Il Calcio nella Musica Indie
Di Simone Sebastiani
Il binomio calcio-musica è insito all’interno della società. E per certi versi intriga. Ci sono canzoni con espliciti riferimenti al calcio che hanno segnato notti e corde vocali di milioni di tifosi e non. C’è chi si è appassionato a questo sport proprio grazie a versi di cantanti ed artisti. C’è chi, viceversa, si è avvicinato ad un determinato genere musicale per merito di cori ed inni cantati a squarciagola all’interno di uno stadio. Che in ogni caso hanno unito tutti. Ci sono artisti che non hanno mai nascosto la propria fede calcistica ed anzi ne hanno fatto un mantra all’interno della propria carriera. E poi, inutile girarci intorno, la musica gasa anche i protagonisti di questo sport: i calciatori. Cuffie all’orecchio e canonica playlist prima di un match. C’è chi si è addirittura reinventato musicista appesi gli scarpini al chiodo.
E viceversa. Insomma, calcio e musica spesso si fondono e nemmeno ce ne accorgiamo. A prescindere dal genere musicale. Ce n’è uno, però, che negli ultimi anni ha preso piede nel nostro paese e si intreccia a dismisura con il mondo del pallone: l’indie. Al di là dell’indipendente produzione discografica, che dà originariamente il nome a questo fenomeno, l’indie si è affermato come un vero e proprio genere musicale che, semplificando, si colloca nel mezzo fra l’alternativo e il pop. Si è palesato come fenomeno di nicchia, ma ci ha messo poco a fare breccia nel cuore di moltissimi ragazzi ma non solo.
Ed a prendersi prepotentemente la scena. E’ una nuova corrente di stile, di pensiero e di aspetto che caratterizza tantissimi artisti, senza che necessariamente lo dichiarino apertamente.
Cosa c’entra però il calcio? Beh, nelle canzoni indie i riferimenti a questo sport sono molteplici, e per certi versi tremendamente nostalgici e romantici.
L’indie italiano che ci racconto il calcio in liriche
Il pallone, un calciatore, una squadra o un evento, spesso rappresentano una metafora in grado di trasmettere un pensiero, un messaggio, un’emozione. Ed è così che, “Sei la Nazionale del 2006” diventa uno dei complimenti più dolci e passionali da dedicare alla persona amata. Quei Thegiornalisti che già in precedenza avevano pubblicato “Mare Balotelli”. Mario Balotelli, calciatore simbolo della vita moderna tanto ripudiata, al contrario del mare dove tutti diventiamo noi stessi.
Non si può dire lo stesso di “Maradona y Pelé”, canzone fatta di simboli e miti, dove alla fine si afferma: “Maradona è megl’ ‘e Pelé”.
Quel Maradona che i Canova rievocano divinamente dedicandogli anche il titolo di una canzone.
E poi c’è Calcutta, che romanticamente sfrutta la figura di Dario Hubner per invitarci a riavvicinarci agli affetti, invece di lavorare, di stare sempre in giro. Proprio Hubner che nel 2001 mise da parte le questioni economiche per sposare la causa Piacenza, soltanto perché era più vicina a Crema, la città nella quale viveva sua moglie. E qui scende una lacrima, ma non è tutto. Perché il parallelismo calcio-amore nella scenda indie è molto diffuso.
Vogliamo parlare di Galeffi, romanista sfegatato, che in una canzone ringrazia una ragazza di farlo sentire spesso “Tottigol”? Il suo idolo. Che poi è anche il titolo del brano, inserito all’interno del disco chiamato “Scudetto”. Ma di che parliamo? Non è pero tutto rose e fiori. Emerge una vena polemica nel granata Willie Peyote quando, in “Mai dire mai”, canta: “Riapriamo gli stadi, ma non teatri né live, magari faccio due palleggi, mai dire mai”. Una critica che si inserisce all’interno delle riaperture che hanno segnato l’epoca pandemica. Il calcio è anche utilizzato per manifestare sconforto e malinconia.
