New Indie Italia Music Week #179

New Indie Italia Music Week #179

A che cosa serve esistere lasciandosi attraversare dagli eventi senza mai sentirsi realmente coinvolti?

A che cosa serve esistere se non ci esprimiamo per paura delle conseguenze?

Nessuno potrà mai mettere il peso dell’indifferenza sulle emozioni e sui sentimenti che ci vibrano dentro e che tengono insieme il mondo per metterle a tacere.

E se ci proveranno, urlagli contro la tua canzone!

Di certo, sappiamo coesistere vuol dire lasciarsi pervadere dalla bellezza e dalle sensazioni emanate dall’arte.

Unisciti all’onda di suoni e parole delle migliori nuove uscite della settimana a cura di Indie Italia Magazine!

Kinstugi (Album)

Il nuovo disco dei Voina è un inno alla disfatta e all’infinita voglia di continuare ostinatamente a risorgere. Un inno alle sfide quotidiane, un inno ai Voina che da più di dieci anni si infrangono contro questo strano mondo e ogni volta rimettono insieme i pezzi sapendo che alla fine sono proprio le crepe a far entrare la luce.

KINTSUGI è il quarto disco in studio dei VOINA e, come ogni loro disco, rischia inesorabilmente di essere l’ultimo. Ancora una volta la band raccoglie i cocci della propria esistenza e riassembla tutto glorificandone le disfatte, da qui la metafora della pratica giapponese kintsugi, e lasciando ammirare i segni del tempo e della maturità raggiunta sui propri inciampi, errori e dolori.

Voina: 8

Colla

Chi è la vera colla tra chi cerca di scappare da un rapporto che non funziona e l’altro che lo trattiene in tutti i modi? Il fuggitivo vuole andare via davvero? È più forte la presa di chi insegue o il lasciarsi prendere da chi dice di star provando a liberarsi?
Queste sono le domande che mi sono posto, incantato dalla delicata lentezza con cui Arianna traccia le pennellate del tipo di relazione più accattivante e struggente: quello insostenibile sia quando si sta insieme, che separati.

(Stefano Giannetti)

Arianna Pasini: 8

Corso di sci

 

Un’allegra carrellata di polaroid, un classico insieme di quei momenti che ti riportano indietro nel tempo. Magari grazie a un odore, o a come il verde di una pianta in giardino vivacizza alla luce del sole. Ed è subito una domenica pomeriggio di vent’anni fa. Quando un cortile era una foresta immensa e un giorno di scuola un’avventura.
Tempi in cui non si sapeva di essere felici, epoca a cui tutti torneremmo volentieri. Perché non c’erano responsabilità da prenderci allora. E chi ha scelto di accontentarsi di restare in quella comfort zone ha assistito impotente alla rottura dell’incantesimo, che gli ha mostrato quel mondo come lo vede un adulto. Una terra che torna incantevole solo grazie a piccoli, vivaci flashback.
Sono ricordi che non mancano nemmeno a chi ha fatto il salto nel buio, a chi ha rischiato di perdere quella felicità con le cinture di sicurezza per cercare la propria senza rete di protezione (specie quando parliamo di arte). Con la differenza che questi ultimi possono guardare indietro, tornare al “corso di sci” di un secolo fa, e ringraziare passato, presente e loro stessi.

(Stefano Giannetti)

Caterina: 8,5

L’Universo

“L’Universo” è il nuovo singolo di Brando Madonia. L’artista racconta Un viaggio notturno. Una passeggiata in solitudine tra incontri casuali che fanno tornare in mente ricordi passati e soprattutto una profonda riflessione personale della propria vita fino a oggi. Il brano è accompagnato dal videoclip, con la regia di Josema, un viaggio immaginario che si crea dentro la mente del protagonista. Un continuo salto temporale da un luogo all’altro, alla ricerca di qualcuno che non è reale.

L’Universo è incluso nel nuovo viaggio musicale di Brando dal titolo ‘’Inverno cenere’’, un ep personale e introspettivo con sonorità morbide e coinvolgenti. Un viaggio che si unisce alla pubblicazione dei precedenti ep, nati dall’esigenza di dare ad ognuno un sapore diverso, in base al periodo dell’anno e al suo stato d’animo.

Brando Madonia: 7.5

E…ancora tu / Quanto dolore ci può servire per smettere d’Amare

Dopo FOSFORO ft. Francesco Bianconi, E…Ancora Tu / Quanto dolore ci servirà per smettere d’Amare è il doppio singolo di AMALFITANO, anticipa il nuovo album in uscita il 22 marzo. Cantautorato colto e intelligente, ironia e anima rock caratterizzano la musica di Amalfitano, tra feste mediterranee dall’anima punk.

