New Indie Italia Music Week #176

“E mentre cadono i palazzi, stupidi ragazzi
Prima di lasciarsi, sono gli ultimi ad amarsi
L’amore in un drive in, l’amore in cristalli
Corse di cavalli, un bacio e centomila orgasmi
Ancora, ancora, ancora”
… e ancora musica.

Non ne avremo mai abbastanza, noi stupidi ragazzi che tentiamo di districarci in questo giungla che chiami vita, o no?

Vieni a scoprirlo attraverso i migliori brani #IndieItalia della settimana insieme alle recensioni di Indie Italia Magazine!

Normale

Cos’è la normalità? E soprattutto, siamo sicuri che la normalità ci renda felici e soddisfatti? Se lo chiede anche Matteo Alieno, che nel primo singolo post X Factor compie un profondo viaggio introspettivo in ognuno di noi. Spesso ci sentiamo inadeguati, incompresi, in imbarazzo. E sprofondiamo, anche per paura del giudizio altrui. L’artista stavolta prende di petto la situazione urlando coraggiosamente al mondo che dovremmo badare a noi stessi, alle nostre esigenze, ai nostri tempi, al nostro percorso, senza necessariamente scadere in inutili paragoni.

Finisce qui? Macché. La canzone prodotta da Motta, uno degli idoli di Matteo, trova anche una romantica via d’uscita dinanzi a questo senso di frustrazione e inadeguatezza: l’amore. L’appiglio della persona giusta, il suo affetto, quello sì, ci rende normali nel senso più corretto del termine. Finalmente compresi, accolti, coccolati. Al posto giusto nel momento giusto. Perché ognuno sarà normale a modo proprio, ma l’amore è universale e riscalda il cuore di ciascuno di noi.

(Simone Sebastiani)

Matteo Alieno: 8,5

stillness, stop: you have a right to remember (Album)

“stillness, stop: you have a right to remember” è un disco delicato e cristallino, cesellato e affilato come un diamante, profondo e vasto come l’oceano. Otto tracce, come sempre in inglese, in cui Any Other si mette completamente in gioco e riflette su se stessx tirando delle somme, con il desiderio di affrontare il futuro dopo aver sistemato alcune delle questioni irrisolte del proprio passato. Il titolo dell’album fa riferimento alla rimozione dei ricordi quando si subisce un trauma, e a quel bisogno che inevitabilmente arriva a un certo punto della vita di fermarsi e di prendere del tempo per se stessx, per colmare quel vuoto di memoria che si era formato. Perché insieme ai ricordi brutti spesso si perdono anche quelli belli, quelli che rendono il bianco e nero una zona grigia, e questo non mi andava. racconta l’artista. Perché le cose complesse e importanti non possono essere bianconere.

Any Other sposta ancora oltre l’asticella, con una scrittura intima e al tempo stesso potente e immediata, sincera come una confessione e tagliente come una lama. Parole scelte con cura e frasi che si ripetono come piccoli mantra convivono con arrangiamenti a volte complessi a volte semplici e spogli e a un cantato che riesce ad essere di volta in volta lieve e leggero, malinconico e sofferto, urgente e arrabbiato.

Il disco è arrangiato e prodotto insieme a Marco Giudici. Per la prima volta Any Other condivide con un altro artista la responsabilità musicale di un album, e lo fa a tutto tondo, guidata dalla volontà di crescere: è interamente registrato e quasi totalmente suonato da loro due in modo intenso, talvolta difficile, ma anche molto naturale e soprattutto necessario.

Any Other: 8

Non potevi mancare tu

Accogliere la sofferenza. Non è il minimo comune denominatore degli ostacoli di ognuno?
La voce e le parole di Valentina sono una pioggia leggera che accarezza il viso di chi guarda in alto e pensa a tutti i diversi modi possibili in cui poteva/avrebbe dovuto andare la vita fino a quel punto. Una dolce consolazione che viene voglia di avere, a sentire il brano, e che magari si ha. Fa riflettere su quanto qualsiasi strada abbiamo preso, abbiamo la sensazione che sia stata la più difficile o quella sbagliata. Perché un percorso solo possiamo imboccare e per forza di cose esclude tutti gli altri.

