PH: Mario Salanitro

Pandem: “I tramonti sono per tutti” | Intervista

Siamo tutti sulla stessa barca, anzi  per rendere ancora di più l’idea potremmo dire che tutti stiamo combattendo la stessa guerra.

In un mondo perfetto, addirittura utopico, non dovrebbero esistere differenze tra gli esseri umani, ma poi l’uomo ha inventato regole sociali, dottrine economiche, lingue diverse e situazioni storiche per le quali  qualcuno si sente in diritto di essere migliore degli altri.

Pandem, artista toscano con il cuore diviso tra Italia e Francia, ci osserva con “Au Coucher Du Soleil” dal punto di vista della natura e dei tramonti, visione che mette in risalto l’uguaglianza umana e il potere, forse ai giorni nostri dimenticato, di renderci solidali gli uni con gli altri, pronti a unirci insieme. La  musica si trasforma così in un linguaggio universale attraverso il quale tutti possono comunicare senza nessuna barriera fisica o ideologica.

INTERVISTANDO PANDEM

Pandem ha un significato o è un soprannome?

Pandem è una storpiatura del nome Andrea.

Mi è stato dato intorno al 2013 dal mio gruppo di amici, visto che ci divertivamo a storpiare la lingua parlata con parole inventate o uscite dall’universo hip-hop/reggae jamaicano.

Da Andrea ad Andre, Pandre, Pandru, Pandem.

Il suono di questa parola si addiceva alla mia personalità, alla mia energia contagiosa, quindi sono stato ribattezzato Pandem e me lo sono tenuto come nome, perché non c’è niente di meglio che mi rappresenti per adesso.

Con la pandemia per me ha preso un significato quasi profetico, come se fosse stato il destino a battezzarmi con un nome, che avrebbe poi acquistato una connotazione molto particolare in un preciso periodo storico.

Come fa la musica a unire popoli e persone?

La musica unisce con i suoni, con il significato delle parole, con gli strumenti e con i messaggi veicolati dall’insieme di tutto ciò.

Io con la musica cerco di aprire gli occhi.

Posso invocare l’unione, la solidarietà intorno ad una causa sociale come faccio con “Il Marinaro”. Posso mettere in luce la condizione di marginalità, nella quale la società ti obbliga a vivere se non fai parte di una categoria legittima, come nel “Le Chat de Gouttière”.

In “Panda No Bamba” viene criticato uno stile di vita legato al successo e la ricchezza materiale, tramite un’alternativa più terra terra, simboleggiata dalla mitica Fiat Panda. Questo ultimo singolo “Au Coucher Du Soleil”, mette in risalto l’uguaglianza umana di fronte al tramonto del sole. Il tramonto può essere visto come un fenomeno naturale universale conosciuto e vissuto da tutti, o come il tramonto delle nostra civiltà, che ci vede tutti uguali (almeno idealmente), davanti a questo declino progressivo.

Quindi come fa la musica ad unire popoli e persone?

Parla con loro.

Lo fa con degli stratagemmi sonori ed emotivi, per riuscire ad arrivare lì dove vuole, come uno strumento che svolge il suo compito.

PH: Matteo Neri

L’uomo moderno dovrebbe imparare a essere più solidale?

La solidarietà è un valore che dal suo boom del dopo guerra è scemato.

La competizione diffusa in molte aree della nostra vita quotidiana non lascia molto spazio a gesti e riflessioni solidali.

Ma nonostante tutto le persone riescono ad esserlo, chi più chi meno naturalmente. L’uomo è profondamente plasmato da società e dalla politica, credo che le società e le politiche moderne dovrebbero imparare ad essere più solidali.

Cosa rappresenta il soldato nel video di “Au Coucher du Soleil”?

È un personaggio come “Il Marinaro”. È una caricatura, un personaggio immaginario, quasi surreale.

È  il simbolo di un soldato che fa un percorso metaforico verso la pace, partendo dalle montagne nebbiose, ed arrivando sul mare al tramonto del sole.

In questo percorso la canzone accompagna il personaggio come se fosse la sua coscienza, come se una voce lo aiutasse a comprendere le contraddizioni della guerra ed il senso della pace.

 Mi piace usare personaggi simbolici nei miei clip, per la loro leggerezza, comicità e fantasia.

Il “Marinaro” conosce la libertà?

Il “Marinaro” è un personaggio libero e leggero, che descrive una situazione tragica con la spontaneità degna di un pescatore.

Ho creato questa figura per far passare un messaggio pesante, come quello delle morti nel Mar Mediterraneo, dando uno spunto di riflessione sulla critica di questo fenomeno. Cerco di far passare concetti complessi, scomodi e pesanti tramite questo universo surreale e delle sonorità orecchiabili.

pH: Matteo Neri

Perché hai dedicato una canzone alla Panda?

È una storia personale poi messa in chiave più ampia.

Fra gli amici, uno ha la magica fiat panda, proprio quella blu che compare nel clip.

Ecco, questa macchina ci ha accompagnato in incredibili avventure, e simboleggia anche un certo stile di vita, basato sul “ci si diverte con poco”.

Ho voluto prendere la palla al balzo per contrapporre questo principio del divertirsi con poco, a quello dei macchinoni, il lusso, la bamba, il successo etc.

È come fare un po’ di concorrenza a quel modello di vita, è per dare un’alternativa e fare vedere che uno può essere figo e vivere bene anche con una panda e la voglia di vivere.

Ti piacerebbe vivere un giorno da gatto?

Credo di aver vissuto qualche giorno da gatto nella mia vita, ma da gatto randagio, non di quelli che stanno comodi in casa.

Sarà perché mi sento un po’ come loro.

Il gatto è un simbolo che rispecchia alcuni valori della vita bohémienne che condivido.

Lo assimilo a chi, come i gatti randagi, non trovando il proprio posto nel mondo se ne crea uno proprio, ai margini di quello dominante. Da un lato è costretto a stare lì e dall’altro al suo interno è lui che decide il come starci.

Ho usato questa metafora per affrontare il tema della segregazione sociale in senso generale, utilizzando un animale che mi rispecchia nel carattere.

Francia e Italia trattano gli artisti allo stesso modo?

In Francia c’è il regime di intermittente dello spettacolo, in cui dimostrando un totale minimo di prestazioni annuali, ti viene erogato per l’anno seguente un indennizzo giornaliero in proporzione alla mole delle prestazioni compiute.

Che dire basta questo.

Sono tornato in Italia perché tante canzoni che ho scritto devono essere cantate qui, l’obiettivo resta comunque quello di esistere nei due pesi.

ASCOLTA PANDEM NELLE PLAYLIST DI INDIE ITALIA MAGAZINE