Pistola | Indie Tales
Grazie al cielo che non ho una pistola, avrei più tempo per me.
Si, lo so, lo sanno tutti. Sarebbe da folli, uscire di casa e mettersi a sparare all’impazzata prendendo chi c’è. Ovviamente cercherei di mirare le persone felici, quelle che sorridono anche se la loro vita sta delicatamente andando a rotoli e loro cosa fanno? Sono felici. Ma come si fa a vivere nell’illusione?
Non vi capisco, ma sono arrabbiato con voi. Maledetti. Io mi sento un nodo alla gola. Mi sento soffocare dal vostro falso perbenismo. Cosa vi hanno insegnato a scuola? Ad andare in giro con borse di lusso, vestiti eleganti, mangiare bio e postare foto sui social seduti al tavolino del piccolo ristorante in centro un giorno con la moglie e i figli, con nomi che non avete scelto insieme, e il giorno dopo con l’amante, facendo finta di niente, anzi avete pure il coraggio di lasciare la mancia, questa volta.
Cosa pensate che i soldi possano aggiustare tutto? Vi sentite orgogliosi del vostro ben lavoro d’ufficio, con la camicia tutta abbottonata e l’iphone che ogni tanto squilla per qualche stronzo che vuole offrirvi la vostra consulenza, con la volontà di fregarvi? Ah che bello il meeting con i colleghi, soprattutto con quello nuovo che non sopportate perché è giovane, ha studiato, e tutte le mattine si alza presto per prendere il treno e la metro, almeno non usa la macchina e oltre a non avere il problema del parcheggio, riesce pure a risparmiare qualcosina.
Forse non glielo avete insegnato voi che il portafoglio non è mai pieno, ma oltre a invidiarlo, avete paura che un domani, qualcuno in ufficio vi possa dire di liberare la scrivania, perché è il momento di cambiare, anzi di dare una svolta e di pensare al profilo dell’azienda. Lascia da parte la tua invidia, fallo per gli altri. Tutti devono fare dei piccoli sacrifici.
E allora menomale che io sono chiuso in casa a guardare la televisione. Menomale. Perché non riuscirei a sopportarvi davanti alla macchinetta del caffe a stringervi la mano, prima, chissà di pugnalarvi alle spalle.
Mi fa schifo questa società. Mi fa schifo questo mondo. Ma cosa posso fare per migliorare la situazione? Un fottuto niente. Vorrei poter essere decisivo. Rimango umile non ho il sogno di fare l’eroe o di cambiare la storia. Vorrei solo un posto per me. Un posto qualsiasi, basta che sia per me. Voi, statevene pure fuori, non vi inviterò mai alla mia festa, al massimo al mio funerale. Sì, piangete per me. Poi asciugatevi la faccia, nei selfie meglio avere un espressione allegra.
Potete venire tutti vestiti bene, fatevi accompagnare da chi volete, magari chiedete un permesso al capo oppure caricatelo sull’auto aziendale e portatelo. Si divertirà a sentire le parole del prete che dovrà inventarsi una storia carina per salutare un uomo qualunque. Sono sicuro che non si ricorderà neanche il mio nome.
E per fortuna che non ho una pistola, altrimenti chissà.. Non serve che mi odiate voi che state lì fuori a brindare, a fare lunghe passeggiate il sabato sera, lo faccio già da me. Lo faccio così bene che non ho il coraggio di prendere certe decisioni, preferisco lamentarmi e lasciare tutto immobile.
Di notte vorrei urlare, prendere a pugni il muro, buttare fuori tutta la mia rabbia, poi mi ricordo che sono una brava persona, che non vuole disturbare nessuno. Allora mi metto nel letto, mi contorco tra le lenzuola, rimanendo incastrato nei pensieri. Ad un certo punto però anche le paranoie si tirano indietro, e tutto si spegne. Cala il buio, chiudo gli occhi e aspetto. Aspetto domani con rabbia e speranza. Intanto sarà sempre la stessa sofferenza.
Nessuno ormai può venire a salvarmi e troppo tardi. Sto parlando anche con te. Lo sai dove sono. Vero? E allora cosa spetti? Di trovare il mio volto sulla pagina di giornale e pensare che in fondo ero un bravo ragazzo? Oppure vuoi entrare in chiesa, vedere tutto quelle persone eleganti e chiedersi dove le avevo conosciute? La risposta a questa domanda non la saprai mai, perché io non ho a che fare con tutta quella gente, anzi la disprezzo e mi fa paura.
Però poi diranno che il pazzo sono io. Ma come si fa a far sempre finta di nulla, a non capire che prima o poi esploderà una violenza mai vista all’interno di questo paese ormai in disordine, abbandonato tra odio e successo. Che follia questo silenzio che c’è la fuori adesso che sta per arrivare il weekend e tutti stanno pensando dove andare a ballare il sabato sera. A pochi passi da noi succede molto di peggio. Guerre, carestie, persone senza futuro che tentano di rimanere a galla affrontando problemi veri, reali e tangibili.
Ma alla fine cosa ci posso fare io, che non riesco neanche a sistemare la mia vita. Mettere in ordine il mio futuro o provare a scambiarlo per una flebile illusione. Non ci credo davvero, ecco cosa mi blocca. Non l’ho mai fatto e non lo farò mai. Sono testardo. Sono arrabbiato. Sono offeso. Porto avanti ogni battaglia, anche se ho sbagliato. Ormai è una guerra santa. Ho issato la bandiera per un Dio in cui non credo, però lo faccio lo stesso. Sarà l’abitudine al disastro o la ricerca di una benedizione.
Menomale che non ho una pistola, così ho più tempo per me, e posso fare tutte le cose uguali, senza neanche lamentarmi o trovare una via di fuga.
RACCONTO LIBERAMENTE ISPIRATO AL BRANO PISTOLA DI CASSIO