È un modo di pensare, è autocritica, è fragilità e non c’è rimedio. Se non, appunto, trovare “un modo che renda (…) leggera l’aria” per continuare a lottare.

(Stefano Giannetti)

Valentina Lupi: 8,5

Postmoderna

Un rap pulito, ma anche arrabbiato e caloroso verso l’epoca, quella degli anni 80, che mette a confronto con la nostra. Un ampio omaggio a Pier Vittorio Tondelli a cui il brano è dedicato, e alla sua raccolta di racconti “Altri libertini”, un libro dal realismo ruvido e polveroso che raccontava la generazione figlia degli anni 70, con centro fisico e spirituale a Correggio.
È un lungo grido, un invito a non dimenticare e a non assopirci. Se i più grandi si immergeranno nel passato grazie ai riferimenti e alle citazioni, i più giovani non resteranno indifferenti al paragone coi giorni nostri.

(Stefano Giannetti)

Themorbelli: 8

Essere uomo

La differenza tra essere uomo e essere persona. Per non cadere nell’equivoco della mascolinità tossica di cui diciamo d’esserci liberati mentre la sua ombra, insieme a quella di tutte le contraddizioni nella nostra percezione del mondo, ci copre.
“Tutti vorrebbero il male minore, ma quale cazzo è il male minore?”; il male è sempre male, e la visione distorta dell’essere uomo spesso fa essere selettivi, fa scegliere il nemico da odiare. Se qualcuno non l’ha già scelto per noi, quando in realtà solo “senza l’amore puoi perdere l’essere uomo”.

(Stefano Giannetti)

Davide Shorty: 8

DAI DAI

“Tanto la colpa è mia sai, dai dai, mi rubi i sogni e te ne vai”
Un turbinio di emozioni ci colpiscono in “DAI DAI”, il nuovo brano degli Antartica, che ci trascina al centro di una discoteca a pogare durante il ritornello consapevole: ogni cosa che facciamo per questa relazione un po’ tossica un po’ dipendenza non sarà mai quella giusta.
Smettiamo di annaffiare questo bonsai che emette solo veleno, e chiudiamo la porta a chi ci ruba i sogni e se ne va, seguendoci sempre dentro la nostra testa, lasciandoci con il fiato corto per aver corso così tanto, ma alla fine ci ritroviamo sempre allo stesso punto.
Gli Antartica continuano a farci divertire e riflettere allo stesso tempo, ma ci manca sempre qualcosa, che forse è semplicemente un concerto per cantare insieme a loro.

(Margherita Ciandrini)

Antartica: 9

Non lo-fi

Sperimentazioni musicali tra chitarre elettriche e percussioni per il progetto campano Yosh Whale, che con “Non lo-fi” ci racconta di un viaggio visivo attraverso la giungla urbana, fino ad arrivare al mare, e tutti i pensieri e le consapevolezze che vengono raggiunte lungo il tragitto.
“Se volessi restare io lo farei, lo dici e non lo fai mai”, promesse spezzate, occhi che raccontano una verità che la bocca non condivide, atmosfera da mare d’inverno: bellissima e terribile allo stesso momento. Gli Yosh Whale ci accompagnano per mano verso la guarigione, verso un porto sicuro, che non ci ha mai deluso.

(Margherita Ciandrini)

Yosh Whale: 9

Panamà

Martino ci canta un nuovo pezzetto della sua anima con “Panamà”, che lo ricongiunge a parte delle sue radici e lo fa sentire come in un film per un po’.
Descrizione di scene di vita comune, Martino coadiuva il neomelodico con il rap e ci trasmette tutta l’emozione che ha provato a trovarsi in quel luogo per lui così importante, che gli permette di chiudere un cerchio della sua vita, ragionando su origini, amore e spiritualità.
Girare scalzi per le strade, ballare tra la gente, apprezzando la vita di Panamà, con la persona più importante accanto, è un sogno che si avvera, che non potrà durare per sempre, ma Martino con questo brano condiviso con noi, si porterà questo momento sempre con sé.

