
New Indie Italia Music Week #216
“Ma ho scelto di voler restare bambino, di non seguir l’esempio di nessuno. Ho perso il cuore ed il mio amore vero L’ho perso, еd ora non so più chi sono”
(Un momento migliore – Andrea Laszlo De Simone)
Cosa vuol dire crescere? Diventare adulti, maturare, mettere la testa a posto forse? Oppure, semplicemente rimanere se stessi nonostante gli anni sulla carta d’identità. Un segno di immaturità per molti, una necessità per pochi, o meglio, una necessità di tutti che pochi portano alla rivalsa, che difendono il proprio diritto a voler restare bambino.
Non risvegliare il fanciullino che è in te, sii rappresentante della tua versione più originale, più atavica.
Riscopriti e copriti delle emozioni che più ti fanno vibrare ascoltando i migliori nuovi brani della settimana, scelti e recensiti dalla redazione!
Basta sia fuori città (Album)
Dopo il dirompente esordio “Devo parlarne con mio padre” che ha affascinato pubblico e critica LUCA COI BAFFI torna con “Basta sia fuori città” suo secondo EP.
L’artista della provincia romana “con un piede nel punk e l’altro nella canzone d’autore” cambia registro sonoro dimostrando la sua capacità di esplorare continuamente generi diversi. I suoni ruvidi e distorti dell’EP precedente lasciano spazio a una struttura più cantautorale pur mantenendo una visione disincantata della realtà. Grazie alla collaborazione con Riccardo Cacciarella le sei tracce assumono una veste “pop” particolarmente ricercata: la batteria diventa protagonista nel segno della sperimentazione e del groove.
I testi affrontano tematiche esistenziali con una visione disincantata della vita che spinge a trovare il proprio spazio di felicità nelle piccole cose vivendo fino in fondo gli attimi, le persone e il mondo che ci circonda.
Luca coi baffi: 8
Metti che domani te ne vai
“Metti che domani te ne vai” è un brano che racconta le paure e le inquietudini del 20enne della nuova generazione che si affaccia all’età adulta.
Tra l’incertezza del presente, la difficoltà di creare legami duraturi e la paura di perderli, descrive il fragile equilibrio di una generazione in continuo cambiamento.
“Ma non si sa mai, metti che oggi vinciamo alla SNAI, che tolgono Sanremo alla RAI, metti che ci distraggono e cadiamo, che lasci un attimo la mano e poi questa notte brucerà, metti che domani te ne vai…”
L’arrangiamento dal sound Indie Pop crea un’atmosfera romantica e orchestrale.
Scritto da Damiano Caddeo e Francesco Pecs e prodotto da Dinv.
EroCaddeo: 7.5
Sammy, Cabiria, etc. etc. (EP)
Jacopo Ettorre, dopo essersi affermato come uno degli autori più talentuosi e apprezzati dello scenario musicale attuale, con il nome d’arte di Jacopo Èt pubblica la prima parte di “Sammy, Cabiria, etc. etc.”, il primo di tre capitoli di un elegante progetto musicale.
“Sammy, Cabiria, etc. etc.” è un album dei ricordi, che interpreta il tempo e quanto sia importante accorgersi degli istanti che si stanno vivendo. Una scrittura intensa, un ragionamento sulle parole, che in queste canzoni hanno un peso importante, che disegnano immaginari nuovi e condivisi: la scrittura torna ad essere centrale in un progetto musicale innovativo, che si trasforma in istantanee di vita vissuta, fotografie sviluppate attraverso un pensiero intenso, un racconto che sa di poesia e che ci ricorda quanto il cantautorato oggi possa fare la differenza.
Jacopo Èt prosegue il suo percorso cantautorale con “Sammy, Cabiria, etc. etc.” dove l’artista si mette a nudo e scrive di sé e dove la sua penna si dimostra essere più matura. I riferimenti musicali spaziano dall’alt rock al pop d’avanguardia internazionale, fondendo stili e references contemporanee con una scrittura profonda e personale, propria del cantautorato italiano. “Sammy, Cabiria, etc. etc.” è un modo onesto e nuovo di fare musica, che la celebra attraverso la cultura, la ricerca e la voglia, o l’esigenza, di scrivere.
