Z V R Z I ha parcheggiato i ricordi dentro una Fiatpanda | Intervista
Tutti almeno una volta nella vita saranno saliti in macchina solamente per fare un giro e ascoltare musica, lasciandosi guidare dalle canzoni, via senza una meta precisa.
Zvrzi parte da questo espediente, ma viaggia dentro il suo brano “Fiatpanda” ricco di nostalgia e malinconia, con il passato che si ripresenta sulla strada, pieno però d’interrogativi. Purtoppo, o forse è meglio così non si ha la possibilità di collegare i sè e i ma causati dalle conseguenze del tempo che non c’è più e riuscire a comprendere cosa sarebbe potuto succedere. Molte volte viviamo d’aspettative che si confondo e mutano al contatto con la realtà.
Il ricordo diventa così un modo per andare avanti senza dimenticare quello che è stato. Un amicizia, una relazione o anche solamente una storia da raccontare sono momenti dai quali è possibile raccogliere delle emozioni che volendo o meno, porteremmo sempre in giro con noi.
INTERVISTANDO ZVRZI
“Fiatpanda” è un viaggio di 4 minuti verso quale destinazione?
Fiatpanda è sicuramente un viaggio! che per il mio flow è durato una decina di anni,
La destinazione di “Fiatpanda” ci porta (e mi RIporta) verso il passato e la Panda in questo caso diventa una DeLorean.
Già verso il passato perché “Fiatpanda” è una lode alla nostalgia e quale metafora migliore di una storia d’amore lontana per evocare nostalgia?
Anche il sound per quelli più attenti vuole essere un richiamo a mondi sonori distanti (Neil Young, Oasis) ma anche un ritorno al primo indie degli anni 2007/2010 nei quali sono cresciuto musicalmente quando la parola indie era ancora sulla bocca di pochi in Italia.
La destinazione però è verso un futuro che mi auguro pieno di canzoni perché “Fiatpanda” rappresenta il mio ritorno discografico dal quale spero di non uscire più dopo aver vissuto anni artisticamente difficili e di angosce che mi hanno tenuto lontano dalla discografia e più vicino alla scrittura intima e ai live ma per” restare in tema Oasis che ho citato nell’intro del brano “Don’t look back in anger”
Che rapporto hai con Francesca, la protagonista del tuo nuovo singolo?
Francesca rappresenta una storia passata piena di rock’n’roll, lei era una cantante pazzesca, con una voce molto cruda e ruvida alla Janis Joplin, e aveva una vecchia panda bianca (il modello con design Giugiaro per capirci) piena di scritte all’interno.
Ho questo ricordo di un pennarello indelebile nero sempre presente in auto, dove chiunque saliva, doveva scrivere qualcosa sulle pareti.
Alle 02 di notte passava a prendermi e ascoltavamo dischi tutta la notte girando nella vecchia Panda perché lei amava guidare e noi ascoltare i dischi.
Non la sento da tanto, ed ecco il verso “non mi vuole vedere” ma questi e altri ricordi mi hanno ispirato a scrivere questa canzone dove necessitavo di ricordi lontani.
Quali segreti nasconde il cuore?
La follia, “un cuore matto” come mi chiama sempre il mio amico e batterista con il quale collaboro Fasa “il matto”.
La bellezza è ricca d’imperfezioni?
Certo! Le imperfezioni creano la bellezza. creano l’unicità. senza imperfezione non esisterebbe l’arte stessa che è l’antitesi dell’omologazione. Non vale per “Perfect” di Ed Sheeran ovviamente, quella va bene così com’è.
Cosa significa per te essere romantico?
Significa essere sensibili a determinate sfumature, anche se il brano “Fiat Panda” è nostalgico più che romantico
Quale promessa vorresti fare al futuro?
Di dedicargli tante canzoni, anche (dal passato).
Torino è una città indie?
Ottima domanda.
Torino è stata una delle prime città indie se consideriamo l’indie come genere ma anche come “indipendente”, Torino storicamente non ha mai avuto grandi discografiche come Milano o Roma per cui si è sviluppata la cultura live della band pensiamo a tutte le band anni 90 dai Subsonica agli Africa Unite ma anche di realtà intesa come indipendente perché appunto vi erano meno sbocchi discografici e quindi i live rimanevano al centro (per quello tante band) così come i progetti indipendenti dove essere indipendenti diventava una necessità più che una scelta.
Torino è stata una città precursore della prima ondata indie intorno al 2007 dove l’indie era riferito più alle band con attitudine punk (Strokes, Libertines, Le Scimmie Artiche)
In quegli anni a Torino arrivando proprio dalle band e dalla cultura anni 90 si sviluppò tutta una scena indie un po più punk e rock’n’roll o da band cmq (tantissimi i nomi Anthony Laszlo, Foxhound, The Wonkies, Garden Of Alibis e tantissimi altri) dove entravi nei club e rivedevi la Gibson es 335 e le Telecaster! Che bel periodo!
Ancora oggi sento dischi indie che hanno sonorità a Torino esplorate con 15 anni di anticipo, ad esempio a Roma c’è una band di amici che mi piace tantissimo “Soloperisoci” ascoltate il sound dei Thewonkies (altri amici di Torino) avevano già quel sound li nel 2009
Anche io feci un disco pop in quegli anni con una certa vena pop che anticipava l’indie successivo più mainstrem degli anni più recenti.
Adesso l’indie ha una vena più pop e cantautorale che meno si sposa con l’animo scuro e dark torinese, che rimane comunque una città indie nell’animo ma soprattutto una città dove i suoni hanno sempre fatto tendenza.
È vero a Roma e Milano escono più progetti funzionanti a livello sonoro ma Torino è sicuramente più d’avanguardia e sperimentale.
Artisti indie Torinesi validi in questo momenti ce n’è molti, alcuni nomi Laszlo, Levante (che si può considerare torinese), Sasso, T-vernice, Caruccio, Filippo Dallinferno e tantissimi altri.
La tua canzone triste preferita?
Hurt di Jhonny Cash, in inglese.
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