(Margherita Ciandrini)

Martino: 8,5

Leave My Bum Alone

“Leave My Bum Alone” è un one-ride-ticket sulle montagne russe all’insegna dell’auto-sabotaggio e della speranza di potersi migliorare. Il nuovo singolo di Sleap-e è un insieme di bedroom pop e indie rock, la voce intensa e le chitarre sfrenate creano un’esplosione sonora che risuona nella cassa toracica di chi ascolta. “Leave My Bum Alone” è un’espressione che significa “lasciami in pace”, un inno quindi all’autenticità e alla necessità di essere sempre se stessi.
(Ilaria Rapa)

Sleap-e: 8

KITSUNE

Un viaggio sonoro e avvolgente che esplora le profondità dell’anima umana, così potremmo definire il nuovo EP di ETT, “KITSUNE”. Hyper pop e sonorità in acustico, l’EP trasporta l’ascoltatore in un mondo di contrasti e dualità. Attraverso le sei tracce del disco, ETT ci guida attraverso un percorso di rinascita e auto-riflessione, dove la trasformazione e la resilienza sono i temi centrali. “KITSUNE” incanta e allo stesso tempo diventa di forte ispirazione, invitando gli ascoltatori a esplorare la propria forza interiore e a abbracciare il cambiamento.

(Ilaria Rapa)

ETT: 7,5

Rumore Bianco (Album)

Caos e disordine del tempo sono gli elementi propulsori per il nuovo album di APICE, che proprio da questo disordine parte alla ricerca di un equilibrio collettivo e magari anche universale. Frutto di tre anni di ricerca e introspezione, l’album prende il nome dal rumore di fondo che (quasi silenziosamente) accompagna ogni gesto della vita nostra e dell’autore. I brani catturano in maniera sapiente l’essenza di un’epoca che ancora lotta per liberarsi dalle storture del tempo, ben reso dal coinvolgimento da parte dell’artista di una pluralità di voci e menti. L’artwork dell’album è la punta di diamante, curato dall’artista Carlotta Amanzi, si rivela come l’espressione visiva di questa ricerca di senso.

(Ilaria Rapa)

Apice: 8,5

Creo e distruggo

Che la si chiami fobia sociale o inadeguatezza sistematica nello stare vicino sguardo a sguardo nell’orbita di qualcuno, risulta essere sempre più semplice mettere in discussione quanto poco si riesca a farsi vedere per bene dagli altri.
Tutto questo sentimento di inappartenenza ad una realtà che, forse, va sempre più veloce e con cui non si riesce a stare al passo ci porta, istantaneamente, ad essere ancora più insicuri di ciò che possiamo creare: distruggiamo tutto.
Costaluna ci cala nel suo mondo fatto di malinconia e voglia di riscatto.

(Viola Santoro)

Costaluna: 7

Preghiera

Una vera preghiera soul, con un bel piano e una chitarra leggera ci trascina nel ritorno di IRBIS, dopo tre anni dai suoi ultimi singoli. Il brano è un racconto lucido della periferia reale, della vita ai margini, dove il “ferro carico” suona alla porta di Silvia, dove la solitudine fa diventare più cattivi e dove la palazzina è diventata più popolare di prima.

La preghiera alla mamma suona come un monito di cambiamento, per il fratello, per “tutto l’odio che è in noi, per tutto il vuoto dentro”. Ma oggi è tutto diverso, la consapevolezza di quello che IRBIS è diventato, di quello che è adesso, anche se “eravamo puri prima, ora siamo corrotti”, ma è ora che “so cadere in piedi come un gatto”. Un racconto complesso, in una preghiera che è un bel flusso di coscienza, di cui non sapevamo di avere bisogno.

(Lorenzo Ottanelli)

IRBIS: 9

SPLEEN

Ritornare a un tipo di musica suonata, con un doppio singolo come fosse un 45 giri, dove il racconto prende il sopravvento e dove il rimando a Baudelaire del titolo spiega tutto ciò di cui vuole trattare. La prima canzone si intitola “Il Numero” ed è un gioco di parole: inscenare una rapina per farsi dare il numero di telefono, per conoscersi, perché in qualche modo “dovevamo pur conoscerci”. Con un ritmo anni Sessanta e un immaginario divertente ci trascina nei suoi brani, ben riconoscibili. Il gusto del tempo passato, prodotto bene oggi, si mostra in tutta la sua forma nel Lato B, “Spoiler”. Chitarre e piani viaggiano con una voce che vuole essere a metà tra passato e futuro. In un walzer rockeggiante che diverte e ricorda i primi Sessanta, con una buona melodia romantica, che si trasforma in uno pseudo-punk nel ritornello.

