Kardamomo: “Alla ricerca di un suono senza pregiudizi” | Intervista

Kardamomo è una polistrumentista, cantante, compositrice italo-tedesca. Tutta la sua musica è stata scritta e registrata nelle numerose camere da letto in cui ha vissuto. La musica di Kardamomo è influenzata dalla scena lo-fi/dream-pop/indie dei primi anni 2010. Attualmente vive a Berlino ed ha appena pubblicato il suo singolo “Days of Candy” lavorando al suo EP di debutto con WaterSoul Records.

WaterSoul Records è un’etichetta discografica indipendente: Crea, scopri, sperimenta musica genuina con un suono originale e unico e senza fronzoli, un suono figlio della pura estetica senza pregiudizi”, questo è il loro motto. WaterSoul Records è una fabbrica di sogni e idee aiutando gli artisti a sviluppare i loro progetti fino a quando non sono pronti per essere mostrate al mondo. Lo scambio di esperienze è per loro lo strumento migliore per ottenere la forma più pura di bellezza.

Intervistando Kardamomo

Il tuo videoclip si basa sul dualismo delle immagini. Cosa ti (vi) ha ispirato durante la creazione?

L’idea (geniale) del dualismo è stata di Giorgio. Quando ho registrato la canzone qui nella mia cameretta a Berlino, e quando Giorgio mi mandò la prima versione, presa dall’entusiasmo e dal mood sognante che eravamo riusciti a creare in così poco tempo, mi è venuto naturale trasporre il tutto anche ad un livello visivo.

Subito mi era venuta in mente l’immagine di un bagno pieno di bolle di sapone, come un sogno, un trip in cui ci si perde e si affoga dolcemente. Nella seconda parte invece volevo che la risoluzione musicale confermasse la narrativa del video. Per questo ho deciso di “interrompere” la narrativa del dualismo con un clip più lungo, forse un po’ mistico, con la ragazza che tiene una fiaccola al vento in riva al mare. Siamo partiti da un mood più intimo, quello della canzone, alla fine abbiamo preservato la magia speciale che questa ci trasmetteva: la magia del perdersi e dell’abbandonarsi al sogno.

Vivere all’estero ha influenzato i tuoi gusti musicali? Dacci un riferimento, un aggettivo, insomma raccontaci come ogni Paese ti ha fatto crescere artisticamente.

Non particolarmente. Ho sempre vissuto nel mio mondo, e mi sono sempre sentita abbastanza lontana dal panorama musicale italiano, sin da ragazzina. Ci sono un paio di artisti italiani che certamente hanno influenzato i miei gusti crescendo, ma vivere all’estero a livello musicale non mi ha cambiata molto, credo. Ho avuto la fortuna di crescere parlando due lingue e, per quanto riguarda la musica, l’inglese è sempre stata la mia lingua numero uno.

Sicuramente ciò che mi ha fatto crescere artisticamente è l’interazione con persone di molte culture diverse, l’aver vissuto tante situazioni culturali e sociali diverse, che certamente poi sono state filtrate dalla mia musica e dalla mia poetica. Alla fine credo di aver semplicemente trovato sempre di più la mia nicchia e la mia fetta di universo in cui so di stare bene, un po’ come si fa crescendo e conoscendosi sempre meglio.

La cosa più divertente, a mio parere, è che mi sono ritrovata ad ascoltare musica italiana a nastro, per la prima volta in vita mia, proprio quando mi sono trasferita in Olanda qualche anno fa, quasi come se fosse una necessità fisica quella di sentire la mia prima lingua madre.

Kardamomo è cantautrice ed una polistrumentista completa: come si approcci alla composizione? Fa tutto “da se” o fin da subito condivide le sue idee con altri?

Nel caso specifico di Days of Candy Giorgio ha giocato un ruolo fondamentale nel rifinire le trame della storia che volevo raccontare. In generale invece provo ad ingegnarmi con tutti gli strumenti possibili, ma la parte ritmica rimane ancora un mistero per me: forse mi comprerò una dum machine?

