New Indie Italia Music Week #211

New Indie Italia Music Week #211

“Allora ammazzateci tutti! Noi siamo qui prigionieri del cielo come giovani indiani risarciteci i cuori: noi siamo qui, senza terra né bandiera, aspettando qualcosa da fare”

(Antonello Venditti – Canzone per Seveso)

Un indennizzo a sei cifre per ognuno di noi. Per ogni sogno infranto, per ogni vuoto, per l’indifferenza dimostrata nei confronti di coloro che saranno la nuova generazione, pronta per prendere le redini di un carro infuocato che si aggira senza una guida nella foresta, lasciando dietro di sè distruzione  e seminando incertezza.

Ammazzateci tutti, allora! Ci scoprirete sul fatto: mentre cantiamo la canzone della nostra libertà!

Scopri tutti i migliori nuovi brani dell’Indie Italiano della settimana con le recensioni della redazione. Non aspettare “qualcosa da fare”, fai! Non hai altra scelta.

Eva e Adamo

Martina Attili ci commuove con il singolo Eva e Adamo, un’intensa denuncia contro la violenza di genere. Il brano trae ispirazione dalla storia di una bambina di 10 anni, vittima di violenza, e affronta con delicatezza temi profondi come il dolore, il trauma e il diritto all’aborto, sottolineandone l’importanza come diritto universale.

La canzone si ispira a un fatto realmente accaduto nell’estate del 2022 negli Stati Uniti, quando la Corte Suprema decise di annullare la storica sentenza sul diritto all’aborto. In quel periodo, Caitlin Bernard, ginecologa di Indianapolis, ricevette una chiamata da un collega di uno Stato vicino, l’Ohio, che le raccontava di una bambina di 10 anni, incinta in seguito a uno stupro.

Il singolo colpisce profondamente, spingendoci a riflettere sulla condizione femminile e sulle dinamiche di oppressione e ingiustizia che il maschilismo continua a imporre. Le sue note e parole ci ricordano quanto tali problematiche siano rigide, ingiuste e purtroppo ancora ricorrenti.

(Andrei Lepadat)

Martina Attilli: 10

Fucina

Francamente arricchisce la propria carriera musicale con il brano Fucina, una composizione ricca di metafore che lasciano ampio spazio all’immaginazione e a numerose interpretazioni personali. Il brano esplora l’intimità emotiva e fisica di una relazione, affrontando temi come la connessione profonda con la persona amata, il desiderio, e la dualità tra vicinanza e distanza che spesso si instaura tra due individui.
Il punto di forza del brano risiede nella capacità di trasformare esperienze quotidiane in un viaggio poetico, grazie a un linguaggio denso di immagini evocative e suggestive. Fucina diventa così un inno all’amore nella sua complessità, in grado di insidiarsi all’interno della mente dell’ascoltatore.

(Andrei Lepadat)

Fucina:7

Niente di speciale

Bordeaux ci colpisce con un brano intenso e autentico che esplora le complessità dell’amore e delle relazioni. Con Niente di speciale, l’artista racconta una storia fatta di passione, disillusione e malinconia, dove l’amore viene messo a nudo, rivelando la bellezza e le difficoltà.

Usando un linguaggio diretto , l’artista alterna momenti poetici a crude confessioni, trasmettendo la vulnerabilità che si viene a creare all’interno dei rapporti amorosi. Il brano diventa un viaggio fatto di attrazione, conflitti e un’irresistibile nostalgia per ciò che è stato o poteva essere. Un pezzo che lascia il segno per la sua onestà e profondità.
(Andrei Lepadat)

Bordeaux: 8,5

Pista Nera (Album)

Pista Nera, il nuovo album dei Post Nebbia, nasce tra un appartamento in un quartiere dormitorio di Torino e una casa in una località sciistica delle Dolomiti. Non a caso lo sci, tema visuale dell’album (la copertina è una foto del bisnonno alpinista di Corbellini), è perfetta metafora del tema ricorrente del disco: le piste di queste montagne sono ormai da anni spesso contornate dal nudo e secco terreno, cozzando con la promessa di sviluppo e progresso che aveva portato alla loro creazione, e ben rappresentano l’utopia fallita del mondo in cui viviamo e il ridicolo tentativo dell’uomo di continuare a fingere un benessere ormai palesemente franato.

