New Indie Italia Music Week #168
In un mondo in cui il ritmo quotidiano si fonde con la melodia della vita, abbiamo selezionato con cura le gemme musicali più scintillanti della settimana, destinate a colorare lee tue esperienza sonora.
Nella nostra avventura attraverso i suoni eclettici e le vibrazioni audaci, è giunto il momento di immergerci in un universo sonoro tutto da scoprire e da ascoltare. Un viaggio attraverso generi e stili, dove ogni traccia è un tassello di emozione, un’esplosione di creatività che risuona nell’anima di chi è pronto ad abbracciare nuove esperienze musicali.
Preparati a dispiegare le vele della curiosità e a navigare in acque sonore mai esplorate.
Indiana Jones della musica italiana, esploratori delle nuove miniere del cantautorato italico: eccoci con la mappa del tesoro sonora delle migliori nuove uscite Indie Italia della Settimana selezionate dalla redazione!
Certo che sto bene (Album)
Il cantautore torinese firma il suo sesto album in studio e torna due anni dopo l’ultimo lavoro, a 12 anni di distanza da quel “Nostalgina” che fin dal suo esordio lo ha consacrato tra le migliori penne della musica indipendente. Nel mezzo, le collaborazioni con Giorgia, Max Gazzè, Levante (ha prodotto i suoi primi due dischi), l’attuale sodalizio con Niccolò Fabi (suona il basso con lui).
Registrato in una settimana a Formentera, in presa diretta, dell’isola spagnola il disco ha catturato il sole e il profumo del mare, respirato i sorrisi riuniti in una tavola di amici.
Prodotto da Taketo Gohara, partecipano al progetto Dente e Margherita Vicario, che canta Il tempo del mare, scritta a sei mani con Alberto Bianco; mentre Federico Dragogna è la voce che non ti aspetti in Fuochi d’Artificio, di cui firma il testo.
“Certo che sto bene” è forse il disco più autobiografico di Alberto Bianco e allo stesso tempo il più universale. È l’album dove lo riconosci e senti la differenza. È il disco di un uomo e di un artista adulto.
10 tracce, ognuna dal ritmo e dal cuore diverso, che si incastrano perfettamente l’una nell’altra e sussurrano con sempre maggiore convinzione che si può stare bene. Una dichiarazione coraggiosa, di questi tempi, che nasce dalla consapevolezza di dover accettare anche i cieli neri e le tempeste interiori. Perché quel “certo” che anticipa il titolo sottintende un’oscurità che non può essere negata. Uno stare bene che – come l’artista chiarisce fin da subito nella prima traccia che dà il titolo al disco – arriva dal fare quello che piace, nel non rinunciare ad essere sé stessi, nel sapersi fermare e dare il giusto tempo alle cose, come prendersi una settimana per registrare un disco a Formentera.
Alberto Bianco: 8
Versami il latte
Arriva sia a chi ha avuto una persona da cui si è stati trattati come un porto sicuro, sia a chi è consapevole di essere (o di essere stato/a) dall’altra parte. Nel secondo caso è peggio e fa più male.
“Non c’è rimedio, chiedere scusa è una cosa diffusa”: la richiesta di perdono come autoassoluzione, per ripartire da zero senza che nulla cambi nell’atteggiamento di chi ha bisogno di “rinascere” ogni volta “tra le maglie” di qualcuno che è madre e martire, e da cui si ricava latte e sangue spremendone la pazienza e l’amore.
Un dolce, tristemente ironico e ritmato esame di coscienza.
(Stefano Giannetti)
Mandorla: 8
Dignità
Eugenio Sournia, cantautore livornese che ha esordito nel mondo della musica con la band Siberia pubblicando con loro tre album, annuncia l’uscita del suo primo progetto solista che si intitolerà “EUGENIO SOURNIA” e che verrà pubblicato da Carosello Records il 17 novembre; il disco è prodotto da Emma Nolde, giovane e talentuosa artista toscana. La scelta di Eugenio di lavorare con Emma per il suo nuovo progetto musicale risale al suo desiderio di ritrovare, in lei, una sorta di innocenza perduta e un’idea di musica e di suono che arricchisca e completi le sue canzoni, che sono basate principalmente sulle parole.
