Kate Klein: “Sono così, insane, senza limiti, felice!” | Intervista
Mick Jagger ha detto che i Maneskin sono il miglior gruppo rock al mondo ed è stupito dal fatto che siano italiani.
Beh anche Kate Klein suona e ci va giù pesante con un sound emo, internazionale, per cui l’artista viene apprezzata in Gran Bretagna e Stati Uniti. Forse questo genere musicale viene un po’ snobbato qui nel bel paese, ma ormai la musica è sempre meno una questione di confini.
Anche nella mente di Kate Klein non esistono muri o auto imposizioni, anzi è meglio essere un po’ insane avendone una certa consapevolezza, piuttosto che aver paura dei pensieri, ma soprattutto del proprio io.
Questa follia creativa la ha portata a gettare fuori le sue emozioni, riuscendo a trovare un equilibrio, fondamentale per non farsi mangiare dalle paranoie. Le sue canzoni sono una scarica di serotonina per cuori che sono abituati alla lotta e vivono ogni giorno senza paura di tornare a casa con qualche livido in più.
INTERVISTANDO KATE KLEIN
Qual è l’ultima follia che ti ha consigliato di fare il tuo cuore? Se si come ha reagito il cervello?
Andare a Los Angeles senza nulla in tasca e un paio di demo. Il cervello diceva ‘Kate che cosa fai, aspetta un attimo”, tempo qualche settimana ed ero la. E’ stata la miglior scelta che abbia mai preso.
Hai mai sentito il bisogno di soffrire per provare l’assenza di felicità?
Si, è il paradosso dell’artista giusto? Diciamo che sono nostalgica di mio, mi piace crogiolarsi nella malinconia fatta di canzoni tristi ma bastard** , tramonti da panico e città incasinate . C’è un senso di felicità anche nella tristezza.
Bisogna essere un po’ matti per essere giovani oggi?
Bisogna essere matti per sentirsi vecchi.
C’è ancora una certa vergogna a parlare di salute mentale?
In parte si. C’è una tendenza alla finta felicità: ”sii positivo, sorridi, love is love”. Sai quelle persone che sono sempre felici, cioè è impossibile e non è realistico. Sarebbe bello se riuscissimo ad accettare che va bene sentirsi giù. In passato avevo questa tendenza perché non volevo essere di peso. Poi mi sono accorta che presentandosi esattamente per come sono, mi rendeva più umana e le persone attorno si sentivano automaticamente più aperte e libere di essere se stesse.
Che rapporto hai con Milano e com’è vivere all’estero?
Milano è la mia piccola Londra col sole. Vivere all’estero ti fa rendere conto che ci sono molte culture, e una non è meglio dell’altra. In Italia c’è ancora molto razzismo, e questo sentimento di sentirsi al centro del mondo che la rovina. D’altro canto, vivere all’estero significa che ogni tot ti manca l’Italia, la famiglia e la pizza buona, il mare, gli amici, i tortellini, i cinepanettone, l’Italiano che urla in coda, la voce ansiosa della presentatrice del telegiornale che annuncia la fine del mondo ogni 30 minuti.
Un consiglio per accettare i giudizi, ma allo stesso tempo non dargli troppo peso?
Accetto i giudizi e consigli da chi ha fatto o fa meglio di me. Altrimenti dentro da un orecchio fuori dall’altro.
Quanta serotonina da suonare live davanti al pubblico?
Troppa, mille reazioni chimiche!
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