph, un visual psichedelico con elementi di video art e moda.

‘BRUTE’ è un elogio al “brutto” a tutto ciò che la società reputa fuori dagli schemi, sopra le righe, ma che è semplicemente la diversità che rende unici. Abbiamo intervistato Gianluca Todisco e siamo rimasti affascinati dal suo mondo. Ecco cosa ci ha raccontato…

Intervistando Gianluca Todisco

Guardando i tuoi videoclip si nota una certa cura per le immagini, la fotografia  e le ambientazioni, anche minimal. Cosa ti ispira, quale immaginario ricerchi  quando scrivi ed immagini i tuoi videoclip?  

Innanzitutto ti ringrazio per questa tua analisi. La apprezzo davvero molto. Credo che ogni videoclip sia un racconto a se, un insieme di posti, di colori, di forme che  nascono insieme alla canzone. Particolarità che mi toccano emozionalmente per primo e  che successivamente coinvolgono lo spettatore, fino al punto di renderlo partecipe  all’interno del visual, facendogli vivere in prima persona le mie stesse percezioni, in  simbiosi con la canzone e con il messaggio che vuole diffondere.  

E’ un po’ come se lo accompagnassi in questo percorso attraverso la sua coscienza  visuale. La forza è avere a fianco il mio videographer Luca Marincione con cui non serve neanche  spiegare le linee guida dei miei script, le angolazione delle luci, il texture che voglio  esprimere, perché capisce tutto intuitivamente. Amo unire elementi di videoart e moda. Le creazioni/costumi utilizzati nei video sono infatti progettati e realizzati da me. 

Gianluca Todisco

Descrivici il cambiamento da ‘Laces’ a ‘Brute’.  

In realtà è il cambiamento, la crescita, della mia stessa persona. La consapevolezza di  iniziare a capire chi si è realmente. Un percorso che ognuno di noi fa, chi prima, chi dopo.  Le canzoni sono entrambe autobiografiche. 

‘Laces’ è prodotta dai fantastici Fatti in Casa Production, Bruno Graziosi, Daniele Gentile,  con cui ho avuto da subito una grande sintonia. Il testo che ho scritto è un viaggio attraverso la mia storia, la mia crescita, arrivando alla  propria accettazione personale, rompendo tutti i “lacci” che la società di oggi ci fa  indossare.  ‘Laces’ è una consapevolezza di ciò che si è, ‘Brute’ è un’affermazione di essa stessa e il  bisogno di diffondere il messaggio di forza e accettazione per le persone che in questo  momento non sono in grado di farlo. 

‘Brute’ è un inno “all’essere se stessi”, ma cosa c’è di Gianluca e cosa c’è di  Todisco nella tua musica?  

C’è Gianluca Todisco per intero, senza filtri. E’ un po’ come una storia d’amore in cui l’uno  mostra all’altro se stesso, senza freni, senza preoccupazioni e ci si racconta per come si  è realmente.  Il mio obbiettivo è diffondere un qualcosa nel quale io stesso credo per primo. Altrimenti il messaggio non potrebbe essere reale se non fossi io ad esserne coinvolto.

Quanto influisce sulle tue produzioni la vita americana, tra New York e Los  Angeles? Hai mai pensato di scrivere qualcosa in italiano?  

Sicuramente la mia esperienza americana influisce moltissimo perché è diventata parte  della mia vita e da un valore aggiunto ad ogni progetto, perché, come per qualsiasi  persona, i luoghi dove cresci e le strade che percorri portano ad affrontare nuove sfide, e  si mescolano alle radici, che per me sono fondamentali nel percorso di una persona.  Essendo cresciuto in un contesto sociale multietnico, come poi negli States, questo mix  di culture influisce sulla mie scelte musicali. 

Si! Sto già lavorando ad alcuni pezzi in italiano, anche perché moltissime persone me lo  stanno chiedendo e sicuramente sarà un mix tra diverse sonorità. 

Come vedi la scena musicale italiana “da fuori”?  

La musica italiana è tra le eccellenze del mondo. Personalmente sono molto affezionato al  cantautorato italiano e dagli artisti che ne hanno fatto e continuano a farne la storia.  Può sembrare strano perché il mio genere è tutt’altro ma ho sempre apprezzato i testi e le  sonorità delle canzoni italiane.  Credo ci siano tantissimi artisti di un’unicità inconfondibile. 

Quanto c’è di autobiografico in un brano come ‘Brute’, in cui realmente in  moltissimi possono rispecchiarsi?  

La canzone è uno sfogo autobiografico, ma visto anche dalla prospettiva di tante altre  persone a me vicine ed anche sconosciute. E’ un affronto ad ogni tipo di razzismo, discriminazione e bullismo nei confronti delle  differenze tra ognuno di noi: dall’aspetto fisico che porta ai disturbi alimentari, alla propria  non accettazione, al colore della propria pelle, al proprio orientamento sessuale e quindi  alle proprie scelte di vita.  

Il messaggio della canzone vuole arrivare anche ad un pubblico adolescente, in crescita,  nella formazione del proprio essere. Loro sono i più fragili essendo spesso bersaglio di  giudizi violenti espressi da persone che non hanno sensibilità sociale, creando disagio e  dubbi sul valore dell’esistenza di ogni persona. 

BRUTE è un elogio al “brutto” a tutto ciò che la società reputa fuori dagli schemi, sopra le  righe, “SBAGLIATO”, ma che è semplicemente la diversità che ci rende unici e ci  permette di vivere, di costruire delle vite diverse ma che devono essere unite tutte dal  rispetto reciproco.