Immagini che rievocano la montagna attraversano tutto l’album, fin dall’intro strumentale Leonardo, che usando l’espediente narrativo di una voce registrata all’autoparlante di un rifugio apre le porte al mondo di Pista Nera. Tra krautrock, accenti ritmici sudamericani e synth desertici, in Io non lo so compare subito l’immagine del crollo dell’ideale di futuro che ci è stato venduto, leitmotiv dell’album, che ritorna subito infatti anche nel disincanto di Pastafrolla, attraversata da un assolo kamikaze. Piramide mette implacabilmente a fuoco l’arrogante incapacità umana di riconoscere e riconoscersi dei limiti.

Le immagini di un’apocalisse fuori controllo di Statonatura si alternano a quelle di pigra decadenza di Super Sconto e di soffocante e incatramato inquinamento – tanto ambientale quanto spirituale – di Giallo. Lingotto ironizza sull’utopia fallita del treno come simbolo di progresso sociale, in Kent Brockman emerge palese la citazione dei Simpson e la percezione di un mondo dell’informazione sedato e ritoccato e in Municipio si precipita in un mondo fantascientifico in un mostro divora in un secondo un intero edificio e ciò che contiene, simboli dell’efficienza e della superiorità umana. La title track Pista Nera, con la sua improbabile strumentale che fonde punk new wave, bossanova e musica pop brasiliana, denuncia la realtà edulcorata – in questo caso dei luoghi di villeggiatura in montagna – che l’uomo si ostina a dipingere per non ammettere il suo inarrestabile decadimento.

Post Nebbia: 7.5

Ora (Album)

Con “Ora”, i Palmaria ci consegnano un lavoro maturo e intimista, capace di catturare l’essenza di una generazione che combatte per rimanere a galla tra sogni infranti e nuove consapevolezze. Le sonorità alt-pop del duo, arricchite da influenze che spaziano da The xx ad Arlo Parks, si evolvono verso un’atmosfera più stratificata e riflessiva, in cui ogni traccia diventa un microcosmo di emozioni. A fare da filo conduttore c’è il presente: il momento fragile e sfuggente in cui vivere diventa un atto di coraggio.
(Ilaria Rapa)

Palmaria: 8

Shoeghera

“Shoeghera”trasforma la nebbia brianzola nella metafora del sentirsi persi, ma anche curiosamente a casa. Taistoi mescola sapientemente lo shoegaze con sfumature trip-hop e dream pop, creando un sound stratificato, in cui il fuzz delle chitarre si intreccia ai riverberi eterei e alle suggestioni jazz. Il brano riesce a trasmettere un’atmosfera cinematografica, un mix tra inquietudine e contemplazione, che richiama immagini di paesaggi sfocati e una quiete surreale. Il titolo, con il suo gioco di parole tra “shoegaze” e “schighera”, riflette perfettamente l’idea di un avanzare incerto, dove ogni passo diventa parte integrante di una narrazione che non ha bisogno di destinazioni.
(Ilaria Rapa)

Taistoi: 8

TILT

“TILT” è il primo singolo di Skaar, la pilot del suo mondo, nonché una vera e profonda riflessione sul nostro tempo, o meglio, sulla mancanza di esso. Il brano mescola abilmente suoni elettronici e vibrazioni country, creando un’atmosfera che ricorda una festa di paese, ma con un sapore malinconico e futuristico. Skaar dà voce alla sensazione di “tiltare” sotto il peso dei ritmi frenetici della società, affrontando il conflitto tra il bisogno di conformarsi e il desiderio di seguire il proprio passo. La sua musica è un invito potente a fermarsi, ascoltarsi, e accettare che il “tempo giusto” è solo quello che ci appartiene davvero. “TILT” non è solo una canzone, è un grido di libertà per tutti quelli che si sentono fuori sincrono con il mondo.
(Benedetta Fedel)

skaar: 9

VENGO DAL SUD

“VENGO DAL SUD” di Bosnia è un inno alle radici, che risuonano con forza in ogni nota e si mescolano al richiamo di orizzonti lontani. L’accento del Sud rimane, come un veleno di nostalgia che scorre sottopelle, mentre la metafora del ragno cattura perfettamente il legame inestricabile con la propria terra d’origine. Musicalmente, il brano è un mosaico di influenze: i ritmi tradizionali si intrecciano con sonorità pop ed elettroniche, creando un mix affascinante che oscilla tra rap in dialetto napoletano, melodie italiane classiche, e pulsazioni moderne di EDM e alternative R’n’B. Bosnia racconta il peso e la bellezza delle radici con una musica che è al tempo stesso radicata e in volo, come chi vive in bilico tra il desiderio di partire e il richiamo costante di casa.
(Benedetta Fedel)

