Alessandro Di Andrea: “Venite con me Sul Fortunadrago” | Intervista
Da un’idea di Alessandro Di Andrea, prende vita nel 2021 il brano indie-pop “Sul Fortunadrago”. “Sul Fortunadrago” nasce dall’esigenza di voler riuscire a dare forma all’illusione dell’amore onirico, quel tipo di amore che in un mondo dominato dai social, sembra verosimilmente possibile nella sua fittizia perfezione.
Talmente perfetto ed idilliaco che a volte preferiamo nasconderci in quella finta realtà per poter immaginare cosa sarebbe potuto essere se avessimo preso determinate scelte, vivendola grazie alla fantasia.
Abbiamo intervistato Alessandro Di Andrea per salire insieme a lui “Sul Fortunadrago”.
INTERVISTANDO ALESSANDRO DI ANDREA
Siamo davvero curiosi e vogliamo chiedertelo subito: cos’è il Fortunadrago? Come nasce l’idea per la canzone?
Il Fortunadrago è una creatura fantastica presente nel mitico libro e nell’altrettanto mitico film “La Storia Infinita”.
L’idea nasce con l’intento di voler parlare di un tema a noi assolutamente attuale, come l’amore onirico, legandolo ad un elemento che per molti di noi poteva far parte della nostra infanzia o adolescenza. Quale elemento migliore, che poteva racchiudere al meglio tutte queste caratteristiche, se non il Fortunadrago?
Riusciamo ancora a sfruttare la fantasia, in un mondo in cui la realtà è quasi sempre costruita sull’ideale?
Domanda molto interessante e intellettualmente stuzzicante, complimenti!
Partiamo col definire il concetto di “ideale”. Per essere il più riduttivo possibile, un costrutto umano figlio di un processo logico che tende alla ricerca del fattore comune della perfezione in un determinato ambito. Ora, vivendo in una società consumista e globalizzata come la nostra, che fondamentalmente si basa proprio sul principio di ideale, mi sento tranquillamente in grado di rispondere sì, oggi è ancora possibile sfruttare la fantasia nel mondo reale.
L’ideale non è altro che un frutto della nostra fantasia al quale proviamo ad ambire per sentirci soddisfatti ed appagati con noi stessi una volta raggiunto. Ma una volta raggiunto quel determinato ideale, ci poniamo un altro obiettivo superiore a quello appena raggiunto e così via, come se vivessimo in un loop infinito di insoddisfazione. Esattamente quello che richiede oggi la società, basti pensare ai messaggi degli spot pubblicitari dai quali siamo giornalmente bombardati.
Credere in un ideale è da sognatore e chi lo raggiunge sentendosi felice e appagato è semplicemente un vincitore che non ha mai smesso di crederci. Ecco perché mi definisco un sognatore che sogna di riuscire a dare voce ai sognatori.
Quanto c’è di personale in “Sul Fortunadrago”?
La storia in sé è fittizia. La protagonista del brano non esiste ed il testo l’ho scritto in modo che possa permettere una personale interpretazione e immedesimazione a chi lo ascolta ma allo stesso tempo ho voluto inserire diversi riferimenti a situazioni che ho vissuto realmente. O forse no? A voi la scelta.
Volevo trasmettere le stesse sensazioni all’interno del videoclip e fortunatamente, trovando un ottimo team di persone che ha voluto collaborare alla realizzazione (ovvero il team di Colibrì12art e i membri del mio team), ci siamo riusciti. Anzi, devo ammettere che il risultato ha sorpreso anche me e chiunque abbia partecipato alla produzione!
Qual è l’opera più fantastica che ha influenzato la tua scrittura ed immaginario?
Qualsiasi opera che trattasse “La Storia Infinita” come tema centrale per raccontare un qualsiasi tipo di immaginario d’amore. Basti pensare a “La Storia Infinita” dei Pinguini Tattici Nucleari o la versione di “Never Ending Story” presente in Stranger Things.
A livello visivo e grafico, studiando nell’ambito dell’Educazione della Formazione e lavorando a stretto contatto con bambini e adulti, mi sono chiesto: “Come posso rendere un tema tanto delicato nel modo più fiabesco e infantile possibile ma che allo stesso tempo non risulti ridicolo e banalizzante?” Et voilà, presto detto. Ho conosciuto Chiara Mongelluzzo, le ho spiegato la mia idea (prendendo spunto da uno scatto di una mia fotografa, Valentina Scipioni) e insieme abbiamo realizzato ciò che ora può vedere chiunque. Ci sentiamo tutti un po’ bambini di fronte all’amore, no?
Sono tutti concetti abbastanza pop che caratterizzano la mia generazione, in particolare la produzione degli ultimi anni.
La musica, per arrivare ad un pubblico più ampio, ha bisogno di fantasia o concretezza?
Ha bisogno della giusta dose di entrambi gli elementi. Sono del parere che un artista debba, in primo luogo, vivere determinate sensazioni, emozioni, situazioni e solo dopo può avere il compito e l’arroganza di provare a dar forma a qualcosa di così astratto ma così concreto della vita di tutti i giorni, della vita di ognuno di noi.
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