Jacopo ET: 7.5
Io fotografo i miei amici
C’è una solitudine combattuta nel brano elettronico ma anche puro e intimista (specie se appoggiamo l’orecchio alla voce) del duo Rip. Una solitudine a volte cercata, quando ci si accontenta di poca compagnia (“voglio essere il messaggio delle tre di notte quando sei ubriaco…
Mi basterebbe questo e poco altro”), altre volte il conforto nell’incontro con gli altri diventa assoluta necessità (“io fotografo i miei amici perché ho paura di perderli”), per quanto quel focolare non sia che un’effimera scintilla nel cuore di chi lotta con sé stesso, con la paura per una realizzazione personale che nel futuro potrebbe non palesarsi mai (“a volte mi ripeto che se non va come dico io va bene lo stesso”).
“Io fotografo i miei amici” è dolce, ma edulcora il dolore estenuante a chi cerca rifugio disperato in ogni cosa, anche nel solo sapere che i propri affetti sono sempre lì. E con la loro presenza danno prova del nostro stesso esistere in questo presente che pare avere il potere di annullare gli individui.
(Stefano Giannetti)
Rip: 8
Lontano
Marta Festa continua a deliziarci facendoci interpretare il viaggio sensoriale tra sentimenti e atmosfere della musica pop italiana d’altri tempi.
Lontano (appunto) dall’ironia di Ansia e dalla vivacità che celava il dolore nostalgico di San Marco, questo singolo è intenso, morbido ma nello stesso tempo duro nel suo essere diretto. Perché i filtri e le maschere dei lavori precedenti qui sono cadute.
La paura di perdere un amore e, cosa che forse è peggio, il terrore che la memoria lo sconfini nell’oblio. Forse per autodifesa della mente, forse per amor proprio, nel caso l’amato si perda per un’altra. Forse perché, come il flusso intenso e struggente della canzone conduce attraverso i timori e le tiene ancorati i pensieri alla relazione, il torrente di tutte le altre circostanze della vita potrebbe disarcionarli dai ricordi di quell’amore.
Ma il tempo non scorre ora, c’è solo lei a combattere con preoccupazioni che forse hanno ragione d’esistere o forse no. Ma è una guerra interiore a cui la ragione non partecipa mai.
(Stefano Giannetti)
Marta Festa: 8
Acqua Verde
Frambo scrive una canzone per i sottoni, dal colore dell’acqua verde, che significa tenacia e perseveranza. Perché quando non ci sei, capita di pensare a quella persona, ricordando momenti che non torneranno più, che anzi sono stati solo una piccola parentesi dentro la quale si è scelto di tuffarsi con la sensazione di riuscire a domare ogni possibile tsunami. Alla fine capita di andare contro le più rose aspettative, annegando persino dentro una pozzanghera.
La malinconia di questo brano scatena il cuore verso una danza sfrenata, provocando voglia di piangere, seguendo allo stesso tempo un ritmo sensuale.
(Nicolò Granone)
Frambo: 7
Olio Essenziale (Album)
Le dieci tracce dell’album nascono per estrazione, partendo da una materia prima essenziale: l’identità dell’artista, il suo vissuto e il suo sentire. È una raccolta musicale audace e sperimentale che viaggia dalle sonorità cinematiche a quelle dell’R&B e del soul, ma con chiari riferimenti al pop-indie contemporaneo. Il fil-rouge di “Olio Essenziale” è un viaggio nelle innumerevoli sfaccettature musicali e nelle profondità della coscienza di Sbazzee, ricca di sfumature, che vanno dalla consapevolezza del sé e del mondo circostante, all’insieme di valori morali e giudizi etici.
L’album è stato anticipato dai singoli “schiantati”, “ma come sto facendo?”, “fiori vivi” e “caro tempo perso”. Ognuno dei quattro singoli mostra una sfaccettatura diversa della personalità dell’artista. Sbazzee ha giocato, con il suo stile leggero e mai superficiale, associando al beneficio di un olio essenziale preciso le sue varie anime ed urgenze interiori, lasciandole lenire idealmente dagli effetti di queste essenze naturali. Il “gioco” concettuale si è materializzato oltre che nella musica nel concept artistico di ogni release, traducendo le visioni e le idee sonore in immagini e colori, concretizzandole in shooting, make-up e outfit.
