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Falcone: “L’incertezza è un’emozione che aspetta” | Intervista

Falcone utilizza la musica come vera e propria psicoterapia, una valvola di sfogo per comunicare non solo con il mondo, ma anche con la persona in cui vive.

“Porte di silenzio” è un brano intimo che racconta il timore e allo stesso tempo l’ansia di non riuscire a trovare le giuste parole per capirsi, provando a cercare risposte inventando nuove domande. Può capitare di essere molto duri con se stessi, cercando consolazione nell’attesa del tempo che passa, anche se rimanendo fermi si possono ampliare i vuoti senza colmare la distanza.

Per superare ogni tipo di problema bisogna prenderne coscienza, sentire il rumore della paura e sintonizzare cuore, anima e cervello sulle stesse frequenze, in modo da riconoscere e avvertire il suono della felicità.

INTERVISTANDO FALCONE

Com’è nato il concept dietro al video ufficiale del nuovo brano?

Ciao Indie Italia Magazine, il video di “Porte di Silenzio” è stato creato di riflesso alla tematica del brano, avevo bisogno di una storia che riconducesse con delle similitudini e in modo coerente alle sensazioni che provavo quando è stata scritta. Il silenzio che lasciava solo lo spazio al temporale, alle attese senza sguardi, ma anche al senso di apnea nel bisogno di riappropriami del respiro. Ho cercato di ricreare piccole storie frammentate che legassero tra loro con un unico elemento comune e predominate.

Il silenzio è la chiave per aprire porte alla comprensione?

Le porte del silenzio rappresentano il passaggio tra l’essere sospesi e la comprensione soprattutto di noi stessi, nessuno può comprendere a pieno, ognuno vive come può, costruendosi e a volte anche inciampando, essere capiti e sostenuti può però essere un buona terapia, un palliativo come aiuto, anche se sono del parere che l’impegno più grande resta il nostro, quello personale, anche per il rispetto altrui.

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In una società frenetica è difficile prendersi il tempo per pensare e riflettere?

Personalmente ho l’assoluta esigenza di prendermi del tempo, e nel cercare di non sovraccaricarmi inutilmente dove ovviamente posso. È un processo che però si acquisisce col tempo dando priorità all’utile, capendo anche a proprie spese quanto posso “pesare” una società frenetica, a fiato corto per arrivare dove? Non ha più senso ogni tanto fermarci e godere del nostro piccolo?

Quale strada consiglieresti per fare pace con le proprie fragilità?

Il problema è pensare che le proprie fragilità siano solo debolezze. Sono stanca di sentirmi in competizione come accennavo prima, col tempo si impara la bellezza della fragilità, il lato più’ umano che possiamo provare.

Molti rideranno stupidamente o non arrivano a capirlo, ma quando scopri che puoi benissimo essere una persona meravigliosa se pur fragile, arrivi a uno stato di forza pazzesco, parlo sempre per esperienza personale ovviamente.

Cosa vedi specchiandoti dentro una pozzanghera?

Di getto ti rispondo che vedo le acque torbide e il fango che ho provato. Vedo una percezione di ricrescita una voglia di rimettermi in discussione di riprendermi il tempo che ho erroneamente sopraffatto per la stupida paura di non essere mai abbastanza, se il risultato non arriva non vuol dire che un percorso non sia stato fatto. Sono stufa di pensare di essere sempre io quella sbagliata. Vedo un riflesso pulito e il rilascio di tutto il resto a terra.

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L’incertezza può essere un emozione?

L’incertezza è l’abito perfetto per descrivere gli attimi sospesi è la mano che afferra la maniglia, dove possono succedere molte cose, si può varcare il passaggio frettolosamente senza più pensarci, si può appoggiare la mano per vedere se la porta è aperta o chiusa Può esserci un blocco nella serratura, che incastrata cerchi di sforzare inutilmente. L’incertezza è molto probabilmente un’emozione che aspetta. È quindi entrata di diritto dentro il testo del brano.

Cos’hanno in comune lacrime e pioggia?

Posso spiegarti il “senso metaforico” che utilizzo in “porte di silenzio” essendo stata scritta in un periodo di forte depressione, dopo un evento post traumatico che mi ha inevitabilmente segnata, dove ero totalmente “asfaltata” a terra, l’estraniazione da me stessa mi riconduceva solo alle mie lacrime e al forte periodo di pioggia di quei mesi.

Per questo canto “L’asfalto lacrima la pioggia”, non rappresenta per me il semplice cadere in retorica o lo stra utilizzo di questa associazione, per questo “porte di silenzio” è quindi un brano importantissimo. Potrà anche in futuro avere mille rivisitazioni tra produzione e arrangiamento. Ma la verità del testo e la mia esperienza resteranno immortalate dentro queste parole.

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