
PH: Niccolò Martini
Le radici della solitudine con DARRN | Indie Talks
Di Filipo Micalizzi
Ogni esperienza che collezioniamo, goccia dopo goccia, si posa sul terreno di cui è composta la vita, pronta ad accrescere le nostre radici interiori. Le radici si intrecciano, ci imprigionano, ma al tempo stesso ci fanno sentire al sicuro mentre volgiamo lo sguardo ad un futuro incerto.
In questo nuovo Indie Talks, abbiamo esplorato un dialogo tra passato e presente, interrogandoci su come le RADICI VELOCI si intrecciano nella musica e nell’anima di DARRN.
DARNN X INDIE TALKS
In “FISCHIO 유”, brano d’apertura dell’EP, si avverte una continua lotta tra il passato e il futuro. In questa lotta però non sembra esserci scampo né nei ricordi passati né nella costruzione di un domani. La soluzione la trovi quindi vivendo il presente?
FISCHIO 유 è una canzone che ho scritto in un momento molto difficile della mia vita, in cui non riuscivo a trovare un luogo sicuro dove pensare, dove portare avanti le mie idee, e non ero neanche un contenitore adatto per i miei stessi pensieri. Questo si avverte in FISCHIO 유 più di tutte le altre canzoni dell’EP, ad esempio in SASAKI ☾ dico il contrario nel ritornello “non vedo più la solitudine, anche se sbaglio mi riconosco”.
Quando l’ho scritta ero un in momento particolare della mia vita, difficile da srotolare. Ero assuefatto dai miei pensieri, dalle angosce, dalla disperazione e diciamo che la soluzione, o anche solo la voglia di trovarla, non c’è.

Restando sui ricordi, in alcuni brani li rievochi attraverso elementi della natura, come ad esempio: “un’immagine che ricordo, onde rosse come labbra” o “è come vivere un sogno, perché sto leccando il sole”. Ti chiedo quindi che impatto ha nella tua vita la natura?
Il concetto di natura e naturale per me è tutto. La mia intera esistenza si basa sul cercare di non pressare mai, di non andare mai oltre ciò che è giusto, ciò che,, per l’appunto, è naturale. La stessa cosa succede nella scrittura delle canzoni, io faccio al massimo una o due take, non di più, perché per me dev’essere naturale sia quello che penso che come arriva. Non posso mettermi a tavolino per niente né per la scrittura o tanto meno per la registrazione, sia vocale che strumentale. Mi piacciono le cose first take. Paragono tutto ciò che accade, o è presente nella mia vita, al naturale a ciò che dovrebbe esserlo ma non lo è, o non lo è abbastanza.
In RADICI VELOCI torna spesso il tema della solitudine, sia nella sua accezione positiva che in quella negativa. In che modo ti fa stare bene la solitudine, e in che modo invece ti fa stare male?
L’EP è incentrato sul tema della solitudine, è una parola che uso spesso.
Radici Veloci è un progetto transitorio che racconta una parte della mia vita che, effettivamente, non ho mai raccontato. Come se ci fosse un gap discografico, musicale tra quello che sono oggi e quello che ero quando ho iniziato a fare musica: questo gap è Radici Veloci. Ci sono canzoni che sono state scritte anni fa, forse quasi l’80%, proprio perché devono raccontare il passaggio che parte da quando vedevo la solitudine come una difficoltà a quando l’ho accettata e sfruttata in maniera positiva. L’EP parla di questa transizione e lo dico spesso, lo dico in SASAKI ☾, in FISCHIO 유 in TORNATO ༅.

Ascoltando “UBER ☊” e “SCIROCCO ペ” si avverte una dimensione onirica nella produzione che riporta molto alla musicalità dei Radiohead. Quali sono state le tue influenze musicali per la creazione di questo EP?
Non saprei dirti se questo EP è frutto dell’influenza di un artista specifico, perché sia io che i ragazzi con cui ho collaborato basiamo tutto sull’improvvisazione, sul naturale, proprio come ti dicevo prima. L’ispirazione dipende molto da cosa ascoltavo in quel periodo, ma non c’è mai una scelta pensata su quale artista guiderà il progetto. Sono nato e cresciuto con Mac Miller, ci sono poi artisti che amo e ascolto molto come Frank Ocean e Sampha che mi ispirano da sempre, ma non credo che il progetto abbia dei nomi di riferimento!
Le radici del nostro passato e la velocità con cui cambiamo costantemente in che modo possono influenzarsi a vicenda?
Non credo che siamo tutti fatti per essere così menefreghisti, così ignari di tutto. Ci siamo semplicemente abituati, negli ultimi tempi, a inserire velocemente queste radici. Ci affezioniamo tantissimo a un concetto, a un’idea, a una persona senza magari neanche approfondire prima. Ci lanciamo a capofitto, perché la maggior parte di noi è portata a fare così e alla fine ti ritrovi ad aver “inserito” una parte di te in qualcun altro, perché per me le radici sono questo, sono un’estensione di noi stessi. Però lo facciamo un po’ troppo istintivamente, affezionandoci alle persone per poi, dopo poco, dovercene allontanare perché spesso si rivelano altro rispetto a ciò che sembravano.
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