Sbazzee: 8
Eclissi
Il cambiamento spaventa, si dice però che ogni fine porta con se un nuovo inizio. Lo sa bene la natura con i suoi cicli e e le sue fasi, mentre gli umani si sentono vittime inconsapevoli davanti a certe situazioni, rimanendo sempre legati al passato e dubbiosi verso il futuro. Quando avviene un addio si prova imbarazzo a salutarsi, con le parole che si trasformano in un silenzioso groppo alla gola.
“E mentre guardavo l’eclissi, non devi partire, ti prego, ti dissi”, ma così è la vita e ognuno ha la sua strada da seguire per riuscire a trovare il proprio destino. Chi ha più coraggio prende e va, mentre chi rimane s’interroga sui propri sbagli, rimanendo fermo dentro se stesso.
(Nicolò Granone)
Gianluca De Rubertis: 7,5
Post-It
La parte razionale vorrebbe scrivere dei post-it per imparare dagli errori, mentre quella più romantica dolci dediche e poesie d’amore. Stunk unisce queste due metà e pubblica “Post-it”, un brano che esalta le buone intenzioni con la consapevolezza, amara, che potrebbe essere l’inizio della fine.
Questa canzone autoironica mescola con stile sonorità pop, atmosfere old-school e R&B. Il sax, suonato dall’artista, regala un’atmosfera calda e avvolgente.
L’incertezza è un mix di sensazioni che provoca curiosità, ansia, speranza e dolore, un po’ come l’equilibrista che cammina su un filo sottile, pur sapendo che la caduta potrà far molto male.
(Nicolò Granone)
Stunk: 8
LE LINGUE LA MATEMATICA
Ciliari inizia il nuovo anno di musica pubblicando il nuovo singolo LE LINGUE LA MATEMATICA, un brano dal sound elettrico-pop carico di malinconia e romanticismo. “Che la matematica non l’abbiamo mai capita, figuriamoci l’amore” è una frase che cattura perfettamente la fragilità e la bellezza delle emozioni umane, un tema che risuona profondamente.
“Il sogno di un amore altrove, il suono del mare così intenso che sembra diventare una colonna sonora alla Morricone, un film con un lieto fine anche se il mondo dovesse finire, baci, lingue e zero complicazioni, che la matematica non l’abbiamo mai capita, figuriamoci l’amore.”
(Andrei Lepadat)
Ciliari: 9
Aspetta/Espera(EP)
Gli AlberiNoi ci deliziano in apertura dell’anno con il loro nuovo progetto musicale, L’EP Aspetta/Espera, contenente 6 tracce, tra le quali cartine tornasole, LO STRONZO e AMO DOVE SI VA.
Gli artisti propongono un manifesto sonoro e filosofico che abbraccia lo slow pop living, un approccio che celebra la lentezza scelta in maniera consapevole all’interno della frenesia che viviamo quotidianamente, portando l’ascoltatore a riscoprire quanto è importante prendersi cura di sé e riuscire a raggiungere un proprio equilibrio nella vita.
La band utilizza uno stile musicale che intreccia pop e introspezione, rendendo l’ascolto un’esperienza contemplativa e accessibile. Il loro invito è chiaro: abbracciare un ritmo naturale e umano, opponendosi alla disumanizzazione e alla pressione costante di un mondo che richiede troppo. Un debutto che promette emozioni e riflessioni profonde.
(Andrei Lepadat)
AlberiNoi:9,5
Non mi troverai
Silvia Iannacci, in arte Sils, cantautrice e musicista classe ’96, pubblica il suo primo EP intitolato Non mi troverai. L’EP è un’opera che invita a perdersi per ritrovarsi, in un continuo tra emozione e poesia. La narrativa contenuta all’interno dell’EP si sviluppa attraverso una tracklist che segue un percorso di crisi e riscatto.
