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Le capriole esistenziali di DADA’ con vista Napoli | Indie Talks

Gaia Eleonora Cipollaro, in arte DADA’, è una cantautrice che unisce cultura napoletana e worldmusic con contaminazioni club ed elettroniche.

Dopo l’esperienza ad Xfactor che ha attirato la curiosità anche di chi non ha l’anima partenopea, le sue storie si sono diffuse senza confini, un po’ come le sue canzoni che raccontano amore e odio per una città con pregi e difetti, da proteggere soprattutto quando non si riesce a lasciare.

Ogni colore, profumo, via, gesto teatrale di chi abita questa città, diventa emozione e ispirazione che DADA’ interpreta inserendo il proprio vissuto e vari punti di vista, trasformando tutto ciò che è cultura in musica.

DADÀ  X INDIE TALKS

Perché l’arte ama raccontare Napoli?

Perché Napoli si fa raccontare e in ogni forma. È una città che esiste già di per se e anche solo per com’è ispira; se poi si considera anche il carattere creativo e particolarissimo dei napoletani ne esce un piccolo teatro in cui anche un semplice gesto con la mano o un paniere calato dall’altro diventano istallazioni tradizionali- contemporanee di una cultura unica al mondo. L’arte si è sempre bagnata le punte dei piedi nel golfo partenopeo.

Nel tuo ultimo disco ogni canzone ha una premessa. Come ti è venuta questa idea?

Mi hanno definita “cantastorie” e mi piace come tetto artistico sotto cui ritrovarmi; raccontare anche con parole introduttive qualcosa mi appartiene molto, non come premessa, ma come arricchimento. Ho scelto l’italiano come lingua di queste Intro, non perché il napoletano avesse bisogno di un ausilio per essere di tutti, ma semplicemente perché nutro profonda cura anche per l’italiano ed è anch’essa la lingua in cui mi preme esprimermi.

DADA’

Il mare non sa che ti fa paura, non uccide, si comporta solo da mare. Nel mondo di oggi è facile dare definizioni sbagliate?

Nel mondo di ieri, di oggi e di domani probabilmente. Il giochino sta forse nel non fare definizioni avventate. Io lascio la porta aperta a quello che sono; non chiudo nemmeno la porta nei bagni pubblici, figuriamoci se chiudo una definizione ahahah.

Partecipare a Xfactor che storia è stata?

Una storia trasformativa e vetrina molto bella, di cui sono contenta. Un ottima scaletta da cui tuffarmi nelle mie cose. Continuo oltre.

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Che canzone vorresti dedicare al Vesuvio?

Ho già dedicato una canzone del gruppo operaio Zezi di Marcello Colasurdo dal titolo appunto “Vesuvio”. Penso sia la migliore canzone totemica per la comunità vesuviana, campana.

La cucina è un modo di comunicare?

Tutto lo è. Anche la cucina sicuramente… io attraverso il cibo comunico con me stessa. Attraverso il cibo e le mie esigenze alimentari capisco come sto.

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Quali segreti non bisogna raccontare alle parrucchiere?

Quelli che non bisogna raccontare nemmeno a un giornale ahahah.

Come ti senti a essere sempre in bilico tra la risata e la lacrima?

Me stessa, sono così da quando ero piccola. Mi sento teatrale nell’anima e ho bisogno della mia luna di cartone e del mio collo di rouches per guardare con malinconia la vita come una piccola Pierrot, ma allo stesso tempo ho bisogno del mio balcone napoletano incasinato da cui ridere a crepapelle e fare di un sorriso ogni momento. Custodisco un’ambiguità feroce.