Bosnia: 7

Caravan

“Caravan” de I Patagarri è una ventata di ribellione, un manifesto musicale che urla libertà e sfida le convenzioni. Con un ritmo travolgente e testi che mescolano ironia e poesia di strada, la band dipinge il ritratto di una vita vissuta fuori dagli schemi, lontano dal peso di mutui e conformismo. Il brano è un invito a salire a bordo di un sogno collettivo, dove la musica diventa fuga e resistenza, un grido di chi sceglie il caravan invece della Cadillac. La loro energia sfrenata e autentica ti trasporta in un viaggio che vibra di passione e un pizzico di sfrontatezza: una festa itinerante per chi non vuole scendere a compromessi.
(Benedetta Fedel)

Patagarri: 8,5

Il cielo di Londra

Londra non sarà la città dell’amore come Parigi ma nei grattacieli della city dalz8 rivede il riflesso di un amore che ha lasciato un ricordo e forti immagini.

Il problema che forse questa storia è stata solo una grande ipotesi, un inganno di mente e cuore, che si sono organizzati per confondere i pensieri.
L’immaginazione può guidare le persone a creare delle situazioni teoriche che però riescono a provocare dolore anche se in realtà nulla è successo.

È così può diventare facile perdersi in una città conosciuta o cercare ispirazione tra le vie di una vita tutta da scoprire.

(Nicolò Granone)

Dalz8: 7

Gridala

Giuliettacome Grida(la) la rabbia e la speranza di una generazione al femminile che è stanca di subire soprusi, ma soprattutto giudizi. La libertà non deve mai essere un imposizione altrimenti che senso ha? E allora perché questa società da l’impressione che tutti abbiano le stesse opportunità quando in realtà poi non è così, dato che esistono varie divergenze? Come si fa a rompere questo cortocircuito identitario?

C’è bisogno quindi di alzare la voce manifestando con amore il dissenso, questa è la via che scelgono alcuni artisti sfruttando in maniera civile il potere della musica.                                                          (Nicolò Granone)

Giuliettacome: 7,5

Red Flag

Da quando si è iniziato a usare il termine red flag si capiscono  meglio alcuni comportamenti tossici di una relazione, però allo stesso tempo le persone sono sempre più ossessionati da queste complicanze. Forse le giovani generazioni, spaventate dalla complessità del mondo, imparano fin da subito ad auto sabotarsi e così, sono nate con il mito dell’amore complicato, come giustificazione preventiva se le cose non funzionano secondo i piani.

Beh, quando si vive alla giornata diventa difficile costruire le fondamenta al futuro e così diventa abitudinario sventolare bandiera rossa come simbolo di vittoria e pazienza se la fine della guerra ha il simbolo di cuori infranti già dal primo bacio.

I Banana Joe con  il nuovo brano vogliono danzare sulle schegge di queste emozioni che pungono e tagliano come cocci di vetro.

(Nicolò Granone)

Banana Joe: 8

Baia degli angeli

“Portami alla baia degli angeli, portami sempre più su, baciami sotto le stelle”

Il desiderio di Valentino Vivace dopo una notte passata su una pista da ballo tra luci stroboscopiche, drink colorati e danze scoordinate vuole vedere le prime le luci dell’alba iniziando una nuova stagione dell’amore, intima e segreta.

Un omaggio alla discodance italiana degli anni 70′ e 80′ con un tocco di originalità per modernizzarla e renderla possibile hit anche in questi nuovi anni 20′.

(Nicolò Granone)

Valentino Vivace: 7

Lovesong

Tutto dentro una lovesong: malinconia, speranza, sogni, desiderio. curiosità e possibilità.

Le canzoni d’amore funzionano perché diventano un luogo dove le persone cercano protezione per sfuggire dai traumi della realtà e dalle scelte che la vita ci impone di fare. Esistono relazioni che sulla carta sono perfette, però alla prova dei fatti si scoprono equilibri instabili che complicano tutto il resto. Cercando di risolvere situazioni complicate diventa inevitabile sentirsi colpevoli anche quando si falliscono missioni impossibili fin dal principio.