L’uscita del suo progetto solista viene annunciata con la pubblicazione del singolo “DIGNITÀ”.
Autore di grande talento, Eugenio ha sempre amato scrivere fin da piccolo, e lo ha fatto inizialmente attraverso la poesia per poi passare, crescendo, alla forma canzone accorgendosi come fosse più facile farlo da dietro ad un microfono piuttosto che pubblicando raccolte. Un talento che sente di avere nel sangue (si chiama Eugenio perché sua madre voleva un emulo di Montale) e una passione coltivata nel corso degli anni a prescindere dagli studi universitari, approfondendo autori come John Keats e Ungaretti.
Una scrittura evocativa, poetica e profonda la sua, che richiama i grandi classici della tradizione italiana e che si ritrova nei brani che andranno a comporre questo nuovo capitolo del suo percorso discografico nato dall’esigenza di raccontare il rapporto con il dolore che necessita, secondo Eugenio, di recuperare una sua centralità nella musica e nell’arte.
Eugenio Sournia: 7
La città dall’alto (Album)
“La città dall’alto” è il nuovo album di Zibba: un disco fortemente ispirato, da abitare per riconnettersi all’essenza delle cose.
“La città dall’alto” è un viaggio fuori dal tempo: un percorso cantautorale e umano caratterizzato dall’incontro tra le nostre storie personali e quelle contenute nella raccolta“Ultimo viene il corvo” di Italo Calvino, dedicate alla resistenza, alla morale e al discernimento tra bene e male.
“La città dall’alto” si basa sulle coincidenze, oltre ai racconti del giovane Calvino e all’improvvisazione tra Zibba e Samuele Puppo in studio. Le musiche sono state ispirate dalla lettura, improvvisate in session; i testi delle canzoni sono nati da quello che musiche e racconti hanno creato nel tempo. Un groviglio orchestrato nei suoi modi, un’idea costruita su continui stimoli e ricerche.
Zibba: 7.5
Sottovoce
Un laconico e maturo commiato. Il riconoscimento e l’accettazione del tramonto di una storia, prendendosi le proprie responsabilità.
“Sottovoce” dà l’impressione di essere un addio in anticipo, un melodico mea culpa quando forse, dall’altra parte, non c’è ancora (o non vuole esserci) la forza di aprire gli occhi davanti a una triste realtà.
(Stefano Giannetti)
Cuperose: 8
Ragazzo mio
Un fiume impetuoso di verità crude, di comprensione, di rimprovero, di esortazioni.
Ciò che diremmo a un figlio, a un amico, ma più di tutti a noi stessi, con la genitorialità dell’esperienza. Guardandoci allo specchio in un momento buio facendo uno spietato bilancio: le risposte che non sono mai arrivate, i traguardi mai raggiunti, il dolore che ha lasciato segni che fanno ancora male, che ci ha resi reduci della nostra guerra.
Un brano che ci sbatte a destra e a manca come le onde della vita che racconta, ma sono botte che fanno tornare in piedi. Perché “non è mai abbastanza averne abbastanza”.
(Stefano Giannetti)
Boetti: 8,5
Canzoni Secsi (Album)
“Canzoni Secsi”è l’album di debutto di Doriah, autore e produttore siciliano trapiantato a Bologna. Sospese tra cantautorato classico e (post)post-moderno, le sue canzoni, spesso dissacranti e surreali, sanno anche essere insospettabilmente romantiche e, a loro modo, indubbiamente “pop”. Immerse in un mare fluttuante di sintetizzatori, oscillando tra riferimenti più disparati (da Lucio Dalla ai CCCP, dalla trap alla techno commerciale anni ’90) e in costante bilico tra iconografia e iconoclastia (da Hemingway a Sartre, da Maradona a Gesù Cristo, da PornHub a Non è la Rai), queste dieci “Canzoni Secsi” non sono altro che, nelle parole dell’autore, “un modo di affrontare le incertezze e le angosce del nostro tempo, senza la presunzione di ottenere risposte ma con la possibilità di porsi ancora delle domande”.