(Lorenzo Ottanelli)

De Relitti: 7,5

Totem Crush

Un Tatum Rush sempre più swing, con un bel ritmo anni Sessanta, ma anche con un ritmo dance contemporaneo, caratterizza entrambi i singoli, racchiusi nell’Ep “Totem Crush”. Un simil-45 giri con Lato A “Angelina Jolie” e Lato B “Ricky Martin”. I due vip sembrano essere la fonte di ispirazione per Tatum che vuole cantarli leggero, come i fiati e i piani di “Angelina Jolie”. Tutta diversa, invece, Ricky Martin, più dura anche nel cantato, che è più serrato, rappeggiante. Con un bell’intermezzo musicale prima del ritornello, molto particolare e jazz. Un esperimento divertente e inaspettato, come Tatum Rush ha saputo mostrarci in tanti anni di musica.

(Lorenzo Ottanelli)

Tatum Rush: 8

Piove

“Fai come se l’estate non venisse, stringimi a te, fai come quando piove”
Che sapore ha la pioggia? Di sale? Di zucchero?
Sa di baci non dati e di minuti interminabili all’entrata della metro più vicina, aspettando chissà cosa sotto ombrelli bucati che non riescono più a ripararci. La pioggia è silenzio assordante di incroci immaginari e di speranza di non vivere neanche un secondo d’estate semplicemente perchè il sole destabilizza. Piove, piove continuamente anche dentro casa, nei musei e nei cinema, nei bar e nei ristoranti, negli occhi e tra le costole.
Ma , intanto, sediamoci e guardiamoci la pioggia negli occhi

(Viola Santoro)

Francesco Sbraccia, Alberto Bianco: 7

Male Cane

Anche stasera, mi mordo la lingua per non dirti troppo. Meglio esplodere dentro che fuori. Non ti preoccupare, solo stanchezza. Ed è tutto fottutamente uguale al solito, provare le stesse emozioni per tanto, troppo tempo. Sentirsi persi nel mare dei pensieri, navigare e cercare di capirti. Chissà se poi è più un cercare di capire te o me. Vediamo sempre nei nostri occhi la malinconia, forse in un’altra vita avremo tempo per l’allegria, per ora continuiamo a morderci la lingua.

(Viola Santoro)

Cara Calma: 7

la notte la luna le ore

Pezzo cucito su misura per Serena, sia a livello melodico che testuale. Scritto, non a caso, insieme a Cimini, una garanzia. Si potrebbero passare ore, notti ad ascoltare la voce di Serepocaiontas senza annoiarsi mai. Brano dal valore profondo che si ispira al senso di estraniazione e inadeguatezza che si prova in alcune storie d’amore. Da dedicare a chi, almeno una volta, ci ha fatto sentire come a un tavolo per uno. Altro che aggiungi un posto a tavola, quanto possono far male i sentiment

(Simone Sebastiani)

Serepocaiontas: 8

Il concetto di virtù

Le voci di Gianluca De Rubertis e Dente si fondono in un’armoniosa sinergia. Il concetto di virtù è la massima elevazione del sentimento d’amore, all’interno di una lettera rivolta alla propria amata. Tema trattato con profonda delicatezza e ricercatezza, in maniera quasi poetica.

Per squarciare il senso di amore carnale e catapultarci in quello vero, empatico e sentimentale, non si poteva utilizzare un testo migliore. E due voci così funzionali che si intrecciano amorevolmente.

