New Indie Italia Music Week #161
Questa non è Ibiza, baby! O meglio, lo era fino a qualche giorno fa. Adesso che le foglie stanno già cambiando colore e che il buio prova a prendere il sopravvento sulla luce, anche noi siamo inesorabilmente diretti verso a un cambiamento.
Per questo, la redazione di Indie Italia Magazine, irrompe a gamba tesa sul tuo primo weekend d’autunno, per consegnarti (a domicilio), i migliori brani “Indie Italiani”, usciti nel corso di questa settimana.
Non vediamo l’ora di ricominciare un altro anno di New Indie Italia Music Week! Cuffiette alle orecchie, penne alla mano, e parole che scorrono.
Buon ascolto e buona lettura! Bentornat* nel salotto buono della musica indipendente italiana!
Gelatai
Svegliaginevra è da sempre capace di dirci come ci sentiamo di fronte a determinate situazioni tramite metafore quotidiane che sono piccole ed immense insieme: la frase “invidio i gelatai/che sanno sempre quando/l’inverno sta arrivando” incarna perfettamente la rassegnazione alle trame del destino umano, che ci dà la lezione dopo averci fatto male. E questo è anche un alibi offerto alla persona alla quale il brano è rivolta, perché questa è una canzone d’addio, una resa dei conti, ma dolce.
Un dolce rimprovero (“ti giuro non farò/le solite scenate”) su come si poteva fare meglio in una storia. Ci sono frasi spezzate (“capisco tutto però mio/Dio”), ed immaginiamo come sia rotta la voce di Svegliaginevra per quello che prova. La melodia è morbida, perfetto accompagnamento a un racconto che altrimenti sarebbe arrivato ai nostri cuori con dolorose stilettate.
(Stefano Giannetti)
svegliaginevra: 8
Voce
Un annuncio esplicito, diretto. La decisione di un’artista di aprire una nuova pagina per ritrovare la voce che ha perso, che non ha ascoltato alla ricerca di altri consensi, per i quali, forse, da troppo recita una parte. “La paura che si fa grande/di non andare avanti” riguarda chiunque, in qualsiasi contesto, è consapevole dei rischi che porta seguire solo ciò che lo stimola se questo cozza con le regole che ci circondano e che ci vogliono nel raggio di certi radar. Ma a lungo andare non si può più vivere “intorno alle giornate vuote”. Così lo stesso sfogo, la stessa dichiarazione d’intenti, ci mostra già quello che Daria è, davvero. Con un brano pulito, l’accompagnamento quasi minimale, per non invadere lo spazio di cui ha bisogno, appunto, la voce.
(Stefano Giannetti)
Daria Huber: 8
Gallipoli
“Ho sete di una sete che non ho”
I Tropea hanno scelto “Gallipoli” come brano per anticipare il loro nuovo progetto discografico, ed è forse la canzone più giusta per rimarcare i contrasti e le contraddizioni di cui è composta la band, che tra suoni alternative e post punk ci porta verso la fine di un’estate fatta di incoerenze.
Abbiamo bisogno di scuoterci dal nostro torpore estivo, è iniziato l’autunno e con lui abbiamo ripreso in mano tutto quello che avevamo rimandato a settembre, grazie ai Tropea riusciamo a trovare la giusta energia per affrontare i nostri sogni e le ambizioni che caratterizzano la nostra vita, superando tutti i nodi alla gola, scavando sempre più a fondo dentro di noi.
E allora “baby non lasciarmi qui” ma prendimi per mano e portami dentro il circolo vizioso che è diventata la nostra vita, ma se la viviamo insieme, sembra il paradiso.
(Margherita Ciandrini)
Tropea: 8
Stracciatella
Il Mago del Gelato sa cosa sta facendo, con il suo afrobeat mediterraneo ci porta nei paesini di mare abbandonati d’inverno, con le gelaterie chiuse e gli stabilimenti balneari svaniti, e “Stracciatella”, l’ultimo gusto che ci propone, è proprio come ce lo immaginiamo: dolce, a tratti dolcissimo, ma anche solido e croccante, possiamo quasi farci portare in braccio e cullare da lui.
Ci rotoliamo estasiati dentro piccoli pezzi di cioccolato, che ci permettono di sopravvivere in questi tempi pazzi, un po’ come i fiati de Il Mago del Gelato, che ci tengono sempre attaccati alla realtà, ma allo stesso tempo ci proiettano verso un mondo che non conosciamo, ma in cui vorremmo fortemente vivere.