I Denoise si prendono cura dei sentimenti, trovando respiro dentro una canzone che suona in armonia tra mente e cuore, dando all’ascoltatore uno spazio dove sentirsi libero da ogni preoccupazione, lasciando trasportare in un viaggio tra testo e melodia.

(Nicolò Granone)

Denoise: 8

Veleno (Album)

VELENO è il debut album de LE COSE IMPORTANTI e racchiude la parte più sofferta e complicata di Giada, un concentrato di emozioni forti e intossicanti, come un veleno che può ucciderti lentamente. Qui Giada affronta se stessa, la disforia di genere e il rapporto con il proprio corpo, Il senso di alienazione, inadeguatezza, il dolore subìto e quello inflitto, i pensieri intrusivi, la depressione.

La disforia di genere è il tema principale del singolo Veleno, che dà nome a tutto il disco. Con arrangiamenti più viscerali e un sound più crudo, questo nuovo lavoro è il risultato di due anni intensi nella ricerca del giusto suono, che potesse raccontare quello che Giada stava vivendo, nel modo più diretto e liberatorio possibile.

La band di Latina unisce un songwriting intenso al loro sound alt rock, che grazie al lavoro in studio con Giulio Ragno Favero, che si è occupato della produzione, si è definito maggiormente, mantenendo la forza dell’immediatezza dei brani precedenti.

Le Cose Importanti: 8

Bolle

Ci sono storie che finiscono in silenzio, altre che terminano urlandosi addosso, ma tutte hanno una cosa in comune: esiste un momento preciso in cui capisci che non c’è più niente da fare. “Bolle”, il nuovo singolo di Zeep, è la fotografia di quel momento; quello delle frasi di circostanza, del “salutami i tuoi”, del “restiamo amici”, ma quali amici? Una ballad malinconica, vera, che arriva dritta allo stomaco, esplodendo nel ritornello con un “Ma almeno stringimi forte” che sa di titoli di coda. La canzone, prodotta da Kaizèn, segna l’inizio di un nuovo ciclo di brani dopo “Scusa x il disordine”, l’ultimo EP del cantautore sardo.

Zeep: 7

2 di notte

“Quante cose non ci siamo detti mai”, quante cose si trovano ingarbugliate e in disordine nella mente di un ragazzo innamorato. ”2 di notte”, il nuovo singolo di Ayle, esprime proprio questo: quanto sia difficile comunicare con se stessi e con la persona che si ama per via del proprio guazzabuglio interiore. Il brano ha il sound tipico di una ballad emo, ma riesce ad andare oltre. È infatti molto pregnante un beat di sottofondo che rende il ritornello molto orecchiabile.

Lo si impara a memoria anche dopo un solo ascolto! L’artista ha scritto questo brano nell’attesa di un treno in ritardo, l’ennesimo imprevisto che può capitare. Trasformare i propri imprevisti e la propria quotidianità in musica è sicuramente la scelta più rock che si possa fare, anzi forse in questo caso la più trap-rap-emo.
(Greta Karol Nesci)

Ayle: 7

Fatturare

“Amore un attimo sto fatturando”: secondo l’artista l’unica azione possibile in questo periodo storico. Luca Romagnoli con questo singolo anticipa il suo album che uscirà su tutte le piattaforme il 6 dicembre. “Fatturare” è un pezzo che si avvale di una base elettronica che accompagna bene il cantato che è più simile a una lunga poesia recitata con forza e carisma.

Con questo brano l’artista smuove le coscienze degli ascoltatori. Ascoltandolo ci si interroga su quanto rispetto si ha in concreto per il pianeta e per la propria vita che non si arricchisce solo costruendo e comprando cose.
(Greta Karol Nesci)

Luca Romagnoli: 7,5

Prima di te

“Prima di te” è la nuova ballad rock di Geremia, un viaggio emotivo attraverso il dolore di un legame che non funziona più, di una relazione ormai diventata tossica.
Certe volte è impossibile tornare indietro, quando l’equilibrio non c’è più non si può che andare avanti, ma ricordando ciò che si è perduto.

Centrale nel brano è la metafora della casa che brucia, rappresenta la distruzione e il caos di una relazione che ormai non può essere più salvata. Il protagonista è intrappolato, non ricorda più chi era prima.
“Non so cosa ci faccio in questa casa che brucia, ma giuro che non ce la faccio a ricordarmi chi ero prima di te.”

