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Neve | Indie Tales

Un giorno un vecchio di 12 anni mi disse che ad un certo punto, nella vita, tutti devono fare una grande scelta: agire secondo il freddo o secondo il caldo. Un po’ come ci suggeriscono tutte le saghe del mondo che parlano di luce e oscurità, di bene e male. Non che il freddo sia necessariamente il male o il caldo il bene.

Il saggio bambino parlava di modo di fare, di accogliere le persone nella nostra vita, di porci con gli altri. Se ci pensate, ci sono quelli che ti toccano anche solo per chiederti un’informazione e quelli che quando ci parlano sembra che emaniamo un cattivo odore: neanche ti guardano negli occhi e se ne stanno al loro bel metro di distanza. La mia non è stata proprio una scelta, o forse non ho ancora fatto quella definitiva.

Varie cose nella vita possono portarti a farla: l’educazione familiare, gli amici, i traumi non superati e così via. Il freddo è forse quella più gettonata per chi ha avuto un’infanzia tribolata. Fino ai 16 anni pensi “se me ne sto qui, buono buono, senza dare fastidio a nessuno, magari con l’aria un po’ da duro, forse niente mi succederà”. Ma il freddo è paura, e anche se non sembra, ha un’influenza su chi ci sta intorno. Può attrarre o passare inosservato, ma comunque emana energia ed è in grado di congelare tutto ciò che incontra.

Solo ultimamente mi sto rendendo conto che, forse, la neve che ho scelto di essere finora mi comincia a stare un po’ stretta. Dico neve e non ghiaccio perché sono sempre caduto senza far rumore, senza infrangermi in mille pezzi, senza chiedere davvero aiuto. In vari momenti ho pensato fosse il caso di andare in terapia, ma poi mi raccontavo la favola che ci sono persone che soffrono di più, e questo mi bastava come motivo per non aiutare me stesso.

Ne è passata di neve sotto i ponti e oggi non trovo più nessuna convenienza nel congelare tutto ciò che mi circonda. Vorrei cominciare ad agire secondo il caldo, ma ho paura di sciogliermi perché non l’ho mai fatto davvero. Ora ne sento l’esigenza, ma devo ancora trovare un sole abbastanza caldo da farlo.

Non dico che comincerò ad abbracciare sconosciuti, ma magari con qualcuno comincerò a confidarmi e, perché no, a piangere qualche lacrima trattenuta troppo a lungo.

L’altro giorno in balcone ho visto un petalo di rosa cadere soffice sulla terra del suo vaso. Ho pensato: “wow, dovrei imparare da quel bellissimo petalo rosa a cadere con grazia, evitando le spine e senza fretta”.

Forse finora sono stato neve perché era un modo di rendere piatto e bianco il mondo senza mai abituarmi ad esso. Ora che comincio a comprendere le regole generali del benessere, attendo con ansia il mio sole.

Racconto liberamente ispirato al brano “Neve” di Rick²

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