Per quanto riguarda la composizione ho sempre fatto tutto da sola. Una volta forse condividevo di più le mie idee, ma col tempo ho imparato a farlo solo con le persone che sento più vicine a livello artistico ed emotivo. Di solito non ho un approccio veramente metodico a livello di composizione. Ho studiato musica classica da bambina ma tutto quello che scrivo, dai testi alla musica, è sempre stata più una necessità di espressione personale, e solo ora sto esplorando una parte più melodica nella mia scrittura.

Spesso mi capita semplicemente di avere un’idea nei momenti più casuali, e so che devo scriverla immediatamente, o sarà persa per sempre: la registro, la riprovo, e novanta su cento è una cosa completamente diversa da come l’avevo immaginata. Anche questa è una parte bellissima del fare musica. Mi piace ricordare il momento in cui ho scritto un testo o un giro di accordi: penso sia molto importante per quello che poi è in grado di trasmettere la canzone stessa.

Kardamomo

Qual è la storia di “Days of Candy”? Tendi più a raccontare storie di vita o immaginare qualcosa di distante?

Days of Candy era una motivetto che avevo salvato come nota vocale nell’Iphone credo l’estate scorsa. A volte mi registro anche solo improvvisando con la chitarra e la tastiera, e poi lo riascolto camminando la sera al buio, mentre lavoro o mentre sono in metro, per vedere che effetto mi fa. Con la prima parte di Days of candy è stato simile. Il ritornello “We had so much time to waste / there’s nothing better than the taste / of days of candy on your tongue” è nato insieme ad giro di chitarra che stavo pigramente provando nell’afa estiva di Agosto.

La storia di Days of Candy

Era un periodo complicato dal punto di vista personale e scrivere musica è sempre stata la mia via di fuga preferita. Un giorno un’amica qui a Berlino mi ha prestato questa meravigliosa tastiera da bambini. Ci ho giocato per un po’ e ho scritto la seconda parte della canzone di getto. Qui volevo trasmettere di più questo mood buio, come quello dei giorni di Dicembre, i più corti dell’anno, ma di un buio vellutato che ti avvolge dolcemente come le due voci che si rincorrono alla fine del pezzo. Questa parte credo sia il ricordo involontario delle mie vacanze di Natale di qualche anno fa, quando trascorsi del tempo (e feci un bagno psichedelico) con una persona a cui volevo molto bene.

Di questo mi sono resa conto solo alla fine, e penso sia un altro esempio bellissimo di quanto sia catartico mettere in forma scritta un sentimento o un pensiero passeggero al quale non avrei fatto caso più di tanto, se non me lo fossi appuntata in qualche angolino fisico o virtuale nel mio pensiero. Mi piaceva l’idea di creare questa sinestesia tra il senso del gusto e quello del ricordo: leggero, dolce e allo stesso tempo della memoria lontana, incastrata nella gabbia dorata del tempo.

Penso che i temi delle mie canzoni finora siano stati sempre abbastanza intimi, personali. Scriverò e farò musica finché avrò qualcosa da dire.

Nel 2020 hai pubblicato diversi singoli: al netto di tutto, come è stato il 2020 per Kardamomo e cosa ti auguri per il 2021?

Non comincerò dicendo che il 2020 è stato un anno davvero strano…ah aspettate, il 2020 è stato un anno…? All’inizio del primo lockdown ho pubblicato il mio primo video semi-professionale girato l’inverno scorso tra Berlino e Brandeburgo (Room for Love). Il testo e la canzone erano materiale d’archivio, ma sono stata molto felice di poterla trasformare in immagine quasi tre anni dopo. Poi ho deciso semplicemente di aggiungere qualche canzone sempre dall’archivio anche nell’ambiente di Spotify, e con Paulichti è nata l’idea di un remix di una mia vecchia canzone (Drunk in AW) contemporanea al periodo di Room for Love.

Da lì poi l’idea di No More Remixes, e infine la nostra collaborazione che sta continuando adesso con WaterSoul Records. È stato un anno stranissimo ma sono felicissima e immensamente grata di aver potuto lanciare qualche piccola meteora nella giungla musicale lì fuori. Per il 2021 mi auguro di rilasciare il mio primo EP come Kardamomo, insieme a quello con Paulichti. Non vedo l’ora di farveli ascoltare.

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