E invece, come sempre, ci svegliamo, ci alziamo e ci iniziamo subito a nascondere: “è intrigante, sconvolgente” e alla fine un po’ ci piace.
(Margherita Ciandrini)
Il Mago del Gelato: 9
ventidue
Si rifà alla “Persistenza della memoria” di Dalì, il nuovo singolo di nudda e chesma che per la prima volta mettono insieme le proprie forze per creare, nonostante gli stili artistici diversi, una ballad indie pop che prende molto bene. “Ventidue” racconta quanto sia difficile riuscire a lasciarsi alle spalle una relazione, che, appunto, si ripercuote sul nostro presente con la stessa ferocia di una tigre.
(Ilaria Rapa)
nudda, chesma: 7
Insynthesi
“Insynthesi” è un ulteriore gradino verso il nuovo album dei Bud Spencer Blues Explosion, che ritornano infatti carichi di propositività dopo qualche anno di silenzio. Il titolo si autodefinisce, mettendo l’accento sull’uso dei sintetizzatori, elementi che sorreggono l’allucinazione visiva e musicale che il duo ci restituisce con il loro nuovo singolo. Batteria cinetica e chitarra distorta e la voce che sembra il sottofondo di un videogioco.
(Ilaria Rapa)
Bud Spencer Blues Explosion: 8
Acqua Bagnami
Una preghiera. Ne incarna tutte le fasi, tutti gli stati d’animo, tra le strofe e il bridge intervallati dal ritornello disperato. All’inizio il sound è calmo ma subito epico, ci pone di fronte a qualcosa di solenne, enorme e pericoloso e accompagna l’ammissione delle proprie debolezze.
La rassegnazione. Il dolore per una condizione/rapporto che lascia in fase di stallo (“se mi sfiori ti consumi/se ti sfioro mi consumo”). La musica e il testo poi si fanno impetuosi, come l’acqua da cui vorremmo farci travolgere. Pronti ormai a rinnegare noi stessi, a cambiare lo status quo. Non ci sono alternative. La richiesta d’aiuto si fa sempre più potente, disperata. Sembra non ci sia speranza. Ma è proprio l’energia con cui i Santamarea fanno arrivare la supplica verso confini invisibili a lasciare il punto interrogativo dopo la parola fine.
(Stefano Giannetti)
Santamarea: 8
Cara amica mia
“Magari a furia di sognarti poi, ti vedo davvero”
Colzani ci dedica l’amore struggente con “Cara amica mia”, in cui descrive un sentimento che proviamo così forte dentro di noi, ma non sempre ci è concesso di viverlo davvero.
Ci sono quelle situazioni in cui il rapporto tra due persone è ambiguo, sappiamo benissimo cosa proviamo per l’altra persona, ma non abbiamo idea di cosa pensi chi sta davanti a noi. Ci ritroviamo a sperare che si accorga delle nostre guance rosse ad ogni minimo tocco, dei nostri sorrisi luminosi per ogni battuta, degli sguardi fugaci che lanciamo quando sappiamo di non essere visti, che distogliamo subito per paura di essere colti in adorazione.
Siamo tutti stati dei poveri illusi nella vita, con i nostri voli pindarici basati solo sui sogni, ma magari davvero, a furia di sognarli, alla fine potrebbero entrare dentro la nostra vita e magari rimanere lì, con noi.
(Margherita Ciandrini)
Colzani: 8,5
Core Core (Album)
Core core è un sunto di quello che Sunken è, di quello che vuole fare nella musica per ritagliarsi il suo spazio nella scena. Sono sette brani in cui si sente forte il bisogno di musica, che droppa spesso nelle tracce di questo album, in cui l’elettronica è una componente fondamentale, dall’effettistica sulla voce allo spiccato riverbero della produzione.
Da brani più intimi come Ultima Volta e Non Fa Più Male a quelli più ritmati come + GAS il racconto è spezzato, ma sempre vero, unito da una modalità di scrittura riconoscibile, da un cantato a volte diverso con dei tratti comuni. Con questo Core Core, si vive Sunken, lui, e nessun altro.
