New Indie Italia Music Week #170

La musica è un compagna costante nelle nostre giornate, un’essenza che permea ogni istante della nostra vita: anche se non lo vogliamo, ci sarà sempre un suono ad accompagnarci in ogni momento della quotidianità. Un linguaggio universale capace di trasmettere emozioni, di raccontare storie e di accompagnare i nostri passi nel vortice delle esperienze di ogni percorso esistenziale

Rifugiamoci in una realtà parallela invisibile, ma interpretabile attraverso i suoni e le melodie prodotte dagli artisti.

Prendiamo una boccata di infinito, ascoltando i migliori brani Indie Italia scelti e recensiti dalla redazione di Indie Italia Magazine!

 

INFINITO + 1 (Album)

Fulminacci torna con “Infinito +1”.

All’interno dell’artista ci sono sempre state due anime: una eccezionalmente sensibile e un’altra impareggiabilmente ironica.

Negli anni non ha mai smesso di stupire, le sue canzoni sono passate da ballad senza tempo a brani dissacranti che raccontano la società che ci circonda con uno stile unico: il suo.

Tutto questo trova in “Infinito +1” la sua massima espressione. “Tutto inutile”, “Ragù”, “Simile” e “Filippo Leroy”, i singoli che hanno anticipato l’uscita del disco, hanno mostrato la capacità di Fulminacci di giocare con i generi, offrendo però sempre un punto di vista coerente, in un approccio autentico al racconto della vita.

L’attenzione ai testi che riserva l’artista romano è scrupolosa e attenta, la scelta delle parole non è mai casuale. In questo squisitamente pop ha voluto alzare ancora di più l’asticella e si è divertito nello sperimentare anche a livello sonoro, accompagnato alla produzione da okgiorgio.

Fulminacci: 8

 

After Veracondia (Album)

C’è una Marta precedente, che ha pubblicato il suo album di esordio solamente pochi mesi fa, e una nuova, la cui essenza si manifesta in queste canzoni di graffiante purezza.
Marta, in realtà, è sempre la stessa, semplicemente ora è più libera. Si è guardata a fondo senza concedersi scorciatoie, strappando via gli strati superflui.

Ha scavato lungamente – un processo a tratti duro – e ha trovato questi dieci diamanti. Non li ha rimodellati per renderli meno spigolosi, non li ha lucidati perché fossero più accattivanti. La sua arte è quella di mostrarli per come sono: la sua ricerca è la purezza. Quella che non ha vergogna, quella che, come dicevamo, è prerogativa di una nuova nascita narrata dai brani del suo nuovo album dal titolo “After Veracondia”.

Marta Tenaglia: 7.5

 

Affetto Collaterale

Un ultimo brano per completare “Migliore di me” album uscito a giugno e pronto per essere urlato nelle due date che il cantautore ha in programma nel mese di dicembre a Roma e Milano.
Affetto Collaterale parla di una relazione finita, fatta di ricordi che sfumano fino a disperdersi nell’aria, come un pugno di polvere.

dile, con la sua voce ruvida e calda, accompagna l’ascoltatore e insieme sfogliano l’album fotografico in cui è racchiusa tutta una storia d’amore. La persona amata ormai è andata avanti e a dile, come a molti di noi, rimangono solo i “sto bene”, in risposta a dei “ti amo” detti al vuoto.

Oh dile, come ti capiamo.

(Sara Pederzoli)

dile: 8,5

 

AUTOSTOP

Il ritorno di Elasi, più intima, ma sempre universale. “AUTOSTOP” è una relazione che sta per finire, ma dura a spezzarsi; la fine di un amore, ma raccontata nelle diverse sfumature di chi la vive. Al fianco di Elasi vediamo poi il rapper torinese Willie Peyote, e insieme si immedesimano in una coppia che soffre, ma vive nel limbo del non riuscire la lasciarsi andare, anche con la consapevolezza che forse finirla sarebbe meglio per entrambi.

Su beat elettronici morbidi e catchy, Elasi ha raccolto pezzetti del suo cuore, mettendoli insieme in questo brano cercando di riempire le crepe d’oro, proprio come nel kintsugi.

Quando due persone si lasciano, o stanno per farlo, c’è chi si chiude e vive con distacco, e chi invece non si arrende e continua a dare tutto se stesso. E voi? Da che parte state?

(Sara Pederzoli)

Elasi, Willie Peyote: 8

 

The Gum

I PIQUED JACKS tornano a travolgerci con la loro energia con il nuovo brano “The Gum”.

