Cerchi | Indie Tales

Cerchi | Indie Tales

Non riesco nemmeno a spiegarmi cosa sia successo, ma forse è impossibile per tutti da capire. Giro per casa senza una meta, accendendo sigarette che lascio a metà dimenticate nei posacenere o sulle finestre. Sono le tre di notte e nella mia testa le immagini degli ultimi anni scorrono senza fermarsi, come frame di un film. Solo che non riesco a cambiare canale. 

I weekend passano sempre uguali. Al bar con gli amici di sempre e con le solite birre, a parlare dei nostri problemi inutili, o meglio, a nascondere i medesimi problemi, come polvere sotto il tappeto o come brutte cicatrici coperte da ancora più brutti tatuaggi. 
I problemi però ci sono, ci sono eccome, ma preferiamo fingerci forti o alternativi, come se niente scalfisse la nostra corazza da duri. Probabilmente a vederci da fuori sembriamo solo dei cazzoni.

È proprio in una di queste serate del cazzo che ti ho vista di nuovo, fuori dal tuo bar preferito, così vicino al mio, bella come sempre. 
I capelli liscissimi, più lunghi del solito, raccolti in una treccia e quell’anellino al naso che sembrava quasi brillare. Ti ho vista ridere con le tue amiche e arricciare il naso in quel modo così carino che tua madre odia. Non so se mi hai visto o se hai finto di non vedermi, ma non posso negare che io invece ho fatto molta fatica a smettere di guardarti. 

Avevo promesso a me stesso che avrei smesso di cercarti e così ho fatto nei tre mesi appena passati. Di te mi rimangono solo i ricordi, quelli belli, ma anche le litigare più o meno inutili. 
Ti avevo promesso che non mi sarei più incazzato quando ti vedevo con gli altri o che avrei provato a essere meno geloso, ma era una stronzata. Mi conosco, passavano due giorni  e uno sguardo di troppo mi riportava in fondo. Che cretino. 

Litigavamo e tu piangevi. Odiavi farti vedere da me, ma poi ti abbracciavo e con il massimo della convinzione che potevo mostrare ti ripetevo “Stai tranquilla, prima o poi passerà”. Anche a te piaceva fingerti più dura di quanto realmente sei. Nella mia testa però riuscivo solo a pensare a quanto fossi bella quelle rare volte in cui ti mostravi fragile, perché sapevo che ero l’unico che poteva vederti così.

Stai sprecando il tuo tempo” mi dicevi, ogni volta che volevo mollare tutto e andare a lavorare con mio padre, o quando mi vedevi bere troppo la sera invece di rincorrere i miei sogni. Sapevo anche io che qualcosa non andava, cercavo semplicemente di posticipare l’inevitabile. 

Poi mi hai lasciato, hai detto che non ci stavo provando abbastanza. Non riuscivi nemmeno a vedere i sacrifici che stavo facendo per noi due che siamo due persone mai felici. È proprio per questo che ci siamo sempre trovati, completandoci a vicenda in un modo che solo noi capivamo. Ma andava bene così. 

Non sei mai riuscita a convincerti che anche io avevo dei sentimenti, alcuni spenti e alcuni vivi, ma che bruciavano, bruciavano dannatamente. 

Volevi che ti cercassi, che ti guardassi come fossi l’unica cosa bella nel mondo, e io lo facevo, davvero. Ti pensavo costantemente ma forse alla fine eri tu quella che non riusciva a uscire da quella spirale di problemi che creavamo inutilmente. Sembrava di vivere in un loop, continuavamo a girare in cerchio, con le nostre urla che si confondevano con i cerchi di fumo di quelle sigarette che non finivamo mai. 

Di te ero innamorato, cazzo se lo ero. Forse sarebbe più corretto dire che lo sono ancora ma non sarebbe giusto nei tuoi confronti o nemmeno nei miei. Non ho più certezze e la colpa è solo tua. Colpa dei tuoi occhi verdi e delle tue battute che non facevano mai ridere, eppure io riuscivo a ridere anche solo per il modo in cui ti fingevi offesa o cercavi di farmi sentire in colpa. 

Quante cose che non ti ho mai detto, per paura di una qualche reazione sbagliata e che scemo ora, a ripensarci ossessivamente mentre potrei alzarmi da questa sedia e correre da te. Ma non lo faccio perché ora tocca a te, voglio sia tu a cercarmi.

Bevo un altro sorso di birra mentre ti guardo andare via, senza voltarti indietro o salutarmi ed è quello il momento in cui mi rendo conto che nonostante tutto, a me va bene anche stare tutto il giorno ad aspettare solamente il tuo ritorno. 

Racconto liberamente ispirato al brano Cerchi di Meli