La Polvere di Emme: “Anche i luoghi sono gelosi dei propri ricordi” | Intervista
La Polvere di Emme nel suo nuovo singolo dal titolo “I Ricordi di un Vecchio Muro”, gioca ribaltando la prospettiva tra essere umani ed oggetti. Quando si condividono esperienze, si provano emozioni o si crea una memoria di un evento è facile legare sensazioni e avvenimenti a luoghi fisici e geografici.
In questa canzone c’è la gelosia di un muro, spettatore di una storia d’amore ormai sbiadita, ma vivida ancora sulle pareti di quella stanza, “Lo sai che non puoi chiedere niente, perché niente io so.” mente il vecchio muro, come avendo paura di dimenticare la felicità descrivendo
Purtroppo può capitare di sprecare la bellezza di una relazione nello scorrere del tempo, per fortuna però alcuni istanti rimangono, trasformandosi in ricordi da conservare nello spazio della memoria.
INTERVISTANDO LA POLVERE DI EMME
La polvere di Emme è senza dubbio un nome particolare, cosa c’è dietro a questa scelta?
La scelta del nome “La Polvere”, una delle prime band nel quale a Napoli ho militato , è ispirato dal libro di John Fante “Chiedi alla polvere”, il cui titolo mi ha sempre affascinato, per la sua capacità di riassumere in una semplice e breve frase, un concetto molto più vasto. Proprio per questo ho attinto da questo titolo il nome della band, perché lo trovavo perfetto per rappresentare il concetto che si voleva sviluppare nel progetto musicale, ovvero quello di realizzare brani che tendessero a indurre domande in chi li ascoltava; questo spiega anche il perché della presenza del punto interrogativo all’interno del logo.
La Polvere è diventata poi La Polvere di Emme, quando il progetto musicale si è trasformato da band ad un progetto solista, ed esplicitare così un senso di appartenenza e l’idea che quella nuova Polvere, era quella dell’unico e solo Emme.
Quali sono i ricordi più intimi di un vecchio muro?
I ricordi di un vecchio muro son quelli che nessuno saprà mai, infatti nel brano che ho scritto, a cui fa riferimento questa domanda, il protagonista si reca in questa casa, abitata in passato dai suoi nonni, per ricostruire la loro storia d’amore, unica e sola rappresentazione più sincera che il protagonista abbia dell’amore, e per farlo si rivolge ad un muro di questa casa, ponendogli una serie di domande che però non avranno risposta, perché quelli sono i ricordi di quel muro, solo i suoi e di nessun altro e tali resteranno. Così il muro gli confessa di ricordare di quelle due persone di cui il protagonista oggi chiede, e gli confessa anche che loro rappresentano i suoi più bei ricordi di sempre, ma poi geloso di tali ricordi, finge di non saperne di più, e lo fa perché così li terrà unicamente propri, per sempre.
Credi sia al c’era una volta sia al vissero felici e contenti?
Al c’era una volta ci credo fermamente e credo anche che questa sia la frase a cui si dovrebbe pensare ogni qual volta si ricordano i bei momenti passati, ma al felici e contenti ci credo solo se si fa riferimento allo specifico istante di tempo che si individua come la fine della favola. Può capitare che nel momento che battezziamo come la fine della fiaba, il vissero felici e contenti fosse reale, ma guardando invece alla realtà dei fatti, le favole non terminano mai in maniera netta, ma vanno invece a sfumare verso altre favole, altri racconti, o semplicemente nella vita reale, ed in questi successivi momenti, il “vissero felici e contenti” a volte non esiste più. Pertanto un racconto ha sempre un “C’era una volta”, ma non è sempre detto che ci sia “un vissero felici e contenti”, a meno che non siamo noi stessi a volercelo avere, forzandone la presenza.
C’è una favola alla quale ti senti particolarmente legato?
Si, quella che ancora deve essere scritta, quella la cui speranza di vederla prima o poi realizzata, tiene in vita tutte le altre che l’hanno preceduta. E su questa favola, di cui ancora non ne conosco la storia ed i protagonisti, ci ho anche scritto un brano, intitolato per l’appunto “Le Favole”, e parla proprio di questa futura favola, che sono certo esisterà, così tanto da tenergli legate addosso tutte le altre, come le altre fossero tutti i sogni che nella vita ho avuto, e quest’ultima sia il loro avverarsi, e dove l’attesa che arrivi questa favola, prende il nome di speranza.
Ogni cambiamento ha bisogno di tempo e pazienza?
Ogni cambiamento ha bisogno del suo tempo e del suo grado di pazienza necessari a realizzarlo, e questi due parametri non sono mai i medesimi, perché strettamente dipendenti dal tipo di cambiamento. La cosa più importante che però richiede un cambiamento, è l’avere un inizio, un punto di partenza che ne definisca il tipo e di conseguenza il tempo ed il grado di pazienza necessari. Di fatto, anche il cambiamento può essere visto come una favola, e in quanto tale, senza un “C’era una volta”, che favola sarebbe?
A chi ti piacerebbe spedire una lettera?
A tutte quelle persone che hanno caratterizzato la mia vita ed il mio modo di essere, nel bene e nel male, e ovviamente le lettere più belle, sarebbero rivolte a tutte quelle persone che hanno aggiunto del bene, ma quelle più intense e significative, a tutti coloro che hanno invece aggiunto del male. Ma in realtà, la persona a cui più di tutte vorrei spedire una lettera, è me stesso, solo che ancora oggi, dopo tanto tempo, non ho ancora con me l’indirizzo corretto per poterlo fare.
Quanto è difficile saper ascoltare?
Per quantificarlo bisognerebbe tarare una scala di misurazione, con un minimo ed un massimo, pertanto credo che sia impossibile ascoltare, qualora l’argomento o l’interlocutore non sia di nostro interesse, e semplicissimo se pendiamo dalle labbra di chi ci sta parlando o se la discussione volge su temi che ci accendono. Tra questi due estremi, ci sono tutti i possibili gradi di difficoltà, pertanto la nostra capacità di saper ascoltare, può essere un ottimo metro di giudizio per comprendere l’interesse per la persona che ci sta parlando e per i temi che ci sta sottoponendo. Per questo le persone che sono totalmente incapaci di ascoltare, per me sono tutte quelle persone sole e senza passioni.
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