New Indie Italia Music Week #180
Creare per stupire se stessi o creare per stupire gli altri di se stessi? La risposa forse è “creare per stupirci insieme”, senza secondi fini, per far sì che ogni creazione sia un momento unico che possa toccare e far vibrare le corde dell’umanità.
Non farti prendere dalla frenesia del “dover fare a tutti i costi”. Assumiti il rischio di deludere per ma non tradirti mai!
Perditi tra le trame creative dei migliori brani #IndieItalia della settimana e ritrovati per brillare insieme.
Ho’oponopono
I Tre Allegri Ragazzi Morti festeggiano 30 anni con un brano rock/punk che mentalmente ci riporta ad alcuni dei loro primi lavori, ma è molto di più.
Ho’oponopono è l’ironica dichiarazione di appartenenza a un culto dell’amore, una devozione che cade irrimediabilmente vittima del consumismo e del capitalismo (“e non riesco a capire perché quel cretino è più ricco di me”), mascherata dalla preghiera hawaiana del titolo.
Sempre attuali, sempre a rivelare l’acido della società. Una consolazione per chi ama i TARM, una desolazione se osserviamo il quadro che dipingono dei nostri tempi, che se sono cambiati, l’hanno fatto solo in peggio. Un beffardo e spietato specchio delle ipocrisie del sistema occidentale, ma può essere interpretato anche come la narrazione del dilemma di chi non riesce a essere ligio al 100% col credo morale che si impone.
Può essere tante cose, una più inquietante dell’altra, su cui ballare disperatamente sopra. Bentornati TARM.
(Stefano Giannetti)
Tre Allegri Ragazzi Morti: 8,5
Moviola
Di metafore calcistiche per descrivere l’andamento della vita e l’amore ne esistono a bizzeffe, sia nella musica che in altri contesti. Nessuno che conosca, però, è riuscito ad entrare nei dettagli dello sport più amato del mondo e del racconto di una relazione in un amalgama così perfetto e al tempo stesso rispettoso delle distanze tra queste due realtà.
Ogni fase è raccontata in modo struggente, aiutata certo dalla voce soave di Jordi Lou e dalla melodia trascinante che spinge a riascoltare continuamente il brano.
Qualche esempio: “Ho pensato meglio la serie b, meno tempo a sognare, meno a illudersi”, come elaborazione di una rottura; “cosa ci importa se ora abbiamo solo pochi minuti al fischio”, la speranza di un riavvicinamento perché come in una partita “non si può mai dire quale sarà il finale”. E forse bisognerebbe proprio ragionare come in un match se non si vuole perdere qualcuno: sperare nell’incognita dell’esito, ma senza aspettare immobili il 90esimo minuto.
Una stretta al cuore.
(Stefano Giannetti)
Jordi Lou: 8
Milano Couchette
L’unione tra Forse Danzica e Bleu Smith è ipnotica, e con “Milano Couchette” ci racconta la difficoltà di trovarsi in una città che è talmente frenetica che spesso ci ritroviamo pieni di cartacce dentro le nostre tasche, testimoni di tutte le scelte sbagliate che abbiamo fatto.
Ci lasciamo trascinare dalle luci, dalle cene, dai bicchieri che si moltiplicano uno dopo l’altro nelle nostre mani, che ci infondono quel coraggio liquido che ci serve per affrontare le persone accanto a noi, che ci vogliono sempre al 100%.
Ma ci ritroviamo ad un certo punto svuotati da tutte le nostre energie, con ancora i nostri problemi in tasca e su una strada diversa rispetto a quella che volevamo intraprendere.
Un brano post punk che ci ricorda quanto sia difficile rimanere fedeli a sé stessi quando tutti, comprese le voci dentro la nostra testa, ci spronano a fare sempre di più e la collaborazione tra i due artisti è innegabilmente seta per le nostre orecchie.
