New Indie Italia Music Week #99

Ragazzi, panico sui viali
Sulle comunali, coi militari
E lo sanno già, sanno già
Che tra un’ora il mondo finirà
E lo sanno già, sanno già
Dove porta
Ragazzi, panico sui viali
Sulle comunali
Coi diti medi come pugnali (Ragazzi – Ibisco)

Dove ci porterà questo mondo? Potrebbe finire adesso, fra un’ora, domani forse mai. E noi? Quando finiremo? Finché avremo una canzone da cantare saremo vivi. Finché lo stesso fuoco di pace ci unirà portandoci a riempire le piazze per gridare al mondo intero che insieme i nostri inni e ai nostri propositi non svaniremo mai.

Scopri il tuo nuovo inno tra i migliori brani della settimana selezionati e recensiti per te dalla redazione.

 

Vita Facile (Album)

“Vita Facile” è il secondo album di Mox, cantautore romano di origini siciliane, che con lo stile da rockstar consumata che lo contraddistingue e con i suoi brani sempre scanzonati ma mai veramente leggeri, è entrato nelle preferenze degli ascoltatori del genere “Indie Italia”  sin dal 2018, anno dell’uscita di “Figurati l’amore”, il suo primo album. Sono trascorsi ormai quasi 5 anni dal suo esordio discografico, ma l’intenzione artistica è ancora quella genuina delle prime produzioni fatte di quesiti esistenziali e tentativi di equilibrismo mentale tra i grattacieli delle capitali d’Italia.

Mox si fa aedo postmoderno di vicissitudini metropolitane: ballare un bambo tra i Navigli, rischiare di fare l’amore per fare figli, partire per un weekend fuori città, sorridere alla vita anche quando ci regala limoni asprissimi, proferire parole d’acqua che dissetano gli interlocutori.

Con Mox, l’indie italiano si scrolla di dosso il grigio e il pessimismo cosmico che contraddistingue gran parte dei suoi interpreti, e si veste di colori nuovi. Sfumature di ilarità e speranza tra sorrisi agrodolci per stemperare l’amaro invadente della realtà.

(Salvatore Giannavola)

Mox: 7,5

 

Scatolette

“Scatolette” porta a galla una mancanza fondamentale, quella della musica vissuta in purezza senza leggi di mercato, sotterfugi o pubblicità accattivanti. Una mancanza che non è solo nostalgia dei tempi passati, ma anche una critica amara al sistema corrotto che ha trasformato quel senso di libertà e aggregazione in un business in cui conta in primis portare più guadagni possibili.
I Ministri lottano continuamente. Formano una resistenza che mira a mantenere in purezza sua maestà la musica, invitandoci a cantare con loro: “Voi ci volete comprare, noi ci vogliamo salvare. Ma ci volete davvero, non ci farete del male”

(Filippo Micalizzi)

I Ministri: 8

 

Macedonia d’ansia

I Legno ci regalano una canzone pop tutto romanticismo da serenata sotto casa o lacrima mentre la si canta con gli accendini in mano. Un pezzo un po’ alla Thegiornalisti nel 2016.

Il misterioso duo parla di difetti, che non sono, paradossalmente, sempre qualcosa di negativo. Perché, se ci pensiamo, anche quelli ci rendono ciò che siamo: “unici, soltanto unici” (semi-cit.). E in amore tutto questo non può che essere amplificato.
Ed è proprio questo il suo bello: non importa quante “macedonie d’ansia” ci faccia mangiare, quante paranoie ci tocchi ascoltare o quanto imperfetti siamo. L’amore è solo amore, “di tutto il resto io me ne fotto”.

(Benedetta Fedel)

Legno: 7

 

Pesca Noche

L’unione del duo elettronico Queen of Saba e dell’eclettico artista italo messicano Ganoona non poteva che farci avere alte aspettative. Aspettative che, senza ombra di dubbio, sono state appagate perché “Pesca Noche” è una vera e propria hit. Bassi che fanno vibrare il petto in una confusione palpabile, simile ad un giramento di testa da sbornia, resa precisamente in musica e parole. Fa sentire anche noi come se stessimo “cadendo dalle scale di Escher”. Un pezzo decadente, che non chiede il permesso e non vuole etichette di genere, perché è un mix sorprendente di contaminazioni.

In una notte vorticosa, in cui “piano, che mi gira tutto”, l’unico punto stabile che cerchiamo di raggiungere invano è questa indimenticabile Venere, protagonista di una rivisitata “Albachiara”, che appare e riappare. Una visione che appena intravediamo, scappa, si perde tra la gente. Ci scordiamo com’è vestita e poi la ritroviamo in un angolo con un altro.

E, incastrati in un famosissimo pezzo dei Talking Heads, per qualche motivo ci ritroviamo ad essere noi gli psycho killer.  “Ma cos’è? Scappa-pa-pa, scappa-pa-pa da me, babe”.