Brani come In un attimo e Sommerso esplorano il lato più ombroso e tormentato della trasformazione, con richiami a mitologie e labirinti interiori. L’immaginario si completa con le foto promozionali, che ritraggono l’artista come un fauno, simbolo di una metamorfosi carica di significati. Il culmine arriva con Non mi troverai, un brano al pianoforte che rompe la catena elettronica per svelare un momento di pura umanità. È il momento in cui le paure vengono esorcizzate e sils si riappropria del suo io, libera dalle “maledizioni” del passato.
(Andrei Lepadat)
Sils:8
Posto fisso
La cosa più diificile è rimanere leggeri senza risultare superficiali. Matteo Crea non casca nel tranello, e ci sembra di stare con lui su un divano, fermi a meditare e a procrastinare contro i massi che ci ancorano alla vita. La similitudine tra la storia d’amore e il posto fisso è disarmante. Come entrambi sono il risultato dei nostri compromessi. Sperando che, tra i pro e i contro che abbiamo valutato per tenerci l’uno e l’altro, i pro della relazione abbiano radici più profonde nel nostro animo tormentato, e non la rendano solo un’insana abitudine, come la comfort zone.
(Stefano Giannetti)
Matteo Crea: 7,5
Prendimi sul serio
Le emozioni e le paure non hanno età, sono un filo conduttore che ci unisce tutti, adulti e bambini. Anche gli adulti che percepiamo forti in realtà portano avanti le proprie battaglie interiori, per questo Rondine vuole parlare a tutti coloro che per conformarsi alle aspettative della società abbandonano i propri sogni.
Prendimi sul serio è ricco di immagini potenti e metafore che esprimono la complessità delle emozioni.
“Il nostro fallimento ha testimoni con i bagni di umiltà già dal battesimo”, parole dirette e taglienti che evocano l’idea che le nostre insicurezze e paure siano radicate profondamente nella nostra vita.
Prendimi sul serio è un appello diretto ad essere ascoltati, invita alla comprensione reciproca, ricordandoci che ognuno di noi combatte la propria guerra personale, ma in fondo sono proprio le emozioni a renderci umani.
(Benedetta Rubini)
Rondine: 8,5
Girandola
Girandola esplora il tema del tempo attraverso lo sguardo di un giovane che immagina il futuro, con tutte le sue paure e speranze.
La girandola assume nel brano un significato profondo, rappresenta una risposta poetica al timore del tempo che scorre.
Le “ossa frantumate” e i “macigni sopra il cuore” rappresentano le difficoltà e le sofferenze accumulate nel corso della vita.
Ma c’è anche un invito a ritrovare sollievo e speranza, come suggerisce del “finestrino aperto.”
Il brano crea un incontro armonioso tra il cantautorato italiano e la delicatezza della melodia , supportata dalla voce avvolgente di Cristiano Cosa, che si traduce in un abbraccio sonoro capace di parlare a tutti.
(Benedetta Rubini)
Cristiano Cosa: 8,5
Morire
“Morire” di Tredici Pietro è una vera esplosione di energia e di significati , si apre con una voce femminile che crea un’ atmosfera misteriosa per poi continuare con le barre taglienti del’ artista.
Il testo affronta temi importanti e scomodi come le incertezze , il disagio e la paura di fallire. Pietro racconta la caduta verso il baratro con una semplicità disarmante, ma la lascia intravedere una possibilità di risalita.
“Tutto questo odio mi ha confuso e sono vivo.” Nel brano si mette a nudo, trasformando la sua voce “rotta e stanca” in un potente strumento.
Ascoltando “Morire” possiamo riflettere sulla nostra vita e sulle nostre sfide.
(Benedetta Rubini)
Tredici Pietro: 8
Senza di me
Dopo esserci detti “addio” ci scordiamo i nomi proprio negli stessi posti dove ce li siamo scambiati per la prima volta, speriamo di farci ricordare con un sorriso stampato in faccia, un sorriso tagliante, di quelli troppo affilati che quasi tagliano le guance.