(Margherita Ciandrini)
Forse Danzica, Bleu Smith: 8.5
Animali da palcoscenico – Album
I Nobraino, a distanza di 8 anni, ritornano con un nuovo album: “Animali da palcoscenico” è il degno figlio della band, e racchiude tutte le loro particolarità, scanzonato con “Fermentazione”, sincero con “Test di gravità”, podcast e storico con “FAKE MUSE EP 1” e “Glenn Miller” dedicate, ovviamente, all’artista omonimo.
La genialità di Lorenzo Kruger e soci si percepisce in ogni brano, anche quando si cimenta in splendide ballad come “Dubbi sul futuro” che tratta la difficoltà di saper superare tutti i dubbi in una relazione, per raggiungere un futuro insieme, mano nella mano.
Quante volte avremmo voluto essere “Esperto di comunicazione” per riuscire a dire sempre la cosa giusta, al momento giusto, ma dobbiamo accontentarci di “Canzone d’amore per correre” e corriamo lontani via dai problemi.
Il disco dei Nobraino è sicuramente “Arte contemporanea” e togliamo il cappello davanti a loro, ringraziandoli per averlo condiviso con noi.
(Margherita Ciandrini)
Nobraino: 9
Con i miei brothers
Torna con il secondo singolo del suo nuovo progetto, dopo “I miei cani” e a più di un anno dall’album “Questo non è un cane”. Con “Con i miei brothers” Claver Gold parla in modo ironico della sua vita con i suoi “brothers”, “vestiti di noia e dinero”.
Lo fa su una base che è un jazz funk che si mischia perfettamente al conscious rap di Claver. Tra cori e fiati funky, la voce racconta immagini di persone che vorrebbero essere tutto e non sono niente, la cui smania di mostrarsi e atteggiarsi è più importante del resto. In cui si vive tra hangover e pusher, ma quando ci sono “i miei brother non ho paura”.
(Lorenzo Ottanelli)
Claver Gold: 7,5
Scappare – Giugno
Con “Scappare – Giugno” ritorna uno dei più importanti esponenti del soul e dell’R’n’b italiano. Ainé inizia questo suo nuovo progetto discografico nella sua solita eleganza, con un brano tenero, in cui non snatura la sua essenza. Il pezzo racconta la voglia di tornare insieme, nonostante un importante allontanamento, è la voglia di cominciare di nuovo, anche se “non cambiamo mai”.
Ainé sceglie una base soul, in cui il ritmo r’n’b si produce con un mix di acustica ed elettronica. È la voglia di “ricominciare, per non perderci più, vivere storie diverse, lontane anni luce da noi”.
(Lorenzo Ottanelli)
AINÉ: 8
Minotauro
Motta e Danno sono insieme in questo brano d’impatto che è colonna sonora di “The Cage – Nella gabbia”. Motta scrive la musica e la esegue, con una chitarra e una batteria fortissima. Danno canta un testo dirompente in cui si scomodano Caino e Abele, il Leviatano, il Minotauro “che dimora nel labirinto e mi divora”.
Un testo che racconta il mostro da sconfiggere, il mostro che è in sé e che si deve imparare a gestire. In una Roma che “puzza di morte” e che è un “inferno quotidiano”, dal silenzio “batto sul tamburo, sveglio la tribù, sciamano”.
(Lorenzo Ottanelli)
Motta, Danno: 8
Lamine
Chitarre post-rock, batterie acustiche e fiati ci riportano ai Beatles degli anni ’60. “Lamine” di Missey canta dell’insicurezza nei rapporti, esprimendo il disincanto e la frustrazione di non sentirsi amati. Eppure, emerge una speranza: l’auto-riflessione e l’amore proprio possono venire in soccorso, trasformando la sofferenza in una sorta di danza interiore.
(Ilaria Rapa)
Missey: 7,5
Illumina tutto
Brilla come un faro nelle tempeste dell’anima il nuovo singolo di Vasco Brondi. Anche stavolta Brondi ci accompagna in un viaggio attraverso le profondità dell’io inesplorato. Al centro di tutto c’è il fuoco: fuoco come metafora di luce, appunto, ma anche come quello stesso fuoco che ci portiamo dentro e che spesso ci dimentichiamo come alimentarlo. “Illumina tutto” è un inno alla vita, un abbraccio caloroso nell’oscurità.