Le categorie di ricco e povero, alto e basso si fondono senza soluzione di continuità dando vita a scenari ambigui e volutamente paradossali, in un approccio bizzarro, selvaggio, ondivago e irrefrenabile. Non esistono soluzioni, nuovi valori da affermare o vecchi da restaurare: una volta constatato il vuoto valoriale dei nostri giorni, Doriah preferisce essere quello che “sta seduto in riva al fiume e gode dell’osservare l’acqua che scorre. Il caos è progresso”.
Doriah: 7.5
When It All Began
Un viaggio emotivo ed emozionante attraverso la complessità dell’esperienza umana. Questo l’album, concepito dall’artista Saint Huck e vissuto come un atto di crescita personale e artistica.
Saint Huck cattura con maestria le sfumature della vita che passano dalla perdita e alla rinascita.
Ispirato dalla scena indie folk alternativa americana, “When It All Began” si addentra in territori sperimentali, arricchendo il suo suono con influenze di artisti d’oltreoceano.
Ogni traccia è affascinante e autentica allo stesso tempo e riflette la maturità e l’evoluzione artistica di Saint Huck.
(Ilaria Rapa)
Saint Huck: 8,5
Zidane
“Zidane” è secondo singolo di Soft Boys Club, progetto nato da un’idea di Roberto Checchi, Federico Cavaglià (Nobody Cried For Dinosaurs), Loris Giroletti (L’Officina Della Camomilla) e Federico Ronchini (Earthist).
Soft Boys Club nasce a Milano nel 2022 con l’intento di proporre una visione alternativa della mascolinità che possa rappresentare i millenial lettori di Sally Rooney, di Mark Fisher, fan di Paul Mescal, Phoebe Waller-Bridge e Corbin Shaw. Il progetto prende la forma di una band punk-rock dalle influenze emo con una particolare attenzione all’elemento cantautorale. Il SBC è attualmente al lavoro sul suo disco d’esordio in collaborazione con il produttore milanese Giacomo Carlone (Belize, Il Triangolo, Angelica, Collazio) e di Marco Giudici (Any Other, Generic Animal, Gregorio Sanchez, Rares).
Zidane è il secondo episodio dell’avventura musicale di Soft Boys Club, in cui cartoline di scene iconiche rivivono e riemergono nella coscienza millenial della band. Riverberi e distorsioni accompagnano un tuffo nel passato: come si ripete nella canzone, è tutta nostalgia.
Soft Boys Club: 7
Jagwari Pt.1 (Album)
“Jagwari Pt.1” è il primo lavoro in studio pubblicato il 10 novembre per Pioggia Rossa Dischi preceduto dal rilascio dei singoli Tutte le Botte e Formica.
È un album dalle sonorità Garage rock con un’attitudine punk che vuole denunciare la situazione sociale di quest’epoca,“ Lo chiami progresso, a me sembra l’opposto tutto questo… Sei una formica, come me. “ come dicono in Formica.
Molto spesso il progresso ci spinge ad essere qualcosa che non siamo o ad avere comportamenti che vanno lontani dalla nostra etica, facendoci credere di essere più grandi di quello che siamo, ma alla fine siamo semplici “formiche”.
I Jagwari sono Emanuele Morena, Riccardo Dellacasa, Matteo Marsicano e Dario Canepa, già dellacasa maldive.
Jagwari Pt.1 è il primo lavoro in studio che pubblicheranno il 10 novembre per Pioggia Rossa Dischi preceduto dal rilascio dei singoli Tutte le Botte e Formica.
