PH: Marilì Mbolo Sound

“Marilì Mbolo Sound”, viaggio oltre ogni confine | Intervista

Quando si parte per un viaggio si è certamente felici e pieni di curiosità? Verrebbe da rispondere di si, probabilmente in maniera egoistica guardando il calendario delle prossime ferie già prenotate tramite i nostri smartphone, ma c’è una realtà che la nostra società tende a non vedere.

Ci sono un numero infinito di persone che ogni giorno cerca di modificare la propria vita provando a scappare verso un futuro migliore, e succede continuamente, anche se noi, chiudiamo gli occhi e facciamo finta di nulla.

Il progetto Marilì Mbolo Sound ha il merito di accendere la luce su non solo su nuovi mondi musicali, ma anche su storie senza confini dando spazio a una speciale contaminazione fatta di suoni e diversi ideali che mischiandosi danno vita alla speranza.

Il nuovo Ep dal titolo omonimo racconta tre modi diversi di partire, dato che ogni canzone è rappresentata graficamente attraverso un mezzo di trasporto: la bicicletta che permette di ammirare i panorami migliori solamente  se si è disposti a fare almeno  un po’ di fatica, l’aereo che passa sopra nelle nostre teste ormai in totale indifferenza e la barca che rischia di affondare se troppo carica o se parte con il mare in tempesta.

Il viaggio può essere uno svago, una necessità, una forma di ribellione o anche una scelta per conoscere se stessi e le altre persone, lasciando a casa preconcetti e stereotipi diversi da ciò che succede davvero, però non possiamo negare che sia uno stimolo necessario per l’essere umano.

INTERVISTANDO MARILÌ MBOLO SOUND

Scappare può essere una richiesta di libertà?

Sicuramente. E un viaggio può nascondere sia una fuga che una richiesta di libertà. 

Ma in realtà ogni viaggio è diverso. 

Alcune volte è mosso dal desiderio di dimenticare, altre volte dalla voglia di ricaricare le batterie e tornare a casa più forti di prima, o da pura curiosità e desiderio di scoprire nuovi luoghi. Ma la realtà è che per moltissime persone su questa terra, il viaggio non è sinonimo di libertà, ma di obbligo, ed è forzato da alcune condizioni insopportabili, come la fame, le disuguaglianze e la povertà, la violenza politica. 

Nella gerarchia globale dei passaporti e dei diritti, molti cittadini dei paesi occidentali hanno il privilegio di spostarsi dove vogliono. 

Questo sistema discriminatorio è da combattere e denunciare. E il minimo che si può fare è vivere questo privilegio con sincera apertura verso l’altro, per tornare con meno giudizio sugli altri e sguardo più critico su se stessi. 

Questo è il messaggio che vogliamo lasciare col nostro EP “Marilì Mbolo Sound”: il viaggio come esperienza di incontro è una grande opportunità e vale la pena chiedersi: contano di più il numero di parchi visitati, di montagne scalate, di città visitate o il tempo speso a chiacchierare e condividere parti di sé con la gente del posto o incontrata lungo la strada? 

PH: Marilì Mbolo Sound

C’è una promessa che vorrete fare al prossimo viaggio?

La promessa che faremo al prossimo viaggio è quello di apprendere il più possibile e farci contaminare musicalmente e umanamente. 

L’area che più ci attrae è l’Africa, un continente vastissimo, ricchissimo di culture e tradizioni musicali. Il desiderio è quello di continuare a conoscere i suoi paesi, farci travolgere dalle sue poliritmie percussive irresistibili e farle dialogare coi ritmi che ci appartengono.  

La musica in sé può essere un viaggio di apprendimento, di incontro e scoperta di se stessi! Basta rimanere aperti e mettersi in gioco. Marilì Mbolo Sound riflette questo melange di incontri e culture musicali diverse attraverso la provenienza dei membri del gruppo (Senegal, Martinica, Italia) e questo tentativo di linguaggio musicale plurale. 

Dunque, viva l’Africa! 

