Riccardo Morandini

Concept By Luca Morandini

Riccardo Morandini: “Il Leone Verde è un disco metafisico” | Intervista

Riccardo Morandini è l’artista di cui abbiamo bisogno, almeno subito prima dell’arrivo dell’estate. In un momento in cui tutti cominciano lo sprint per il “singolone”, Morandini dà alla luce l’album “Il Leone Verde”, un’opera composta da 7 brani. Concetto, estetica ed immaginazione assumono forme diverse con un fine unico, diventando un risveglio dei sensi per tutti coloro che sanno gustarlo. Una goccia di limone sulla lingua: potrà piacere o non piacere, ma non ci lascia di certo indifferenti.

Il Leone Verde rappresentato nell’atto di divorare il sole, è il simbolo alchemico del vetriolo: un solvente in grado di fondere anche il metallo più tenace (l’oro simboleggiato dal sole). Nell’interpretazione psicanalitica dei processi alchemici, ciò può voler dire ammorbidire gli aspetti più duri dell’Ego. E’ questo infatti il filo conduttore che attraversa il disco.

L’ispirazione musicale è molto varia e riflette il personale percorso musicale di Morandini, musicista eclettico e trasversale. Nell’album incontriamo quindi: ritmi samba, ipnotici bordoni psichedelici, chitarre col fuzz schiettamente rock, contrappunti classicheggianti, armonie jazz e poliritmie afro-cubane.

Intervistando Riccardo Morandini

Raccontaci il processo compositivo dei brani che si consolidano nell’opera unica “Il Leone Verde”

Di solito parto molto classicamente da un giro di accordi e da una melodia, piano e voce o chitarra e voce. Del testo, un nucleo iniziale arriva insieme alla musica e spesso il resto viene completato in una fase successiva. Un’eccezione è stata il brano “Menade” dove il processo è stato diverso: sono partito da un intreccio di percussioni scritte su un software, e infatti la componente preponderante del pezzo è quella ritmica.

Parlando di contenuti, essendomisi presentato un filo conduttore comune ai primi brani che ho scritto (non è un disco con l’unitarietà di un concept, ma c’è una linea guida contenutistica), nei testi seguenti ho cercato di esplorare altre sfaccettature di quella tematica (l’alleggerimento dal peso dell’individualità).

Qual è il posizionamento di un album concettuale in un mercato musicale che vive di streaming e singoli?

I singoli relativi al disco li ho fatti uscire anch’io, ed è una prassi utile a rimanere attivi sui social, e sono pure presente in tutte le piattaforme di streaming, adeguandomi alle regole del mercato attuale. Sicuramente “Il Leone verde” non è un disco particolarmente alla moda a livello di sonorità ed è piuttosto serio nell’approccio ai testi.

Non è un disco pop, se con ciò si intende una patina sonora molto attenta all’attualità e dei testi catchy e con slogan facilmente assimilabili. Penso possa piacere ad un pubblico appassionato della canzone d’autore e di certe sue contaminazioni che guardano al prog.

 

Qual è la tua idea di “artista” inteso in senso assoluto?

Un’idea molto umile. Penso che chi ha il privilegio di perdersi, quasi in meditazione, nella produzione di un manufatto (che sia musicale, pittorico, letterario, fotografico…) è già artista. Poi ci sono vari modi di esserlo. A volte si considerano artisti solo gli innovatori e i visionari, ma penso che l’arte sia fin troppo schiava della necessità di avanguardia.

Personalmente non considero da meno i manieristi, chi è perfetto nella scrittura e nell’esecuzione di un genere, anche se non “innovativo”. Forse l’innovazione è un po’ retrograda. Nella contemporaneità c’è spazio per infiniti universi paralleli “di maniera” e uno deve solo trovare quello dove si sente più a suo agio, a prescindere dalla moda del momento o dall’attualità della cosa. Certo senza rinchiudersi troppo in una bolla anacronistica. O forse si?

Riccardo Morandini
Concept by Luca Morandini

La musica di Riccardo Morandini è “libera dal tempo e dallo spazio”? Quanto conta il materiale nelle tue composizioni?

Il “materiale” inteso come materia sonora, effettivamente conta meno che per altri compositori che partono dal timbro puro. Di solito il mio processo compositivo ha origine nella parte astratta della musica (melodia, armonia, ritmo) e il timbro arriva al momento dell’arrangiamento. Appunto per questo mi sono rivolto a Franco Naddei in fase di produzione, un vero maestro della ricerca timbrica, che tuttavia non perde mai di vista anche gli aspetti “immateriali” (compresi quelli testuali) della forma canzone.

Anche per quanto riguarda i testi, questo disco è particolarmente “metafisico” e lontano da riferimenti alla realtà materiale o alla contemporaneità. Il mio primo EP “Eden” era un po’ più calato nella storia, col “Leone verde” siamo in un luogo atemporale.

Un album come “Il Leone Verde” trova la sua collocazione anche in ambito puramente live: hai date in programma o progetti che vorresti comunicarci?

Al momento sto organizzando delle date di presentazione per l’estate e mi sono iscritto ad alcuni concorsi per la canzone d’autore. Nel caso avessi novità ve lo farò sapere!

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