Ritorna il tema della bellezza e della sua potenza incontrollabile in grado di rendere la vita, il mondo e te stesso come un sole in grado di sorgere sempre, impossibile da fermare. E…Ancora Tu parla di come tutto potrebbe essere messo in discussione, tutto potrebbe essere opinabile tranne la bellezza: è come un regalo divino e non appartiene neanche a chi ce l’ha.
In Quanto dolore ci servirà per smettere d’Amare, il titolo è anche la domanda principale su cui si interroga Amalfitano. Una domanda scomoda, perché l’amore sa fare male, ma anche ironica, perché dall’amore non si esce ma dal dolore sì. Per le sofferenze causate dall’amore arrivi a chiederti quanto ancora ti toccherà soffrire:

“Esiste un fondo nell’amore?
Una pace atarassica in fondo a questa pazza, meravigliosa e luminosissima notte?”

Amalfitano: 7

Affinchè il mare

Con “Affinché il mare”, terzo estratto dal suo debut album in uscita ad aprile, mette in mostra un’interessantissima prova di ecletticità destreggiandosi con disinvoltura in un brano che rimbalza da atmosfere acustiche sognanti a momenti più esplosivi, guidati da un riff di marimba tropicalissimo che ci porta dritti sulla spiaggia dove l’artista ha composto la poesia che ha dato origine alla
canzone; impossibile non percepire le onde che han cullato sublimemente quel giorno d’estate.

Simone Matteuzzi: 7

A metà

“Son io che son divisa”. Come mettere in musica e poesia il non detto, il lasciato “a metà”.
I discorsi non finiti, i problemi non più affrontati perché tanto era inutile e non avrebbe funzionato, o forse la svolta a cui avrebbe portato poteva essere così potente da devastarci a allora ci siamo fermati per paura.
In una cadenza a tratti netta e a tratti in un continuo, melodico e vocalmente funambolico levarsi, “A metà” è il primo passo non seguito dal secondo, è l’intenzione senza l’azione, è il desiderio senza la sua realizzazione.
(Troppo) spesso, è l’amore.

(Stefano Giannetti)

Clauscalmo: 8

Bêrîvanê

Il nuovo singolo dei FusaiFusa è a tutti gli effetti un incantesimo musicale che unisce danza e cultura curda-tunisina. Le melodie coinvolgenti, le percussioni incalzanti e le chitarre saracene si fondono con sintetizzatori per creare un’atmosfera vibrante. Con questo secondo estratto da “Lamana”, il trio curdo-tunisino interpreta magistralmente il brano di Ciwan Haco: “Bêrîvanê” è un canto d’amore, ricco di simbolismo e sonorità mediterranee che racchiudono in pochi minuti un’aria di festa contagiosa.

(Ilaria Rapa)

Fusaifusa: 8

SIDERALE

“E metti una distanza siderale al centro della stanza a congelare, si metti una distanza siderale che non so affrontare.”

ruàn dice la verità o meglio ammette che deve affrontare un problema, ma questa canzone, “SIDERALE” appunto, potrebbe essere la soluzione. In un atmosfera da club viene voglia di ballare, divertirsi, fino alla fine della notte, lasciando da parte ansie e preoccupazioni inutili.

Quando il ritmo inizia a trasportare l’ascoltatore dentro al movimento, diventa quasi automatico isolarsi dal contesto in cui ci si trova, ed è molto difficile rimanere fermi e non catapultarsi in una danza apotropaica, utile a scacciare ogni malessere, ritrovando e scoprendo nuove forme di energia.

(Nicolò Granone)

ruàn: 7,5

Angels Of Mud

Ci sono tragedie che hanno la capacità di farci scoprire un senso di dolore collettivo e solidarietà, di cui molto spesso facciamo finta di niente. Una di queste è stata la terribile alluvione che ha colpito la zona dell’Emilia-Romagna, portando fango e distruzione.

JayWolf dopo aver passato tutto il giorno a spalare, scavare, cercando di salvare il salvabile è ritornato a casa e ha reso tutta quella sofferenza come un inno dedicato a tutti coloro che si sono prodigate nell’aiutare.

Angels Of Mud è la storia di persone comuni che sono diventante eroi non per egocentrismo, ma per gratitudine nei confronti della vita e degli altri.

