STEVEN: “La musica come terapia” | Intervista
Un indie-pop che strizza l’occhio al cantautorato italiano quello di STEVEN, classe ’99.
Ha iniziato con il pianoforte e nel tempo si è avvicinato sempre di più a quella che, per lui, è musica terapeutica. Un luogo in cui essere completamente se stessi e al riparo da tutto e tutti.
Prendete Baglioni e Venditti, aggiungete il synth e otterrete l’universo musicale di STEVEN, un ragazzo che ha fatto della sua passione più grande il proprio lavoro.
Il suo ultimo singolo si chiama “Dicembre” e si può ascoltare su tutte le piattaforme. Parla di una storia che, come tante, è finita male, ma che lascia dentro una consapevolezza tale da ringraziare quasi per quel che è stato.
INTERVISTANDO STEVEN
Ciao! Com’è iniziato il tuo approccio alla musica?
Ciao a tutti voi, inizio con il ringraziare tutto il vostro team col cuore per il tempo concesso. Il mio approccio alla musica è iniziato con il bisogno di dire qualcosa. Sono sempre stato un ragazzo abbastanza introverso, che fatica a parlare dei propri problemi e sentimenti, tendendosi tutto dentro. Ho cominciato a scrivere canzoni/poesie per esternare quello che avevo dentro, capendo poi dopo quanto fosse terapeutico. Nella musica sono riuscito a trovare riparo, un posto dove potevo finalmente essere davvero me stesso senza filtri, quasi come un posto sicuro dove isolarmi quando ho bisogno di parlare.
Da dove nasce l’ispirazione per i suoni e per il testo?
Nasce tutto da un senso interiore di cercare qualcosa di veramente profondo, perché per parlare di emozioni quello che serve è guardarsi dentro. Mi sono letteralmente innamorato del pianoforte di questa base perché ho sentito quasi come se tirasse lui stesso fuori le parole dalla mia anima. Appena ho sentito le prime note mi sono messo a scrivere, ero letteralmente un fiume in piena di emozioni e parole che aspettavano solamente di uscire, tant’è che ho impiegato 20 minuti a scrivere il testo. la lirica, come potete leggere e sentire, riprende molto il cantautorato come scrittura, credo che questa “impronta” venga da ciò che ascolto e ho ascoltato fin da piccolo, ovvero artisti come Baglioni, Venditti e Battisti.
Dicembre parla di una storia finita male. Quanto è autobiografico il tuo lavoro?
Dicembre parla di una storia finita decisamente male, però arrivati appunto alla fine dell’anno bisogna fare i conti con se stessi e lasciare andare il passato, voltando pagina.
Ogni canzone che scrivo è autobiografica, scrivo ciò che vivo e sento in base a quel che succede durante un determinato periodo della mia vita. Si può dire quasi che canto la mia vita, se ascoltate la mia musica allora ascoltate pure me, vivo dentro le mie canzoni
“Il tempo non lo fermi, lo vedi scendere le scale”. Cosa vuoi dire con questa frase?
Con questa frase intendo dire che, anche se a volte vorresti fermare il tempo ad un attimo, felice o brutto che sia, non puoi farlo. Il tempo corre, è come una persona che ti dice addio, lo vedi scendere le scale e sai che non lo avrai più indietro.
La tua è senz’altro musica Indie e strizza l’occhio al cantautorato italiano. Cosa hanno in comune, secondo te, queste due realtà?
Sono convinto che l’indie sia il nuovo cantautorato italiano. È più moderno, suoni nuovi e talvolta complessi, però la scrittura e le tematiche, che arrivano dirette all’ascoltatore, sono simili, forse è proprio per questo che sono riuscito a immedesimarmi in esso.
Dove ti vedi tra cinque anni? Puoi parlarci di qualche progetto futuro?
Tra cinque anni? Bella domanda. Io non sono un tipo presuntuoso, anzi sono davvero autocritico e a volte troppo severo, però tra cinque anni mi vedo a camminare per strada con qualche mio amico e girandomi vedo sui muri le locandine del mio concerto imminente. Mi vedo agli instore per i firma copie, mi vedo sopra un palco a cantare insieme alla folla le canzoni che ho scritto e vedere negli occhi di loro l’emozione che ho io quando le scrivo. Ovviamente non mi fermo a un singolo o a due, ho lavorato intensamente per due intensi anni ad un progetto che rivelerò solo il prossimo anno. Per ora posso dirvi che non è finita qua e ci risentiamo presto, più di quanto possiate immaginare.
Cosa pensi dei video musicali? Cosa pensi regalino ad un brano?
I video musicali sono come le scene di un film e il brano il copione. Credo sia affascinante come, attraverso essi, si riesca a dare un’immagine ben definita delle emozioni che la canzone trasmette all’ascoltatore, servono quasi come un amplificatore.
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