Un linguaggio universale contro la pandemia comunicazionale del negativismo
Di Annachiara Piscitelli
Sveglia alle 7:00 (solo per i più diligenti), doccia, caffè, e poi si parte subito con: il notiziario, i post di tendenza, l’inizio del terzo capitolo di quel romanzo che stiamo leggendo, il coinquilino che ci chiede di buttare la spazzatura, l’amica che “non puoi immaginare cosa è successo ieri sera!”, le riviste, la pubblicità, un’email (o forse dieci), case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale.
Dal primo momento in cui mettiamo piede a terra al mattino (beh, in realtà già mentre siamo ancora a letto e abbiamo la faccia di chi è stato appena frullato con un minipimer) siamo bersagliati da millemila parole che ci piovono addosso e ci lasciano sulla pelle il segno di una lingua ben precisa: la nostra.
Sapevate che l’italiano è considerata una delle lingue più belle al mondo?
Peccato che non tutti lo parlino. Eh già, poco più di 60 milioni su una popolazione di 7 miliardi. Diciamocelo chiaramente ragazzi: se si valica il confine siamo fritti. Come fare, allora, a comunicare in un’unica maniera con chiunque abiti il pianeta Terra? Evitate i gesti, lo dico per il vostro bene (provate a fare ok con la mano in Cina e vedete un po’ cosa vi rispondono, io vi ho avvisati!).
Per fortuna un modo c’è, un linguaggio universale che fin dal paleolitico ha attraversato tutte le ere della nostra storia per giungere fino a noi: la musica. Non importa dove siamo o da dove veniamo: tutti siamo in grado di andare a ritmo, canticchiare una melodia, riconoscere la forza di una canzone, farci emozionare da una voce. La musica ha un potere che tutti i più grandi supereroi invidierebbero: il potere di unire le persone. Lo ha fatto da sempre, e anche in un periodo così inaspettato e difficile per tutti, non ha smesso di farlo.
Abbiamo iniziato affacciandoci alle finestre cantando “Bella ciao” per finire organizzando dei veri e propri karaoke in terrazza, ma nonostante le bizzarrie capitateci in quasi un anno di pandemia, una cosa l’abbiamo capita: la musica resiste a qualsiasi tipo di virus.
Show, eventi, proposte innovative e iniziative di solidarietà: gli artisti del panorama italiano non si sono smentiti neanche stavolta e fin da subito si sono uniti per scavalcare i confini entro i quali eravamo e siamo tuttora relegati. A marzo, ad esempio, si è tenuta la Serata della Musica, che ha visto la partecipazione viva di nomi importanti dello scenario musicale. Ma è soprattutto sul web che la musica ha dato prova del suo superpotere: innumerevoli sono stati i contest, le dirette in live streaming, i videoclip girati a casa. Il MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti) ha addirittura messo su una academy, la “School of rock”, proponendo giornalmente approfondimenti su tematiche legate alla cultura musicale e costruendo un vero e proprio corso per cantautori. Insomma, zero scuse: ce n’è davvero per tutti i gusti!
Com’era facilmente prevedibile, anche i social sono stati investiti dalla forza benefica della musica e su TikTok è partita l’innovativa #AlbumCoverChallenge, una sfida che consiste nel realizzare la cover di un album musicale per poi venderla online. C’è stato anche chi ha ben pensato di dare una voce diversa all’inimitabile Myss che tutti conosciamo. E indovinate un po’? I fondi raccolti sono stati destinati al sostegno della lotta al virus! Covid 0 – Musica 1 (beh, anche qualche punto in più).
Ma le prove di questa straordinaria immunità non arrivano solo dall’Italia: tutta l’umanità si è unita in un unico grandissimo concerto e da tutto il mondo giungono notizie incredibili.
Dopo ben otto anni anche Bob Dylan ha deciso di rispolverare le corde vocali presentando un nuovo album di inediti “Rough And Rowdy Ways”. E non è stato di certo l’unico. Anche i Rolling Stones si sono dati da fare pubblicando a sorpresa una nuova canzone: quattro anni dopo, “Living in a Ghost Town”… so a cosa state pensando, mai titolo fu più azzeccato! Per non parlare di David Guetta, che ha condotto un DJ set di due ore in streaming, trasmettendolo su tutti i suoi canali social. Non ci crederete, ma perfino in Zimbabwe gli artisti più popolari si sono uniti in due concerti virtuali per far sentire la loro voce in questi tempi così duri.
A dirci quanto la musica riesca ad unire a livello universale giungono anche i numeri di Spotify: ben 320 milioni di utenti attivi ogni mese ovunque nel mondo e quasi 280mila nuovi brani caricati ogni settimana per una media di 2000 ore di musica in più ogni giorno. Nemmeno Albus Silente sarebbe stato in grado di realizzare una magia del genere!
Che dire, la musica ha lasciato poco spazio ai dubbi e ci ha urlato forte: la vera medicina qui sono io! E a noi non dispiace. Voi che ne pensate, vi sottoporreste a un vaccino a base di scala di DO?