(Ilaria Rapa)
Vasco Brondi: 8
MARILÌ MBOLO SOUND
Il progetto Marilì Mbolo Sound ha il merito di accendere la luce su non solo su nuovi mondi musicali, ma anche su storie senza confini dando spazio a una speciale contaminazione fatta di suoni e diversi ideali che mischiandosi danno vita alla speranza.
Il nuovo Ep dal titolo omonimo racconta tre modi diversi di partire, dato che ogni canzone è rappresentata graficamente attraverso un mezzo di trasporto: la bicicletta che permette di ammirare i panorami migliori solamente se si è disposti a fare almeno un po’ di fatica, l’aereo che passa sopra nelle nostre teste ormai in totale indifferenza e la barca che rischia di affondare se troppo carica o se parte con il mare in tempesta.
Il viaggio può essere uno svago, una necessità, una forma di ribellione o anche una scelta per conoscere se stessi e le altre persone, lasciando a casa preconcetti e stereotipi diversi da ciò che succede davvero, però non possiamo negare che sia uno stimolo necessario per l’essere umano.
(Nicolò Granone)
Marilì Mbolo Sound: 7,5
CORRO CORRO CORRO
Se per il filosofo Orazio il fatidico Carpe Diem era diventato un invito a cogliere l’essenza della vita, oggi, in una società ammalata di fretta e piena di cose da fare, sembra essere una missione impossibile stare al passo e riuscire a inserire ogni tassello al proprio posto.
DaveBrain nel suo nuovo brano “CORRO CORRO CORRO” sfoga la rabbia per una situazione complicata, rimanendo ingarbugliato in una relazione che sa di passato, presente e futuro. Quando rischiamo di lasciarsi trascinare dal vortice degli eventi, può diventare necessario rinunciare persino a se stessi, con la volontà che cambia a seconda degli stimoli che riceviamo dall’esterno.
CORRO CORRO CORRO può essere anche un mantra per andare più veloci rispetto a tutto ciò che ci sovrasta, trovando la forza per seguire un percorso scelto da noi, arrivando al traguardo prima che qualcuno o qualcosa provi a raggiungerci, solamente per il gusto di complicare così le cose.
(Nicolò Granone)
DaveBrain: 8
Voglio essere libero
Io voglio essere libero esprime tutta la volontà di Satiro, progetto artistico di Ignazio Piccichè, che in questa canzone racconta sogni e speranze, guardando al futuro con voglia di rivalsa e coscienza.
Molto spesso capita di rimanere bloccati dentro sabbie mobili invisibili fatte di pensieri, ipotesi e sensi di colpa che non riusciamo a scacciare via. Chiudendoci dentro momenti bui, si annebbia la nostra vista e ci sentiamo in gabbia, imprigionati in situazioni che possono sembrare eterne e più grandi di quello che sono.
Per riuscire a modificare il corso degli eventi bisogna avere consapevolezza che il cambiamento non è una conseguenza, ma una scelta da attuare e mettere in pratica. Io voglio essere libero diventa quindi una volontà da perseguire.
(Nicolò Granone)
Satiro: 7
Pistole scariche
La fine di una relazione paragonata ad una guerra che termine senza vinti e vincitori solamente perché le pistole ormai sono scariche e non c’è neanche più la volontà e l’interesse per combattere. Perenne descrive un armistizio sentimentale provocato da apatia e tentativi di riconciliazioni andati a vuoti.
Il cuore ha tirato fuori la bandiera bianca e il cervello non ha energie per immaginare possibili scenari, quindi amici come prima, però meglio se ognuno va per la sua strada senza neanche concedersi la possibilità di un saluto.
Accettare la solitudine però è più difficile del previsto perché non possiamo dare la colpa agli altri per i nostri difetti.