Jawgari: 7
Tre Volte
Un caleidoscopio emotivo quello di fronte al quale ci mette Adelasia, che si dipana attraverso dieci tracce ognuna delle quali rivela una sfumatura del proprio animo.
Nato tra le pieghe del passato, il disco racconta una storia che si sviluppa mese dopo mese, singolo dopo singolo. L’attenzione per i dettagli emerge anche nel progetto grafico, con fotografie degli anni ’70 scattate dal nonno dell’artista, che, integrate nell’artwork del disco, creano un vero e proprio mosaico emozionale.
“Tre volte” è un’opera che esplora la sincerità intellettuale oltre che emotiva, inoltre l’unione tra il songwriting raffinato e le sonorità elettroniche, si mescolano insieme perfettamente, creando un equilibrio tra il cupo e il sognante. Un album che si evolve con la vita e con essa si rinnova continuamente nel senso e nel significato.
(Ilaria Rapa)
Adelasia: 8
Plastica
“Distruggiamoci adesso, per sparire domani”
Il Corpo Docenti ritorna a gasarci al massimo con “Plastica” un singolo tra l’introspettivo e il consapevole, tra plastica infinita e vetri rotti, sprofondiamo insieme a loro in tutti i nostri guai, cerchiamo di esprimere i nostri sentimenti ma siamo bloccati, affoghiamo dentro il nostro buio e speriamo che la persona che ci sta davanti riesca a capire dai nostri occhi lucidi tutto quello che proviamo.
“Avrei bisogno di mille anni per dirti che non riesco a stare lontano da te” un grido che ci scuote da dentro e ci fa capire quanto sia difficile dimostrare l’amore a tutte le persone a cui vogliamo bene, in questo mondo fatto di tecnologia e filtri fisici e sociali, abbiamo perso la capacità di toccare, stringere, rimanere e lottare per quello che vogliamo.
Il Corpo Docenti ci ricorda, con la sua solita energia musicalmente vorticante, che va bene affrontare difficoltà e paure, l’importante è che riusciamo ad affrontarle insieme, per riuscire ancora a provare qualcosa e riscoprire la nostra primavera perduta.
(Margherita Ciandrini)
Il Corpo Docenti: 9
Rallenti il tempo
Un brano elettronicamente introspettivo quello di Anzj, che con “Rallenti il tempo”, di cui ha curato anche la produzione e la registrazione, si rivolge a sé stesso e a quella persona che ha avuto la capacità di tranquillizzarlo e calmarlo, appunto rallentando il tempo e salvandolo metaforicamente da tante cadute, senza però riuscire a prenderlo al volo in quella più devastante: la caduta per lei.
Anzj attraversa le sue emozioni e cerca di comprendere la solitudine che prova ora che non ha più il suo stop temporale e si ritrova inevitabilmente a cadere senza sosta, e in questo viaggio verso lo schianto riusciamo a percepire tutta la sofferenza e la difficoltà di individuare i propri sogni che prova l’artista, che è un po’ anche il nostro terrore più grande.
Un brano che da aperto e musicalmente corposo diventa delicato e sussurrato, come una ninna nanna, che fonde la voce alla musica, regalandoci un finale sospeso.
(Margherita Ciandrini)
Anzj: 8,5
Discoteca
E se il brano precedente si chiama “Gallipoli”, i Tropea non potevano che regalarci “Discoteca”, secondo tassello di questo nuovo e importante percorso della band milanese. Un viaggio nel cosiddetti luoghi dell’anima dei Tropea, in cui questo brano è un invito a dimenticare problemi e pensieri, per lasciarsi andare e ballare, ballare, ballare tutta la notte.
Una danza mediterranea e notturna, che è ritratto della frenesia che scandisce la vita dei Tropea, ma anche di tutti noi. Un movimento ripetitivo, quello del brano, che rappresenta molto bene quella lucida malinconia che accompagna le nostre vite.
Un brano evocativo, ma molto concreto. A chi ascolta non resta che togliersi le scarpe e lasciarsi andare.