Dopo esserci detti “addio” ci immaginiamo passeggiare negli stessi posti con le stesse mani ingarbugliate in dita diverse, dimentichiamo le panchine, i granelli di cemento affumicati sui vestiti, le nostre ombre rimaste sulla strada.
Dopo esserci detti “addio” è “senza di me”. Fantasticare sull’altra vita senza averne dei riscontri, rifugiarsi nel crederti stare male perchè è così che ci sentiamo meglio, cospargendoci di un malsano ego.
Iniziare l’anno “senza di me” è un’ottima partenza, per pensare un po’, se mai sul divano ed una stufa accesa.
(viola santoro)
Blue virus: 9
After Mars
Quando è notte capita di fissare il soffitto perché non si riesce a dormire. Hai provato a prendere di tutto, camomille, melatonina, gocce, ma niente riesce a farti riposare neanche un po’.
Quanto sarebbe bello poter prendere una navicella spaziale che ci porti lontano, via da ogni problema, cambiare peso gravitazionale e fregarsene di tutto? Perdersi in un pianeta senza mare dove non si può parlare, un pianeta con nuove regole, facce, pensieri, idee.
Quanto sarebbe dolce la discesa senza toccare a terra, illudendoci ancora che scappare possa aiutarci a dimenticarci di ciò che ci fa stare male. Probabilmente neanche cambiando città, regione, paese, continente, pianeta, riusciremmo a sentirci diversi perchè il peso specifico rimane sempre lo stesso, purtroppo… Un viaggio spaziale, in tutti i sensi.
(Viola Santoro)
Soft Boys Club: 8
Penultimi Romantici
Primo album, otto brani con media due minuti e cinquantacinque. La società ci impone costantemente delle regole dure e rigide. Le stesse regole sono applicate alla vita di tutti i giorni e noi ormai non sappiamo più vivere senza. Abbiamo imposizioni a scuola, a lavoro, in università, ma anche nelle relazioni con gli altri, nel nostro intimo, in ogni sfera che tocchiamo e in ogni bolla scoppiata.
In amore è così, anche la relazione più platonica fra tutte le relazioni platoniche ha delle regole interne che si sviluppano man mano. L’amore, la forma più alta di bene che si può creare tra due persone ha delle regole ferree. È assurdo, se ci pensate.
È così che viviamo l’amore, quasi come una continua gara d’asta dove chi offre di più (ed anche più regole, paradossalmente) sarà il preferito. Siamo riusciti a trasformare il più puro dei sentimenti in qualcosa di totalmente razionale e classificabile, pieno di etichette, di cose da fare e di aspettative, pieno di muri e muretti che si alzano non appena il tuo tempo della corsa è troppo alto.
È questa la critica sociale che quest’album vuole trasmettere con le sue sonorità e le sue parole. Sono ventidue minuti e cinquantanove secondi di un’apparente semplicità che in realtà cela, dietro i suoi testi, qualcosa di molto profondo. Lo consiglio a tutti i “penultimi romantici” che credono ancora che l’amore possa non avere regole.
(Viola Santoro)
Marcovita: 8
Primavera
Una ballata minimale ma potente, che scava nelle profondità del dolore e della speranza. La combinazione di basso distorto, batteria incisiva e una voce delicata dà vita a un’atmosfera intima, quasi sospesa, in cui il passato e il presente si intrecciano. La malinconia dei ricordi si fonde con la promessa di una rinascita, già evocata dal titolo. L’uso sapiente degli arrangiamenti, essenziali, amplifica l’intensità emotiva del brano, un grido sommesso di resilienza che trova forza nella sua fragilità.
(Ilaria Rapa)
Zebra TSO: 7
Dresda – EP
Simbolismo e introspezione per il nuovo EP dei Dresda. Con influenze che spaziano dai Fontaines DC ai CCCP, il loro alt-rock combina testi provocatori e diretti a sonorità che evocano un passato culturale e sociale complesso. Ogni brano esplora storie di perdita, distanza e speranza, con una tracklist breve ma incisiva. La produzione è cruda e autentica, mantenendo vivo il ricordo di un’umanità in cerca di redenzione. Un esordio che promette bene.
(Ilaria Rapa)