Nato da un’ispirazione istantanea e guidato da un impulso irresistibile, la nuova canzone è pronta a travolgerci con la sua energia: un inno alla liberazione musicale, ma anche una sfida aperta a rompere gli schemi e ad abbracciare l’autenticità.

All’inizio il titolo sarebbe dovuto essere “The Pass” che, in qualche modo, suggeriva una riflessione sulla natura elitaria del settore musicale e sulle barriere percepite quando si prova a farvi ingresso. Il brano è una dichiarazione di determinazione della band nel perseguire la propria strada senza compromessi e nonostante tutto.

“The Gum” è pronto a far parte dei concerti della band, promettendo di far ballare chiunque lo ascolti.

Piqued Jack: 8

 

Pure Blue

Mentre percorriamo la nostra strada può capitare di smarrirsi e ripercorrere all’infinito lo stesso percorso nell’attesa di una via di fuga. Restiamo intrappolati in un loop di sentimenti, di azioni che ripetiamo all’infinito aspettando che qualcosa cambi. Dopo un po’ riusciamo anche ad abituarci a quella strada facendola diventare di fatto la nostra intera vita, ma come ci ricordano i Soviet Malpensa: c’è vita oltre la tangenziale.

“Pure Blue” è un brano che ci ricorda come a volte è necessario fidarsi totalmente di qualcuno, come una specie di navigatore che ci guida riportandoci sulla strada, e se siamo davvero fortunati quella che ci indicherà sarà la strada giusta.

(Filippo Micalizzi)

Soviet Malpensa: 8

 

Romanzo Porno (Album)

Boetti racconta l’umanità nella sua imperfezione nel suo secondo album, “Romanzo porno”. Il progetto, partendo dal vissuto personale dell’artista, silenzioso spettatore delle storie delle persone che lo circondano, mette in musica le colpe e le conseguenti emozioni che queste suscitano in modo trasparente e fragile.

Esplorando le contraddizioni di questa vita, “Romanzo porno” è osceno in quanto “ob-scaena”, cioè tematicamente fuori dalla scena, e mostra come gli opposti si possano compenetrare, partendo dallo stesso titolo dell’album: “Romanzo”, inglese romance, legato a ciò che è puro e romantico, e “Porno”, un termine che richiama invece il volgare e il licenzioso. Entrambi, coi loro significati, non si escludono a vicenda, ma convivono nell’immaginario di questo viaggio come due estremi legati tra loro.

Attraverso suoni sperimentali e dinamici, opposti ad uno stile prettamente pop e cantautorale, i sensi di colpa dell’artista sono messi sotto i riflettori, non più nascosti dietro artifici retorici o
immagini ermetiche, ma mostrati in testi impattanti, diretti e crudi come la vita stessa. Mettendo sul tavolo le emozioni e le sensazioni legate alla vita privata senza inquinamenti e censure del
messaggio, la vera essenza delle cose è svestita e disarmata come lo è stato il percorso estetico del progetto. Le foto scattate da Ornella Mercier, che fanno da copertine all’album e ai singoli
anticipatori “Colpa tua” e “Ragazzo mio”, nascono infatti per non essere conformi a canoni o cliché: vogliono dare un senso di voyeurismo, di intromissione in una scena privata, e contemporaneamente sortire repulsione dalla visione stessa.

Il filo conduttore dell’album sono le diverse sfaccettature dei sensi di colpa di Damiano. Ogni testo rappresenta un dramma privato legato ad una determinata tematica sociale, come è spiegato all’interno del . Boetti esprime la sua interiorità in modo tragico e condiviso da tutti, mettendo in versi lo stato più crudo della realtà, affrontando tematiche universali con un occhio semplice e attento alle singole fragilità dell’animo umano.

Boetti: 7.5

 

L’ultima gheisha

Il duo musicale Cilentano In The Loop, composto dalla cantante Valentina Schiavo e dal polistrumentista Alessandro Galdieri, è entusiasta di annunciare il lancio del loro secondo singolo,
L’ultima Geisha. Dopo aver ottenuto riconoscimento sul web grazie a rivisitazioni uniche e una cover di grande impatto come Tu si na cosa grande presentata ad Xfactor Italia, ITL si lanciano nel loro percorso discografico con Oceano che rappresenta il primo tassello di questo loro cammino.

