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Nel “Capodanno” di Rick Weston | Intervista

Rick Weston ci ha parlato del suo “Capodanno” fuoristagione.

L’ultimo brano dalle sonorità tra l’elettronica e il rock vuole essere la descrizione di una serata che degenera in un loop di immagini scaturenti da un momento ben preciso: quello in cui Rick rivede lei, inaspettatamente, proprio l’ultimo dell’anno.

Tra alcol e pensieri intrusivi, amici e notti di passione, “Capodanno” vuole essere un inno alla gioventù e alle scelte sbagliate che ci fanno stare bene al momento e male poi. Il fatto è che non la smettiamo quasi mai di caderci in questo tranello.

INTERVISTA A RICK WESTON

Ciao Rick. Hai detto che “Capodanno” è una storia inventata e quindi ti chiedo, come te la sei immaginata la prima volta?

Dopo aver scritto il giro di chitarra, mi sono immaginato di cadere per terra, a rallentatore. la frase “quando ti vedo cado giù di testa” mi è uscita dalla bocca in automatico da lì. Poi ho pensato ad ambientare il tutto a Capodanno per il gioco di parole di farsi male alla testa e quindi avere un “danno al capo”.

“Baby sai che male, però lo rifaccio”, canti. Credo sia capitato a tutti di ritrovarsi in situazioni in cui si sapeva già che ci si sarebbe fatti male ma siamo andati avanti nonostante tutto. O no?

Senza dubbio le storie di autodistruzione hanno sempre un elemento di consapevolezza: sai a cosa stai andando incontro, ma ci vai lo stesso. penso sia proprio lì che risieda la poesia delle nostre sciagure tipicamente umane.

Nella parte dello special parli di un sentimento che a mio parere è abbastanza generazionale: “Tante feste forse fanno effetto. Senti come se fregassi il tempo”. Dico bene?

Ci dicono spesso che la vita è breve, ma alla mia età (23 anni) comunque ci si sente giovani da un bel po’. In questo senso è molto facile, per chi vuole, sentirsi fermi in questo stato in cui il tempo non passa, e la vita rimane statica, mentre noi passiamo da una festa ad un’altra.

In tutte le tue canzoni, “Capodanno” compresa, sono difficilmente incasellabili in un genere e le influenze sono molte. Come si lega la musica al testo in questo caso?

Il grande segreto è che la maggior parte delle canzoni che scrivo sono fortemente influenzate da contingenze. La prima parte di Capodanno è nata perché avevo ricevuto da poco una nuova chitarra elettrica e l’ho voluta sfruttare. Da lì però l’arrangiamento ha seguito il testo, tanto che nello special sembra di stare in discoteca ad una festa di Capodanno. Quindi la musica influenza il testo e il testo a sua volta la musica.

I sentimenti esplicitati in Capodanno sono intensi e in sensi opposti: il positivo e il negativo si alternano e anche molto in fretta. Forse perché il confine tra gli uni e gli altri è meno marcato di quello che crediamo?

Sono sempre stato affascinato dalla grande volubilità che può caratterizzarci. Sicuramente ogni sentimento di amore/attrazione sono accoppiati con pericoli e vulnerabilità. In fondo, più è alto il picco da cui cadi, più ti fai male quando tocchi il fondo.

Ci sono “desideri musicali” che hai espresso al primo dell’anno che si stanno avverando?

Sicuramente sì. per scaramanzia non posso dire esplicitamente quali, ma sicuramente sento che la mia musica abbia sempre più spazio nella mia vita e in quella di altri, e questo mi rende molto felice.

ASCOLTA RICK WESTON NELLA PLAYLIST DI INDIE ITALIA MAGAZINE

Benedetta Fedel

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