Inoltre a supportare il tema trattato ci pensano le atmosfere crude e alternative, che creano un ascolto toccante e coinvolgente.

(Benedetta Rubini)

Geremia: 8

Ragazzo Fragile

Quante volte ci siamo sentiti ragazzi e ragazze fragili?
Nonostante i momenti di buio e lo sconforto dobbiamo comunque continuare a camminare e trasformare la nostra debolezza in forza.

Nostalgia e Resilienza sono la chiave di questo nuovo brano dei Balto, che parla di un ragazzo fragile che vive un grande vuoto al termine di una relazione importante.

“Questo cuore nudo, piange più del cielo.”
Qui, il cuore nudo rappresenta la vulnerabilità totale, mentre il pianto indica un dolore profondo, quasi inconsolabile.

“Ragazzo fragile” celebra l’importanza di abbracciare le proprie fragilità, le crepe del dolore possono diventare i nostri punti di forza.

(Benedetta Rubini)

Balto: 8

Cielo Aperto

Con questo singolo Rea si presenta a Sanremo Giovani, affermando la sua identità e parlando delle sue esperienze e delusioni.
La giovane artista ci invita a ballare anche da soli, a trovare la forza di andare avanti nonostante le difficoltà.

Il brano si apre con l’immagine di una serata tempestosa, simbolo delle difficoltà e delle sfide della vita.
“Cosa ne sai di me, dei miei fulmini a cielo aperto.” Tutti portiamo dentro dei dolori, che sono invisibili agli altri, siamo sia vulnerabili che forti.

Possiamo riuscire a ballare nel buio pesto, trovando il nostro ritmo anche nei momenti più duri.
“Cielo Aperto” parla di crescita personale e resilienza, è un brano di una ragazza giovane che vuole lanciare un messaggio positivo e ispirante.

(Benedetta Rubini)

Rea: 8

Fino all’ultimo respiro (Album)

E voi ci credete ai colpi di fulmini?
Io sì, ci credo e credo anche agli amori clandestini.
Un amarcord di storie iniziate e mai finite per bene, messaggi inviati ad ogni ora così da avere un copione perfetto per fare più stagioni della nostra serie tv.
Chissà se basterebbe solamente “mezz’ora d’amore” per parlare di noi, come ne parleremmo, quali aggettivi avremmo voluto usare?
Scommetto che quando piangete sotto le coperte pensate insistentemente a quegli addii amari a cui avreste voluto aggiungere un’ultima canzone di sottofondo.
Quando non ci nasconderemo più nell’armadio tra i vestiti per non farci vedere dalle ombre che ci guardano ci sentiremo liberi. Ma a che prezzo? Il letto è di fronte all’armadio e le ombre sono stanche, non camminano, sono ferme e fissano gli spiragli di buio tra le ante dell’armadio. Resteremo così, fermi, senza chiedere di essere salvati (“dietro le nuvole”).
I nostri vissuti creano ricordi che creano cortometraggi.

L’ep di Mameli sarebbe una colonna sonora perfetta, d’altronde ce lo suggerisce anche lui con i titoli dei 5 brani.
Un ep variegato, implosivo ed esplosivo. Sonorità elettroniche mischiate ad accordi di pianoforte dolci.
Alcune canzoni da ascoltare con il vento tra i capelli, altre in una discoteca indie, altre in casa.

(Viola Santoro)

Mameli: 8,5

Lindacolei

Linda è una storia d’amore scoppiata tra le costellazioni e ce ne parlerà ridendoci sopra dicendo che la vita ama prendersi gioco di lei.
Linda va a dormire alle 6 di mattina e non manda il buongiorno. Linda è una ragazza fatta di storie intime mal riuscite che ama guardare la luna quando non riesce a lasciarsi andare, Linda vorrebbe bruciare la laurea perchè è solo un pezzo di carta da mostrare a capi d’ufficio che di lei non se ne fregheranno niente, Linda dovrebbe pagare le bollette ma crede che nascondendole tra tutte le poste arrivate, se lei non le vede, allora anche loro non la vedranno.