(Sara Pederzoli)
Tropea: 8,5
Ci avrei scommesso
Avete presente quando siete follemente innamorati di una persona che però infrange tutti i nostri desideri e le nostre aspettative. Una scommessa persa in pratica.
Di questo parla “Ci avrei scommesso”, ultima scanzonata e intima produzione firmata Fudasca. Per questo brano dalle vibes malinconiche, Fudasca si avvale della partecipazione del giovane Guise The Lizia (che anche in questo brano riesce a nominare Bologna, menzione d’onore) e del più consolidato Willie Peyote, diretto e lapidario come sempre.
Un brano che è un crescendo di energia e ritmo, con barre sempre più decise che, inevitabilmente, ho fissate in testa dal momento dell’uscita.
(Sara Pederzoli)
Fudasca, Willie Peyote, Giuse The Lizia: 9
Foglio Rosa – Album
Ci aveva già mostrato uno dei pezzi migliori dell’album con il singolo Testa in giù e ci ha confermato la sua capacità creativa in queste sette tracce. Sette racconti, sfaccettature diverse di una stessa narrazione. Perché la nostalgia dell’altro che non c’è più ci avvinghia e ci trascina in pensieri distratti, che hanno tutto il sapore dell’amaro in bocca.
Lo stile è ben chiaro per Tenth Sky e lo è anche per tutti i produttori che lo affiancano in questo viaggio. Lo sono Golden Years, Esseho e Drast, lo è molto Winniedeputa. Foglio rosa è un album che si inserisce a meraviglia nel nuovo pop italiano e ci sguazza, con un sound melanconico e nostalgico, capace di farci sentire le sue stesse emozioni.
(Lorenzo Ottanelli)
Tenth Sky: 7,5
Woodstock ’99
È il passo successivo a Dandy Candy, che ci introduce nel bellissimo, coloratissimo mondo dell’Officina. Un viaggio psichedelico, ma qui più vivido, che fa i conti con la cultura americana, una beat generation ormai passata. Da Kerouac alla poesia Jazz, per salutarsi davanti al dito medio di Cattelan, che è tutto un programma.
Il sound immaginifico di un gruppo che non ha nessuna intenzione di rimanere nel banale. Tra la città che è un Picasso e le incursioni sonore di applausi, campanellini e proiettili digitali è tutto un intreccio che rende il brano complesso in positivo. Tra le nostalgie e le malinconie futuribili, questo è Woodstock ’99.
(Lorenzo Ottanelli)
L’Officina della Camomilla: 8
Fintadiniente
Una relazione fantastica, dove tutto è perfetto. È l’illusione di un amore che non è esistito, ma di cui si ha nostalgia. È quel luogo dove la malinconia ritorna, anche se non lo abbiamo mai vissuto. È la creazione di un’immagine dell’altro che non si è esperita.
Caffellatte canta un brano intimo e tenero, in cui la realizzazione di qualcosa che non torna ci è subito chiara dal principio, perché lui ti guarda “come un mostro” e tu, che tieni i suoi maglioni addosso, non puoi fare a meno di dire “te li riporto”. Una danza con “i fucili in mano”, quella mano sfiorata mentre l’attenzione è fuori, verso i lampi e il niente. Alla fine ripensi a quel “sorso nei tuoi occhi neri” e non ti riconosci. È lì che impari a fare finta di niente.
(Lorenzo Ottanelli)
Caffellatte: 7,5
AMICI COME PRIMA (album)
Gli amici sono tutti diversi, ognuno ha vizi e personalità particolari, a volte neanche compatibili con il resto della crew, tutti però ci saranno sempre nel momento del bisogno o anche solamente per un consiglio.
