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Alfiere: “Non rimandare, Today è il giorno giusto” | Intervista

“Today is not a blue day”

Alziamoci dal letto pensando che oggi sarà il giorno giusto per andare verso i nostri sogni, lasciando da parte tutti i possibili ostacoli. Proviamo ad abbandonarci all’ottimismo più sfrenato, senza dimenticarci di essere noi stessi con tutti i nostri pregi e perché no, anche i difetti.

Alfiere sceglie di pubblicare “Today”, primo brano in inglese,  come anticipazione di un disco interamente in italiano che uscirà a brecve, solamente perché sentiva il bisogno di farlo. Probabilmente ci ha pensato un po’ su, si è confrontato con amici e collaboratori, ma poi ha deciso di fare uscire questa canzone, magari andando fuori da serrate leggi editoriali, ma l’importante era fare qualcosa che lo avrebbe fatto stare meglio.

Ecco la morale di questa canzone  è scegliere ogni giorno la felicità, anche se non tutto gira alla perfezione, perché per iniziare un cambiamento bisogna partire il prima possibile, “Today”, smettendola di vedere il futuro solamente come una speranza, dove tutto può essere rimandato.

L’ultimo singolo quindi è un punto di arrivo nel percorso di consapevolezza di sé, più volte affrontato dall’artista nei suoi lavori. Un testo autobiografico che racconta di una serenità conquistata a piccoli passi, grazie a esperienze che hanno lasciato un segno, ma che hanno permesso all’autore di comprendere meglio la propria strada e le proprie necessità.

INTERVISTANDO ALFIERE

Perché i giorni più tristi vengono definiti blu?

Mi pare derivi dall’accostamento del colore blu alle lacrime in un poema medievale, non ricordo di chi. Anche nel noto film “Inside Out” tristezza è blu. Forse nel senso comune è, in media, il colore che si associa più facilmente a quest’emozione.

Il riferimento certamente noto riguarda però il blues e le famose blue notes: nei canti popolari usava accostare ad accordi maggiori alcune note abbassate di un semitono. La scala minore dà subito un senso di profondità, serietà, malinconia.

Per uscire da una brutta situazione bisogna avere fiducia in sé stessi, ma quanto è difficile?

È una domanda complessa, come lo sono le persone. Dipende. La fiducia in sé stessi è una torre che si inizia a costruire da bambini e dipende, oltre che dal proprio temperamento, dalle relazioni con gli adulti significativi e con i pari, dai rimandi che ci vengono dati giorno per giorno. Penso che per uscire da una situazione difficile aiuti certamente credere nelle proprie risorse, ma anche sapere di avere legami solidi su cui poter contare.

Come mai nel prossimo disco che uscirà hai scelto di inserire “Today”, unica traccia in inglese?

Perché è nata così, in modo spontaneo, e tradurla soltanto perché normalmente non si pubblica un brano inglese in un EP in italiano mi sembrava una forzatura. Ci ho provato, quando mi è stato sconsigliato, ma sentivo di averla snaturata. Così ho deciso di dare più importanza al messaggio e al sentimento e meno alla lingua. Poi ho scoperto che altri artisti, anche molto famosi, lo hanno fatto e mi sono messo l’anima in pace.

PH: Matilde Tortorelli

Com’è la tua giornata tipo?

Non avere una giornata tipo. Ho fatto sempre molta fatica a stare nella routine. Ci sto stretto, soffro. Non potrei mai fare un lavoro da dipendente con orari e luoghi uguali tutti i giorni, impazzirei. Le mie giornate variano molto: ho diversi studi dove seguo i miei pazienti come libero professionista, in Liguria e Lombardia. Collaboro con l’università di Pavia e poi con i miei colleghi e la mia associazione ideiamo progetti per la scuola e per le famiglie o incontri di formazione. Il tempo per le relazioni importanti va cercato e preservato, come gli impegni sull’agenda, è un bisogno inderogabile. E poi c’è la musica!  È sicuramente più facile vedermi fuso che annoiato!

I social network hanno dato più peso ai giudizi?

Intanto hanno allargato l’audience in modo esponenziale. Tutto, il positivo e il negativo, dunque giudizi, umiliazioni e prevaricazioni incluse. Tutti posso vedere… e un contenuto può rimanere online per sempre anche se lo si cancella. Rispetto al contesto di una classe, di un luogo di lavoro, di un gruppo di amici o di una piccola comunità è qualcosa di estremamente diverso e imprevedibile. Gestire una tale portata, sia da un punto di vista emotivo che di competenza digitale non è stato e non è facile. Tanti ragazzi, pur nativi digitali, non hanno gli strumenti per far fronte a questa sfida e le famiglie e le scuole tanto meno. Si impara dopo, lentamente, troppo rispetto alla rapida progressione dei social.

E poi hanno creato nuovi bisogni e forse questo aspetto, che in apparenza sembra più innocuo di un fenomeno di cyberbullismo, è però più radicato nella quotidianità. Stiamo diventando schiavi dell’apparire, del competere, del dover essere sempre pronti, all’altezza di una nuova sfida e delle aspettative della community.

Che rapporto hai con i tuoi difetti?

In passato molto negativo. Un’autocritica troppo severa che creava conflitto. Oggi buono. Ho fatto pace con i miei tratti, anche quelli più ostici. Cerco sempre di migliorarmi, di smussare gli angoli. Bisogna. Ma sono più paziente e clemente con me stesso. Mi voglio più bene.

È sempre complicato affrontare temi legati alla salute mentale? Perché nella nostra società c’è questo tabù?

Lo è sempre meno, ma ancora molto. Troppo per il tempo in cui siamo. Non solo perché ci sono molte più informazioni a disposizione, ma anche perché il nostro momento storico dovrebbe renderci palese che prendersi cura dei propri pensieri, emozioni e comportamenti è un bisogno naturale, un dono che facciamo a noi stessi e a chi ci sta intorno. Ci sono diversi ostacoli. Chi è riuscito a sganciarsi dall’idea che il dolore debba essere solo organico ha però a volte questo senso di onnipotenza che gli suggerisce “io ce la devo fare da solo”. Come se poi lo psicologo fornisse soluzioni al posto tuo.

Lo psicologo semmai offre punti di vista alternativi, guida l’esplorazione personale, aiuta a ricostruire esperienze, definire e raggiungere obiettivi. Supporta nei periodi più difficili che tutti, per diversi motivi, attraversiamo. Ma mettersi in gioco è difficile. Perché richiede consapevolezza e impegno e bisogna sentirsi pronti.

ASCOLTA ALFIERE NELLA PLAYLIST DI INDIE ITALIA MAGAZINE

 

Nicolò Granone

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