Le Pagelle della Redaz | Sanremo Edition

Ed è così che tra un quadro di Achille Lauro, un palloncino smunto, una stecca nel cuore della notte e uno sbadiglio, siamo quasi giunti all’epilogo di un’edizione controversa, già dal suo concepimento.

Amadeus e Fiorello hanno preso le redini di una carrozza che si è rivelata forse un po’ troppo pesante, considerato il lungo e impervio percorso da intraprendere. Troppo contenuto riempitivo, troppi cantanti e ospiti per imbastire uno spettacolo che almeno per quest’anno, poteva comunque essere d’impatto senza cadere nel tanto evitato “too much”.

Nuova formula, nuova organizzazione e invece no, siam tornati indietro per sopperire al presente. Un anacronismo d’azione alquanto discutibile alla luce dei risultati.

Questo Festival ci ha regalato ben 26 brani da vivere, che ci terranno compagnia nei prossimi mesi! Gli editor di Indie Italia Magazine, irriducibili critici affetti da insonnia, non si sono persi un’esibizione!

Ecco quindi gli immancabili pagelloni a cura di Alessandra Ferrara, Vernante Pallotti, Nicolò Granone, Elena Caggia, Sara Pederzoli, Ilaria Rapa, Federica Vinciguerra e Salvatore Giannavola.

 

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Voce 

Tu sei la mia voce, per un artista è la più grande dichiarazione d’amore. Tu sei la mia fonte di ispirazione, ma anche la mia possibilità di esprimermi e quindi di essere quello che sono. Madame fa il suo debutto a Sanremo con la sua preghiera all’amore e alla musica, riconfermando una maturità artistica che fa dimenticare a tutti i suoi 19 anni.

“Per me è una cosa normale, scrivo canzoni da quattro anni”, ha risposto a chi le ha chiesto come ci si sente a salire su un palco del genere (a piedi scalzi, imitando altre cantanti della storia sanremese come Anna Oxa). La sicurezza non le manca, perché quando si esibisce Madame non è niente di più che se stessa. 

Anche quando con il suo vestito di specchi sbrilluccicoso si lascia andare a una danza non segue una coreografia, ma si lascia guidare dal sentimento della sua musica. Da citare lo zampino magico del co-produttore Dardust, che ormai ha colonizzato la scena italiana e di conseguenza il Festival. 

(Vernante Pallotti)

Madame: 8,5

 

Amare 

Spesso ci crogioliamo nelle nostre convinzioni emotive; non ci sentiamo amabili. Ci sentiamo incapaci di poter dare o percepire amore sol perché la luce che un tempo brillava dentro di noi si è momentaneamente affievolita. 

Tuttavia, ci sono periodi della vita in cui la luce che portiamo dentro ricomincia a irrorarci il cuore. Iniziamo da qui, iniziamo ad “Amare senza avere tanto”, ad aprire gli occhi e a partecipare a una danza universale che si articola sulle note dell’amore verso gli altri, verso le esistenze che ci circondano: tutte diverse e bramose di ricevere amore.

“Amare” del La Rappresentante di Lista è un inno alla fine dell’inverno emozionale! Una parata di positività e di accettazione dedicata a tutti noi, esseri imperfetti che si confortano vicendevolmente.

Veronica e Dario, nel corso della seconda serata de festival  ci hanno offerto un’esibizione carismatica, sentita ed energica fatta di sguardi catartici e di sentimenti vividi che rimarranno impressi nella memoria dei telespettatori.

(Salvatore Giannavola)

La rappresentante di Lista: 7

 

Musica leggerissima 

La pandemia ha portato con sè un’inevitabile coltre di tristezza e di malinconia. E se fosse una canzone a spazzare via, seppur per pochi secondi, questa sensazione di pesantezza esistenziale? 

Metti su una musica leggera, anzi leggerissima! Vediamo un po’ l’effetto che fa. Oggi ho voglia di niente, di parole allegre ma non troppo per stroncare questo silenzio penetrante.

Dai padri alcolizzati ai preti progressisti: ci sarà sempre una canzone a rintronare dentro la radio nascosta in fondo al cuore. 

