Buon Natale da HBO con l’episodio speciale di Euphoria
Di Vernante Amarilla Pallotti
Prendete le aspettative che avete per la seconda stagione di Euphoria e buttatele tutte dalla finestra. Solo così potrete godervi la visione di «Trouble don’t last always», il primo dei due episodi speciali che fanno da ponte tra la prima e la seconda stagione: non ha nulla a che vedere con ciò che vi aspettate.
L’episodio, uscito su Sky la notte tra il 6 e il 7 dicembre, è un aggiornamento sulla vita della protagonista Rue (interpretata dalla magica Zendaya), che alla fine della prima stagione avevamo lasciato a una stazione dei treni, con il cuore spezzato. Con le premesse strepitose dei primi 8 episodi tutti noi avevamo allacciato le cinture per Euphoria 2, riconfermata da HBO in seguito al grande successo e poi…è scoppiata la pandemia. Nel caos generale le riprese sono state rimandate, ma per rendere meno amara l’attesa del secondo capitolo di Euphoria, HBO ha concesso ai fan 2 episodi speciali girati durante l’emergenza Covid-19.
L’episodio speciale di Rue verrà seguito, il 24 gennaio, da quello dedicato alla sua migliore amica e grande amore Jules (Hunter Schafer), una diciassettenne trans tanto pura da sembrare una ninfa del bosco. È il loro rapporto il centro del mondo creato da Sam Levison, popolato da un gruppo di adolescenti alle prese con droghe, abusi, genitori distanti e sesso, ma anche amore, dolcezza e accettazione. Il ritratto della generazione z, esagerata e perduta, ma anche piena di bellezza, esattamente come questo crudo teen drama, senza filtri, ma anche piacevole ed estetizzante, grazie alla bella fotografia e alla colonna sonora energetica di Labirinth.
L’episodio speciale di Rue mantiene i temi della prima stagione, ma per le esigenze produttive di rispetto delle norme sanitarie è spogliato di tutte le scene psichedeliche e sensazionali a cui eravamo abituati e si risolve in 50 purissimi minuti di esplorazione dell’animo umano. Niente scene al luna park, niente app per incontri, nessuna cam girl, né centri commerciali o scuole affollate di studenti: semplicemente due attori che parlano seduti ad un tavolo, la forma più semplice di cinema che ci sia.
È la vigilia di Natale e Rue si trattiene a mangiare pancakes in un diner con il suo sponsor Ali (Colman Domingo) dopo la riunione dei narcotici anonimi. Nonostante la ragazza provi a convincerlo che ha trovato l’equilibrio e che la sua vita va alla grande, Ali sa che è semplicemente strafatta e dopo la partenza di Jules è sprofondata nuovamente nel baratro da cui aveva provato a strisciare fuori.
È l’inizio di un dialogo da brividi tra giovane e adulto, tra chi è dipendente e chi ne è uscito, un capolavoro di sceneggiatura che ci tiene incollati senza sentire il peso dei minuti che passano, grazie ad un solo effetto speciale: una lezione di vita messa sullo schermo. Il successo dell’operazione è dovuto in gran parte alla bravura degli attori Zendaya, pienamente all’altezza del suo Emmy, e il suo grillo parlante Colman Domingo, che creano un’intesa forte abbastanza da mantenere vivo l’episodio.
Il dialogo comincia come una seduta dallo psicologo e continua ad evolvere, analizzando temi come l’effetto delle droghe sull’identità, il dolore di vivere, la religione, i tempi duri che aspettano i giovani di oggi e, con uno sguardo più ampio, il senso della vita. Alla fine non viene data una soluzione ai problemi di Rue, che rimane la solita ragazza forte, ma perseguitata dai suoi mostri, che abbiamo imparato ad amare. L’episodio ci lascia con un senso di incompiutezza, sulle note dell’Ave Maria nella versione di Labirinth: mentre Ali sta accompagnando Rue a casa in auto, la macchina da presa si avvicina sempre di più al viso apatico di Zendaya, reso quasi un dipinto o un’icona sacra dalla pioggia che riga il finestrino.
Un momento di televisione lirico e sperimentale, che è intriso della sofferenza dei tempi disorientanti che stiamo vivendo, ma non rinuncia a lanciare un messaggio di speranza, strillato nel titolo sesso della puntata: «I problemi non durano per sempre».