(Lorenzo Ottanelli)
Sunken: 7
Ero troppo fatto
Un brano dedicato a un amico che non c’è più e ad una dipendenza dall’alcol che lo ha tramortito per anni, fino a quando ha dovuto smettere per non morire. È un racconto profondamente vero, quello di Lorenzo Cilembrini, in arte Il Cile, che ha ritrovato la bussola e che oggi vuole raccontarla. Perché ormai è tutto un “se avessi detto, se avessi fatto”, ed era il fatto di essere stato “troppo fatto” a bloccarlo. Oggi c’è il dolore per “l’amore sprecato”, ma anche la sicurezza che il futuro sarà diverso.
Il brano si appoggia su uno strumentale caratterizzato da batteria, bassi e chitarre up-tempo che ha quella buona dose di malinconia senza la quale perderebbe il suo significato. Un nuovo inizio per un artista che ha tutte le carte in regola per tornare ad essere quello che è stato e che meriterebbe ancora essere.
(Lorenzo Ottanelli)
Il Cile: 8
Maltempo
C’è un giro di piano che ti trasporta all’interno del mondo di Medy, nelle sue (dis)avventure e nella sua salvezza. È un ritmo sostenuto hip hop quello che ti fa rimanere, accompagnato a una melodia che ipnotizza e fa restare focus su un testo per niente banale.
Maltempo è la classica canzone di un trapper che si è salvato grazie alla musica e che, pur avendo sbagliato, è stato grazie a quello che ha imparato. E poi c’è qualcosa che classico non è: il ritaglio della vita di Medy, dei suoi sentimenti, delle sue aspettative. È un vortice che ti trascina, tra i soliti cash e l’insolito maltempo dove “il cuore si bagna” e “il tuo sguardo a volte mi ammazza, mi devasta”. Una scrittura diretta che racconta anche il quartiere, la forza di chi lo supporta, dalla mamma ai fan, senza i quali sarebbe perso, avrebbe ancora “la fila” mentre adesso conta “i cash, mila”.
(Lorenzo Ottanelli)
Medy: 8
ALBANERA
In un timido inizio, che nel buio si fa strada suonando quell’unica nota, IBISCO riesce poi ad emergere dall’oscurità prendendone il sopravvento in una strumentale meravigliosa.
“ALBANERA” è un brano che non cerca di risollevarsi dal dolore dimenandosi, ma preferisce invece farsi cullare dalla calma che viene scandita dalla voce dell’artista. Il risultato è un nuovo punto di vista in cui far rinascere le speranze, trovando le proprie certezze nel buio da cui si cerca di fuggire.
(Filippo Micalizzi)
IBISCO: 8
POV
Ogni persona è unica nel suo genere, una straordinaria caratteristica data principalmente dal fatto che ognuno di noi è in grado di avere un proprio punto di vista su qualsiasi cosa.
Ed è proprio su questo che si basa “POV”, un brano che vede due visioni della musica differenti, unirsi per dar vita ad un incastro perfetto.
Le voci di YTAM e Sami River decidono di raccontarci la fine di una relazione e il modo in cui questa viene digerita dai diretti interessati. Da una parte chi resta ferito, dall’altra chi crede di aver fatto la cosa giusta. Alla fine quel che resta è solo il ricordo di qualcosa ormai andato via per sempre.
(Filippo Micalizzi)
YTAM & Sami River: 7
Settembre
La malinconia di Maredè travolge e fa pensare, evidenziando, al giusto momento la fine dell’estate e di tutte le sue promesse.
Ritornare a fare i conti con la realtà, riprendersi dai sogni emotivi e confusionari nati sotto al sole e cresciuti guardando le stelle, le ferie sono finite e il presente torna a bussare con insistenza.
Tutto cambia, niente rimane immutabile, e anche il mare assume una nuova dimensione che si deve accettare per poter goderne di una nuova bellezza. Comprendere e proteggere questo nuovo punto di vista, libero da illusioni permette di capire anche se stessi, ma per far questa operazione bisogna iniziare ad essere sinceri provando a mettere da parte ogni frizione tra mente e cuore
(Nicolò Granone)
Maredè: 7,5
Carnevale
La realtà è un insieme d’impressioni, di maschere, ma soprattutto di false verità che danzano a seconda del contesto. Appino con Carnevale ci presenta il suo nuovo progetto HUMANIZE in uscita a novembre, nel quale i vizi e le virtù dell’essere umano verranno messe in pubblica piazza.
Quanta fragilità emerge nel dolore, ma allo stesso tempo quanta forza ci può essere nel riconoscere una sofferenza. E poi l’amore che cos’è? Come funziona? Ci sono persone che lo meritano di più o che sono bravi a riceverlo?