Colapesce e Dimartino, paladini siculi di istanza a Sanremo, con “Musica leggerissima” hanno dato vita a una preghiera in musica, fatta di tinte vivaci intervallate da sfumature di grigio, che esorcizza le paure dell’oggi senza banalizzarle. 

Un brano allegro per persone tristi che ci accompagnerà per molti mesi come un talismano da usare contro il buio. 

(Salvatore Giannavola)

Colapesce e Dimartino: 8

 

Combat pop

I regaz salgono sul palco di Sanremo sicuri che tanto non vinceranno mai ( Spero di sbagliarmi) e così scambiano la gara con una festa tra amici, dove l’importante è divertirsi.

Combat Pop è una canzone ironica e satirica che in realtà nasconde un messaggio di protesta contro questo vizio dell’apparire a tutti costi, spendere più soldi di quanti ne abbiamo solo perchè se una cosa costa il doppio sicuramente sarà la migliore.

Il ritornello è una bomba contro il capitalismo, e il testo in meno di 5 minuti raccoglia più cose di Sinistra rispetto a tutte quelle fatte o dette da Zingaretti, ormai ex segretario del PD.

Dai centri sociali in cima alle classifiche musicali, senza rinunciare completamente alla propria identità. Applausi!

(Nicolò Granone)

Lo Stato Sociale : 8

 

Potevi fare di più 

Torna sul palco per la terza volta, in una veste completamente diversa, non è più quella cantante impacciata che conquistò il cuore del grande pubblico con “Sincerità”: Arisa si presenta come una donna nuova, sicura di sé, con gli occhi che brillano ad ogni singola nota. 

Un testo che nasce dalla penna di Gigi d’Alessio e che racconta la storia di un amore ormai appassito e che, a tratti, rievoca uno dei suoi successi maggiori “La notte”.

Probabilmente Arisa “Potevi fare di più” ma non possiamo non riconoscere la sua voce incredibile e la sua capacità di interpretazione.

(Elena Caggia)

Arisa: 7,5

 

Ora

L’esibizione più chiacchierata, discussa, condivisa sul web e fonte dei migliori meme su Twitter è senz’alcun dubbio quella di Aiello.

Pur essendo un artista molto valido e credibile del panorama musicale italiano, ha dimostrato che una performance troppo accentuata ed esagerata può sfociare nel ridicolo.

Arrivato ultimo nella classifica stilata dalla Giuria Demoscopica, ha deluso le aspettative dei suoi fan ma non è certamente passato inosservato, infondo “Nel bene o nel male purché che se ne parli”.

(Elena Caggia)

Aiello: 5

 

Arnica

La sua esibizione troppo teatrale forse non ha reso giustizia al testo: Arnica è un brano intenso, il cui titolo rimanda ad una pianta con capacità curative che fuori di metafora rappresenta il ruolo della musica nella vita del cantante.

Non è il pezzo più memorabile del Festival ma ad un secondo ascolto potrebbe convincerci di più.

(Elena Caggia)

Gio Evan: 7

 

Mai dire mai (La Locura)

Questa è l’Italia del futuro, un paese di musichette mentre fuori c’è la morte. Un inizio un tantino polemico per il brano di Willie Peyote che fa dell’ironia pungente sui meccanismi della musica di oggi, ma anche sulla bolla di social e paradossi in cui sguazziamo. 

Operazione sfacciataggine sul palco di Sanremo, che essendo il simbolo della musica italiana ne incarna tutti i difetti e le contraddizioni. Forse Willie non ha fatto tanto scalpore per le sue parole perché si è esibito all’1 di notte, quando ormai eravamo tutti troppo stanchi per dargli retta. 

In ogni caso il flow del rapper di Torino riesce sempre un po’ a risvegliarci, parlando alla nostra testa più che al cuore (a differenza di molti colleghi sanremesi che ci intortano con le loro musichette diabetiche). Forse non lo chiameranno più a Sanremo, ma “mai dire mai”

(Vernante Pallotti)

Willie Peyote: 7

 

Santa Marinella 

Sarà che ha cantato la vigilia del compleanno di Lucio Dalla, ma Fulminacci con questo brano romantico sembra essersi fatto guidare DALLA canzone d’autore del buon vecchio Lucio. Sicuramente vostra nonna non avrà mai sentito parlare di lui, ma il ragazzo ne ha fatta di strada negli ultimi due anni, schizzando dal nulla alle stelle dell’indie italiano. 