Spesso, come ci ricorda Chimamanda Ngozi, le sfaccettate realtà africane vengono racchiuse e raccontate tramite una “single story”, fatta di persone povere e bisognose. 

Gli stereotipi si formano per mancanza di informazione e per effetto del potere politico e culturale. Allora sta anche a noi musicisti il compito di diffondere “molteplici storie”!

E così, prossima tappa africana: Senegal, gennaio 2025, per una tournée musicale! Chi fosse interessato a venire in viaggio con noi, può scriverci! Stay tuned!

Le rondini cosa rappresentano?

“Rondini” è il terzo brano del nostro EP e anche l’ultima tappa del viaggio musicale che proponiamo con questo lavoro. 

“Rondini”, un brano afropop, ci ricorda dell’importanza della natura nella nostra vita, di cui spesso ci dimentichiamo, vivendo in città iper-cementate, piene di traffico e smog. 

La più grande illusione della modernità, a cui troppi di noi ancora credono, è quella di vedere l’uomo come indipendente dalla natura, in un’alienazione che mette a rischio la nostra sopravvivenza.

“Rondini” vuole ricordarci che è fondamentale rimettere la tutela dell’ambiente al centro della nostra vita, come hanno saputo fare fino ad oggi molte altre civiltà non occidentali.

Così, le rondini rappresentano la libertà e l’abilità di volare sopra le difficoltà, ma allo stesso tempo, la consapevolezza che neanche loro possono scappare allo scempio ambientale che l’uomo ha portato sulla terra. 

Guardandole, dovremmo ricordarci che siamo tutti nella stessa barca e potremmo anche chiederci se vale davvero la pena avvelenare l’umanità e tutta la bellezza di cui godiamo gratuitamente….

“Onde Alte” di Marili Mbolo Sound e la canzone portata in gara a Sanremo di Dargen D’Amico. Il vostro brano uscito prima anticipa certi temi, ci sono similitudini tra queste due canzoni e soprattutto tra la paura che la cultura può fare al potere?

Il nostro brano “Onde Alte” è totalmente dedicato a dare voce, ancora una volta, alla tragedia dei migranti nel Mediterraneo. E lo fa creando un dialogo, in italiano e in wolof, tra un’infermiera (una cara e coraggiosa amica) che lavora sulle navi di salvataggio e un giovane che viene salvato. 

“Onde Alte” denuncia la cecità della politica italiana ed europea nella gestione dei flussi migratori. Da anni si verificano tragici naufragi in un silenzio assordante, e le vite perse sono il risultato diretto della scelta sistematica degli Stati europei di cancellare i servizi di salvataggio e di fuggire dalle proprie responsabilità. 

Il ritmo afropop di “Onde Alte” vuole trasmettere l’umore del mare, capace di essere dolce e brutale allo stesso tempo, a seconda del punto di vista da cui lo si vive.

Anche il brano di Dargen tratta dei rischi della traversata in mare e della vita in un paese ostile. È molto importante che queste tematiche vengano diffuse e affrontate da musicisti con stili musicali e pubblici diversi. L’invito è quello di farlo con canzoni sempre più esplicite e critiche, per fare in modo che gli errori (spesso intenzionali) commessi dal potere rendano le persone sempre più consapevoli. 

Le parole delle canzoni possono dare voce ai timori e ai sentimenti della gente e stimolare una riflessione collettiva, permettendo ad alcuni valori di diventare di dominio pubblico. E questo sicuramente spaventa il potere. 

Esistono tante forme di felicità?

Sicuramente. Esistono felicità reali, profonde, radicate, e felicità passeggere, superficiali. Sicuramente, le relazioni, la creatività, la spiritualità, piuttosto che i beni materiali, sono ciò che davvero sostiene la nostra crescita personale e il nostro benessere. Ma ogni giorno, dobbiamo imparare a chiederci cosa ci fa stare bene. A volte ci mettiamo anni, altre volte tutta una vita per scoprirlo. Nasciamo donne e uomini, ma ci mettiamo tutta la vita a diventarlo.  