(Nicolò Granone)
Perenne: 7,5
Chicco
Quant’è bello sentirsi ancora “bambini” anche se in realtà siamo diventati grandi? “Chicco” esprime il conflitto interiore che ciascuno di noi avverte crescendo. Emerge allora, in una melodia piacevole e molto ballabile, il contrasto fra le immagini razionali e dense dell’età adulta e quelle gioiose e spensierate della giovinezza.
Quando incontriamo la persona giusta, che ci fa sentire “piccoli” e quindi compresi, allora è bingo. Perché, consapevoli dello sviluppo personale, è fondamentale conservare il proprio lato fanciullo e giocoso per godere a pieno della vita. Bravi.
(Simone Sebastiani)
Bartolini, Tripolare: 7,5
zoo
Come si fa a non ballare questa canzone? Melodia che coinvolge, trasporta e ci fa sentire liberi. Se a tutto ciò si unisce la profondità del testo, beh allora il brano è perfettamente riuscito. Caffellatte riflette su tematiche personali e introspettive che riguardano tutti. La salute mentale è una priorità a cui non si dà mai sufficiente risalto. Ascoltare questa canzone, però, fa davvero bene alla mente.
(Simone Sebastiani)
Caffellatte: 7,5
Chi sono io
Quanto fa paura il cambiamento? A volte ci spiazza, mettendoci in grande difficoltà. In questo brano si affrontano la malinconia e l’inquietudine che suscitano i cambiamenti, dinanzi ai quali ci sentiamo piccoli, soli e indifesi. Nulla è perso, però, perché nel singolo emerge anche quella carica positiva necessaria per superare tutti gli ostacoli. Una luce di speranza. Diversi stili in un brano dal significato forte.
(Simone Sebastiani)
Maestro Pellegrini: 7
Cerchio
Il cerchio di cui ci parla Scapigliati diventa la metafora di una storia che sta finendo, ma che forse, pensandoci bene, non ha neanche avuto mai bene un inizio. Come in una polaroid, il cantautore ci mette davanti a immagini che raccontano la storia di due amanti che si cercano e si sfuggono, consapevoli del fatto che la fine è vicina quanto necessaria se non ci si vuole fare del male. “Te ne vai via, ma io nel letto freddo cerco te, ma dormirò da solo”. Quanto coraggio ci vuole a lasciare andare qualcosa che vogliamo? Tanto, ma è il primo passo da fare per uscire dal “Cerchio”.
(Benedetta Fedel)
Scapigliati: 7
Fatti d’aria
Come una carezza, il nuovo singolo di Numb parla di una separazione, ma lo fa sottovoce, su una base R&B anni ’90 e influenze blues, guardando con un occhio a quello che sarà della sua musica, senza rinunciare alla formazione hip hop che lo rende quello che è. Un pianoforte accompagna le parole del cantautore, che racconta una storia di incomunicabilità, consapevole che la fine è vicina. Ispirato dalla “Regina” di Davide Shorty e citando Califano, Numb riesce a creare una sua personalissima versione del racconto di un amore che sfiorisce, ma che, per quanto sofferto, rimane leggero come l’aria.
(Benedetta Fedel)
Numb: 8
Panorama
Il conflitto tra l’amore per il caos di una città nuova, il lasciarsi spostare dal suo spettacolare trambusto e il cercare un punto fermo. Qualcosa che diventi casa, come quella in cui si è cresciuti e si ha lasciato presto. Proprio come la cantante/attrice Kaze, in fondo: nata a Nairobi, poi trapiantata a Terracina (LT) e infine a Milano, metropoli dove la canzone è ambientata.
Il segreto per ambientarsi è: non ambientarsi del tutto. Rendersi conto che siamo noi la nostra abitazione, perché per quanto imponente è il posto in cui ci troviamo “nel panorama le luci sono fragili”.
