Mike Youlend: “Non scrivo testi, ma emozioni” | Intervista

“Chi crede in sé, fa per tre”. Anche se il detto non era proprio così, Mike Youlend potrebbe farcelo diventare. 24 anni, della provincia di Vercelli e con un passato da rapper e trapper. Ora dice di essere approdato definitivamente al Pop, un genere talmente vasto da permettere di trovarvici facilmente un posto tutto per sé. Più che storie e testi, il giovane artista di Saluggia scrive emozioni, scaturite da pensieri che prontamente raggruppa ed elabora al momento dell’ideazione di ogni suo brano. Galeotto fu un ragazzo che al liceo gli fece scoprire il freestyle. Oggi ci incanta con “Avvelenami”, uscito il 15 settembre di quest’anno.

INTERVISTANDO MIKE YOULEND

Ciao! Come vive la realtà di provincia un ragazzo che fa pop oggi?

Ciao, credo che dipenda molto dal tipo di persona che sei, sicuramente non è una vita frenetica come quella di città, ma ha il suo perchè. Ognuno di noi cerca di ritagliare il proprio spazio personale in quella che è la nostra vita, e la calma che c’è in provincia è il mio spazio ideale.

Più che una storia, “Avvelenami” sembra un flusso di pensieri. Confermi?

Avvelenami, come tutte le canzoni che scrivo, è semplicemente sentimenti, diciamo che è il mio modo per esprimere attraverso una canzone quello che provo, infatti molte volte se una canzone non mi piace, vuol dire che non era il momento giusto per scriverla.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

È cominciato tutto tra i banchi di scuola. In classe c’era un ragazzo con cui tutt’oggi molte volte collaboro, anche lui è un’artista e si chiama Crivens. Faceva freestyle come molti ragazzi, e solo il sentire una roba del genere mi ha messo parecchia curiosità, tanto che ho voluto cominciare a scrivere su alcuni beat. A fare freestyle non ho mai imparato, ma d’altronde ho sempre preferito la scrittura di testi. Poi, con il passare del tempo, la passione è aumentata sempre di più, fino ad arrivare a fare la musica che faccio oggi.

Come è nato questo brano?

Questo brano è nato esattamente dal momento “giusto”. “Avvelenami” è quando tu sei perso di una persona, e nonostante quella persona ti rifiuti, tu continui a battere la testa e a farti del male. Da qui, “Avvelenami”.

Quali sono, di solito, gli step dall’ideazione alla produzione di un tuo brano?

Non ho dei veri e propri step per l’ideazione del brano, diciamo che molto spesso prendo alcuni temi, dei momenti di vita vissuta e attorno ad un argomento molto blando comincio a buttare giù una scala di emozioni più complessa. Possono essere tristi o ad esempio ricordi della festa dei tuoi 18 anni.

C’è qualche artista di adesso che ascolti con particolare piacere?

Sì, me stesso. No, scherzi a parte, sono molto difficile nella musica. Quelli che mi piacciono non sono freschi freschi, ma ascolto principalmente i Die Antwoord, Avril lavigne e Caparezza, il resto è roba molto varia. Di ragazzi giovani ultimamente ho ascoltato un artista emergente che mi è piaciuto molto per il mood che dà, si chiama Konti Flowerchild.

Hai la possibilità di fare un feat con chiunque desideri. Chi scegli?

Questa è una domanda molto difficile, con i tre artisti che ho citato sopra sarebbe un sogno, ma sicuramente andrei per la mia Waifu, Avril Lavigne.

 

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