New Indie Italia Music Week #169

Qual è il battito dell’Indie Italiano della settimana? “Un dottore, chiamate un dottore”, cantavano le voci del vate Cosmo. Ebbene sì, immergersi nelle acque imprevedibili delle nuove uscite musicali, richiede una sana dose di pazienza e accettazione delle imprevedibilità: nulla di tutto ciò può intimorirci.

La posta in gioco è troppo alta, e vale la pena gettarsi nel mare magnum delle migliori novità indie della settimana per scoprire le comfort songs che ci faranno da scudo e da coperta lungo il corso dell’inverno.

Scopriamo le migliori novità provenienti dal mondo #Indie Italia, con le recensioni della redazione di Indie Italia Magazine!

In natura vince

Continua la dichiarazione ribelle di Daria Huber, iniziata col precedente “Voce”. “In natura vince” chi si adatta, chi usa la rabbia. E chi non segue questo iter, nel mondo reale come in quello luccicante della musica mainstream (o indie che, volente o nolente, diventa di massa) è destinato a perdere. Ma perdere significa solo restarne fuori, continuare il proprio percorso senza aver assecondato il “così va fatto”, senza aver corso per stare sul pezzo. Un pezzo che non è il nostro.
Farsi bastare l’orgoglio di esser rimasti fedeli a sé stessi e le briciole che questo lascia, è appannaggio di ciascuno.
Rispetto a “Voce”, immediata e ritmata rappresentazione di uno sfogo, qui abbiamo più scorrevolezza e in un certo senso serenità. Perché la posizione è ormai presa, e questo è un racconto da perdenti, ma non da perduti.

(Stefano Giannetti)

Daria Huber: 8

 

Arte e Finanza (Album)

Popa, cantautrice e fashion designer, amante dei salotti e della dolce vita, pubblica con Artist First, venerdì 17 novembre il suo primo album, che consacra tutto il lavoro degli ultimi anni. All’interno del disco saranno presenti anche due brani inediti “Arte e Finanza” e “Bugie”.

L’album prende il titolo dal brano “Arte e Finanza”: un omaggio al benessere imperituro del mondo dell’arte, dove tra un Picasso su uno yacht e un’asta di contemporaneo ci si può innamorare ma anche fare un affare. Popa, su sonorità disco anni Settanta, raccoglie impressioni e osserva momenti: vernissage, privé, mansplaining, feste e Martini.

L’immaginario di Popa, attraverso le dieci tracce del suo primo album, mette in musica le contrapposizioni da sempre protagoniste dei suoi brani.

Popa: 8.5

 

Denti da latte

Il beat di sottofondo ricorda i film distopici, quelle musiche che fanno da accompagnamento a scene desolanti, a un racconto di destini apparentemente segnati. Infatti la musica cessa solo nell’ultima speranzosa frase “(…) un fine se mi amo di più”.
L’amor proprio come strada per continuare a rialzarsi, anche se la sorte da “denti da latte” è cucita addosso a tutti. Tutti cadono, per imparare, per lasciarsi, per riunirsi. E fa male. Non c’è nessuna retorica. La via è una sola, quella sopracitata, ma non è una soluzione. Solo un po’ di calcio per rimettere le ossa insieme ogni volta e sopportare la prossima caduta.

(Stefano Giannetti)

Cranìa: 8

 

MEGA PERDO

Nell’apatia di questi  tempi moderni, il dolore è un elemento che ci permette di soffrire, di conseguenza sentire la sensazione di provare qualcosa, accorgendoci i anche di essere vivi e fragile.

Gli Antartica con MEGA PERDO buttano fuori una dose d’energia, prendendosela principalmente con se stessi e con le incertezze che hanno i giovani d’oggi. I saggi dicono che la sconfitta è un modo diverso per vincere perché è una via per imparare una lezione, ma probabilmente  capire come reagire alle proprie mancanze provoca una forte  d’adrenalina.

Combattere i propri demoni interiori per evitare di annoiarsi, una semplice scusa per complicarsi la vita.

