Cimini: “Quando si urla c’è sempre speranza” | Indie Talks

PH di Irene Trancossi

Cimini: “Quando si urla c’è sempre speranza” | Indie Talks

Una domanda bonus di questa intervista, senza dubbio provocatoria, poteva essere se nel weekend è meglio urlare o fare silenzio e riposarsi, mentre ognuno di noi sceglie da che parte stare è importante ricordarsi che è uscita una nuova canzone di Cimini, e che l’arte dev’essere  sempre uno stimolo non un contratto discografico.

Il nuovo brano l’Urlo segna una nuova svolta nel percorso del cantautore calabrese di nascita, ma bolognese d’adozione, perché è uno sfogo contro un mondo artificiale che giorno dopo giorno sta perdendo non solo la creatività, ma soprattutto la capacità di dare spazio alle voci fuori dal coro o anche quelle fuori dal cuore. La musica da arte sta diventando business, capirlo con anticipo, e ammetterlo può essere rivoluzionario.

Anche in altri ambiti ci sarebbe bisogno di agire, di sfogarsi, di provare almeno a cambiare le cose, poi se va male pazienza. Bisogna avere, anche nel proprio piccolo, il coraggio e la volontà di compiere rivoluzioni individuali piuttosto che sacrificare la felicità a vantaggio di una tranquillità solo teorica.

Cimini scava dentro di se ritrovando motivazioni necessarie per avere la forza di cantare con sentimento e contenuto, dimostrando che quando si urla c’è sempre speranza di futuro.

CIMINI X INDIE TALKS

Questo tuo urlo è di rabbia o di gioia?

Oggi è un urlo di rabbia e disperazione chiaramente. Però dietro rabbia e disperazione, dietro la volontà di urlare, c’è sempre un moto di speranza. Quindi ben venga. 

L’immagine di un fiore nel cemento esprime la forza di una rivoluzione. Quali battaglie ti fanno perdere la voce?

Le battaglie quotidiane, tutte  quelle volte in cui non mi sento capito o ascoltato. Mi capita spesso di sentirmi incompreso: a volte nella musica stessa, altre volte nei sentimenti reali. Di base c’è forse un’insicurezza, che però supero da sempre con la determinazione. Se non fossi una persona determinata avrei perso tutte le mie battaglie e sarei rimasto con la gola bruciata. E invece eccomi qua.

PH di Irene Trancossi

Certe volte bisogna alzare il volume dei sentimenti per sentire meglio?

Toglierei il punto di domanda e la farei diventare un consiglio: certe volte bisogna alzare il volume dei sentimenti per sentire meglio. Intorno a noi c’è troppo traffico, il traffico crea varie forme di inquinamento tra cui quello acustico. O abbiamo una casa sicura con le finestre ben insonorizzate oppure devi alzare il volume per capire meglio il mondo e te stesso. 

La musica di oggi che fa successo a che rumore si potrebbe paragonare?

Al rumore di cassa di un supermercato quando passi i prodotti. 

La confusione attira la curiosità di chi guarda senza sapere cosa sta succedendo?

A volte sì e potrebbe essere un’ottima strategia nella superficialità di oggi. Poi però, una volta che si è attirata l’attenzione, dobbiamo essere veri e puri, non si scappa. Il pubblico (fatto anche da noi) non è scemo. Superficiale sì, ma scemo no.

PH di Irene Trancossi

Ti è mai capitato di avere periodi in cui sentivi fosse meglio restare in silenzio (artistico)?

L’ho fatto per anni prima di uscire con L’Urlo. A volte è necessario a costo di essere dimenticati. Mia mamma al telefono si angosciava sempre quando mi vedeva fermo, proprio per paura che io venissi dimenticato. Però se sfrutti quel periodo per capire cosa hai da dire allora basta aspettare il momento giusto per dirlo. 

Oltre ai gol di Chiesa in nazionale per quali gol hai fatto e vorrai fare casino?

Per i gol del Cosenza, per quelli che faccio a calcetto con gli amici il lunedì, per quelli sui palchi stretti con la maglietta sudata anzi bagnata, per l’abbraccio che ne deriva. Però mi piace anche fare casino per cercare di avere un mondo migliore, un posto tranquillo. 

Cosa pensi di chi prega cercando una possibile salvezza?

Pregare per affidarsi al destino già scritto oppure al caso, non fa mai bene, soprattutto se lo fai credendo fermamente in questa cosa qua. Se invece pregare porta a fare i conti con se stessi, a capire che il nostro futuro è nei nostri gesti, allora diventa una forma di meditazione necessaria. Io non seguo nessuna religione, però mi sono accorto che il mio modo di riflettere è molto meditativo. A volte aiuta.

Questi tragici anni finiranno come per magia?

Vorrei tanto dire che dipende da noi ma purtroppo non dipende soltanto da noi. Però è nei momenti tragici che nascono le rivoluzioni. E in questo c’è bisogno di tutti. Non finirà nulla per magia, ma possiamo rendere questo mondo tragico quasi magico.