PH: Alfredo Tarantini

Giuseppe D’Alonzo: “Le canzoni sono un gesto d’affetto” | Intervista

Indubbiamente le canzoni sono un veicolo emotivo utili per esprimere i propri sentimenti a volte in maniera diretta con una dedica verso qualcosa o qualcuno, mentre altre il messaggio è più nascosto, criptico e da scovare.

Giuseppe D’Alonzo accompagnato da Elisa Sandrini riscopre la semplicità della dolcezza e dell’affetto verso tutte le persone a cui si vuole bene. Tante volte basta un  piccolo gesto, perché no una canzone, da dedicare come atto d’amore.

In un futuro distopico i sentimenti e le emozioni potranno essere sostituiti dalla tecnologia, ma l’arte oggi è un modo per scacciare via queste paure.

PH: Alfredo Tarantini

INTERVISTANDO GIUSEPPE D’ALONZO

Le canzoni sono per chi le fa o per chi le ascolta?

Per quanto mi riguarda le canzoni sono per chi le fa, prima della pubblicazione, e per chi le ascolta una volta pubblicate. Mi spiego meglio, io prima di pubblicarlo sono affezionato, quasi ossessionato dal brano, dall’idea e dal progetto in sé, ed è così che dovrebbe essere. Bisognerebbe immergersi e donare tutto quello che si ha alla canzone, senza pensare alle implicazioni commerciali, cosa che oggi non può fare più nessuno ovviamente, ma io cerco ancora di farlo. Una volta prodotto, passo all’idea successiva e il brano non mi “appartiene” più e mi concentro su altro. Difatti la parte creativa è quella che mi affascina, tutto il resto mi annoia parecchio.

Quale ringraziamento vorresti fare a Elisa Sandrini con cui hai collaborato?

Sicuramente di aver pensato alla fisarmonica, io non l’avevo considerata, ma l’introduzione della Fisa mi ha riportato ai tempi di mio nonno che la suonava meravigliosamente, e mi emoziona ogni volta che l’ascolto, a lui sarebbe sicuramente piaciuta.

In questo ultimo brano c’è anche almeno una dedica nascosta?

Sì, ci sono due riferimenti che sono però evidenti nel videoclip.

Il primo è il mio grande amore per Roma, città in cui ho vissuto per circa dieci anni e in cui torno almeno una volta al mese, ne sento proprio il bisogno.

Il secondo sono i gatti che ho sempre amato ma che finalmente adesso ho ripreso di nuovo in casa.

L’amore avrà sempre spazio nella musica?

Sempre, non c’è dubbio.

Cos’è la complicità e come si può ottenere?

È un argomento che tratto non di rado, è anche il titolo di un mio CD “Strane forme di complicità”, e visto che ho parlato di gatti oggi possiamo affrontarlo dal punto di vista del rapporto uomo gatto. Chiunque ha un gatto in casa può capire un aspetto della complicità, Non tutta la complicità, ma il felino è un animale “complice” non c’è dubbio e non sono il solo né il primo ad averlo intuito, da Hemingway a Poe, ma possiamo tornare a ritroso fino agli antichi egizi; quindi, oggi vi farò venire la voglia di approcciare un gattino per approfondire il tema della complicità.

Perché può essere difficile fidarsi?

Perché l’uomo è fondamentalmente l’animale più cattivo esistente sulla faccia della terra, non c’è dubbio, ma può essere anche il più buono, perché è di sicuro il più complesso e le circostanze possono portarlo ad estremizzare i suoi comportamenti, ma di fondo il carattere conta, bisogna solo cercare le persone giuste o meglio avere la fortuna di incontrarle. Capisco quindi chi fatica a fidarsi, ma vi assicuro che le relazioni profonde sono meravigliose. Esorto chiunque a non mollare mai e credere sempre nell’essere umano, a dispetto di tutto, sotto sotto siamo esseri meravigliosi in cui tanta sabbia cade negli anni, un po’ ne usiamo per fare mattoni ed erigere freddi e austeri muri e un po’ per allestire spiagge meravigliose ed ospitare i nostri compagni di viaggio.

L’attesa non è mai una perdita di tempo o rischia di diventare una cattiva abitudine?

Noto con piacere che avete avuto modo di riflettere sulla prima strofa della canzone “potresti scegliere, sfidare il tempo con le armi del se”. Il tempo è sempre molto presente nelle mie canzoni, celato sotto vari significati e metafore. In questo caso volevo indurre l’ascoltatore a vivere questa sorta di angoscia che l’indecisione del fare adesso o aspettare ci infonde, soprattutto se ci viene tolto a priori l’alibi del “senno del poi”.

Volevo che l’ascoltatore, almeno come ludico passatempo, si sentisse per orgoglio decisionista, senza ma e senza sé, oppure ricadesse nella sfera degli indecisi, questa frase, se ci pensate, vi induce ad esserlo.

PH: Alfredo Tarantini