Il punto fermo quindi ce l’abbiamo dentro, e rendersene conto aiuta a non sentirsi persi, ad abitare posti nuovi, ad aprirci ad ogni città e lasciare che ci arredi le stanze. Ma le luci le accendiamo noi, ma le luci le accendiamo noi e questo vivacissimo pop di Kaze che ci ricorda che “se stiamo fermi è come se non fossimo mai stati qui”.
(Stefano Giannetti)
Kaze: 8
Città Futura (Album)
La colonna sonora di un ideale film popolato da gangster, cartomanti e cantanti “di giacca”. Animato da voci di piazze brulicanti di vita e da un suono proiettato verso le stelle ma saldamente ancorato a una terra bruciata dal Sole. Un disco carico di groove dal sound “losco, pulp, grottesco e romantico” che affonda le proprie radici nel passato per disegnare una nuova, visionaria “città futura”.
“Città Futura” è il primo album di Bassolino, nuovo progetto artistico del pianista, compositore e producer napoletano Dario Bassolino, attivo nel panorama nu-jazz (e non solo) nazionale e internazionale ma soprattutto esponente di spicco della nuova e vivacissima scena musicale partenopea.
Prodotto insieme a Paolo Petrella, l’album è arricchito da un gruppo di cantanti e musicisti di tutto rispetto – fra cui Linda Feki (LNDFK) e Andrea De Fazio (Parbleu, Nu Genea) – che dialogano fra loro mantenendo le rispettive identità. “Alla base c’è una forte idea di collettivo: ogni musicista ha il suo spazio espressivo e timbrico, cercando di rompere determinati stereotipi di genere e provando a disinnescare il rischio ‘revival’. La sfida è tutta lì”.
Fra percussioni mantriche e melodie arabe, blues metropolitani e atmosfere cinematografiche, allucinazioni sonore, omaggi neomelodici e discofunk orchestrale si avvicendano le sei tracce che compongono il disco.
Bassolino: 8,5
PIÙ
È che da soli non ci bastiamo. Per quanto si voglia provare ad essere il “più” di noi stessi, arriverà un momento in cui, guardandoci allo specchio, spereremo di avere una figura che possa specchiarsi con noi nella nostra stessa traiettoria.
“Se tu mi ami è tutta una cazzata, se noi ci amiamo il resto non conta”. Forse, risulta un po’ semplicistico, sembra quasi di leggere le vecchie note sul telefono di quando ti innamori la prima volta e ti sembra tutto senza confini.
Questa canzone vuole ricordare la forza di un abbraccio in cui celare la tristezza, in cui lasciarsi andare completamente all’altro. Questa canzone è un piccolo reminder che suggerisce di aprire gli occhi e di togliere gli occhiali da sole che, delle volte, oltre ad oscurare il sole, oscurano anche noi.
(Viola Santoro)
Comete: 7
Tormenti
Abissale e un po’ spettrale. Ermetico ma artistico. È semplicemente un viaggio nei “tormenti” di chi non riesce più a liberarsene. Tormenti continui, intrusivi e questionabili.
Si percepisce la voglia di cambiare il modo di vedere le cose, non essere più trasportati da valori esterni e socialmente condivisi ma, per una volta, preferirei di seguire la strada dei nostri tormenti.
Che poi, i tormenti, se fotografati, un giorno li guarderemo come se fossero semplicemente pensieri.
(Viola Santoro)
Niglio: 7
Sesto senso
Ti penso anche se non lo sai, ma forse lo percepisci. Funziona così? È questo il sesto senso? Quella sensazione di legame, anche impossibile, che scorre tra le dita delle mani e ci fa rimanere a mani vuote?
Il sesto senso ci spinge a incanalare tutte le nostre memorie in ogni spazio libero delle fughe del pavimento che non laviamo ormai da tempo.
Come se tutto quello che accade sia dettato dal fantomatico sesto senso, come se non fossimo semplicemente noi a far capitare le cose. Vorremmo essere la canzone che fa perdere il filo del discorso ma è tutto così mainstream.
(Viola Santoro)