“Now we are angels of mud, We ain’t gonna give up. Now we are angels of mud, We ain’t gonna back down

(Nicolò Granone)

JayWolf: 7

 

Sotto un milione di nuvole

“Sotto un milione di nuvole” è l’ultimo gesto d’amore di Matteo Costa. Contiene due singoli, che nella loro leggerezza tentano di spiegare quanto ci sia bisogno di gente che fa musica per stare bene e per far stare bene gli altri. Un ultimo regalo che non ha bisogno di giudizi sulla musica, sulla metrica o sul testo, ma che rappresenta quel che la musica deve essere. Purezza.
(Filippo Micalizzi)

Lo Stato Sociale e Matteo Costa: 10

Movimento (EP)

“Movimento” nel suo titolo riassume perfettamente quel che questo EP rappresenta. Un magico funky che danza libero e che nelle sue note riesce a spiegarsi senza nemmeno il bisogno di parole. Le parole in questo EP rappresentano infatti più un secondo livello di lettura rispetto a quel che la musica esprime, cioè un vero e proprio rituale che riunisce le persone come una forma ancestrale di linguaggio.

(Filippo Micalizzi)

Koomari: 8

Volume 2

La Cattedrale con “Volume 2” decide di regalarci un altro capitolo della sua vita. Una vita divisa in quattro atti, che prendono il nome di Leoni, Mare Blu, Nodi e Aerei.

Questi quattro brani, distinti tra loro per esperienze, rappresentano nell’insieme tutta la maturità dell’artista romano trasformata in musica. Partendo da Leoni ci troviamo davanti alla consapevolezza che spesso la realtà è deludente, ritrovandoci a doverci accontentare di star fermi mentre tutto intorno a noi si evolve. Mare blu è il fondamentale rifiuto del passato attraverso l’incessante ricerca di ricordi che abbiamo vissuto e che non vogliamo rimuovere dalla testa. Nodi ha una musicalità che per certi versi ricorda gli Arctic Monkeys dei tempi di AM. Un loop mentale che si ripete ogni notte mentre fissi il soffitto cercando di dormire e di lasciarti andare. Infine Aerei, che ci ricorda che le relazioni sono complicate, che non è mai semplice come appare, e che se la scintilla iniziale si spegne quel che rimane è solo la noia da combattere con l’amore reciproco.

(Filippo Micalizzi)

La Cattedrale: 8

Favole

“Se non ci credi più alle favole, a ciò che che muove e resta immobile”, allora dovresti ascoltare il nuovo singolo di Paola Pizzino. “Favole” è l’ennesimo apprezzato tassello all’interno della carriera della cantautrice calabrese che, anche a questo giro, riesce a parlarci col cuore in mano, trasportandoci nel suo monologo interiore su un’ossessiva base RnB. E ci parla in modo diretto e ci riguarda perché, come Paola, anche noi, per quanto finti disillusi da un mondo che ci ricorda che le favole sono solo favole, non abbiamo smesso di cercare il nostro lieto fine.
(Benedetta Fedel)

Paola Pizzino: 8

Porta pia

Un conflitto raccontato tra soundscape, rumore di bottiglie di birre che si rompono sui sampietrini romani, tapping di macchina da scrivere, voce nervosa e spezzata, telefonate che si sbiadiscono in malinconia passata dei ricordi. Manca proprio quel pretesto per uscire di nuovo a fumare e prendere un ghiacciolo, anche se fuori piove più di dentro. Porta Pia non è altro che una proposta irrealizzabile che lascia amore amaro in bocca.
Eppure “mi hai lasciato qui da sola, non mi hai detto neanche il perchè”, sperando di rivedersi a Porta Pia con un ghiacciolo in mano, che si squaglia e ci sporca le mani.

(Viola Santoro)

Coca Puma: 8,5

Anime perse

Sospensione, inquietudine, anime perse con stile. Anime perse tra la noia e piccoli beat di cuori spezzati: alla fine insoddisfazione. Ma dai, alla fine si può risolvere tutto con un altro giro e partire insieme “sulle vie del niente” e questa condizione diventa nostra amica. Il tutto si ripete in modo incessante come il ciclo di una giostra poco illuminata in una piazza di qualche paese. Si tratta di quelle condizioni in cui poco importa di che ore sono, con chi sei o cosa fai, desideri solamente di perderti con stile.
Oltrepassare il limite, qualche volta ci conviene farlo, sennò che divertimento si trova in questa noia dannatamente noiosa?