Linda torna a casa da sola e deve guardarsi dietro. Linda è colei che ci rappresenta ma in cui non ci vorremmo ritrovare.
Un racconto che esplora temi come la ricerca di sé, l’inquietudine, il senso di inadeguatezza, l’essere in mezzo agli altri ma sentirsi al sicuro solo da soli.

(viola santoro)

Cimini: 8,5

Lettera Q

Dodici tracce. Due collaborazioni, una con Ernia ed una con Scozia.
La lettera Q è carica di magia esoterica, è sinonimo di differenziazione. La lettera Q è spirito dell’aria e dell’Ariete. Un album intimo ma allo stesso tempo universale.Occhi rossi, rabbia, urla, donne, musica, condizionali. Racchiuderei così quest’album, dicendo solamente che queste canzoni saranno intime se le ascolterete con le cuffie, in camera, da soli; sarà universale se ne parlerete con qualcun altro. Ciò che Nayt riesce a farci sentire sono quei pensieri che ci annebbiano la testa alle 4 di notte e ci fanno attorcigliare la pancia. Nayt dà voce ai momenti deboli della vita, a tutti quelli che crediamo di non superare.

Piangiamo lacrime che sanno di buio quando pretendiamo di essere speciali, se non per tutti, almeno per lei: è questo quello che proviamo dopo aver ascoltato con una sigaretta tra le dita “Monnalisa”, traccia numero 9 con Scozia. Parole così intime che diventano universali…ve lo avevo detto.
Nayt ci concede un dialogo con le parti che vogliamo dimenticare di noi stessi come se volesse farci rivivere i brutti sogni e farli diventare in ricordi. Critiche alla società, musica scatoletta solo per hype, generazione che non capiamo, serie tv di cui ci dimenticheremo, tutti brutti sogni che vorremmo non ricordare più. Viviamo nei loop che noi stessi ci imponiamo, ci lamentiamo di non avere vie d’uscita e non guardiamo la luce in fondo al tunnel fioca come una candela dell’ikea.
Numero 3 e numero 4, rispettivamente “Certe Bugie” e “di abbattere le mura (18 donne)”, coronano il modus operandi di Nayt, usando parole taglienti come coltelli appena affilati da mostrare ad una società fatta di stereotipi da cui vorremmo tanto scappare.
Melodie di piano e sax che si fondano in un’elettronica cadenzata, beat che non cercano la hit o l’alta rotazione di RTL.
Uno stile che si guarda allo specchio e diventa esteriore, creatore di mondi silenziosi in cui ci perdiamo.
Saremo pronti per la fine del mondo di cui parla Nayt?
Useremo bugie bianche come scudi

(Viola Santoro)

Nayt: 8

Occhi

Forse gli occhi costituiscono l’unica parte del volto che… ha un volto. L’unica parte del corpo che è un corpo essa stessa. Possono comunicare da soli, senza l’aiuto delle altre membra. Lo specchio dell’anima, dicono molti.
Di certo, vanno interpretati. E Giulia Impache lo fa con una poesia. Distorce ritmi e basi come la realtà prende pieghe strane se ci si lascia rapire da quello specchio, anzi, dai due specchi.
Il brano ipnotizza, incanta, strania. La voce ha qualcosa di solenne, liturgico e psochedelico.
Per interpretare quanto di più criptico ha una persona, devi restare implicito e esplicativo al tempo stesso. Definire l’indefinito senza snaturarlo. E lei ci riesce.

(Stefano Giannetti)

Giulia Impache: 8

Quando torno

Non si capisce mai se ci manca casa. Una volta che siamo lontani, i luoghi della giovinezza diventano luoghi dell’anima. E l’enfasi che riecheggia nelle nostre teste insieme alle voci e ai dialetti della terra d’appartenenza, non sappiamo se è simbolo di una meraviglia mai aabbastanza apprezzata, o una poesia incantevole creata dalle nostre insoddisfazioni.
“Quando torno” è un elenco di sensazioni interiori e appoggi fisici che accompagnano chi va e viene dal proprio posto. Il senso di colpa per una tristezza nel lasciarlo che sembra poca, un attaccamento cercato e ricercato a oggetti, odori e suoni di casa.
“Non ti sogno più” non è un urlo di dolore, ma una sofferenza cronica. Il dover accettare che le radici ci sono, ma le scelte della vita non lasciano che esse ci imbriglino, per quanto il loro abbraccio sia stato dolce.

(Stefano Giannetti)

Kikì: 8