(Nicolò Granone)

Antartica: 7,5

 

Non avere fretta

Il nuovo singolo di Scuse Inutili è un invito a rallentare con la speranza di dedicarci ad una profonda riflessione su noi stessi e sulle relazioni con gli altri, con il diverso. L’impronta punk-rock intensifica il tutto, creando un dinamismo quasi incessante, in contrasto quasi con il messaggio del brano. Nato in un periodo di isolamento forzato, “Non avere fretta” esplora il lato estremo delle relazioni umane quando vengono messe alla prova, rivelando un intricato gioco di contrasti e ipocrisie.
(Ilaria Rapa)

Scuse Inutili: 8

 

Nessun Dramma (Album)

Dodici brani, dodici storie d’amore eterogenee e diverse anche da un punto di vista musicale, che però hanno tutte come comune denominatore il mantra che recita “Nessun Dramma”. svegliaginevra, offre così una visione matura delle relazioni, trasformando esperienze apparentemente drammatiche in preziose lezioni di vita. La focus track “Ghiaccio” affronta un tema molto attuale, ovvero quello dell’amore virtuale, esplorando la tensione tra vicinanza emotiva e distanza fisica. “Nessun Dramma” diventa così un album catartico, la giusta colonna sonora per fare autoriflessione, ma perché no, anche per ridere e guardare con occhi diversi l’amore.

(Ilaria Rapa)

svegliaginevra: 8

 

Le hit estive

“La nostra condizione naturale combacia sempre con la fine dell’estate”: come raccontare la vita in una sola frase.
Il passato è l’estate di tutti, odioso quando era presente, rimpianto dopo. Reso bello da una visione annebbiata dai fumi dei rimorsi, quando sappiamo benissimo come siamo fatti e sappiamo ancora meglio che le azioni di cui ci siamo già pentiti erano inevitabili, sentenziate dal nostro carattere. Ma le assordanti hit estive continuano a esploderci in testa e a farci mentire a noi stessi, tenendoci imbrigliati nella nostalgia. Resta da chiedere perdono per l’irrecuperabile a qualcuno che abbiamo ferito, qualcuno che è stato la nostra estate. Chiassosa, riflesso dei nostri guai, videoclip dei destini umani.

(Stefano Giannetti)

La Municipàl: 8,5

 

TYMAH (Album)

Cosa vuol dire vedersi improvvisamente strappare via il sogno di una vita, lo descrive bene Forse Danzica nella prima parte del nuovo progetto discografico “TYMAH”, che riconnette gli artisti coinvolti nel collettivo alle loro radici post punk e post rock che li contraddistingue. Un lavoro carico di emotività, di paura, di sofferenza e di voglia di rinascita, di un domani che sembra faccia sempre più difficoltà ad arrivare, ma che come ci avverte “Транссибирская железнодорожная магистраль” prima o poi ci raggiungerà, come un treno.
Abbandono e solitudine in “Transiberiana”, simbolo di quella perdita da cui dobbiamo risollevarci, che mischia lingue diverse, stati d’animo intrecciati, sensazioni di perdita dei sensi e confusione, da cui possiamo solamente ripartire per uscire da questo turbine di emozioni negative.

“Moulin Rouge” si scosta leggermente da questo grigio che aleggia sul disco, inserendo un po’ di rosso porpora dato da un amore passionale e devastante, ripreso a piccole dosi in “AutoCad”, più passeggero e volatile, come una linea al computer che ci mette un attimo ad essere cancellata. Passiamo attraverso una “Padania Paranoica” (feat. Maggio) per arrivare a “Kvartirnik”, ammissione di colpa di una persona schiva e introversa, che cerca solo un po’ d’amore e per finire, andiamo ufficialmente alla deriva con “Moby SPL” che ci porta lontani, via dal mondo reale, in uno spazio-tempo indefinito.

(Margherita Ciandrini)

Forse Danzica: 8,5

 

Incipit (Album)

La musica di Seb è timida, romantica e malinconica, INCIPIT, il suo primo album lo conferma.

L’amore è qualcosa che affascina, anche in quei momenti in cui sembra terribile e feroce. Per provare questo sentimento bisogna essere pronti anche ad accettare persino i momenti no. Tutta la tristezza o i rimpianti riprendono vita nei ricordi e Seb sceglie di raccontare la sua intimità in questo disco dolce e sensibile.

INCIPIT è un inizio nato dall’assenza di relazioni perfette all’apparenza, ma totalmente fragili. La musica è diventata per l’artista, il metodo migliore per ingoiare la delusione, trasformandola in gioia creativa.

(Nicolò Granone)

SEB: 7

 

Mi agito

Di nuovo un brano profondamente introspettivo per Atarde, che con “mi agito” ci racconta tutte le sensazioni di inadeguatezza e di solitudine provate in pandemia, quando vedevamo tutto attraverso un vetro, anche la primavera fuori dalla finestra era silenziosa, intoccabile, una quiete assordante che ci costringeva a mettere le cuffie e premere play, per cercare di sentire, provare, ancora qualcosa.
Un brano prodotto e registrato come se fosse live, ci suona strano mentre lo ascoltiamo seduti su un treno che ci porta in città, ma le nostre orecchie si sentono coccolate dalla voce delicata di Atarde che ci apre il suo cuore e prova a trasferire un po’ delle sue emozioni dentro di noi, che siamo pronti ad accoglierlo. Siamo pronti ad accettare i cambiamenti che la vita ci riserverà, anche se ora ci sembrano lontani anni luce, riusciremo a trovare il nostro posto e a riscattarci, con le nostre forze, certo, ma circondati dalle persone che amiamo.