La sua presenza all’Ariston vuol dire tanto ed è anche una bella responsabilità, che il cantante di Maciste Dischi deve sfruttare al massimo per farsi conoscere (anche dalle nonne, chiaro). Un’esibizione onesta, con il completo rosso e la chitarrina come scudo…nulla da far drizzare i peli sulla pelle come cita lui nel testo, una cosa tranquilla ecco, molto indie. Ma è  Fulminacci e ce lo teniamo così. 

(Vernante Pallotti)

Fulminacci: 7

 

Chiamami per nome

Difficile restare in piedi con un nodo alla gola, citando un verso di “Chiamami per nome”, sul palco dell’Ariston illuminato a giorno ma in assenza di pubblico, visi, sorrisi occhi. E lo sa bene un Fedez terrorizzato (che ha risvegliato in me la sindrome da crocerossina) e una Francesca emozionata che sul palco della città fiorita hanno saputo portare non solo della musica di qualità, ma anche un’identità artistica totalmente peculiare.

(Ilaria Rapa)

Francesca Michielin feat. Fedez: 8

 

Glicine

Similitudine floreale per la voce calda di Noemi. L’artista si svela in forma smagliante e scintillante, ride e gode gioiosa della sua composizione, senza tremare fuori come un glicine di notte. Una canzone dedicata a tutti gli amori vicini, ma specialmente a quelli lontani, vissuti sui treni presi e quelli persi, ma che alla fine, quando ci si dimentica dei sacrifici e delle paure e si inizia finalmente a farsi avvolgere dall’amore, è in quel momento che qualsiasi vento forte può farci piegare sì, ma mai spezzare.

(Ilaria Rapa)

Noemi: 8

 

Parlami

Aiuto non riesco a capire se mi piace la canzone di Fasma:  da una parte ho apprezzato il sound, la sua esibizione, il video futuristico però qualcosa non mi  torna.

Il testo racconta un ragazzo, simbolo della generazione Z, che vorrebbe cambiare il suo modo di vivere per iniziare quasi una rivoluzione nell’eterna lotta tra genitori e figli. 

Se le premesse sono interessanti poi sembra che questa rabbia da stimolo diventi rassegnazione, ammettendo implicitamente che ormai tutto è inutile perché non si possono cambiare le cose.

Viene a mancare quindi quell’aroma punk e ribelle che mi sarei aspettato all’inizio della canzone, come se l’incontro con l’amore addomesticasse l’anima ribelle di un giovane che è pronto a lottare per i suoi ideali fino a che non inizia a dare il suo primo bacio.

(Nicolò Granone)

Fasma: 7-

 

Momento perfetto

Epifanico e profetico, ecco come definirei il “Momento perfetto” di Ghemon. Nonostante il soul dell’artista di Avellino non sia molto nelle mie corde (e forse un po’ ancora lo odio per avermi oscurato la vista per tutto il concerto di Venerus) devo però in questa occasione porgli i miei elogi. Sarà il testo denso di karma e di energia universale o sarà stata la frase “non voglio più lavorare gratis” a farmi rinsavire, però bravo Gianluca!

(Ilaria Rapa)

Ghemon: 8,5

 

Ti piaci così

Lady Gaga o Malika Ayane? Ops! Magari ero io troppo lontana dallo schermo e avrò avuto una svista, però ho sentito proprio bene quando la nostra cara Malika (/ajannə/ come direbbe Amadeus) ha steccato sui ritornelli: sarà stata l’emozione, voglio proprio credere che sia andata così. Almeno però l’Ayane ha saputo reggere con destrezza il palco, emozionata quel poco da farle perdere giusto qualche nota, ma tutto sommato è proprio questo il bello di Sanremo, no?

(Ilaria Rapa)

Malika Ayane: 7,5

 

Fiamme negli occhi

Molto apprezzati dalla critica, un po’ meno dalla giuria demoscopica, che li posiziona al diciottesimo posto nella classifica generale, i Coma_Cose sono sicuramente una delle rivelazioni di questo Sanremo2021.

