Matteo Costanzo

Matteo Costanzo: “Deserto è un viaggio allegorico nella mia vita” | Intervista

Matteo Costanzo, romano classe ’92 è compositore, cantante e produttore, comincia la sua carriera  da producer con la produzione del brano Killer di Wrongonyou, vincitore del disco d’oro. Successivamente ricopre il ruolo di direttore artistico e produttore del disco Talento di Briga insieme al chitarrista Mario Romano, vincendo il disco di platino con il singolo Baciami in collaborazione con Takagi e Ketra. Nel 2017-18 diventa produttore dei dischi Pianeti e Peter Pan per Ultimo insieme ai Prod by Enemies, che diventerà disco di platino, in particolare il singolo Cascare nei tuoi occhi che diventa doppio disco di platino.

Finalista di X Factor nel 2018, dopo la partecipazione escono le prime canzoni in italiano,  “Nessuno mi sente,” presentata durante le audition di X Factor, “In un Addio” e “Mille Domande”.Scrive il brano Vai bene così con Leo Gassmann, vincitore del festival di Sanremo 2020 nella sezione Nuove proposte. A novembre 2020 il primo singolo Vita, seguito dal secondo singolo Eterno.

Matteo Costanzo ha appena pubblicato “DESERTO” (T-Recs Music), l’album di debutto. I brani raccontano riflessioni e idee toccando temi profondi, spesso difficili, come nel caso del singolo che accompagna l’uscita dell’album, “Faccio Come Mi Pare”, una sorta di ribellione alla ricerca costante del consenso altrui sui social: anche se spesso si ha l’impressione di essere liberi, la verità è che “sbagliamo tutti. Pensiamo di fare come ci pare, ma in realtà siamo tutti spinti a ‘dover’ fare come ci pare”.

Matteo Costanzo

Deserto – L’album d’esordio

“Deserto”, la title track che apre il disco, mette subito le cose in chiaro: una composizione più psichedelica che realista, più poetica che pop, dalle sonorità più internazionali che italiane.

“E’ un viaggio allegorico e immaginario di quello che mi è successo negli ultimi tre anni di vita, dove analizzo mancanze e dolori e gioie; ne traggo un racconto fantasioso” spiega Matteo Costanzo “E sono proprio partito dal deserto di Fuerteventura dove ho preso il primo granello di questo disco. Da lì parte il viaggio attraverso queste nove canzoni, ognuna delle quali è una tappa fondamentale. Ci sono temi personali come lo smarrimento, una società senza fantasia, l’accettazione di se stessi, l’ansia imperante, l’ascolto del proprio corpo, ma anche una semplice (per quanto può esserlo) storia d’amore”.

Intervistando Matteo Costanzo

Da autore e produttore a cantautore: cosa scatta nella testa di chi, come te, dopo anni di lavoro “dietro le quinte” sente il bisogno di metterci la faccia?

In realtà è sempre stata una mia priorità quella di cantare le mie canzoni. Scrivere e arrangiare i propri brani ha un impegno e un tempo diverso, sicuramente è un processo più duraturo di fare il produttore solamente, è per questo che si conosce prima il me “produtttore” che “cantautore”.

I brani di “Deserto” spaziano tra sonorità psichedeliche con risvolti rock e ballad dal gusto internazionale: cosa ti ha ispirato maggiormente?

Gli artisti che mi ispirano di più sono sicuramente i Pink Floyd, i Radiohead, Peter Gabriel, Apparat, Bon Iver…potrei citarne moltissimi perché a me la musica piace tutta, forse é proprio per questo che all’interno del disco ci sono tantissime influenze.

Rimaniamo sul concetto di “sonorità internazionali”: con quale cantante ti piacerebbe collaborare come produttore e con quale produttore ti piacerebbe collaborare come cantante?

Come produttore, sognando ad occhi aperti, farei qualcosa con un rapper come Kanye West, mentre come cantante sarebbe un sogno lavorare con Brian Eno o con Pharrel!

Raccontaci l’esperienza più bella che hai vissuto su un palco (o in studio di registrazione)

Mi ricordo il mio primo concerto importante, ero stato preso come chitarrista do Syria e, per la prima volta, ho visto davanti a me tantissima gente. È stata un’emozione fortissima! È stato poi tutto il tour ad essere magnifico, anche perché la band era formata da tutti i miei migliori amici. Avevo 19 anni? era la nostra prima esperienza e viaggiammo l’Italia suonando nelle piazze…!

Prendiamo spunto da “Faccio come mi pare” per farti una domanda scomoda: pensi che “facendo come ti pare” si possa riuscire a vivere di musica, in un ambiente dove l’apparenza social ed i followers spostano gli equilibri?

Sicuramente essere se stessi è l’unica arma che può farti vivere di musica, perché se copi qualcun altro o ti omologhi alla moda, ci sarà sempre qualcuno che lo farà meglio di te. Se invece fai in modo che il centro della tua arte siano la tua personalità e la tua essenza, allora sicuramente potrai essere apprezzato per quello che sei, perché ognuno di noi ha un’unicità, ed è l’unica cosa che può distinguerti.

“Deserto” è il tuo primo album intero: cosa hai imparato lavorando con e su te stesso?

Ho imparato molte cose: ho imparato a conoscermi, a scrivere canzoni in italiano (cosa non cosi scontata come sembra, almeno per me). Ho imparato a usare meglio la mia voce, a capire la mia personalità. È stato un viaggio interiore prima di tutto, e come tutti i viaggi ti lasciano esperienze che ti fanno crescere!

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