PH: Filiberto Signorello

Tropea: “Stiamo molto bene nascosti dentro Serole” | Indie Talks

Uscire dalla propria zona di confort o rimanere al sicuro dove si ha tutto sotto controllo possono essere due modi per proteggersi dal mondo e dare un senso alla propria esistenza. Anche fondare una band, partecipare ad un contest come XFactor e fare un disco delicato e amaro come Serole sono scelte utili per cercare la felicità, riuscendo allo stesso tempo a comprendere una certa forma di dolore, intimo e quasi ancestrale.

Definire chi sono i Tropea e cosa fanno, potrebbe essere un atto limitante, sintetico e poco poetico, quindi meglio lasciare andare la musica e indagare l’attitudine di questo gruppo attraverso l’ascolto. Dentro questo disco ci sono tante emozioni da scoprire, indizi sotto forma di traccia per provare a stare bene, capendo anche quando è giusto accettare le proprie insicurezze e paure.

Serole è il luogo sicuro dove esprimere la propria esistenza, un guscio simile ad una casa, dove talvolta si può portare anche qualche amico fidato per isolarsi dal mondo, fare finta di nulla, e lasciarsi andare alla vita.

TROPEA X INDIE TALKS

Serole inteso come posto e disco sono due luoghi sicuri per isolarsi dal mondo?

Si, è esattamente così. Serole come luogo e disco, per isolarsi dal mondo. Il primo supermercato più vicino a Serole è circa a 40 minuti di strada, in pratica puoi ascoltare l’intero album partendo da Serole cercando il supermercato più vicino. 

Felicità e tristezza, paradossalmente, possono avere anche gli stessi sintomi?

Mimmo: Wow. Molto spesso quando faccio arte parto da una situazione di tristezza, quando sono felice invece non faccio arte. Felicità e tristezza possono avere gli stessi sintomi ma la cura non è la stessa. Forse perché non serve una cura per la felicità. Noi Tropea abbiamo un mood di dolcezza malinconica. Quella culla dolce in cui ci piace rifugiarci.

PH: Filiberto Signorello

C’è un sentimento umano al quale vi piacerebbe ribellarvi?

Mimmo: Per me l’ingratitudine.

Pietro: La rabbia, anche se in realtà mi gasa anche un po’. Se la eliminassi non sarei più io.

Claudio: L’invidia, perché provo pochissima invidia e nel momento raro in cui la provo per me è uno stimolo a fare meglio. Non capisco la gente che rosica.

Piso: La paura.

Oggi anche l’amore rischia di diventare un mezzo per riempire un vuoto piuttosto che un fine da raggiungere?

Claudio: L’amore dovrebbe essere l’ultimo massimo risultato che puoi ottenere dopo l’unione con un’altra persona.

Mimmo: per me l’amore è vocazione, sicuramente non esiste altro modo di conoscere l’altro fuori da sé se non con l’amore, ma allo stesso tempo l’amore di cui sono ammalato io è più una vocazione per quanto mi riguarda.

Pietro: entrambe le cose, il fine è riempire il vuoto che tutti abbiamo.

Vi siete mai trovati davanti ad aspettative troppo grandi che vi hanno creato ansia?

Claudio: Spesso.

Piso: Sarebbe forse più facile rispondere a questa domanda: “vi siete mai non trovati davanti ad aspettative troppo grandi che vi hanno creato ansia”?

Mimmo: Per ora la mia ansia è focalizzata sul disco che sta uscendo, vorrei venisse capito e apprezzato.

Con quali paure siete riusciti a fare pace?

Pietro: Ora la mia paura è suonare per la prima volta la chitarra su un palcoscenico. Vedremo se riuscirò a farci pace con questo tour.

Claudio: Ho fatto pace con la paura di non prendere mai la pensione.

Piso: Non penso di aver fatto totalmente pace con tutte le mie paure, per me l’importante è cercare sempre di fare dei passi avanti, migliorare sempre un po’.

PH: Filiberto Signorello

Come si può uscire dalla propria comfort zone?

Mimmo: Fondando una band (ndr ride). Ultimamente mi sono liberato di alcune comfort zone, per esempio non indossare nel 2024 la mia storica giacca della fila blu, ho scoperto di poter vestire altro senza la paura del freddo e di ammalarmi. Un’altra operazione che ho fatto è stata togliermi completamente Instagram di nuovo dopo un anno abbondante che lo avevo installato. In questo momento mi sento un pochino meglio non avendolo.

Pietro: Uscire fuori e correre al parco.

L’ultima canzone finisce con questa strofa: “È semplice,Davvero,Per me”. Che lezione avete imparato da questo progetto?

Piso: Ho imparato che i Tropea sono molto forti quando si riuniscono a creare qualcosa di sincero e di figo. Non dobbiamo perdere le speranze quando magari abbiamo dei momenti in cui siamo un po’ più giù, perché abbiamo tanto potenziale.

Claudio: Secondo me lo scopro dopo l’uscita cosa ho imparato da questo progetto

Pietro: Io non imparo mai (ride).  Ad applicarmi con la chitarra (la chitarra è diventata il mio impero romano)

Mimmo: Ho imparato tantissime cose a livello pratico: produzione, arrangiamento, artigianato musicale. Ma ho imparato anche ad ascoltare di più i miei colleghi della band, a lasciargli più spazio, a dare più importanza al mondo performato e non solo a quello prodotto.