Fausto e Francesca ci regalano un’esibizione piena d’amore, cantano guardandosi tutto il tempo negli occhi quasi come per darsi coraggio e rassicurarsi a vicenda. I due donano una luce nuova ad un Festival abbastanza cupo.

Fiamme negli occhi è un susseguirsi di immagini iconiche, con il marchio di fabbrica Coma_Cose, dal tostapane nelle vasche di risentimento al basilico sui balconi degli italiani.

Nota di merito alla frase che più mi ha conquistato: se l’inverno è soltanto un’estate che non ti ha conosciuto.

(Sara Pederzoli)

Coma_Cose: 8,5

 

La genesi del tuo colore

Lo smart working approda anche a Sanremo: Irama guarda la sua esibizione comodamente dalla sua camera d’albergo, mentre noi a casa vediamo il video delle prove generali di lunedì.

Nonostante l’orchestra in vesti casual e la situazione particolare, l’esibizione funziona e Irama si conquista il podio con La genesi del tuo colore.

A differenza dei precedenti brani sanremesi di Irama (Cosa Resterà e La ragazza col cuore di latte), quest’anno nel brano è presente quel sound e quella leggerezza caratteristica delle hit estive che Irama ci ha regalato negli ultimi anni. Una canzone da ballare, senza dubbio, ma che non rinuncia alla centralità del messaggio. Ci auguriamo di vederlo presto sul palco.

(Sara Pederzoli)

Irama: 7,5

 

E invece sì

Anche se mi dici Cristian cresci / Voglio immaginarmi che non ho sbagliato.

Chissà se nel paradiso del Web qualcuno ha già sviluppato la teoria che questa canzone in realtà è un dissing a Morgan, mascherato da romanzo di formazione di un uomo che soffre della sindrome di Peter Pan e vuole vivere la sua vita con leggerezza.

Oppure un altra interessante cospirazione potrebbe essere che sotto la maschera di Bugo in realtà ci sia il buon Vasco Rossi che canta questo brano nei panni di un altro per non rischiare di andare a Sanremo e tornare a casa senza neanche un premio.

Possono sembrare ipotesi strane, simili alle varie teoria complottistiche che spopolano online, ma magari  in una prossima puntata di Mistero spunta fuori Adam Kadmon che dice: E invece sì … era tutto vero!

(Nicolò Granone)

Bugo 6.5

 

Dieci

A dieci anni dal suo album d’esordio, questa per Annalisa è la quinta partecipazione tra i Big al Festival e ciò la rende una veterana.

L’esecuzione di Dieci è sicuramente impeccabile e compensa anche il testo tipicamente sanremese che a primo impatto può sembrare già sentito.

Molto apprezzata all’estero e dalla giuria demoscopica che la piazza al primo posto nella classifica della prima serata e al secondo in quella generale. Io non posso che concordare.

(Sara Pederzoli)

Annalisa: 8

 

Zitti e buoni

I Måneskin non sono né zitti né buoni, ma coraggiosi e coerenti e soprattutto fanno al meglio ciò che devono fare: salire sul palco e scaldare un Ariston gelido ed ovattato grazie ad una botta di rock ed energia gender fluid.

Sarà per la giovanissima età, sarà anche per la romanità spinta, ma l’inibizione – sia sul palco che nella quotidianità – non sembra essere a loro conosciuta e questo li porta ad affascinare e accattivare anche chi non è propriamente amante del loro stile. Sensuali e maledetti allo stesso tempo, Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan riescono a trovare il loro spazio in quella che è la vetrina della musica italiana, anche se fuori dagli schemi. E che spazio.

(Federica Vinciguerra)

Måneskin: 9

 

Quando ti sei innamorato

Mettiamola così: di tutti i cantanti che si sono esibiti sul palco dell’Ariston, tra quelli più coraggiosi e che hanno cantato divinamente c’è senza dubbio l’Orietta nazionale. Quando ti sei innamorato è una canzone pescata dal secolo scorso abbinata ad un look pailettato con conchiglie audacemente piazzate, quindi che ci importa della canzone? Lei è intonata pure quando parla ed è capace di farsi inseguire da tre auto della polizia pur di provare il suo vestito firmato GCDS, brand in voga della scena trap. Lei fa quello che vuole e a noi basta questo. La voglia di mettersi in gioco va sempre premiata.

