PH: Alessio Pedoni

Meatball: “Esseri umani. Non sanno niente sulla galassia, sono piccoli punti nella storia” | Intervista

La musica di Meatball, compositore italiano è un viaggio alla scoperta di due universi: lo spazio infinito del cosmo regolato dalle leggi della fisica e della scienza, ma anche quello che ognuno di noi ama creare all’interno di se stesso, fatto di paure e amori che si mischiano nella vita di tutti i giorni.

Il primo disco di questo artista, dal titolo omonimo, è composto da 7 tracce in inglese più 1 in italiano, presenta un arco narrativo ricco d’atmosfere suggestive, dando spazio all’ironia senza però dimenticare momenti intimi e di riflessione.

A questo progetto, oltre a Meatball, hanno collaborato altri artisti, con ognuno che è riuscito a portare il proprio punto di vista, in modo da far scoprire agli ascoltatori nuovi orizzonti musicali.

INTERVISTANDO MEATBALL

Come nasce Meatball e quanto è importante la contaminazione per questo progetto?

Meatball è il mio alter ego. Mi occupo di musica per professione, in ambiti da cui può essere complicato staccarsi, e Meatball nasce dalla necessità di dare spazio a linguaggi e sonorità che normalmente mi è impossibile esprimere. L’album è un progetto volutamente, e palesemente, ispirato al mondo musicale degli anni ’80, per cui parlare di contaminazione sarebbe eufemistico. Siamo comunque tutti il prodotto delle nostre esperienze, non posso quindi nascondere di aver portato in queste canzoni gran parte del mio bagaglio musicale: dalla musica classica e operistica al rock progressive, dalla musica per film al moderno pop elettronico, con in mezzo Peter Gabriel, Elton John, Vangelis, The Weeknd, Queen e tanti, troppi altri.

L’essere umano non ha ancora compreso l’immensità dell’universo che lo circonda ?

Magari può averlo compreso, ma se la fa sotto a pensarci su. Siamo capaci di una fantasia senza limiti, ma quando la realtà ci si para davanti in tutta la sua violenta concretezza, siamo poi in grado di affrontarla? O preferiamo rifugiarci in un nostro microcosmo di autoconservazione, lasciando fuori tutto il resto? Cosa siamo disposti a raccontarci, a cosa siamo disposti a credere, pur di chiudere gli occhi e far finta di non vedere quello che ci accade attorno? Questo è in poche parole quello che racconto nell’album.

Tutte le canzoni del disco sono in inglese tranne “Fiore d’argento” come mai è presente questa eccezione?

Le otto canzoni, susseguendosi nel loro ordine, creano un piccolo viaggio, per certi versi introspettivo. “Fiore d’argento” si colloca nel momento in cui ci si sofferma a ripensare al passato, cercando in esso contemporaneamente forza e conforto, e lavorandoci su con Marta Pedoni, autrice del testo, ci siamo detti: “quale modo migliore, in un album completamente in inglese, di tornare figurativamente alle proprie radici, di ritrovare sé stessi, se non quello di usare la nostra lingua madre?”

Cosa vuol dire esplorare se stessi?

Vuol dire essere disposti a farsi delle domande, ma soprattutto a darsi delle risposte. Queste risposte possono non piacerci, o non piacere a chi ci sta attorno. Vuol dire comprendere e accettare il passato, i nostri errori, le nostre perdite, i nostri rimpianti. Vuol dire scegliere cosa portare con noi e cosa lasciare indietro per poter andare avanti.

Che rapporto esiste tra spazio e tempo?

In fisica, il rapporto tra spazio e tempo è la velocità. Nel nostro quotidiano, la velocità è un parametro fatto di percezione, e quindi soggettivo: ognuno di noi percepisce il proprio tempo in maniera totalmente diversa, in base anche a mille varianti di volta in volta differenti. Tra esseri viventi queste differenze si acuiscono, basti pensare a come il tempo viene percepito in maniera diversa da un elefante o da una formica. Per noi esseri umani il tempo che corrisponde ai nostri 80/90 anni potrebbe essere definito come una vita intera. Citando invece la prima canzone dell’album “Light the stars”: “Esseri umani. Non sanno niente sulla galassia, sono piccoli punti nella storia”. Spazio, tempo e velocità, se proporzionati alle dimensioni e alla storia dell’Universo, sfidano i limiti della nostra immaginazione, quasi ci spaventano, ma è anche questa una questione di percezione: tutto ciò che non conosciamo, che ci è estraneo e incomprensibile, può spaventarci e porci davanti a dei bivi e delle scelte, non contano le dimensioni effettive ma la percezione che ne abbiamo. E se le nostre scelte ci porteranno o no da qualche parte (spazio), se sarà difficile affrontarle (quanto tempo ci vorrà), e quanto intensamente le affronteremo (velocità), sarà solo questione di percezione. Rigirerei allora a tutti la domanda: “Vi sentite di aver vissuto una vita lenta o veloce? E perché?”

PH: Teleregione Live

Nel mondo di oggi è sempre più difficile riuscire a costruire una via di fuga per evadere dalla routine del quotidiano?

Direi esattamente l’opposto: quelle che erano le vie di fuga sono diventate il nostro quotidiano. Vediamo persone di ogni età perdersi letteralmente nei social media, non riuscire più a distinguere vero o falso, attendibile o frutto di fantasia, benefico o nocivo. Quello che è difficile è ritornare alla realtà. Nel dubbio, meglio ascoltare Meatball!

Che galassia è quella della musica in Italia?

È una galassia in cui non sempre le stelle più luminose sono quelle più visibili a occhio nudo.

Tre regole per organizzare un viaggio last-minute?

N.1: Decidi di partire

N.2: Parti

N.3: Non dimenticare il deodorante, per favore.

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