“Carnevale” è una canzone sincera che stuzzica la solitudine, però è molto meglio essere sempre se stessi piuttosto che accettare complicate regole in favore di una plasticità emotiva e culturale.
(Nicolò Granone)
Appino: 8
Capitale
Il sesso è un gioco di potere tra schiavi e padroni. Ci sono persone che vivono in balia dei propri sentimenti e altre che riescono a rimanere totalmente asettici, senza contaminare il proprio cuore, prendendo l’atto come una questione fisica e non chimica.
ruàn riporta con una vena più rock, rispetto alle sue altre produzioni, la disperazione di un amore tossico, forse non corrisposto più, ma diventato per abitudine una consetudine. Ogni percezione è legata ai sensi e talvolta, per rimanere legati alla realtà, si cerca un intimità maggiore quasi disperata e melodrammatica, fatta di lacrime e dolore.
“Innamorarsi di te, Pena capitale, Un pò su di me
Un pò devi andare, Colpisci se vuoi, Più forte che puoi”
(Nicolò Granone)
ruàn: 7
UZAY (Album)
Uzay è il nuovo EP di Lüzai, disponibile da venerdì 22 settembre in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale.
Anticipato dal singolo Loop, Uzay è l’EP d’esordio di Lüzai, un sogno lucido in cui lunghi tappeti di synth e loop vocali distorti raccontano le immagini di un viaggio nello spazio alla (ri)scoperta di sè.
Il termine turco che dà il titolo alla raccolta di cinque brani significa proprio “spazio” e viene inteso dalla giovane artista come un contenitore di emozioni in cui sentirsi libera di urlare le sue ansie, le sue preoccupazioni ed i suoi timori, condividendoli con gli altri esseri umani. Un manifesto di sincerità e concretezza, fatto di pensieri profondi e tangibili che, come un mantra, si rincorrono per poi intrecciarsi lungo le produzioni elettroniche a cui Lüzai ha lavorato consapevolmente, dimostrando desiderio di sperimentazione e confermando le sue doti artistiche.
LÜZAI: 8
Redemption/Incendio
Una canzone dall’anima vellutata e incandescente, la cui miccia, a lungo sopita ma mai spenta, finalmente è libera di lasciarsi esplodere, prendere fuoco, prendere vita.
Redemption/Incendio è il nuovo singolo di Marta Tenaglia.
Dopo Poetica/manifesto e Peccato, il brano è il terzo tassello che anticipa il prossimo disco della cantautrice milanese in uscita in autunno.
Redemption/Incendio è una canzone di una purezza rara, che nasce dall’esigenza di riemergere, di riconoscere, accarezzare e fare scorrere la rabbia e la vergogna ricercando nuove strade, nuovi modi di esistere. Un invito a non lasciare mai spegnere la nostra scintilla interiore, che spesso il mondo tenta di soffocare: perché è proprio quella scintilla, in apparenza così fragile e innocua, che preserva la nostra anima e che ci consente di essere liberamente noi stessi.
Marta Tenaglia: 7
Esiste ancora la spensieratezza? (Album)
Esiste Ancora La Spensieratezza? è il nuovo album di Sandro Mai.
“Esiste ancora la spensieratezza?” è una domanda cui sembra quasi impossibile trovare una risposta. Abbiamo provato a cercarla in una canzone. L’impresa si è rivelata più ardua del previsto e ne abbiamo dovuto fare un disco.
L’album d’esordio di Sandro Mai parla del tempo, di come lo percepiamo e di come lo viviamo nei vari momenti della nostra vita. Tenta di capire cosa vuol dire vivere emozioni e sentimenti e prova a spiegarsi come questi possano mutare così all’improvviso senza una vera ragione.
Il motivo lo possiamo trovare dentro di noi oppure non possiamo fare altro che osservarli nascere, cambiare e scomparire impotenti?
Il disco dà molto valore al peso delle parole, capaci di creare, distruggere e indirizzare la nostra vita e i nostri stati d’animo. Un sottile velo di nostalgia accompagna le canzoni. Nostalgia come sentimento positivo, nonostante spesso risulti contrastante e paradossale: il ricordo di qualcosa che ci ha reso felici e che ora dobbiamo sforzarci di ritrovare nel presente, partendo dal ricercare proprio noi stessi.
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