Il duo prosegue infatti con la pubblicazione del loro secondo singolo, che promette di lasciare un’impronta indelebile. L’ultima Geisha rappresenta una vera e propria evoluzione nel sound del duo, mantenendo un sapore elettronico che li ha contraddistinti sin dall’inizio. Tuttavia questa volta, gli ITL affrontano un tema molto profondo e delicato: la violenza psicologica e/o
fisica all’interno di una relazione. Il brano esplora lo stato emotivo di una donna intrappolata nella sua comfort zone, paralizzata dalla paura delle conseguenze di affrontare il proprio partner.

Attraverso la metafora della geisha, spesso vista come una figura sottomessa e obbediente, ITL evidenzia la realtà in cui molte donne si trovano; come la geisha che si adatta alle aspettative sociali e rinuncia alla propria individualità, molte donne rimangono nella loro zona di comfort, evitando di affrontare il partner per timore di ulteriori abusi o peggioramenti della situazione.

Tuttavia, la geisha che diventa una guerriera rappresenta la possibilità di trasformazione e crescita personale. Quindi, esattamente come la geisha abbraccia il suo potenziale guerriero interiore, le donne possono trovare la forza, l’autonomia e la determinazione per porre fine alla violenza e ricostruire la propria vita.

L’ultima Geisha è un inno alla resilienza e alla potenza delle donne che trovano il coraggio di affrontare la realtà e rompere il ciclo di violenza.

In The Loop: 7.5

 

Il Cazzo Che Mi Pare

Teatrale, creativo, ironico, senza peli sulla lingua e con una grande voglia di raccontarsi, l’artista pugliese si rimette in gioco dopo aver rilasciato l’EP “Tutti Questi Colori”.

Ora che il cantautore è tornato indipendente, ha una gran voglia di scherzare. Ed è da questo bisogno di lasciarsi andare che nasce il nuovo singolo “Il Cazzo Che Mi Pare”, una jam funk minimale, impertinente e insubordinata disponibile a partire da oggi, 23 novembre, su tutte le piattaforme digitali.

Con un ritmo four-on-the-floor, le chitarre pimpanti e un inciso infettivo che resta impresso già dal primo ascolto, Diorama strappa un sorriso all’ascoltatore, facendolo ballare e incoraggiandone la libertà di pensiero.

Diorama: 7

 

Bibidi Bobidi Bu

“Bibidi Bobidi Bu” è una tragedia greca ambientata in un club di Berlino. Fra autobiografia e citazioni, racconta il malessere di chi, aggrappato ad un pendolo Schopenhaueriano, oscilla tra esaltazione e nausea. Un cantautorato che gioca di contrapposizioni e appoggia parole delicate su suoni violenti e viaggia nel tempo per far dialogare Sofocle con un MC del futuro. “Bibidi Bobidi Bu” descrive una condizione senza via d’uscita, disegnando un autoritratto ad occhi chiusi, senza mai sbirciare il foglio.

“Bibidi Bobidi Bu” riprende e remixa elementi del cantautorato classico con musica elettronica, techno, sintetizzatori e citazioni. Prodotto dallo stesso autore, Luca Pasquino ed Elso, il brano ha un’estetica musicale a metà fra il mondo del clubbing e quello del cantautorato, una miscela di generi molto distanti fra loro che creano un nuovo cantautorato d’avanguardia.

Francesco Sacco: 6.5

 

RAMI E TEMPESTA

Non può essere sempre sereno, sarebbe troppo bello. Prima o poi il cielo cambia, le tempeste arrivano e le distanze diventano incolmabili.

“RAMI E TEMPESTA”, nuovo singolo de lecoseimportanti, è un monito a non farsi travolgere dalle distanze, a trovare la forza di riavvicinarsi ed essere più forti insieme come rami che si intrecciano per sopravvivere al vento di una tempesta. Il sound del brano, che parte piano e poi esplode nel ritornello, ci trasmette esattamente tutto quel senso di emergenza che si ha quando un temporale ci cade addosso, ci spinge a correre sempre più veloce per ricongiungerci con l’altra parte e stare finalmente al sicuro.

(Filippo Micalizzi)

lecoseimportanti: 8

 

MACKAYE (Album)

Il nuovo lavoro dei NON VOGLIO CHE CLARA è un viaggio nostalgico attraverso i ricordi dell’ adolescenza, un disco hardcore che rivela la resilienza della band bellunese. Composto da dieci tracce, tutte scritte in un lasso di tempo molto esteso, offrono un’istantanea fulminea ma precisa del periodo di tarda adolescenza della band. Il singolo “Lucio,” che fa da apripista a questo nuovo dusco e incluso nella colonna sonora del film “Il compleanno di Enrico,” svela un viaggio senza meta attraverso i ricordi e le sperimentazioni musicali. La title track “MacKaye” è uno spiritual elettrico, mentre “Miles” è noia, è abbandono, ma anche un chiaro omaggio a Robert Miles. Il disco riconferma la complessità e il fascino di un progetto intramontabile come quello dei Non voglio che Clara.

