PH: LUDOVICA RENALDO

Aspa Musica: “Vincere accettando la sconfitta” | Intervista

Le aspettative distruggono, se sei un Campione del mondo anche arrivare terzo, quindi comunque sul podio, potrebbe essere una sconfitta. Il pubblico immagina che tu possa vincere ogni gara e quando questo non avviene rimane deluso, arrabbiandosi pure.

Aspa Musica mescola a questo desiderio di vittoria una storia d’amore, fatta di tante promesse che se non vengono mantenute quotidianamente, anche attraverso piccoli gesti possono voler mettere la parola fine sulla relazione.

Altro aspetto da non sottovalutare è la percezione che ognuno ha di se stesso. Più è bassa più diventa facile giustifica ogni forma di fallimento, senza mediazioni. Se è alta invece si possono raggiungere traguardi magari inaspettati, riuscendo a conquistare anche un pizzico di fortuna.

“Campione del Mondo” di Aspa Musica è una gara contro ciò che si pensa e si vive, dove tutti sono avversari. Il più pericoloso però vive dentro la mente o agisce d’istinto seguendo le passioni emotive del cuore.

INTERVISTANDO ASPA MUSICA

Cosa ti ferisce di te stesso e dell’umanità in generale?

Ho pensato a lungo a questa domanda, da quando l’ho letta, e mentre pensavo a cosa rispondere quasi mi è capitato di trovarmi in una condizione dove non sapessi trovare qualcosa di preciso che mi ferisca nell’umanità. O meglio, sicuramente c’è qualcosa, ma non mi è immediatamente saltata in testa dopo aver letto la domanda, come mi sarei aspettato.

Per quanto riguarda me stesso mi ferisce la mia fragilità che mi porto dietro da bambino e da adolescente, per l’insicurezza che mi ha sempre contraddistinto e l’eccessiva gentilezza che spesso e volentieri, soprattutto ai tempi, m’impediva di risultare credibile ed affascinante all’interno delle compagnie e dei gruppi d’amici.

Dell’umanità mi ferisce chi non sa volersi bene, mi ferisce chi accetta una vita o condizioni che si percepisce da come parlano e da come vivono che non sono le condizioni ideali nelle quali vorrebbero vivere, ma non fanno nulla per cambiarle. Quello mi ferisce, perché mi fa sempre più spesso chiedermi se io arriverò mai ad accettare quelle condizioni come fanno gli altri, arrivando ad essere infelice e non facendone un problema ma semplicemente una constatazione.

PH:GABRIELE_CALABRO’

Le tue canzoni sono piene di contrasti, quali emozioni vive quotidianamente Aspa Musica?

Quando ero bimbo mio padre sosteneva sempre io vivessi nel mio mondo, con regole un po’ mie e non permettendo agli altri di averne le decodificazioni. Attualmente non è cambiato molto, io mi sento ancora un bambino, semplicemente faccio le cose dei grandi come lavorare, gestire dei soldi, avere delle responsabilità. Per me emotivamente io ho tipo 10/12 anni, mi sento molto in quella condizione, e quindi vivo all’interno dei flussi emotivi dettati dalle mie frequenze e sensazioni, dove spesso e volentieri i dettagli fanno da padrone, influenzando sia positivamente che negativamente il mio umore.

Campione del Mondo nasconde un mix di utopia e speranza?

In parte sì, ma c’è anche tanta rassegnazione. È la sintesi dell’accettazione della fine di una storia d’amore, paragonata ad una pilota di F1 che accetta che la sua carriera stia volgendo al termine, perché è stato campione del mondo, è ancora sul podio, ma non è più sul gradino più alto. L’utopia la possiamo leggere nell’immaginare di ciò che potrebbe essere, di come mi piacerebbe che fosse, ma come in ogni utopia che si rispetti c’è l’accettazione che non si realizzerà mai.

PH:GABRIELE_CALABRO’

I social network hanno cambiato il modo di relazionarsi?

Certo, senz’ombra di dubbio. Io ho passato anni a non essere in grado di relazionarmi nel mondo reale, ed ad avere difficoltà a farlo anche nel mondo digitale, finendo semplicemente per elemosinare attenzioni con alcune persone con le quali parlavo, cercando di tenere in piedi argomenti che magari neppure m’interessavano. Mi chiedo se domani scomparisse internet come torneremmo a comunicare, molte persone sicuramente lo vedrebbero come l’opportunità per dire tutte quelle cose che non hanno mai detto, e sembra surreale pensare sia così quando oggi possiamo letteralmente comunicare con tutti istantaneamente.

Hai mai trasformato una delusione in vittoria?

-Principalmente no, non in qualcosa di spendibile immediatamente. Ma mi è capitato, soprattutto negli ultimi anni, di ricalibrare la mia opinione nei confronti di persone che erano inarrivabili quando ero adolescente, perché loro erano mille volte più affascinanti di me, anche con le ragazze. Quando li ho rivisti e ci ho parlato qualche anno fa mi è capitato di pensare a come siano cambiate le cose, a come io, nel mio piccolo, sia stato in grado di far valere la mia sensibilità ed empatia ed essere apprezzato da un certo tipo di persone, mentre quelle stesse persone sono sempre rimaste costanti, nel loro limbo. Lì la mia sconfitta di quando ero giovane è diventata vittoria.

A quale sportivo vorresti dedicare questo tuo nuovo singolo e perché?

A due sportivi principalmente, entrambi piloti di F1. Il primo è sicuramente Michael Schumacher, che ha accompagnato la mia infanzia con i titoli vinti con la Ferrari, facendomi rendere quasi abitudine vedere vincere la scuderia o la squadra per cui tifi. L’altro è Ayrton Senna, per l’impatto sociale che ha avuto la sua figura, in grado di ispirare centinaia di persone. Tutt’ora se mettiamo su YouTube il video del team radio con le sue urla dopo aver vinto ad Interlagos nel 1991 mi vengono i brividi in tutto il corpo, qualsiasi sia il momento o il luogo.

PH: LUDOVICA RENALDO

A distanza di 3 anni si può dire che “Va Tutto a Pezzi” o sei riuscito a fare ordine?

Sarò sempre a pezzi fino a quando non mi realizzerò nel totale, se mai accadrà. Per quanto riguarda la mia componente emotiva è come se quel brano fosse stato presagio di qualcosa che dovesse ancora capitarmi, come se la vera distruzione di me dovesse ancora accadere, ed è infatti avvenuta un anno dopo, quindi un anno fa, per via di alcune situazioni emotive e sentimentali ed alcune condizioni che mi hanno portato a tornare a vivere nella mia città d’origine dopo che mi ero trasferito a Torino, è quella per me fu una grande sconfitta. Ora sono sempre a pezzi, però ho iniziato ad apprezzare il sangue sulle ferite, ad organizzare ed accettare la fatica, per quanto si possa fare.

La musica è un modo per avvicinare l’artista alla realtà o serve per descriverla guardandola da un nuovo punto di vista?

La musica è un modo per permettere all’artista di mostrare chi sia davvero, come a dire “sì da fuori sembro stupido, sembro la classica persona che passa in sordina, poi metti play ad un mio brano e ti fermi ad ascoltare cosa ti sto dicendo”. La musica è un bellissimo metodo per dar voce a chi non la avrebbe mai, ed il mondo è pieno di persone trascurate, abbandonate, lasciate sole, invisibili. La musica è loro, è degli esclusi, è di chi senza la musica sguazzerebbe nell’oceano del nulla cosmico nel quale viviamo. Ovviamente questa è solamente la mia visione.