(Viola Santoro)

Fiori di Cadillac: 8

QSTAPPARTAMENTO

 

Si disse di vedersi solo una volta. La volta dopo si rividero. La volta dopo ancora erano loro e le mille personalità. Anche se i presupposti sono altri, niente va mai come si era predetto. Eppure le lenzuola che coprono i corpi riescono a prendere le forme diverse delle personalità e, guarda caso, calzano sempre a pennello.
Sono le sette di mattina e il sole acceca le macchie di vino della sera scorsa di cui ti accorgi solo per fare il caffè e prepararti a nuovi cliché mentre attraversi il corridoio con due calzini diversi. Però le lenzuola sono sempre lì. Anche se, basta girarsi e non vederle più.
Chissà se tutti noi abbiamo avuto almeno un’esperienza simile…(speriamo di sì ma senza anelli al dito non notati!!)

(Viola Santoro)

Frambo x Scicchi: 7,5

Non mi riconosco ≠

C’è Mace, che mescola le sonorità e rende il brano vivo, che non si arrende a lavorare solo con i grandi e cerca novità sui palchi degli eventi. C’è centomilacarie, che finalmente spicca, con una voce inconfondibile, con un mood che ricorda l’indie, ma che è moderno, con un “timbro sporco” (come lo ha definito lo stesso Mace) e che si fa accompagnare da Salmo in un pezzo nuovo, in cui il centro è fare i conti con sé stessi. Sì, perché è il testo a dirci tutto, a rendere la lotta con sé stessi un motivo per cercare la propria identità. La volontà di sconfiggere il mostro e scoprire di esserlo diventati. Un brano diviso in due metà: la prima, di centomilacarie, più distesa, e la seconda, più flusso di coscienza, di Salmo.

[Ultima nota: Guardatevi il video, ne vale davvero la pena].
(Lorenzo Ottanelli)

MACE, centomilacarie, Salmo: 8

Fuoritempo ;(

Un brano up-tempo con Rizzo che si fa accompagnare alla produzione da okgiorgio. Il brano si appoggia su una base movimentata, con la voce glitchata sopra al pizzico particolare di corde che si accompagnano, alla perfezione, con un suono distorto ma interessante.
Rizzo canta il ballo di un club, una relazione raccontata con “il tuo cuore che provava a far jazz” ma “sei fuori tempo nel movimento”. Una canzone catartica, che finisce nel loop di un club, con le palpebre aperte a metà, “stai piangendo”.

(Lorenzo Ottanelli)

Rizzo: 7

Le cose che amo di te

Postino sceglie la particolarità di aprire un pezzo con i sintetizzatori, che sembrano quasi un organo distorto, in questo brano complesso, che evolve di secondo in secondo, fino a trasformarsi, per finire in un assolo di chitarra elettrica bellissimo. Un pezzo che si discosta dalla medietà di quello che c’è intorno, nonostante una melodia classica che ci culla fino alla fine.
“Le cose che amo di te” racconta la relazione nelle piccole cose, “ridotto in polvere, tra le cose che odio di me e le mie lacrime”. Postino ci conferma di essere un artista particolare, capace di stupirci. Ci aspettavamo un pezzo diverso e, invece, ci ha stupiti. In positivo.

(Lorenzo Ottanelli)

Postino: 8

Lentiggini

Un amore al capolinea. Il dolore che suscita. Quando si prende coscienza della storia d’amore che sta per terminare, tutto sembra buio e malinconico. Nella mente scorrono delle immagini distorte che fanno male, come le lentiggini di lei, rappresentazione di sogni e sguardi di lui.

L’ultima scena è rappresentata proprio dall’ultimo incrocio di sguardi dei due, consapevoli che tutto tra loro sta per svanire. Che momenti… “la vita in fondo va avanti lo stesso”, un sentimento ambivalente inizialmente difficile da accettare, ma che poi forse rappresenta l’unica via di fuga da un problema apparentemente irrisolvibile.

(Simone Sebastiani)

Cortese: 7

Figli dei nostri genitori

“Che cos’è la vita senza amore?”. Bellissima domanda. Probabilmente una vita spezzata. Un brano maturo e profondo che ragiona sul momento clou della vita di ciascuno di noi: il diventare adulti. Lì si cessa di essere soltanto dei figli, e la vita svolta.

