Tashi ha le gambe da pesce e un mare di musica | Indie Talks

PH: Ufficio Stampa

Tashi ha le gambe da pesce e un mare di musica | Indie Talks

Tashi viene dalla solitaria provincia milanese, dove dalla finestra si vedono solo piccole case, un campanile e qualche albero. È qui però che hanno fondamenta le curiosità: di conseguenza a noia, paure e contraddizioni nascono sogni e speranza: la volontà di guardare oltre il proprio cancello e dare sfogo alla propria immaginazione e come un bambino vederci ciò che si vuole.

È lì, oltre il proprio cancello e lontano dagli occhi degli adulti che un piccolo Tashi trovò il mare: un luogo unico ed infinito che insieme a giganti gentili, temibili squali e un forte vento si rivelò lo specchio più grande dove rifletterci pensieri, ricordi e paure.

Un mare capace di ascoltare

Tashi emerge così dalle acque movimentate dell’indie italiano all’improvviso, e le sue canzoni diventano un appiglio per non sprofondare nella quotidianità o dentro sentimenti confusi e torbidi. Il suo primo Ep dal titolo ” Per un soffio” parla delle più grandi paure e delle più belle speranze di un giovane adulto di oggi, o forse di qualsiasi epoca che deve navigare nel domani.

TASHI X INDIE TALKS

Che sensazione si prova tuffandosi nella tua musica?

Spero che le persone trovino nella mia musica “le loro parole”, le loro storie oltre le mie.

Rendersi conto che spesso e volentieri episodi negativi o tristi appartengono alla vita di tutti e che anche se a volte ci sembra di essere da soli, non è mai realmente così. 

Che pesce ti senti?

Dipende. 

Forse andrebbe chiesto ad un amico. Sempre difficile attribuirsi qualcosa così.

Se dovessi scegliere forse vedrei due opzioni. Un po’ mi sento un pesce rosso: in un acquario lontano dal mare, in acqua dolce, senza aver mai visto nulla al di fuori di una cameretta, con un po’ di sogni e un po’ di limiti. Un po’ mi sento, o forse vorrei sentirmi, uno di quei pesci con le ali, pesci rondine mi pare: sempre in compagnia, e a metà tra due realtà, tra mare e cielo… o meglio un pesce che non si è accontentato di stare “con i piedi per terra”, ma che testardo, ha imparato a volare. In più dai, è troppo bello.

Ho chiesto un po’ in giro e le risposte sono state un po’ varie: uno squalo balena, una balena, un pesce gatto, un pesce pipistrello o per i più esperti un Pygoplites diacanthus. 

Da dove nasce la tua passione per il mare?

È lì da sempre, come i bambini amanti dei dinosauri, delle macchine, delle moto, io lo ero dai pesci e dal mare. Non so, forse è colpa di Alla ricerca di Nemo, Aiuto sono un pesce, delle storie della balena Arcobalena e del pesciolino Arcobaleno, o forse dell’acquario che avevano i miei nonni in salotto. 

Sta di fatto che, da sempre, il mondo marino mi fa battere il cuore.

All’asilo disegnavo solo pesci, tutto il giorno. Ad un certo punto mi fu persino vietato di disegnarli per un po’, nella speranza che provassi qualcosa di nuovo. Ma il tentativo non funzionò granché: poco tempo dopo, la maestra decise di decorare la porta dell’aula con una miriade di pesci diversi, ognuno disegnato da noi bambini. 

Crescendo, questa passione per il mare si è evoluta, diventando una vera amicizia: un “luogo amico” alla quale raccontare le più grandi conquiste e le più tristi sconfitte, dove è normale vedere andare via le persone a te più care e dove vederle ritornare a riva, per un saluto o per rimanere tutta la vita; un amico lontano che vedi raramente, ma alla quale stringersi appena ci si rivede.

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Chi fa il pescatore riuscirebbe a spiegare meglio il valore della solitudine ?

Forse sarebbe il caso di chiedere ad un pescatore vero. La vera pesca non fa per me, non sono un pescatore. Al contrario, un po’ mi dispiace per quei pesciolini. 

Sorvolando l’aspetto etico però, devono avere davvero una grande forza di volontà questi pescatori.

La mattina presto, la notte fonda, sulle barche persi nell’orizzonte; più che una domanda sulla solitudine gliene porrei una sulla volontà, cosa che a me a volte manca.

Le illusioni sono esche che la vita ci manda?

Se dovessi scegliere tra pesce e pescatore, direi che mi sento decisamente più pesce.

Avere gli occhi stanchi e rincorrere qualcosa senza fine sembra fare proprio per me.

Queste esche, che siano proprio illusioni non lo so, sicuramente bisogna stare attenti a non finire serviti un bel piatto. Oltre ad illusioni per me sono anche alcune emozioni negative o simili, “non perdere mai la pazienza, non farti prendere dall’amo e la lenza” per me significa proprio non lasciarsi offuscare mente e corpo da emozioni come la rabbia, perché, una volta abboccato, potrebbe essere già troppo tardi.. e, sinceramente, spesso non ne vale nemmeno la pena.

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Si può paragonare l’amore al sale?

In “Sott’acqua” si nasconde la mia risposta a questa domanda: « insieme dimmi come si fa, se la neve col sale brucia a metà ». In una canzone che racconta tutt’altro: l’occupazione del Tibet, la fuga di mio nonno dalla propria terra e la speranza di tornare a casa trova posto anche uno dei miei pensieri più intimi e personali. L’amore verso la mia dolce metà. Un’amore contraddistinto spesso da grandi contrasti, idee, opinioni opposte che hanno spesso portato a grandi punti interrogativi: come possono convivere neve e sale? 

Per qualcuno, paragonare il sale all’amore potrebbe avere un significato diverso. Per quanto riguarda la mia esperienza personale, è imparare non solo a trovare punti d’incontro e compromessi, ma anche a riconoscere quando è il momento di fare un passo indietro, ascoltare e offrire il proprio sostegno, anche a opinioni che non si condividono.

Ciò che non si vede fa più paura?

Mi fa più paura l’idea di sapere cosa potrebbe esserci lì, avere già una piccola idea di cosa arriverà, bella o brutta che sia, mi fa paura. Aspettarmi qualcosa mi tiene davvero sulle spine, anche perché poi finirà per influenzare inevitabilmente quello che farò. 

Da sempre, pensare a domani mi lascia sveglio diverse notti: come andranno le cose, cosa farò, con chi sarò, e dove saranno amici e famiglia. Penso che sia così per molte persone, da qui nasce la mia tremenda paura di diventare grande, di crescere. 

Ogni artista ha una tecnica di sopravvivenza. Quale è il segreto di Tashi?

Non so se sono la persona più adatta alla quale chiedere un consiglio di sopravvivenza, di sicuro se sono ancora qui vivo e vegeto non è solo merito mio. Il mio segreto non è un segreto. Sono le persone di cui mi circondo, le persone che amo e che mi amano, quelle che staranno con me tutta la vita e quelle che incontro per strada. Anche se fosse per me le terrei tutte vicine. Sono dell’idea che da soli si combini poco niente, non sto escludendo l’importanza di saper stare da soli, ma davvero convinto che insieme si troveranno soluzioni e risposte.