(Federica Vinciguerra)

Orietta Berti: 5

 

Un milione di cose da dirti

Quarto festival per Ermal Meta, dopo il debutto tra le Nuove Proposte nel 2016, un terzo posto tra i Big l’anno successivo e la vittoria nel 2018 in coppia con Fabrizio Moro. Quest’anno si presenta in gara con Un milione di cose da dirti: l’ennesima canzone d’amore sanremese, lineare e che si lascia cantare. Una canzone ben scritta e interpretata, ma che non trasmette nulla se non un pop che vuol essere profondo a tutti i costi. Ci dispiace Ermal, ma a noi non hai detto un bel niente.

(Federica Vinciguerra)

Ermal Meta: 6

 

Torno da te

 

Un po’ mi dispiace bocciare Random, il rapper gentile e con la faccia da bravo ragazzo però ormai non sono più un tredicenne che scrive le strofe d’amore sul diario Smemoranda durante quelle lezioni non proprio interessanti. Ma crescendo le frasi smielate non m’inteneriscono più, anzi diventano melense e irritanti.  Prima di perdere la testa per amore, bisogna sapere che poi finirà male il 99.99 % delle volte, e lo scopriamo solo con l’esperienza.

Quindi devo essere antipatico come quei professori che ti fanno una domanda facile in modo difficile perché si sono svegliati male, hanno litigato a casa e vogliono sfogare tutta la rabbia sul primo studente che gli capita a tiro. 

Peccato Random, sei stato sfortunato a girare intorno a me.

(Nicolò Granone)

Random: 4,5

 

Quando trovo te

Questa volta ho come l’impressione che la speranza abbia cambiato umore: fotografia di quel sentimento di solitudine che ci avvolge come un mantello invisibile che ci allontana dalla realtà, da chi vogliamo bene tanto da dimenticarci anche di te.

Renga si impone con la matura consapevolezza di chi è in grado di stare sul palco ad occhi chiusi, dimenticando, forse, che l’orecchio attento dell’ascoltatore è più interessato al messaggio nascosto tra le note. La ridondanza della parola sempre, infatti, appesantisce, disorienta quella nota romantica che pervade l’intero pezzo.

(Alessandra Ferrara)

Francesco Renga: 6

 

Bianca luce nera

Un arrangiamento che ci porta indietro nel tempo, in una città medievale dove tra superstizione, paure, intrighi e passione si intreccia la storia dei due amanti: lei bianca come la neve, nera come l’inverno; lui che ha paura di camminare da solo se perdo la tua luce bianca, se perdo la tua luce nera.

Quale sarà il loro destino? La risposta è nelle carte?

Gli Extraliscio, accompagnati da Davide Toffolo, portano in scena una ballad che ricrea un’atmosfera intima, tipica da piccolo club in cui nessuno può sottrarsi ad un ballo appassionato.

(Alessandra Ferrara)

Extraliscio feat Davide Toffolo: 6,5

 

Il farmacista

Nelle vesti del più grande inventore sulla faccia della Terra (ndr Leonardo Da vinci), Max Gazzè propone al pubblico sanremese una pozione di composti chimici in grado di risolvere un tormento che attanagli, punto debole o magagna e qualsivoglia imperfezione!

Siamo certi che la scienza sia in grado di sciogliere quella tua tendenza alla rigidità, di avere una soluzione ad ogni cosa?

La ragione umana non potrà mai competere con quella emotiva, ma Gazzè sembra avere la soluzione: (si può fare!)

(Alessandra Ferrara)

Max Gazzè e la Trifluoperazina: 6 –

 

Cuore amaro

Il ritmo latino degli accordi di chitarra acustica spezzano l’atmosfera generata dal cuore amaro, cantato da Gaia. Emerge, infatti, nel testo la volontà di trasformare la notte lontana, con cui spesso conviviamo, in una Luna chiara che illumini il nostro nuovo inizio.

Il candore emanato dal bianco è antitesi de disordine raro che non ci consente di uscir fuori dalla gabbia che spesso ci costruiamo intorno in totale autonomia.

Gaia sembra proprio essere fedele ai suoi sogni, senza paura, poi di cadere.

(Alessandra Ferrara)

Gaia: 7