(Benedetta Fedel)

Queen of Saba, Ganoona: 9

 

L’arte del procrastinare

Questa canzone è stata scritta durante la pandemia, quando per tutti, ma soprattutto per gli artisti era impossibile mettersi lì a programmare impegni futuri, concerti o l’uscita di nuovi dischi perché vivevamo dentro una bolla d’incertezza costante, costretti solamente ad aspettare.

Ora la situazione sembra essere leggermente migliorata, però attenzione a non correre il rischio di dover accelerare per recuperare tutto il tempo perso,  dato che la fretta rischia di diventare cattiva consigliera.

Asja, vuole ricordarci che ogni cosa ha bisogno di tempo che cambia a seconda del nostro fuso orario interiore, per questo motivo solo ognuno di noi può conoscere se stesso e non deve sentirsi in dovere di essere reperibile 24 ore su 24. Piuttosto sarebbe meglio riflettere sempre di più sull’importanza di trovare dei momenti per godersi la vita come preferisce, lasciando da parte lo stress di vivere in funzione dell’orologio.

(Nicolò Granone)

Asja: 7

 

Quello che volevi

Svegliaginevra torna a sussurrarci nel cuore con l’inconfondibile voce leggera, la chitarra acustica e un ritornello ritmato che non ci dimenticheremo facilmente.

Questa volta racconta di una presa di coscienza, di un’accettazione: “Non sono più quello che volevi”. Lo ha capito da sola, durante uno di quegli incontri in cui ci si chiede “Come stai? Come te la passi?”, nella tacita speranza che non ci si odi più o che non ci si sia mai veramente odiati.

“E poi mi chiedi come sto, tu me lo chiedi, ma non so nemmeno dirti le cose che sento. E poi mi chiedi come sto, tu me lo chiedi, ma non ho nemmeno voglia di parlare adesso”.

Ci sono volte in cui dirsi addio non è bastato e bisogna far passare tempo prima di accettare l’inevitabilità della fine. Svegliaginevra ci insegna che a volte bisogna accorgersene da soli, nella banalità delle cose che continuano a girare anche quando noi non le vogliamo vedere, e capire che “non è più la soluzione cantare ogni volta la nostra canzone”.

(Benedetta Fedel)

Svegliaginevra: 7,5

 

Giovani Vecchi 

Il normale flusso temporale è stato alterato. Ci troviamo in una dimensione stramba in cui le nonne ci scrivono su whatsapp e noi giovani abbiamo smesso di andare alle feste per guardare C’è posta per te…  Sono stati gli adulti della generazione precedente alla nostra a incasinare tutto: si sono comportati come bambini, lasciandoci una marea di problemi da risolvere. 

Così ci siamo trasformati in giovani già vecchi, pieni di acciacchi e con la responsabilità di risistemare il mondo. Se è questo il destino che ci è capitato, almeno lo affronteremo con la giusta colonna sonora: il nuovo singolo di Matteo Alieno. Un pezzo attuale che parla di tutto questo, ma in chiave super ironica, con un pizzico di dance. Ascoltare con cautela: potreste cantarla tutto il giorno.

(Vernante Pallotti)

Matteo Alieno: 8,5

 

UMMA

Cassa dritta e atmosfere underground: questo il nuovo singolo di Bluem, “UMMA”. Un titolo che è anche l’onomatopea che accompagna la base ritmica del brano, che si mescola a suoni campionati, a discorsi in inglese inseriti meno per il significato quanto per il senso di unità che riescono a conferire al brano.

“UMMA” si aggiunge alla costellazione di nuove uscite dell’artista sarda che nel 2021 abbiamo contato insieme a lei giorni della settimana fino a sfociare nella “NOTTE” più colorata dell’anno. Con “UMMA” non ci resta altro che ballare.

(Ilaria Rapa)

Bluem: 7,5

 

Persol

Andare al museo indossando gli occhiali da sole per nascondere l’after? Check! Risponderebbero gli Aftersalsa e Ibisco nel loro nuovo singolo insieme “Persol”.

“E non ascolto quello che dentro, e non ricordo quello che ho perso” dice la canzone, che ci ricorda che molto spesso perdere la lucidità può giocare brutti scherzi…non solo di memoria. “Persol” è una canzone romantica che cerca di raccontare l’amore e la perdita dello stesso attraverso sonorità pop e urban. Una canzone che invece non dimenticheremo facilmente!

(Ilaria Rapa)

Aftersalsa, Ibisco: 7,5

 

Fragole e rock’n’roll

“Fragole e rock’n’roll” sembra essere il nome del drink della nostra vita. Il sapore dolce-aspro ed il rosso della fragola rappresentano la nostra anima sempre inquieta, ma che arde di amore da ricevere e da donare. Un’anima che riesce ad esplodere di vita grazie all’energia del rock’n’roll e a stridere per un dolore provato.