I Colla Zio con questo nuovo lavoro aggiungono nuove sfaccettature al progetto, dimostrando un attitudine unica perché non s’incanalano solamente in un genere: camomilla è una ballata da lacrimoni, ADRENALINA una hit per dare il via alla serata sperando succeda qualcosa di eccitante, lolita un esperimento hyperpop. San Sebastian una dedica a qualcosa di lontano geograficamente o sentimentalmente, però allo stesso tempo forte a livello emotivo, dart vader l’esperienza di un viaggio fuoriporta allegro e spensierato mentre l’ultimo pezzo, cita sempre la Francia, ma con vibrazioni trap e drill.
Il tutto è sempre rivisitato a seconda dello stile di questo collettivo che ha scelto di chiudere l’anno con questa nuova uscita, forse tassello finale di un cerchio iniziato anche grazie all’esperienza sanremese.
Il 26 Novembre ci sarà una grande festa a Milano, e poi cosa succederà a questi Amici come prima?
(Nicolò Granone)
Colla Zio: 8
QUELLO CHE MI FAI
In balia dei sentimenti è praticamente impossibile trovare spiegazioni razionali, capire il motivo del nostro comportamento ma soprattutto riuscire a comprendere le motivazioni delle altre persone.
In certi momenti siamo addirittura attratti dagli amori tossici e complicati ed è per questo motivo che CARO WOW vuole dare una colonna sonora alle sue lacrime.
“Mi fai annegare quasi tutte le sere, con tutto quello che mi fai e mi quello che mi dai, quello che mi fai”.
(Nicolò Granone)
CARO WOW: 7,5
Scelte Sbagliate
“Io ti prometto che nulla è per sempre”.
Se l’amore può essere una fantastica illusione, bisognerebbe metterci non solo cuore, ma anche un po’ di testa. Certo non si può ragionare solo per interesse e fare ciò che ci conviene, andando contro i principi dell’altra persona.
Se non riusciamo ad essere chiari con noi stessi, sfoghiamo la nostra frustrazione, facendo stare male chi incrocia la nostra vita. Certo non esiste una palla di cristallo per vedere il futuro e anzi, anche le scelte sbagliate in alcune situazione possono essere una soluzione vincente. Meglio però essere sempre sinceri, cercando di non improvvisare su sentimenti che non solo non riusciamo a capire o non vogliamo comunque accettare.
(Nicolò Granone)
Iside: 7
margine
Ti ho scritto ti amo anche se non ho spazio, ad amarsi ci vuole coraggio
Ogni relazioni ci porta via tempo, memoria, sogni ed esperienze, nonostante questo capita spesso di dimenticarsi del dolore passato per conoscere nuove persone, con la speranza di riuscire a trovare proprio quella che ci soddisfa al cento per cento.
Immaginiamoci di tenere traccia di tutti i nostri incontri, prendere appunti per auto consigliarci sentimentalmente, ecco, sono sicuro che una parte di noi rimarrà sempre delusa, provando la mancanza di qualcosa che, forse, alla fine, neanche esiste.
Quante parole possono servire per descrivere l’amore? Probabilmente non esiste neanche una risposta a questa domanda, anche se lo sappiamo cerchiamo sempre di scrivere qualcosa per arrivare ad un finale migliore.
(Nicolò Granone)
Brezzy Bruce: 7
Mezze Misure
Musica da cameretta più provincia ed ecco a voi Collegno: la voglia di mettersi in gioco attraverso la musica per raccontare storie di un ragazzo che alla sogna dei trent’anni ha trovato il coraggio di buttare fuori tutte l’emozioni, senza mezze misure.
18 brani non sono pochi per un album, ma ogni esperienza aveva bisogno di una colonna sonora, con la speranza e la consapevolezza che altre bozze, al momento segrete, prenderanno vita nei prossimi mesi.
Queste canzoni sono istantanee, immagini che adesso diventano eterne, da mettere e prendere dal cassetto, quando si ha il bisogno di ripensare al passato. Un abbraccio sincero che inizia dalle braccia di Collegno fino a coinvolgere una generazione che spesso ha paura di esprimere i desideri solamente per timore che non si avvereranno mai.
(Nicolò Granone)