Tante responsabilità e incertezze. Assumiamo però il reale controllo delle nostre azioni. E’ soltanto con l’amore che si riesce a varcare questa linea tormentata diventando davvero grandi. Perché il tempo scorre più che mai e noi evolviamo con esso. Facciamoci trovare pronti.
(Simone Sebastiani)

Il Triangolo: 7,5

Come Bambini

 

Un grido forte senza regole, in grado di far sentire la propria voce al posto di far vedere le lacrime. E’ questa la proposta di reazione di SELMI. Perché l’agire dei bambini è più naturale e per certi versi forte, mitigato poi dalla razionalità del crescere.

Un brano malinconico che parla di sincerità e amore, della bellezza di riscoprirsi bambini nelle difficoltà della vita dei grandi. “Impazzirei se non ci fossero le favole”…anch’io.

(Simone Sebastiani)

SELMI: 7

L’ultima mezz’ora

ANSIAH si fa di nuovo portavoce dei nostri dubbi più profondi e con “L’ultima mezz’ora” ci sprona a pensare a cosa faremmo noi, se avessimo solamente mezz’ora da vivere.
Ci passano davanti tanti volti, quei rapporti una volta importanti che abbiamo lasciato indietro senza neanche un motivo preciso, i nostri genitori che forse chiamiamo troppo poco e ai quali dobbiamo ancora dire tante cose, quell’amore per cui non abbiamo mai avuto il coraggio di lottare per paura di soffrire, e adesso ci ritroviamo con il cuore a metà e una marea di rimpianti.
Mentre ascoltiamo il brano e ci immaginiamo davanti una pioggia di meteoriti che inghiottirà il nostro mondo, ci chiediamo: chi sarebbe accanto a noi se un evento così dovesse davvero accadere? E se abbiamo almeno una persona in mente, siamo molto fortunati.
Ringraziamo ANSIAH per averci fatto guardare dentro i nostri traumi, unico modo per risvegliarci dalla nostra apatia emotiva e a spingerci a vivere ogni attimo come se fosse l’ultimo, senza rimpianti.

(Margherita Ciandrini)

ANSIAH: 8.5

Doveridomenica

Provinciale, con la collaborazione di hey simo, ci dona “Doveridomenica” un brano dal sapore profondamente pop con un groove che ci trascina sulla nostra personale pista da ballo e che racconta una storia in cui possiamo immedesimarci tutti: quante volte ci siamo trovati dentro un momento in cui ci siamo chiesti “voglio veramente sapere quello che ha fatto”?
Qualche volta ci piace mettere la testa sotto la sabbia, per evitare litigi, o anche solo per fingere che vada tutto bene ed evitare di soffrire. Ci sono due diversi pensieri per queste situazioni: se non ti interessi a quello che faccio, allora non sei interessato a me, ma se ti interessi, allora mi stai addosso e mi sento intrappolata.
Non c’è un comportamento giusto nei rapporti di coppia, se non quello basato sul dialogo e sulla fiducia, e quindi ben vengano i piccoli litigi, perché dimostrano ancora una fiamma accesa e ardente d’amore, attenzione a quando finiscono, perché spesso vuol dire che siamo troppo stanchi per lottare e fare funzionare le cose.

(Margherita Ciandrini)

Provinciale, hey simo: 8.5

NANANA

L’ansia può impedire non solo di agire, ma anche di trovare la motivazione per riuscire a capirsi e andare oltre alle incomprensioni più futili.

chenopsia si apre in una maniera dolce e sincera, raccontando turbamenti interiori che condizionano, inevitabilmente, alcuni momenti non solo di una relazione, soprattutto della vita quotidiana, con situazioni che possono essere risolte solamente all’interno di se stessi. Nel fare questo evidenzia i problemi di una generazione che costantemente è in bilico tra aspettative e possibilità, che rimane inerme per paura di affogare dentro sabbie mobili di sogni e sentimenti.

(Nicolò Granone)

chenopsia, Scarico: 7,5

Due morsi

Ha ragione Michelangelo Wood, non basta un ti amo per non lasciarsi mai. Molte volte addirittura, per paura che la relazione diventi un qualcosa di serio, si ci da solo due morsi, ci si assaggia, e poi, anche se il gusto di quella storia piace ed eccita entrambi, è facile diventare avanzi dimenticati.

Perché il cuore ha una paura terribile di soffrire anche se non lo vuole mai ammettere, mentre il cervello cerca di razionalizzare e con rinuncia sceglie di lasciare da parte un poco  di coraggio. È più facile andare alla ricerca di altri sapori, anche quelli però solamente da sentire sulla bocca senza trovare davvero il motivo per mandare giù tutto.

Peccato perché c’erano tutti i presupposti per vivere un po’ di romanticismo.

(Nicolò Granone)

Michelangelo Wood: 8