Se Macchiavelli sosteneva che il fine giustifica i mezzi, ci sono dei compromessi e dei valori che hanno la precedenza, certi comportamenti non sono per nulla tollerabili.
Lo sa bene Moà, artista che si esprime mettendoci la faccia, e senza inutili giri di parole, denuncia un mondo maschilista che può offrire successo, solamente in cambio di qualcos’altro, talvolta neanche ben specificato, ma senza dubbio con un sotto testo comprensibile da entrambe le parti.
“Te la senti” è un brano di denuncia sociale che va oltre ogni stereotipo, purtroppo, perché descrive situazioni ambigue nella quale l’artista è stata tirata in mezzo contro la sua volontà.
Per arrivare al pubblico, diventare artista affermata,bisogna trasmettere qualcosa, far sentire la propria voce, imporre il proprio stile, non ha senso, oltre a essere senza dubbio sbagliato, barattare parte del proprio essere, con comportamenti ambigui, finalizzati ad una promessa di popolarità.
Moà non vuole regalare la propria anima al diavolo, anzi vuole dimostrare le sue doti attraverso la sua musica, cercando sempre di emozionare e raccontare storie nel quale sia possibile ritrovarsi.
Assolutamente sì, come ogni brano presente nell’Ep (in uscita prossimamente) del resto. Questa volta ho voluto raccontare, anche se in maniera molto ironica un tema troppo vivo e frequente per essere abbandonato. Chiaramente nel testo ci sono molti riferimenti tratti dalla mia esperienza personale che parlano in maniera molto schietta a pseudo produttori e personaggi incontrati lungo il mio percorso, ma durante la scrittura e il lavoro di produzione ho raccolto testimonianze di donne di ogni età e che frequentano ambienti di lavoro completamente differenti dal mondo dello spettacolo. Purtroppo la morale è sempre quella, compromessi continui e richieste squallide per poter andare avanti. Te la senti? La mia risposta ormai la sapete.
Ho avuto la sensazione e la conferma. La parte più difficile è gestire lo stress di quelle situazioni. Risulta complesso reagire in maniera diretta ad un certo tipo di violenza, soprattutto se si è giovani e inesperte, ma chi attua un certo tipo di comportamento lo sa, per questo si sente autorizzato e protetto. Una delle esperienze più brutte fu con uno dei miei primi produttori, proprio perché quello di produrre qualcosa di artistico era l’unico intento che non aveva. Così sei costretta a perdere tempo, energie e soldi per un analista che dovrà rimetterti in sesto.
Possiamo dire che viviamo nell’era dei social media dove dare un giudizio seduti sul divano di casa e dietro uno schermo è sicuramente molto più semplice che scendere attivamente sul campo e provare a fare qualcosa concretamente. Saremo sempre giudicati per qualcosa in ogni modo sta a noi gestire quel giudizio e scegliere che peso dargli.
Ma io sono una strega, non posso svelare i miei incantesimi!
Nel testo di “Frida” racconto il legame con la mia seconda mamma. Mi ha lasciata insegnandomi quanto si possa lottare anche contro l’impossibile, fino alla fine come un fiore nel deserto. Frida è resilienza, amore per la vita e coraggio.
Mi viene da ridere leggendo la domanda, praticamente tutti. Moà è l’opposto di Martina. Ci nascondo paranoie, insicurezze, insonnia, fragilità. Il palco per me è vita.
Sarebbe un sogno meraviglioso poter collaborare con Elisa.
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