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Le feste con i bambini | Indie Tales
“Hey Paolo, sono Alice come stai?. Hai impegni sabato sera? C’è la festa di Luca sono stata invitato da Valerio e Sofia. Se vuoi venire mi fa piacere. Scrivimi appena leggi. Un bacio”
Il telefono vibra. È Lunedì e la sveglia suona, o meglio avrebbe dovuto farlo qualche ora fa, ma il signorino qui presente ha passato un weekend abbastanza faticoso. Ha fatto le ore piccole e così la vita sociale ha vinto sulle responsabilità, ancora. Il lavoro? Il capo? Questa volta come avrebbe giustificato un altro ritardo, caso strano sempre il primo giorno della settimana. Insomma per lui era un problema iniziare con il giusto piede o aveva un rapporto complicato con gli arrivederci?
Ecco tra tutti i messaggi pensava di trovare anche qualche insulto, ma alla fine non gliene importava più di tanto, in fondo un modo di cavarsela l’aveva sempre trovato e questa volta, beh, non sarebbe stata diversa. Ecco, forse un cenno da parte di Alice se l’aspettava meno. La loro non era stata neanche una vera propria storia d’amore, giusto qualche birretta in compagnia con la coppia citata in precedenza e qualche piccolo segreto sotto le lenzuola. Lui era proprio lì, sul luogo del misfatto, con le coperte ancora un po’ in disordine che stava prendendo contatto con il mondo esterno. Stava giusto uscendo dal letargo, concedendosi qualche sbadiglio e aver messo la testa sotto l’acqua giacchiata era in tangenziale che sfrecciava con la musica alta e i finestrini abbassati.
Questo forse non era il quadro di una persona responsabile su cui poter fare affidamento, però Paolo metteva di buon umore. Aveva sempre la battuta pronta, un ironia tagliente e la voglia di vivere senza dover dare troppe spiegazioni. Certi giorni si faceva guidare dall’istinto, altroché responsabilità. Troppo immaturo per i 30 anni? Forse, ma contento lui contenti tutti gli dicevano sempre i suoi genitori, a volte anche con un tono di minaccia. Amava le feste, godersi la vita e non pensare al domani, chissà a volte quello che succede poi è troppo tardi per preoccuparsi, tanto vale lasciarsi trascinare dagli eventi.
Seduto sulla sua poltrona d’ufficio era stato accolto con una sonora predica, ma indovinate un po’ a cosa stava pensando Paolo? Ormai a far passare il mal di testa ci aveva rinunciato, però aveva in mente il sorriso della cara Alice. Non si ricordava il colore dei suoi occhi, anche se quasi sicuro potevano contenere sfumature di nocciola ne il film che avevano visto l’ultima sera insieme. La trama non era molto interessante, i due avevano bevuto e niente, si era finiti a fare dell’altro. La cosa più assurda era che nel suo disordine mentale si ricordava di aver preso qualche impegno per il weekend successivo però ne si ricordava con chi, quando e perché. E chissà quante promesse la notte precedente e quanti saluti rivolti a nuovi e vecchie amici che finivano con un ci vediamo tra una settimana qui allo stesso orario.
Chissà cosa pensava intanto Alice, chiusa in classe a spiegare matematica a bambini urlanti con sorrisoni talmente grandi da barattare una sgridata con un abbraccio. Prima d’iniziare a lavorare a scuola aveva sognato di avere dei figli, due ad essere precisi, un maschio ed una femmina, poi però, ecco come si dice… qualcosa era andato storto, almeno per il momento.
Colpa delle sue aspettative? Di relazioni sbagliate? Di conti che non tornano tra affitto, spese, stipendio da insegnante precario o destino ancora tutto da scrivere? Chissà, lei con Paolo si trovava bene, forse provava addirittura qualcosa, ma ecco non era il ragazzo giusto per mettersi seduti intorno ad un tavolo e fare programmi.
Però qualcosa della sua anarchia oltre a stuzzicarla lo affascinava, sentiva un senso di protezione verso di lui anche se era consapevole che un qualcosa di più serio poteva essere molto più dramma che benedizione. Un po’ lo conosceva sì, però tra un operazione e l’altra, dentro di se un stava in subbuglio in attesa di risposta a quella proposta mattutina. Una festa con dei bambini, il sabato sera non era certo l’invito che tutti sognavano, però si sentiva maleducata a declinare e poi Paolo amava improvvisare quindi perché no. Sapeva anche lei che il ballo di Cenerentola sarebbe stato più movimentato, magari finendo presto si poteva continuare la serata scombussolando i piani a seconda del momento.
Paolo saltò la pausa pranzo riuscendo così a finire tutte le mansioni della giornata, spense il computer e uscì dalla stanza salutando tutti con un beffardo; “We, ci vediamo domani alle 8 mi raccomando!” Mentre scendeva le scale, quasi inciampandosi si ricordò non di mettere la sveglia, bensì della proposta di Alice, e con un po’ d’imbarazzo, anche per l’attesa scelse di dire sì, anche se non aveva ben capito di chi fosse questo benedetto compleanno.
“Ok, ci sono” inviò come messaggio, aggiungendo poi un ” Scusami, giornata complicata”.
Ecco il sabato era sistemato, Valerio e Sofia felici e via. Era tanto tempo che non gli vedeva, sapeva che avevano avuto un figlio però si ricordava che si chiamasse Luciano, magari Luca era un loro amico comune con cui non aveva troppa confidenza. Dal nome però sembrava un tipo simpatico. E dai era sabato sera, anche la coppia di sposini, per una volta, sarebbe stata senza bambini, uguale baldoria assicurata.
E così, arrivato il momento della festa, aveva deciso di vestirsi abbastanza elegante con una camicia a righe, era uscito di casa, si era messo un po’ di profumo ed era sceso senza regalo. Alice lo stava aspettando sotto casa con un pacchetto molto grande. “OH Ciao, cazzo me lo sono dimenticato su. Un momento. Arrivo salgo su a prendere una cosa” Il problema che non aveva lasciato nulla questa volta, si era proprio dimenticato di cercare un pensierino. Vabbè dai una soluzione la si trova sempre pensò tra se e se mentre si diresse in cucina per prendere una bottiglia di vino, e voilà messa in un sacchetto si mimetizzava senza dare idea di cosa fosse.
Il festeggiato si chiamava Luca, non Luciano ed era un ragazzino di 2 anni, proprio il famoso figlio di Valerio e Sofia. Cosa se ne sarebbe fatto quindi di quel regalo? Niente, ma Paolo e Alice lo scoprirono soltanto quando citofonando alla porta si trovarono davanti ad un rumore di bambini festanti, palloncini colorati e festoni. Entrambi sorrisero e i genitori ricambiarono il sospiro che divento una fragorosa risata nel momento che si scoprì la verità.
Ecco, Paolo ne aveva combinata un’altra delle sue, ma la cosa più grave che nello stesso istante Alice aveva dimenticato la nostalgia e forse qualcosa dentro di lei era cambiato per sempre. Dopo quella figura di cui si sentiva complice indirettamente quella sera era arrivato il momento per prendersi delle responsabilità, svuotare il sacco e crescere davanti alla paura. Quella sera non voleva guardare nessun film sul letto di Paolo, aveva voglia di sedersi, parlare e provare a diventare grandi. Insieme.