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Campione del mondo | Indie Tales

Perché il tempo corre così veloce, si porta dietro ogni speranza, rimanendoci addosso come foglie gettate via dal vento. Siamo immobili di fronte al destino, obbligati ad accettare la fine, un fischio dell’arbitro e si spengono le luci.

Matteo quando non si sentiva al centro della scena, sotto i riflettori, reagiva in maniera nervosa e scorbutica e ormai davanti a lui, rimaneva solo una domenica, l’ultima curva. La data era segnata sul calendario con un tratto così forte che la penna aveva bucato persino la carta.

Il pubblico gli aveva sempre voluto bene, regalandogli affetto e passione, ma adesso non sopportava tutti i messaggi che vedeva sui social o le notizie scritte sui giornali. L’addio fa sempre paura, non esiste un giusto metodo per salutarsi, figuriamoci cosa poteva essere per lui mettere la parola fine su una carriera lunga anni, piena di successi e anche qualche caduta. L’ultima aveva lasciato dei piccoli e brutti segni sulla pelle, e i dolori al ginocchio non erano ancora andati via del tutto. Nonostante questi incidenti di percorso, le gare e le domeniche sporco di fango, a lottare per arrivare davanti agli altri e finire la pista nel migliore tempo possibile, erano benzina utile a dimenticare tutto quello che succedeva al di fuori del proprio mondo.

Certo ci sono persone che si svegliano la mattina presto, bevono un caffè al volo e rischiano pure di arrivare tardi a lavoro a causa del traffico o del trasporto pubblico non sempre efficiente, che quando ritornano a casa sono stanche non solo fisicamente, ma anche mentalmente, stufe di timbrare il cartellino ad una vita ingiusta e sempre uguale.

Ecco, Matteo raccontava mostrando  il suo miglior sorriso, di guadagnare senza faticare, perché ogni minimo sforzo e le ore passate ad allenarsi erano una gioia unica. Nulla poteva rovinare questa passione. Probabilmente togliersi il casco, scendere dalla moto da cross, salutando la folla, cercando di evitare le lacrime era la sua gara più difficile. Lo sapeva, ma non riusciva a trovare la giusta preparazione. Riversava il suo nervosismo costante sulle persone che stavano intorno a lui, a tal punto che una sera, Laura, la sua ragazza da parecchi anni, aveva smesso di mangiare, si era alzata dalla tavola sbattendo i pugni nello spazio tra i piatti e il bicchiere, e aveva urlato:” Hai avuto molto più rispetto per i tuoi avversari, che per me. È solo uno sport, un ultima gara, e poi diventerai un uomo come tanti altri. Io ci sarò per te, sempre, perché ti amo per quello che sei quando scendi dalla moto, ma se continuerai così, vedrai sventolare la bandiera a scacchi anche nella nostra relazione. Io così non resisto più! Probabilmente non accetto ciò che siamo”

Se le regole del gioco erano chiare, fin da bambino si può capire come guidare in una pista, quale direzione è meglio prendere per tagliare una curva o quando è possibile effettuare un sorpasso in totale sicurezza, queste però possono  cambiano del tutto, anzi forse non esistono più quando si parla d’amore. A volte una persona accelera, mentre l’altra non riesce a mettere la giusta marcia per stare al passo. Oppure all’improvviso si accende una spia nel cuore e si verificano problemi al motore, talvolta evidenti e facili d’aggiustare, mentre altre va tutto bene  fino a quando all’improvviso la corsa finisce e tutto si ferma.

Matteo stava vivendo una crisi mistica, lo stress accumulato lo stava lacerando dentro, ma forse aveva avuto un idea. Folle e da codardo all’apparenza, ma coraggiosa e generosa se analizzata fino in fondo. Non avrebbe corso la sua ultima gara, ma si sarebbe organizzata la settimana prima una corsa nella sua tenuta, sulla pista d’allenamento e alla fine avrebbe scelto il pilota per gareggiare al suo posto e, soprattutto, con la sua moto.

In questo modo non avrebbe tolto il casco per una scelta del destino, ma decidendo lui stesso che ormai era arrivato il momento di lasciare il posto a qualcuno con la sua stessa passione accumulata però mettendoci, magari anche qualche anno di meno. Questo piano però doveva rimanere segreto, anzi segretissimo.

E così, la domenica prima della corsa, nessuno sapeva nulla, ma tantissimi giovani si erano iscritti a quella che Matteo chiamava una festa. Anzi molti erano al quanto inesperti, piloti per hobby, con moto un po’ ammaccate dai segni del tempo o da qualche peccato di inesperienza. Avevano partecipato alla chiamata quasi una sessantina di piloti, ma quello più famoso era lui, il campione, che se ne stava li tranquillo a guardare la pista e il cielo che appariva infinito.

3, 2, 1 partenza, tutti erano pronti a sfidare il celebre pilota, che dal canto suo aveva iniziato la gara come se fosse uguale a tutti gli altri. Senza ansie da prestazione, competitività e voglia di vincere. Ecco quella gara tra amici era il modo per congedarsi una volta per tutte, fare pace con la fretta e ricominciare quasi tutto da zero. Senza la moto Matteo era un’altra persona, adesso era arrivato il momento di scoprire questo nuovo percorso. Nuove regole e nuovi obiettivi.

Tra lo stupore generale quella che doveva essere una vittoria scontata si rivelò una gara imprevista piena di colpi di scena. Tutti i piloti stavano dando il meglio spingendo l’acceleratore. Tutti tranne uno, quello più felice di tutti che si stava godendo la scena, viaggiando con la mente libera sulla pista che conosceva più di tutte, dato che aveva passato tutta la sua vita a girare tra quelle curve.

E così Antonio, giovanissimo e con la testa piena di riccioli biondi, aveva terminato la gara, con tempi niente male, tagliando il traguardo davanti agli altri. Il suo stupore  fu grande, ma senza dubbio minore di tutto il pubblico che la domenica dopo vide il ragazzino levarsi il casco e scendere dalla moto di Matteo a gara finita, mentre lui, abbracciato a Laura, si stava immaginando come avrebbero trascorso insieme tutti i prossimi weekend.

RACCONTO LIBERAMENTE ISPIRATO AL BRANO “CAMPIONE DEL MONDO” DI ASPA MUSICA