Pablo America con il suo nuovo singolo ci invita a brindare a noi stessi e a tutto quello che ancora deve accadere senza se e senza ma!

“Siamo sospesi in questo spazio-tempo, siamo confusi da ciò che abbiamo dentro”.

(Alessandra Ferrara)

Pablo America: 7

 

Osiride (Album)

Con il suo nuovo album Nashley presenta lavori già usciti e inediti intitolando nuovamente il tutto a una divinità egizia, Osiride (nel 2021 ci aveva già fatto pregustare alcuni brani in Iside e Seth).

In “Osiride”, infatti, è come se Nashley tirasse le somme di questo percorso, raccogliendo 13 brani accomunati da immagini e sentimenti. Tristezza, paura, malinconia, amori disillusi e impossibili, cicatrici e fumo: sono il ritratto di una generazione giovane, quella a cui Nashely parla in prima persona plurale, come se si sedesse al fianco di ogni ascoltatore e mettendogli un braccio attorno alle spalle gli dicesse “noi che siamo in mezzo ad un mare, noi che siamo senza riparo” (“Senza Vertigini” feat. Fasma), siamo tutti sulla stessa barca e condividiamo gli stessi dolori.

L’album si apre con un delicatissimo pianoforte (“Ali – Intro”) per poi farci viaggiare in un mondo che, pur rimanendo fedele alla matrice rap e hip hop soprattutto nelle basi, è fatto di melodie e ritornelli orecchiabili (come ad esempio in “Rosa” e in “Perdermi di Nuovo” feat. Anna Tatangelo), jingle che facilmente rimangono impressi, ma anche distorsioni più alternative rispetto a ciò che ci si aspetterebbe da un simile prodotto.

Ci troviamo forse di fronte a un nuovo portavoce generazionale nella scena musicale italiana?

(Eva Ceccarelli)

Nashley: 7

 

Follia

“Non so dirti più se questo è amore o soltanto follia” canta Palmitessa nel ritornello del suo nuovo singolo, intitolato per l’appunto “Follia” (prod. Charlie Charles). Ed è proprio una storia d’amore folle, malata, tossica quella che viene raccontata verso dopo verso dalla giovane cantante pugliese.

Diversamente da come ci si aspetterebbe, però, queste constatazioni di amara infelicità sono accompagnate da basi elettroniche, versi rap e parentesi spagnoleggianti sia nel lessico che nella ritmica, che danno più l’idea di un brano da cantare dondolando sotto cassa con un cocktail in mano che piangendo soli in casa ricordando una storia d’amore opprimente.

Non resta dunque che accogliere questa narrazione piacevolmente alternativa e lasciarsi trasportare dalla voce di Palmitessa!

(Eva Ceccarelli)

Palmitessa: 6,5

 

kitch[end]asolo

È un originale gioco di parole a fare da titolo al secondo singolo di Gianni Scacco sotto lo pseudonimo di thevoto. Il brano, prodotto da heysimo come il precedente “[nonesisti+]”, è notevolmente orecchiabile ed efficace nella ritmica e nella melodia, con chill vibes pressoché costanti che non rendono però il tutto piatto o monotono.

Il mood offerto dalla base, infatti, è perfettamente coerente con le immagini che thevoto presenta: ci parla di un senso di abbandono e malinconia, di rimpianti, di sentimenti che il mese di settembre sembra solo accentuare.

La scrittura diventa, quindi, una sorta di redenzione: thevoto non fa altro che raccontarci la genesi di una canzone, di come il dolore lo prenda per mano e lo accompagni nella solitudine della “kitchen”, dove altro non resta da fare che scrivere. E a noi non resta altro da fare che prendere parte a questa magia.

(Eva Ceccarelli)

thevoto: 7,5

 

No no, grazie a te

“Di lavoro spaccio ansia”

Domande e risposte di circostanza in “no no, grazie a te” nuovo progetto di Ziliani, che attraverso il suo tipico sound funky anni ’80 ci trasporta in una dimensione disco che ci proietta la nostra testa quando dobbiamo fare nuove conoscenze.

Il disagio delle chiacchiere superficiali è perfettamente descritto da Ziliani, che si sente fuori posto quando non è su un palco e non riesce a sostenere lunghe conversazioni, almeno, non senza perdersi almeno una volta. Un brano che musicalmente ci entra in testa dal primo secondo, un testo che fa riflettere su quanto ultimamente le poche interazioni sociali ci abbiano portato all’incapacità di comunicare dal vivo con le persone, Ziliani è un po’ tutti noi e “becchiamoci qualche volta!” “si si, certo!” è diventato il nostro mantra preferito (spoiler: non ci vedremo mai più).

