La Notte è Nostra | Indie Tales

Ho passato troppo tempo a pensare. Un’intera vita impiegata a chiedermi quale fosse la scelta giusta, senza poi effettivamente scegliere mai.

Che guaio, l’insicurezza. “Chissà come fa” pensavo ogni volta che qualcuno faceva un salto nel vuoto davanti a me. Chi cambia vita da un momento all’altro, chi riesce a decidere subito, senza esitazione, cosa ordinare al ristorante. E io sullo sfondo a mangiarmi le unghie.

Quello che non capivo, però, era che non scegliere è anch’esso una scelta. Eccome, se lo è. La mia vita cambiò un giorno di maggio di qualche anno fa, proprio grazie alla mia insicurezza. Non sto qui a dilungarmi su cosa effettivamente successe. Vorrei piuttosto concentrarmi sugli effetti che quell’episodio ebbe sulla mia esistenza.

Voglio dare la svolta, sfondare mille porte”. Questa la frase che avevo in testa al risveglio, dopo che realizzai quanto avessi perso. Cominciai a vivere una vita degna di essere chiamata tale. Facevo scelte, mi assumevo responsabilità, esprimevo opinioni (anche non richieste). “La notte è nostra” dicevo ogni sera ai miei amici, fuori da qualche locale. E i giorni, anche quelli erano tutti miei, finalmente.

C’è chi vede Gesù e gli affida la sua vita. Io, beh, io non so cosa ho visto quel giorno. Probabilmente ho dato un’occhiata alla fine che avrei potuto fare se non mi fossi dato una svegliata. E non era carina.

In questi anni ho sofferto, mi sono fatto male. Sono caduto molte volte, metaforicamente e non. Ma rifarei tutto, perché quello ero io, un corpo abitato da una forza vitale, un’energia nuova.

È normale farsi male, se si corre. Più difficile se si sta fermi ma, oh, vuoi mettere?

Sentire le gocce d’acqua sulla pelle per la prima volta mentre canti “Volare” di Modugno. Prendere una storta tremenda dopo l’ottavo gin tonic, camminando sui sampietrini in centro. Tornare a casa senza l’ombrello, tutto zuppo, ma ridendo come uno scemo. È per queste cose che vale la pena vivere, sfidare la sorte.

Siamo fatti per correre, vivere, bruciarci, cadere e rialzarci.

Se prima fare l’alba era dovuto ad un’insonnia a sua volta dovuta all’ansia che pervadeva ogni fibra del mio essere, oggi è perché ho scelto di vivere la notte tutta, con gente che amo e con cui non mi rendo conto del tempo che passa.

Poi, il vento. Prima odiavo il vento. Mi disturbava, mi scompigliava i capelli e trovavo facesse un rumore inquietante.

Oggi amo il vento, come non amarlo. Quando sono in motorino, in giro per la mia città, è bellissimo essere accarezzati, travolti o addirittura presi a schiaffi dall’aria.

Forse mi piace perché adesso, finalmente, sono libero come lui. E il vento, si sa, non lo puoi fermare.

Qualcuno una volta disse “questa notte è ancora nostra”. Io dico che lo è sempre stata. Bisogna solo rendersene conto e prendersela.

Questa notte è nostra. Questa giornata è nostra. Questa vita è nostra.

Racconto liberamente ispirato al brano “La Notte è Nostra” di Ale Pinto