(Simone Sebastiani)

Gianluca De Rubertis (feat. Dente): 7,5

Bloody Mary

“Ormai ti guardo negli occhi, vedo lo sguardo di un altro. Fumo un pacchetto da 20 per trovare il mio spazio. La luna è un punto di incontro, tra i miei sogni e lo strazio”

Basteranno tutti questi bloody mary  e tutte queste sigarette per sopravvivere al tempo e a noi che ci allontaniamo inesorabilmente? Pierfrau ritorna con nuovo singolo intriso di romanticismo e malinconia in cui la vocalità dell’artista si dispiega tra le note in tutta la sua dirompenza trasmettendo all’ascoltatore le emozioni e i sentimenti senza filtri, con la voce del cuore.

Una canzone dedicata a tutti coloro che giorno dopo giorno assistono inermi al progressivo allontanamento della persona amata.

“Bloody Mary” è un brano che arriva dritto al cuore in tutta la sua efficace semplicità.

Pierfrau: 7

Campione del Mondo

Le aspettative distruggono, se sei un Campione del mondo anche arrivare terzo, quindi comunque sul podio, potrebbe essere una sconfitta. Il pubblico immagina che tu possa vincere ogni gara e quando questo non avviene rimane deluso, arrabbiandosi pure.

Aspa Musica mescola a questo desiderio di vittoria una storia d’amore, fatta di tante promesse che se non vengono mantenute quotidianamente, anche attraverso piccoli gesti possono voler mettere la parola fine sulla relazione.

Altro aspetto da non sottovalutare è la percezione che ognuno ha di se stesso. Più è bassa più diventa facile giustifica ogni forma di fallimento, senza mediazioni. Se è alta invece si possono raggiungere traguardi magari inaspettati, riuscendo a conquistare anche un pizzico di fortuna.

“Campione del Mondo” di Aspa Musica è una gara contro ciò che si pensa e si vive, dove tutti sono avversari. Il più pericoloso però vive dentro la mente o agisce d’istinto seguendo le passioni emotive del cuore.

(Nicolò Granone)

Aspa Musica: 7

Fiatpanda

Tutti almeno una volta nella vita saranno saliti in macchina solamente per fare un giro e ascoltare musica, lasciandosi guidare dalle canzoni, via senza una meta precisa.

Zvrzi parte da questo espediente, ma viaggia dentro il suo brano “Fiatpanda” ricco di nostalgia e malinconia, con il passato che si ripresenta sulla strada, pieno però d’interrogativi. Purtoppo, o forse è meglio così non si ha la possibilità di collegare i sè e i ma causati dalle conseguenze del tempo che non c’è più e riuscire a comprendere cosa sarebbe potuto succedere. Molte volte viviamo d’aspettative che si confondo e mutano al contatto con la realtà.

Il ricordo diventa così un modo per andare avanti senza dimenticare quello che è stato. Un amicizia, una relazione o anche solamente una storia da raccontare sono momenti dai quali è possibile raccogliere delle emozioni che volendo o meno, porteremmo sempre in giro con noi.

(Nicolò Granone)

Zvrzi: 7,5

Umano Troppo Umano

L’essere umano si sta affidando troppo alla tecnologia arrivando a contemplare anche la possibilità di perdere i sentimenti, affrontando la vita in maniera più asettica e meno passionale?

Forse per il momento questa possibilità è ancora remota, ma attenzione Umano Troppo Umano è un campanello d’allarme lanciato dal gruppo Amore Psiche.

Questa canzone è una riflessione sul futuro, sta a noi scegliere in cosa trasformarlo.

(Nicolò Granone)

Amore Psiche: 7

Amore Sotto Sale

Come Vuoy questa settimana ha deciso di spezzarci il cuore raccontandoci di un amore che ha smesso di funzionare, ma non di essere significativo: “Io sto male, tu stai male, è un amore sotto sale”, canta l’artista. Un amore che fa stare male come l’allergia alle graminacee, come le corsie dell’ospedale, ma che non ci fa smettere di avere voglia di sdraiarci nell’erba. Perché quello di cui vuole parlare Come Vuoy – su una base indie pop influenzata dall’elettronica – è del mantenimento, della conservazione dell’idea di un amore che, sebbene sia finito e sebbene ci faccia soffrire, è stato e sempre sarà importante.

(Benedetta Fedel)

Come Vuoy: 8