(Margherita Ciandrini)

Ziliani: 8,5

 

Vengo dalla pioggia

Una ballad introspettiva quella di Jacopo Et, che si racconta e prova a decifrarsi nel suo nuovo singolo “Vengo dalla pioggia”.

“Sono anche resistente all’acqua, impermeabile, sarà per questo che non piango”, dopo tante cadute, la nostra pelle si indurisce e spera di non essere più scalfita, ma noi rimaniamo gli stessi, sarebbe bello a volte “essere una testa di cazzo” come vorrebbe Jacopo Et ma rimaniamo sempre quelli che soffrono d’insonnia a causa di tutti i pensieri che hanno e allora “sparami alle tempie così mi addormento”.

Un crescendo di suoni ed emozioni, che inizia e finisce allo stesso modo, “vengo dalla pioggia” ci fa provare il brivido di essere molecole d’acqua per qualche minuto e magari anche noi, prima o poi, smetteremo di piangere.

(Margherita Ciandrini)

Jacopo Et: 8

 

Tornano sempre (Album)

Capita spesso di pensare di aver superato un periodo difficile fatto di pensieri negativi, ma alla fine questi “Tornano sempre”

Bisognerebbe quindi impara a vedere il mondo da un altra prospettiva e così la band campana Yosh Whale decide di trasformarsi in una “Rondine” che guarda dall’altro le nostre città, confondendosi tra grandi palazzi superaffollati e la periferia che si mischia alla natura della campagna.

L’essere umano però non riesce ad osservare quello che succede, rimanendo neutrale, ma è costretto a decidere se nuotare nel “Mare” o nel “Fango”.

(Nicolò Granone)

Yosh Whale: 7

 

Chi può

Un sound destrutturato accompagna la voce sospirata di Marta Tenaglia, che con “chi può” denuncia una disparità di genere purtroppo ancora all’ordine del giorno. Sono ancora troppi gli sguardi, le parole, le azioni violente verso le donne che, di riflesso, ogni volta che escono di casa, sono sempre all’erta e sulla difensiva, così come lo sono durante la giornata ogni volta che si confrontano con un uomo.

Un brano forte, che ci fa fermare a riflettere su quanto la disparità uomo-donna sia una voragine che stiamo cercando di colmare facendo un minuscolo passo dietro l’altro, ma che risulta ancora abissale. C’è veramente “chi può e chi non può” e Marta Tenaglia con il suo brano cerca di abbattere questi confini invisibili che ognuno di noi ha attorno a sé.

(Margherita Ciandrini)

Marta Tenaglia: 8

Viva la paura

È fuori dal 2 marzo “Viva la paura” ultimo singolo dei Loren, che aggiunge un tassello al nuovo progetto intrapreso dalla Band nell’ultimo anno.
“Viva la paura” è un modo per esorcizzare in un certo senso quella stessa dandogli il valore che si merita. Spesso ci viene fatto intendere che provare paura è sintomo di debolezza, quando in realtà è proprio quella che ci rende umani in tutto e per tutto. i Loren ci fanno capire che bisogna abbracciare questo sentimento, trasformarlo in altro, per riuscire poi ad essere migliori. Un vero e proprio inno al rendersi umani in una società che ci vuole sempre più superuomini.

(Filippo Micalizzi)

Loren: 8

 

Hai mai corso una maratona lunga 16 anni? (Album)

Dopo il singolo “Funerale”, il cantante genovese Stefano Giacomazzi torna con un suo primo EP in chiave più pop ma pur sempre delineata da un’impronta punk-emo. L’atmosfera rimane sempre molto intima, l’autore lascia sempre abbastanza spazio ad una parte strumentale che ci da modo di entrare direttamente nella sfera intima più recondita dell’artista. Il filo conduttore è l’adolescenza, la maratona di sedici anni di cui fa riferimento il titolo, vissuta con tutte le fatiche che spesso quell’età di passaggio così delicata porta. Ciò che incuriosisce è come Giacomazzi si racconti riuscendo a mettersi totalmente a nudo: non ha infatti timore a rivelare che ha sempre cercato di nascondersi invece che di scappare, preferisce rimanere a guardare anche se ciò gli provoca ulteriore dolore e senso di inadeguatezza.

“E nasconderò le pare come fossi dentro un film
Mentre fingo di annegare, nella notte le vetrine”

L’EP è composto da sei brani di cui soltanto due posseggono la lunghezza standard della musica leggera, Giganti e Graffio. Nell’intro troviamo solo l’arrangiamento di una chitarra acustica accompagnata da voci lontane indistinte da cui possiamo cogliere da spettatori distanti una situazione problematica di abbandono mentre l’outro è un pezzo parlato che prende quasi la forma di una poesia.

(Bianca Cela)

Tana Combinaguai: 7

 

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