I Coma Cose, in “Granata”, compiono un profondo viaggio introspettivo. Manifestano tutte le difficoltà che si incontrano cercando il proprio posto autentico in una società stracolma di pressioni. Ed è così che: “In pratica, tutti vestiti di nero con la faccia pallida. Sembriamo la Juventus, e tu per fare il derby, ci hai tirato una granata nei denti”.
Come detto, riferimenti calcistici per palesare tristezza e malcontento. Non a caso è sempre Calcutta ad aprire il giornale e rendersi immediatamente conto che il Frosinone è in Serie A. Proprio lui che è di Latina, fa riferimento alle cose che cambiano in bene e in male. Persino il Frosinone è riuscito ad arrivare nella massima serie, per buona pace del cantante, tifoso della squadra rivale, che sorride amaro.
Lo sa bene Francesca Michielin, che ne “La Serie B” paragona proprio la discesa in cadetteria del suo Vicenza alle esperienze aride e noiose che non concedono possibilità di venirne fuori. Senza seconde chance. I gol della Serie B che, se guardati da un ragazzo, in “Don’t Worry” diventano per i Boombdabash un simbolo di speranza e rinascita. Un invito a non lasciarsi abbattere dinanzi alle difficoltà della vita. Visione troppo ottimista per il malinconico Tananai. In “Calcutta” infatti canta: “Se potessi giocare un po’ meglio col pallone, adesso probabilmente sarei Esteban Cambiasso”.
Lui, interista dalla nascita, utilizza questa metafora per spiegare la difficoltà nel cogliere la propria vocazione. Quell’impressione di essere bravi in tutto, ma abbastanza in niente, così comune nella generazione d’oggi. La beneamata Inter che ricorre così spesso nei testi indie. “Non ci sei più” di Mameli elenca svariate immagini nostalgiche che non ci sono più. Tipo MSN, il festivalbar, le cassette VHS. Tipo Javier Zanetti. “Come Zanetti a destra, tu non ci sei più”. Tifare Inter è un sentimento ambivalente. Lo sanno bene i Pinguini Tattici Nucleari che in “Fuori dall’Hype” cantano: “Stretti i pugni e duro il muso, tifo Inter da una vita”. Impossibile dimenticare Carl Brave, cuore giallorosso, che in “Eccaallà” elenca una serie di eventi che si ripetono e ritornano sempre. Come l’ex di cui non ti frega niente, gli scarti su tinder, Sanremo con le sue pagelle. O come “il pareggio con l’Inter”, un classico a cui i tifosi romanisti hanno fatto il callo.
Nella stessa canzone, Carl Brave ha a che fare con una ragazza che è di Roma ma tifa Lazio. Il suo “eh beh” che segue è tutto un programma. In questa scena si inseriscono alla perfezione i Legno. Sono due. Uno tifa Juve e l’altro Empoli. In un brano, intitolato “I goal di Weah”, cantano nostalgicamente: “Come la Serie A, romantica, come il Festivalbar degli anni 90, i goal di Weah, i capelli di Rodman, sei tutto quello che mi manca”. In un altro, dal nome “I goal di Chiesa in nazionale”, cantano insieme a Cimini: “Sei bella come i gol di Chiesa in nazionale”, una dedica d’amore perfetta appena dopo la vittoria degli europei.
C’è chi invece, come Coez in “Domenica”, sogna ad occhi aperti una domenica ipotetica fatta di spensieratezza e leggerezza. “Niente stadio, né partite, una coda patetica”. E chi glielo dice poi agli Ex-Otago? Un gruppo talmente genovese da intitolare un disco con il nome di “Marassi”, lo storico quartiere dello Stadio Luigi Ferraris.
Loro, contrapposti soltanto dalla fede calcistica, si dividono fra Samp e Genoa. Dentro e fuori dal palco. Chi lo dice a Bresh? Che ha un vero e proprio “Guasto d’Amore”, se vede il Grifone.
Sempre per restare a Genova, sponda rossoblù. Quei colori “che cadono in mare quando il sole tramonta senza salutare”. La verità è che il calcio smuove. Sentimenti ed emozioni. Ed i rappresentanti della scena indie sono stati in grado di manifestarlo in musica. Ora ci sentiamo un po’ più soli senza il nostro campionato, la nostra Serie A.