(Margherita Ciandrini)

Atarde: 8

 

Papi

Parlare della crescita emotiva, del parallelo tra quello che si era e quel che adesso siamo. Farlo con la musica che fa a pugni con la voce per fuoriuscire, mostrarsi, farsi viva. Niente è dato per scontato in questo brano dalle tinte nostalgiche che si mescolano con quelle della quotidianità. Dove la maturità sembra volersi fare spazio e non può farlo senza il passato.
DARRN riesce a farsi spazio tra le note, in un racconto che è pieno di aneddoti e ricordi. È il racconto delle paure viste da lontano, che proprio per la loro distanza sanno colpire meno in profondità. E tra i tasti di un piano, le batterie e tanta elettronica la storia si fa a mano a mano più chiara.

(Lorenzo Ottanelli)

DARRN: 8

 

Uomini Alfa

Una serata in discoteca a ballare tra amiche, fino a quando non arriva il solito tipo banale, il maschio alfa che è fin troppo elementare. Raccontare anche la versione brutta delle serate con un pezzo up tempo da club, dove il fastidio di sentirsi sempre oggetto e non soggetto è ben presente.
Claudym sa quanto è bello ballare, ma sa anche quanto è fastidioso il comportamento dei vari maschi alfa che danno il nome al brano. Il pezzo è cantato con un’intenzione vocale che si sposa bene con il sound electro-house – un’indole quasi-incazzata per un brano divertente, ma anche vero. Ballare e poi pensare, non banale, come invece è quel maschio alfa elementare.

(Lorenzo Ottanelli)

Claudym: 7

 

KARAOKE BATTISTI

DiMeglio e Malpelo c’invitano a ballare e cantare a squarciagola Karaoke Battisti, un modo per omaggiare uno dei più grandi cantautori italiani, ma anche per dichiarare il proprio amore per una persona speciale.

Basta lacrimucce sulle ciglia, lasciamo perdere tutte le possibili paranoie e conosciamo l’altro davanti ad un microfono.

Attenzione però, in amore le playlist sono una cosa seria, ma se questo pezzo piace ad entrambi si è sulla buona strada per trovare l’anima gemella.

(Nicolò Granone)

DiMeglio, Malpelo: 8

 

Polvere

La nostalgia fa parte del nostro presente e ci aiuta a prepararci al futuro. Rivedere qualcuno o qualcosa ci spinge nel ricordo, anche in quello più nebbioso o polveroso. Ritornare a quei pensieri è come soffiare sulla polvere e far ricomparire tutto ciò che è stato. In qualche modo è il ritornare vivi, sentire di nuovo le emozioni e affrontare la pelle d’oca, che ci eravamo scordati di quanto fosse bella.
Mobrici ha già detto che questo è il suo ultimo pezzo “prima di chissà quando” e di averne cura. Lo faremo, perché dai Canova in poi ci ha abituato ad un cantautorato onesto che vogliamo ancora e ancora, tra i riff di chitarra e la voce riverberata di un indie mai perso o abbandonato, di cui abbiamo sempre bisogno.

(Lorenzo Ottanelli)

Mobrici: 8

 

Se mi vuoi bene

Se mi vuoi bene, prova ad ascoltare..

Sembra facile, anzi dovrebbe esserlo, ma in realtà quanto è difficile relazionarsi con una persona, lasciando da parte egoismi vari, interessi autoreferenziali e un pizzico di  voglia di litigare solamente per avere ragione.

Siamo animali complessi che nascondiamo i difetti, capaci di mentire con il sorriso, dolci all’apparenza e allo stesso tempo pronti a morsicare e attaccare, usando il dolore anche come arma di autodifesa.

Juma esordisce con questo brano intimo che mette in risalto tutte le contradizioni che ci possono essere tra una promessa e una conferma. Tra il dire e il fare ci sono di mezzo i sentimenti, mare d’emozioni complicate e volubili.