(Ilaria Rapa)

Non voglio che Clara: 8

 

Bandiera

Una serie di virtuosismi che cambiano stile in una sequenza funambolica trascinante. Variegata come tutte le sfumature dell’essere donna di Giulia Mei. Profondamente personale, profondamente universale. Libera da femminismi e da ogni categoria.
Affronta le problematiche che purtroppo riguardano ancora le donne, ma non è un vero sfogo. Si tratta più di un inno individuale. E forse è proprio questa caratteristica a rendere questo brano assolutamente necessario. Una vorticosa perla che rimarrà nelle teste.

(Stefano Giannetti)

Giulia Mei: 8

 

Pezzi

 

La forza di cantare davanti alle proprie battaglie perse. Per non essere sconfitti su tutta la linea, per non perdere la guerra. “Non ci puoi fare niente se siamo in catene, ma tutto questo male noi lo raccontiamo bene”. La propria via d’uscita sta nel saper rialzare sempre la testa, “fare il cantautore ad ogni (mio) risveglio”.

Consolatorio, ma senza false speranze. Facile riconoscersi in questo brano.

(Stefano Giannetti)

MarVa & Dinosauro: 8,5

 

Essenza nucleo

Dopo l’ottimo Teatro dell’assurdo, Karakaz torna con le sue disperate, ma stavolta più lineari, urla al cielo mentre la terra sotto i piedi gli crolla. La caduta eterna e le grida di dolore si alimentano a vicenda generando un tormento apparentemente destinato a non finire.

“Troverò ancora un modo per farmi fuori”: la prima reazione dopo la fine di una storia d’amore, la perdizione, la discesa negli inferi.
Siamo abituati a vedere scene di lacrimoni, fazzoletti e passeggiate senza meta quando si parla di storie finite. Ma è questo terrificante precipitare il vero ritratto dell’anima che ha perso il suo faro.

(Stefano Giannetti)

Karakaz: 8,5

 

Aiuto!

Aiuto, il mondo cade a pezzi, mentre le nostre vite sembrano piene di complicazioni improvvise.

Per reagire alla sfiga serve un buon amico, un po’ d’ironia e anche la musica.

Davide Amati e Paul Giorgi escono dall’imbarazzo del quotidiano, lasciando svolazzare possibile paranoie, unendo le forze su una base che smorza la tensione, evidenziato una possibile soluzione. Se tutto va male, piangere non serve a nulla, e allora tanto vale prenderla alla leggera, fregandosene anche un po’.

(Nicolò Granone)

Davide Amati, Paul Giorgi: 7

 

Prova a restare

Avere la tentazione di abbandonare il proprio luogo dove si è nati o cresciuti può essere un fenomeno comune, condivisibile e perché no, doloroso.

Secondo le statistiche si lascia facilmente la provincia per cercare fortuna  in una grande città, madre di speranze e padre di molte e numerose aspettative.

Prova a restare è una ribellione contro la poesia e le illusioni, nel quale Luca Notaro cerca di proteggere i suoi sogni, in maniera razionale: ogni piccola conquista è una vittoria, forse non è davvero necessario cercare qualcosa che esiste solo in teoria, ma che si scontra però con la terribile realtà del quotidiano.

(Nicolò Granone)

Luca Notaro: 8

 

magari, forse, per sempre

Mai assuefarsi al dolore. Non è giusto accettare amori tossici, in cui siamo vittime del volere degli altri, senza aver la libertà di esprimere i nostri desideri o bisogni.

Blaui pubblica questo brano, che tratta il tema della violenza, uscito in occasione della giornata istituita per sensibilizzare contro una piaga della società di oggi, purtroppo attuale visto i fatti di questi giorni.

Ecco, non dobbiamo aver paura di definire questa canzone come un brano impegnato, ma l’autore riesce a raccontare una storia senza essere troppo retorico o scontato.

Adesso è il momento di cambiare, basta sperare nel cambiamento rimanendo fermi senza agire ora.