In ogni caso, se ci pensiamo bene, a prescindere dal genere, dalla provenienza geografica, dall’età, dalla storia personale di ognuno di noi, ogni uomo e ogni donna su questa terra sono alla ricerca della propria felicità. È il diritto di ognuno di noi, ma non dovrebbe essere a discapito dell’altro e dell’ambiente che ci circonda.

Sulla testa cos’abbiamo?

Sulla testa abbiamo, spesso, un sacco di pensieri negativi e limitati nella loro portata.  

Ci può capitare di vedere solo il nostro orticello, e pensare di essere le persone che più soffrono in questo mondo. 

La nostra testa è attraversata da paure, insicurezze, desideri superficiali… Crediamo che avere l’ultimo modello di telefono può renderci migliori degli altri e più felici. Però poi, nonostante il salato acquisto, sentiamo ancora quella spina nel fianco e capiamo che c’è altro che ci manca….

In tutto questo, poi, ci capita di viaggiare in un altro paese, magari uno di quelli con un PIL molto basso, che gli economisti danno per spacciato, e incontrare persone che, nonostante le non giustificate disfunzioni strutturali della loro società e la povertà, sanno sorridere genuinamente e condividere quel poco che hanno con degli sconosciuti.

A quel punto ci domandiamo cos’è che non va nella nostra testa… E forse, capiamo che i valori a cui dobbiamo ritornare sono quelli della condivisione, della collettività e della semplicità. La società occidentale vuole farci credere che non abbiamo bisogno di nessuno, che la vita è fatta di competizione contro gli altri, e che abbiamo bisogno di riempire le nostre case di nuovi oggetti prodotti e innovazione per essere felici.

Cambiare quello che abbiamo sulla testa è un percorso culturale. E il viaggio può aiutarci a prendere una nuova direzione. 

La nostra casa è il mondo?

La nostra casa è il mondo. Ma quanti confini dobbiamo attraversare per conoscerlo? Quante barriere fisiche innalzate dagli Stati dobbiamo superare per attraversarlo?

Il genere umano sembra particolarmente incline a vedere solo il proprio interesse e continua a colonizzare, conquistare, discriminare, tracciare confini. Le guerre si ripetono e l’uomo sembra avere la memoria corta, nessuna lezione viene appresa dalla storia.

Il nostro nuovo EP “Marilì Mbolo Sound” vuole trasmettere l’idea che la nostra casa dovrebbe essere il mondo intero, e il genere umano la nostra famiglia.

Ogni brano dell’EP viene rappresentato graficamente dalla foto di un mezzo di trasporto sopra il quale è stato concepito: una bici che svela la fatica della gioia e la gioia della fatica, metafora di una relazione che persevera nel suo cammino; una barca nelle acque cristalline dell’Oceano Indiano che nel suo oscillare ricorda la precarietà delle vite perse nei confini della Fortezza Europa; un aereo che dalla sua imponente altezza e distanza mostra la piccolezza delle nostre società, soffocate dallo smog e danneggiate dalle nostre stesse azioni.

Con questo lavoro vogliamo celebrare il coraggio di andare oltre i propri confini per conoscere mentalità diverse che permettono di interrogare noi stessi e tutto ciò che ci sembra scontato, ma anche di sentirci incredibilmente simili nella nostra essenza umana a chi culturalmente ci sembrava lontano da noi. 

I nuovi brani come i precedenti già usciti (Pachamama, Marinai, Sulla Testa) sono il processo di una continua ricerca musicale con suggestioni africane, caraibiche e della canzone italiana.

La musica è davvero senza confini?

La musica è senza confini nelle sue caratteristiche intrinseche, perché le melodie possono dialogare al di là delle lingue specifiche di ogni luogo. Se la guerra divide, la musica unisce. La musica può creare delle identità collettive e, quando fruita dal vivo, può creare esperienze senza confini e farci diventare persone migliori.

L’abilità di capire, creare e interpretare la musica è ciò che ci rende umani e ogni luogo del mondo ha una musica unica da condividere. 

L’invito è di sconfinarci anche noi con lei contaminandoci musicalmente, ma senza dimenticare da dove arriviamo!

PH: Marilì Mbolo Sound