(Nicolò Granone)

Juma: 7,5

 

Novembre (Album)

La band cosentina SANTATERESA si riaffaccia sulla scena musicale con il suo nuovo mini ep, una produzione sorprendente che getta uno sguardo approfondito sull’autunno, incanalando le emozioni e le sfide di una generazione che si sforza di emergere da un periodo storico travagliato, segnato dal Covid-19 e dai relativi lockdown. “Novembre/Cielo Viola” sono le due tracce gemelle che compongono questo lavoro, rappresentando due facce complementari della stessa medaglia: “Novembre,” brano e titolo dell’EP, emerge come un inno alla vita da riscoprire, un invito a cercare spazi e momenti ormai solo ricordati; “Cielo Viola”, una sorte di Decamerone 2.0, offre una descrizione dettagliata di esperienze personali durante il secondo lockdown, un periodo di profonda riflessione sulla libertà. I due brani si completano e diventano dimostrazione della profonda versatilità della band.

(Benedetta Fedel)

SANTATERESA: 8,5

 

Eugenio Sournia (Album)

Eugenio Sournia cantautore livornese che ha esordito nel mondo della musica con la band Siberia pubblicando con loro tre album, presenta ora  il suo primo progetto solista, un EP dal titolo “EUGENIO SOURNIA”, prodotto da Emma Nolde. Tale scelta è figlia del desiderio di Eugenio di ritrovare, in lei, una sorta di innocenza perduta. 

Autore di grande talento, Eugenio ha sempre amato scrivere fin da piccolo, e lo ha fatto inizialmente attraverso la poesia per poi passare, crescendo, alla forma canzone accorgendosi come fosse più facile farlo da dietro ad un microfono piuttosto che pubblicando raccolte. Un talento che sente di avere nel sangue e una passione coltivata nel corso degli anni a prescindere dagli studi universitari, approfondendo autori come John Keats e Ungaretti.

Una scrittura evocativa, poetica e profonda la sua, che richiama  i grandi classici della tradizione italiana e che si ritrova nei sei brani che compongono questo nuovo capitolo del suo percorso discografico nato dall’esigenza di raccontare il rapporto con il dolore che necessita, secondo Eugenio, di recuperare una sua centralità nella musica e nell’arte.   Le canzoni sono particolarmente influenzate dal rapporto con i problemi di salute mentale e dall’esperienza religiosa, ma non mancano escursioni verso temi amorosi o maggiormente orientati alla critica sociale.  

Eugenio Sournia: 7.5

 

Basta

Tutto il romanticismo nostalgico di Ciliari si cela dietro un “BASTA”.

Quante volte abbiamo detto basta e quante, invece, ci abbiamo creduto veramente? Nonostante un “ti amo” detto in primavera, il cantautore vorrebbe dire “basta!” ma non riesce, naviga con la mente in un limbo di contraddizione e incertezza, una continua fisarmonica che lo allontana e attira verso l’altra persona.
Con “BASTA”, Ciliari abbraccia la sua malinconia e la trasforma in una canzone leggera capace di entrare nella mente e nel cuore di chi l’ascolta.

Ciliari: 7

 

sempre, always…sempre (Album)

Se suoni e fai un altro lavoro sei più un collezionista di farfalle o un artista? Se suoni e non hai successo, ha senso continuare? Non sarebbe meglio smettere di suonare? Non sarebbe meglio nel tempo libero divertirsi, rilassarsi o fare altro?

Tutte queste domande sono alla base di “sempre, always… siempre“, un disco che nasconde un desiderio di evasione dalle abitudini imposte dalla società, dal mondo della musica stessa, dalle aspettative e dall’ambizione.

Con “Internet!”, un’intro idilliaca, t vernìce ci invita ad immergerci nel suo mondo etereo, in una trasposizione musicale delle sue incertezze e riflessioni sul perché continuare a fare musica. Le sue perplessità sono chiare fin dalla seconda traccia, intitolata con retorica “Smetti di suonare?”.

Per l’artista questo album è una rivendicazione dei propri dubbi e delle proprie insicurezze sul presente, e allo stesso modo del bisogno quasi primitivo di provare a creare qualcosa che prima non c’era, fuori dal flusso enorme di input che esistono già. Attraverso i 10 pezzi che compongono l’album, t vernìce percorre un’analisi introspettiva alla scoperta della vera natura della creatività, cercando di capire quale sia la linea sottile tra il creare come dovere, per evitare la banalità e la mediocrità, e il creare come slancio implacabile e vitale.

L’artista, con un sound malinconico e cupo, ma allo stesso tempo morbido e avvolgente, dà sfogo alla sua confusione e allo stesso tempo trova risposta nella musica. Le canzoni sono paragonate a delle piante domestiche: entrambe nate e cresciute nella sua cameretta buia, se innaffiate con passione e dedizione rappresentano quell’energia essenziale senza la quale tutto sarebbe asettico e vuoto

T vernice: 8