(Nicolò Granone)

Blaui: 8,5

 

Medicine

Lunedì notte ci trasporta dentro una ballad struggente, “Medicine” ci avvolge come un caldo abbraccio e ci ricorda quanto è difficile essere totalmente presi da una persona che, di noi, proprio non ne vuole sapere. Eppure Lunedì notte ci prova ad immaginare un mondo diverso, un universo parallelo in cui siamo amati e voluti da quella persona che allo stato attuale delle cose è talmente lontana da noi, che sembra irraggiungibile.

E allora, forti della convinzione “se ami qualcuno lascialo andare” forse la nostra prova d’amore più grande è quella di lasciare andare questi sentimenti, farci sommergere dal dolore, senza le medicine a fare da placebo, per sentire ogni minima emozione.

(Margherita Ciandrini)

Lunedì notte: 8,5

Non voglio spegnere la luce

“Non voglio spegnere la luce” parla di quell’esatto istante in cui cristallizzi un momento speciale dentro la tua testa perché sai che probabilmente non tornerà.
L’amore è sempre protagonista ma in questo brano cerco di raccontare i suoi limiti e le sue fragilità. Cerchiamo di razionalizzare un sentimento puro perché abbiamo paura che questo possa diventare troppo serio o al contrario idealizziamo persone etichettandole come l’amore della nostra vita quando in realtà poi questo pensiero è solo il frutto del momento.

Le persone tendono a vivere questo sentimento male secondo me, con paura e quasi in segretezza perché amare oggi significa perdere la propria libertà invece che sentirsi forti insieme.
Per chi continua ad amare quindi, basta quel ricordo cristallizzato e ci si chiede ogni tanto se anche lei/lui chissà dove, ci stia pensando ancora.

In questi giorni bui dove il concetto di amore è frainteso, calpestato e ucciso, forse quello di cui abbiamo veramente bisogno è di non spegnere la luce.

DaveBrain: 7

 

Domeniche da inventare (Album)

DOMENICHE DA INVENTARE è il nuovo album di Floridi che attraverso il tepore del suo sound pop essenziale ma avvolgente, esplora con cruda onestà un complesso intreccio di emozioni in nove tracce che fanno male perché vere, ma che allo stesso tempo offrono momenti di riflessione e liberazione.

Il cantautore vive la domenica come un momento di conoscenza della propria persona, una giornata introspettiva che tramuta i spessi muri della sua camera in un rifugio capace di accogliere suoni, sogni e canzoni. La domenica diviene una fuga dagli sguardi e dai silenzi, un’occasione per comunicare a sé stessi con sincerità e ritrovare la serenità attraverso la musica.

“COME FAI”, focus track e cuore dell’album, è un punto di domanda davanti ai contorti meccanismi della vita, tra scelte e circostanze casuali. Floridi mostra la sua vulnerabilità e si pone la domanda su come sia possibile sentirsi appagati in un mondo a prima vista estraneo. Spaesato, in questo contesto alieno, l’artista trova ispirazione e forza nella persona amata.

DOMENICHE DA INVENTARE è una sorta di viaggio attraverso i vari aspetti della vita, con la musica come guida e il desiderio di inventare nuove domeniche, momenti di spensieratezza, anche quando il presente sembra irrisolto e incerto.

Floridi: 7.5

 

Koka

Relazioni tossiche e spirali di buio, questo ci racconta “Koka” nata dalla collaborazione tra Giovanni Ti Amo e il rapper Rosolo Roso, descrizioni puntuali sui desideri dei due artisti della nuova generazione, che sono attirati dall’ignoto e da ciò che non riescono a comprendere, per finire poi a dichiarare di non volere legami stabili. Andare oltre le barriere e i vizi sociali, i due artisti mischiano il loro stile e ci regalano una traccia che ci immerge in un loop di ascolti, e siamo noi quelli ingabbiati musicalmente dentro il loro mondo fatto di eccessi.(Margherita Ciandrini)

Giovanni Ti Amo, Rosolo Roso: 8

 

squisio

Per capire il titolo di questo nuovo singolo dei SAFARĀ bisogna tornare a qualche anno fa quando, tra i vicoli toscani vissuti dai componenti della band, giocando a nascondino, bastava la parola “Squisio” per sospendere il gioco. Con una parola finiva tutto per ricominciare. Torniamo al presente: sapete quando state tornando a casa dalla casa dell’altro e il tempo procede lento? Si vive sospesi e si viaggia coi ricordi forse perché a volte è necessario rallentare per godersi davvero il momento. In questa “serenata dedicata a se stessi” i SAFARĀ confermano la loro capacità di arrivare all’ascoltatore, conducendolo con il pensiero sempre più in là di quanto ci aspettiamo.

(Benedetta Fedel)

SAFARĀ: 8