Kashmere: “Ti prego non mi dire Bai Bai” | Intervista

PH: YENDRY BURGOS

Kashmere: “Ti prego non mi dire Bai Bai” | Intervista

Kasmhere esorcizza la paura degli adii con il funky di “Bai Bai”, un brano nel quale anche una brutta notizia, come un saluto senza ritorno, diventa la scusa per ballare su. Con l’ironia si possono superare le difficoltà, e allora molto meglio sorridere e continuare a non perdere le good vibes anche se finisce uno di quei brevi amori estivi.

Ti prego non mi dire Bai Bai, altrimenti io sono comunque pronto a non farti travolgere dalla tristezza. Pensaci bene, se vuoi farmi un dispetto, forse questa non è la soluzione migliore, sembra voler provocare l’artista.

Il ritornello radiofonico e la collaborazione con Pino D’Angiò, danno energia a questo pezzo, valorizzando al meglio il concetto trasmesso tra le note.

INTERVISTANDO KASHMERE

Chi è Kashmere e come veste la sua musica?

“Kashmere” è il nome d’arte di Luigi Maglione, uno studente universitario come tanti altri, che però è affetto da una malattia contagiosissima, non so se la conoscete… Si tratta del Morbo del Funky! E non c’è scampo, chiunque si avvicini a lui è destinato ad essere contagiato! Di conseguenza, tutti i pezzi che scrive vengono istintivamente confezionati affinché possano portare gioia e vibrazioni positive a chi li ascolta. Insomma, i suoi brani servono a trasmettere il Morbo del Funky! È così che Kashmere veste la sua musica.

In Italia sta tornando di moda il funky?

Soprattutto al giorno d’oggi, sono sempre più numerosi i richiami funky all’interno di molti brani Pop. Proprio in questo ultimo periodo, gli artisti e le canzoni che hanno riscontrato maggior successo hanno tutti/e a che fare con sonorità funkeggianti: penso, per esempio, al rinnovato successo che sta riscontrando Pino D’Angiò tra i giovanissimi, o ai tormentoni di quest’estate, “Italo Disco” (The Kolors) e “Disco Paradise” (Fedez, Annalisa, Articolo 31). Del resto, gli stessi Articolo 31 già dicevano, “portare il funky nella mia nazione è la mia missione, se vuoi darmi una mano fatti avanti, scendi in pista tranqui e ballati sto funky!”

Anche un Bai Bai può essere una scusa per ballare?

Certamente sì! In qualche modo bisogna saper esorcizzare anche gli addii. Se non sapessimo sdrammatizzare come potremmo scavalcare i momenti bui? Tanto vale farlo con la musica!

Credi davvero alle ultime volte o la vita offre sempre una rivincita?

La vita offre sempre una rivincita, ma spetta a noi creare le circostanze che permettano il ritorno di un’occasione. Per riuscire a raggiungere qualsiasi obiettivo ambizioso non è neanche permesso pensare che possa esistere un’ultima volta. Non sono uno che molla facilmente. Ho imparato che non si insiste mai abbastanza. 

Paradossalmente la tristezza è un mezzo per la felicità?

Io credo di sì. In fin dei conti è una ruota che gira. Si tratta di percorrere salite e discese, discese e risalite, e così via. Se siamo tristi significa che abbiamo la possibilità di diventare felici e quando siamo felici dobbiamo essere consapevoli che, improvvisamente, potremmo tuttavia cadere di nuovo. “Un giorno credi di esser giusto e di essere un grande uomo, in un altro ti svegli e devi cominciare da zero”, dice Edoardo Bennato, ma è proprio quando le circostanze si complicano che diventa possibile salvarsi ancora… Ancora una volta!

La tristezza permette di ricordare l’inestimabile valore delle piccole cose, proprio quelle cose che quando siamo felici diamo quasi sempre per scontato.

PH: YENDRY BURGOS

Hai mai percepito l’estate come un obbligo da rispettare?

Se non altro, anche l’estate fa parte della ruota che gira. Non è possibile sfuggirle, e menomale! Fossero tutti come l’estate gli obblighi!

Vivere qualche ora offline, oggi, è un’esperienza mistica?

Potrebbe davvero sembrare un’esperienza mistica, visto che la nostra vita quotidiana è ormai più online che offline, soprattutto in ambito professionale-lavorativo (e me ne rendo conto), ma credo che sia d’importanza notevole sapersi ritagliare momenti di totale distacco da qualsiasi dispositivo per poter apprezzare anche la realtà fuori dallo schermo. Purtroppo, però, personalmente, ammetto di non essere mai stato capace di farlo. Ho pubblicato un brano pochi mesi fa che parla proprio di questo, si chiama “Destinazione Offline”, ed è ovviamente funky!